Abbiamo ancora molta strada da fare, fratelli del futuro, ma sicuramente: abbiamo un buon maestro a indicarci al via da seguire.
Nel 1912, un uomo ci aveva già pensato: leggendo e ripercorrendo il suo Manifesto possiamo urlare:
Gioisci arcangelo distruttore del Passato!
Gioisci imperatore del testo ipertestuale!
Gioisci duce supremo della poesia futura.
Gioisci Filippo Tommaso, estro e genio d’Italia!
Blast, siamo Blast, essere-dinamicità-azione: scrivere! Ma perché non facciamo un casino?! Perché tropismi, iperpsicologia? Niente di buono!
Lasciamo la psicoterapia scritta alle ammuffite case di poeti cittadini, noi della provincia eterna gradiamo bere il latte della prosa dalle mammelle della musa distruttrice!
Rassera! Rassera! Rasse-Rasse-Rassera al Nostro Divo!
La letteratura esaltò fino ad oggi la glorificazione della Dolce Vita
.
Quanto abbiamo sudato sotto il peso di una manciata di vecchi e invecchiati, per poi vedere gente morire sul testo di una Ferrante. Di una Sveva Casati Modigliani. Ricopiando, ricostruendo, riciclando. L’America e l’estero non avrà mai la nostra letteratura e questa invidia ne alimenta il loro scopo: riportarci al passato, glorioso e inglorioso, ma pur sempre passato.
Quando presi sembianza, partorito nel Patriarcato d’Alessandria e cresciuto da una negrossa, così ti ri-manifestai un giorno, tornando, nel Continente Nero sotto sembianze di Mafarka.
Gioisci o’ nostro Vate!
Gioisci anti-avverbio!
Gioisci anti-aggettivo!
Gioisci Filippo Tommaso, estro e genio d’Italia
!
Il presente è eterno, il futuro inammissibile, il passato onnipresente e reso clamoroso, scottante in rivisitazioni che sanno solo mettere altri chiodi sulla bara della letteratura italiana. O peggio: si danno a realtà improbabili, al fantasy, non capendo la dura verità: alla letteratura è stato negato un futuro, il presente è plastico e artificiale ed è incatenato dalle bestie del nostro passato
.
E l’Italietta piccolo borghese, delle belle fantasie di casalinghe e dei pensieri di escapismo di falliti che ancora pensano a sfondare con un fantasy, non capendo la dura e insana verità: è solo un plastico, una simulacra della realtà che mal sopportano. E quindi rovesciamo, distruggiamo le case editrici, distruggiamo il presente e gli organi biologici della stampa. E concimiamo con il loro cadavere putrefatto la nuova linfa letteraria.
Distruggesti musei e scacciasti li scrittori dal tempio del Passato, o’ dunque scaccia da noi il Presente Eterno e rendici partecipi del tuo lieto libello anti-reale, così che possiamo gridare:
Gioisci o’ vero Intellettuale!
Gioisci o’ Nostro Campione della parola!
Gioisci neonato Dante!
Gioisci Filippo Tommaso, estro e genio d’Italia!
Noi ci opponiamo, vogliamo far emergere l’arte nella provincia, nello squallore e dallo squallore stesso rinascerà la nostra penna, la nostra tastiera.
Perché non vi è gioia più grande di sapere che il proprio pensiero è arte-azione-idea distribuibile su vasta scala e di conseguenza: criticabile. Noi amiamo la critica e ne esaltiamo il lato cinico e perverso, vogliamo far deglutire all’editore e alla distribuzione la maggior quantità di letame possibile, solo per regalargli alla fine un grande finale, una grande idea e una grande azione.
Perché partorire una storia non vera?! Ogni storia ha verità, ogni fantasy è basato su un elemento di realtà! Se vogliamo distruggere il passato letterario dobbiamo prima distruggere il nostro presente!
Distruggiamo ogni legame razionalista ed empiristico!
Distruggiamo l’esperienza e rinasciamo come bambini arroganti, pronti a fecondare la letteratura di intuiti e schizzi di irrazionalità!
Perché la signora Feltrinelli e la signora Mondadori non danno spazio alla gioventù? Perché sono poco remunerativi, alto rischio, massimo impegno. Massima giovinezza. E così che il presente-passato diventa schifoso, lurido, viscido e reclina la sua sdraio sulla balconata di piazza Duomo con fare arrogante, urlando: io sono vecchio e me ne compiaccio!, io non voglio rischiare, io voglio il soldo facile!
E giù di mammut colossali illeggibili che di letteratura hanno solo il morto in copertina, e giù di ristampe di racconticelli di partigiani, anni di lieto vivere di eroi di plastica e vissuti non-osati.
Tremila pagine di Lovecraft per la pancina del lettore medio, quattromila di Poe, settemila di Tolkien ed ecco che il lettore si forma sulla ripetizione, schizofrenica, del passato.
Ecco che intanto, nell'angolo buio di una casa editrice a pagamento, il giovane da il sangue e il sudore per vedere su carta il proprio nome.
E allora diciamolo: Aboliamo la carta. Aboliamo le edizioni enormi, massimo duecento pagine
, ma siamo caritatevoli nel dirlo. E se un libro deve essere ristampato giù di prestito, usato e passaparola. Siamo o non siamo il paese dei compro-oro? Saremo il paese dei compro-libro.
Quando ti riunisti con i tuoi soci, o’ eletto dalla Musa, tu creasti questo mondo, di vera illogicità, e per quanti ancora non comprendono, urliamo così:
Gioisci o’ diletto!
Gioisci o’ infante adulto!
Gioisci o’ negrosso bianco!
Gioisci Filippo Tommaso, estro e genio d’Italia!
Come una profezia qui vogliamo annunciare: rinascerà l'Immutabile
. Perché il mondo è stanco, la carne è ossuta, il viso scavato e gli occhi offuscati da pensosa letteratura italiana. Perché continuano a parlare di romanzi storici? Perché continuano a parlare di thriller munti e gialli scoloriti?! Perché continuano a dover lucrare sulla parola, per infettare con il denaro, la più bella e immaginaria delle arti?!
E perché ancora la carta?! Bisogna tornare alla vecchia sana propaganda affissa!
Gente strana gli editori che pensano di campare sulla cellulosa. Gente strana e guardinga dall’Immutabile, sogghigna quando vede la mano perversa ravanare nella polpa di betulla e urla anche lui: io sono migliore perché la carta stampata non muore mai! Evviva il Cadavere!
Aboliamo la lunghezza, i concetti sono facili, immutati e sempre presenti. Perché imbastirli di pagine di spiegazioni? Perché l’influencer-neoletterato non sa scrivere altro che lunghe masturbazioni sul suo mondo fatato?! Aboliamo! Bandire, bandire, bandire!
La letteratura si è avvolta di una luce nuova: la luce della follia. Perché una sequela di parole facilmente capibili, ma distruttive, deve valer meno di un enciclopedia narrativa?
E l’Arcangelo della Letteratura ti prese a sé, quando fosti a Bellagio, sulle sponde di quel lago, la tua anima ancora aleggia. E per quanti ancora non concepiscono la tua arte, urliamo così:
Gioisci dell’ambasciatore giapponese il genio!
Gioisci del regime l’artista dannato!
Gioisci della Reggenza la ispirazione!
Gioisci Filippo Tommaso, estro e genio d’Italia!
Ma secondo noi di Blast, dobbiamo ancora fare molta strada prima di vedere una rinascita e primavere dal futurismo immutabile letterario.
Schiacciamo quindi le mani sulla tastiera e e diamoci da fare!