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25 APRILE: SAN MARCO 

25 APRILE: SAN MARCO 
Lettura boomer
In Veneto il 25 aprile è festa nazionale: chiude tutto. Vieni a scoprire la storia di San Marco Patrono del Veneto.

“Pax tibi Marce Evangelista meus, hic requiescet corpus tuum”

In Veneto il 25 aprile è festa nazionale: chiudono le scuole, le fabbriche e le cantine – scherzavo, quelle non chiudono mai -, le compagnie tirano fuori le griglie unte da Pasquetta e grigliano. Grigliano carne. Tanta carne. Annaffiata da abbondante vino.

La domanda sorge spontanea: perché?

Perché questo urgio veneto di organizzare moderni banchetti sterminando la fauna suinicola e sfidando la scienza medica ingurgitando ingenti quantità di alcolici?

Per onorare la memoria del patrono nazionale: San Marco.

Ora, i Veneti nella vulgata comune non brillano di certo per la loro religiosità. Questo è vero in parte, considerando che sono un popolo con origini squisitamente contadine che fino agli anni ‘80 (prima della Liga Veneta) votava in massa DC. 

Lo stereotipo vuole i Veneti bestemmiatori, e come ogni stereotipo ci azzecca perfettamente, esattamente come con i Milanesi e la loro passione per il cazzo, come con i terroni e la loro proverbiale voglia di lavorare, come con i Napoletani e la loro bravura a cantare (siughen ié proprio bravi); MA, ma, ma, vi dirò: non ho mai sentito un Veneto bestemmiare San Marco. 

MAI.

Un motivo deve pur esserci, visto il rapporto conflittuale che i Veneti hanno col Divino.

divino otelma

L’altro Divino.

1100 anni di Repubblica di Venezia.

Questo è il motivo. 1100 anni di Repubblica, oso sottolineare.

M-i-l-l-e-e-c-e-n-t-o anni, in cui c’era una visione comune del territorio Veneto, c’erano leggi comuni, c’erano interessi comuni.

Di R-e-p-u-b-b-l-i-c-a, Repubblica oligarchica, ma pur sempre Repubblica, piena democrazia, mentre in giro per l’Italia e per l’Europa si facevano i seghini a conti, marchesi, duchi, duci, principi e re (locali o esteri).

E in 1100 anni di libertà, visto l’indirizzo chiaro che la Repubblica Veneta aveva, si è anche formata una Chiesa nazionale; non istituzionalizzata, sia chiaro, ma pur sempre una Chiesa nazionale costruita intorno alla figura dell’evangelista che in quelle zone (queste) aveva predicato.

E questo la dice lunga sui rapporti ballerini che i Veneti hanno con Roma (ladrona).

INDIPENDENXA!

Ma non divaghiamo.

Non tutti i Veneti sono indipendentisti, o almeno, non tutti sanno di esserlo. Il sogno bagnato di ogni Veneto – anche del più virgin moderato – è il Veneto indipendente, su questo non ci piove, destra o sinistra non fa differenza (sì, ci sono Veneti di sinistra).

Excursus

A tal proposito, vi riporto la bandiera del Leone col passamontagna del centro sociale Morion (ammesso che esista ancora). E naturalmente il passamontagna non può essere che quello del Subcomandante Marcos, che secondo la leggenda nel 1998 scarabocchiò il gonfalone esclamando “Asì es San Marcos”. 

Venezia o morte.

Abbiamo divagato.

Mi scuserete lettori, ma a volte rileggo i miei articoli e mi sembrano veramente scritti coi piedi, con dei bei piedi – sia chiaro – ma pur sempre coi piedi. Avanti, indietro, parli di grigliate e finisci a citare il subcomandante Marcos, parli di festa e finisci a parlare di politica

Amici terroni, non offendetevi, io stesso mi chiedo: ma alla fine, siamo così diversi noi due?

Non credo basti guardare “Il castello delle cerimonie” per risolvere la questione (o forse sì). Alla fin fine, mi dico, inviterei a cena un tedesco o un siciliano? Un siciliano a mani basse. Ma siccome – pur essendo appassionato di enogastronomia (per davvero) – mi sta sul cazzo questa cosa di identificare “gli italiani” solo ed esclusivamente con la loro (nostra?) cultura culinaria, mi spingo oltre e mi chiedo: lavorerei più volentieri con un campano o con un tedesco? La risposta potrebbe sorprendere.

Alla fine, insomma, i Veneti non odiano i terroni o gli altri italiani, forse i milanesi (come il resto d’Italia d’altronde) ma non perché noti busoni; ma purtroppo c’è chi odia i Veneti perché si sentono diversi (momento vittimistico). Qualsiasi parte d’Italia si sente diversa, ma i Veneti, i Sardi e i Friulani un po’ di più. E quindi?

Levitando lontano dagli scontri CiaoDarwiniani Nord vs Sud, Terroni vs Polentoni, Neomelodici vs Trapperini, il popolo altrimenti detto “Terroni del Nordfesteggia la propria festa nazionale il 25 aprile

“Pax tibi Marce Evangelista meus, hic requiescet corpus tuum”

Questo secondo la leggenda disse il Leone alato apparso in sogno a un appisolato Marco nei pressi di Venezia. Tuttavia San Marco morì ad Alessandria d’Egitto e il corpo fu portato a Venezia dopo. Conoscendoci, direi che la storiella del Leone ce la siamo inventata; a differenza dell’epopea della santa salma marciana.

Nell’anno domini 828, due mercanti veneziani di nome Buono da Malamocco e Rustico da Torcello – ora sapete come chiamerò i miei figli – dopo aver finito di mercanteggiare ad Alessandria andarono a venerare il corpo di San Marco.

Questo incipit mi sembra già abbastanza esaustivo: due veneti dai nomi folkloristici che si trovano all’estero inseguendo i schei; ma andiamo avanti. Essendo scafati, e poiché gli affari – come ci insegna Steinbeck – sono un ladrocinio legalizzato – e a noi va benissimo così – i due, primi tra i romantici, decisero di trafugare le sacre spoglie. Ma serviva un escamotage, bisognava orchestrare un inganno della cadrega: il primo della lunga storia che vede agli opposti i terroni del Nord, altrimenti detti Veneti, e i terroni del Sud, altrimenti detti Arabi.

l'inganno dell cadrega veneto

I due si misero quindi a pensare come passare la dogana col corpo del santo senza dare nell’occhio.

Pensando alle cose più odiate dai musulmani, Buono propose di nascondere il corpo sotto a degli ebrei ma la cosa risultava scomoda, Rustico propose di metterlo in una botte di vino, ma a entrambi sembrava uno spreco, alla fine si decisero a nasconderlo della carne di maiale

IL PORCO! Ecco perché il 25 aprile tutti i suini del Veneto sono sulla griglia.

Risolto il primo problema, bisognava ora pensare a come nascondere la mancanza del corpo del santo dalla chiesa: la leggenda racconta che venne sostituito col corpo di Santa Claudia.

Non ci è dato sapere chi misero al posto di Santa Claudia, forse il mozzo napoletano che aveva fracassato i coglioni  per tutto il viaggio con la sua neomelodica.

gigi d'alessio preoccupato

Tutto andò come previsto, il 31 gennaio 828 il Doge Giustiniano Particiaco e il vescovo accolsero le spoglie del Santo a Venezia, e stabilirono che fossero conservate a Palazzo Ducale. La basilica, infatti, non esisteva ancora, ma i veneziani, in barba ai regolamenti comunali, al pareggio di bilancio e al rapporto deficit/PIL, la costruirono in quattro anni. Nel 976, durante la rivolta contro il Doge Pietro IV Candiano (che voleva instaurare una signoria in città) i veneziani bruciarono Palazzo Ducale dalla base col Doge dentro (che poi non si venga a dire che solo i francesi sanno protestare); l’incendio si diffuse e bruciò anche la basilica. Due anni dopo la basilica era di nuovo funzionante. 

Ovviamente Venezia navigava sì, ma nei schei, pertanto la vecchia basilica non bastava più e nel 1063 il doge Domenico Contarini commissionò la costruzione di quella attuale. La Basilica venne inaugurata nel 1094 ma nel frattempo il corpo del santo era stato perso (come cazzo si fa a perdere il corpo di un santo? Boh, forse anche questa storia è inventata), ma fortunatamente dopo la messa d’inaugurazione il marmo del rivestimento di un pilastro si spezzò, spargendo un profumo dolcissimo (mah!) e la salma venne ritrovata.

Qui finisce la pazza storia di San Marco.

O meglio, qui non finisce proprio nulla.

Finché ci saranno i pischelli in riva al Piave il 25 aprile, finché ci saranno i venetisti in piazza a Venezia col bandierone il 25 aprile, finché un innamorato regalerà un bòcolo (bocciolo) di rosa all’amata il 25 aprile (come da tradizione), finché, infine, uno stronzo qualsiasi scriverà un articolo mediocre per il 25 aprile, la storia di San Marco e dei Veneti vivrà.

WSM

Viva San Marco!

P.S. San Marco è patrono dei seguenti comuni italiani, metà saranno tipo nella grande terra del Sud.

1
Caro Edoardo Prati, insegnaci la letteratur*
2
L’epopea del Contrabbando di Sigarette Pugliese
3
Sull'inevitabilità del Collasso climatico
4
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5
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