A DIFESA DEL CONTANTE

A DIFESA DEL CONTANTE
Ma è veramente la mossa giusta il tetto al contante? Direi proprio di no...

Negli ultimi giorni i pagamenti elettronici sono diventati nuovamente oggetto di dibattito, infatti la bozza della Legge di Bilancio 2023 prevede novità per i pagamenti pos e un nuovo tetto massimo al contante fino a 10.000 euro. Non molto tempo fa però, il 30 giugno 2022 sotto il governo Draghi, erano divenute operative le multe per i commercianti non attrezzati per accettare pagamenti elettronici. Un grande sogno per liberali e progressisti, finalmente il governo dei migliori combatteva il più grande problema del paese nella maniera migliore.

La microevasione era stata sconfitta e in più avevamo tutti ottenuto il diritto di poter pagare un caffè con la carta, ma qualche irriconoscente oscurantista ancora si ostinava ad utilizzare il contante non portando il giusto rispetto a questa rivoluzione ed è così che iniziarono a parlare di abolizione del contante. Anche se quella legislatura sembra essere archiviata e il suo operato pronto ad essere cancellato, la discussione che ha generato e la sua idea di futuro non lo è affatto, potremmo dire che è solo in pausa.

Questo articolo si vuole concentrare proprio sull’analizzare e smontare questa proposta nella sua follia senza entrare nelle questioni politiche d’attualità e nel gioco delle opposizioni. Di base è una questione molto semplice e talmente antica da essere alle basi della civiltà, il denaro infatti è un fatto sociale, ovvero un mutuo accordo per attribuire un valore ad un oggetto che di base non ne ha. La moneta rendeva possibile lo scambio equo di una merce con le altre facendo da intermediaria e garantendo al suo proprietario di poterne fare uso quando e come voleva. Del contante che abbiamo in tasca siamo infatti gli unici proprietari, nessuno deve autorizzarci a spenderlo, lo stesso però non può essere detto per i pagamenti elettronici i quali portano con loro una serie di problemi liberticidi che lasciano spazio a scenari inquietanti.

Per iniziare i pagamenti digitali devono essere autorizzati da una piattaforma o da un istituto di credito e prevedono una commissione sul pagamento, ma questo cosa comporta?

Con un pagamento iniziale di X euro questi continuano a circolare per intero nel sistema mentre con i pagamenti digitali l’ammontare iniziale si riduce progressivamente per via delle commissioni bancarie, fino al punto di scomparire riducendo così il denaro in circolazione. Le società private che autorizzano il pagamento hanno anche dimostrato ultimamente di poter essere in grado di decidere chi e dove può spendere il proprio denaro. PayPal ha da poco deciso di bloccare i pagamenti destinati al finanziamento di attività ritenute, al solo giudizio della compagnia, dannose o incitanti alla disinformazione; un criterio completamente soggettivo e facile da manipolare. Anche se per rassicurare i propri clienti (ma soprattutto i mercati) PayPal sembra aver fatto un passo indietro, rimane preoccupante però il potere che queste società possono esercitare se unite ad un pensiero politico con la volontà di controllare e censurare i soggetti non allineati

L’ingombrante presenza di questi soggetti esterni nel nostro portafoglio diventa causa anche di un problema legato alla privacy. Ogni pagamento digitale ha un nome, una data e un luogo; diventa così facile avere un quadro completo degli spostamenti e delle abitudini di consumo di un individuo la cui natura viene completamente rimodellata e ridotta a quella di consumatore e oggetto di studio, sorte analoga a quella del denaro che vediamo sempre più lontana dalla sua idea originale. Le indagini di mercato diventerebbero inutili e dalle preziose banche dati di queste società si potrebbe avere accesso ad un identikit perfetto, di fatto agli occhi dei mercati siamo quello che consumiamo.

Il problema legato alla privacy è però visto malvolentieri dai sostenitori dell’abolizione del contante, questa manovra per loro avrebbe anche il nobile scopo di combattere chi appellandosi alla privacy cerca di nascondere qualcosa. Considerando alla pari di un malavitoso chi ha ancora a cuore il rispetto della propria individualità, i pagamenti digitali sembrerebbero avere anche il ruolo di combattere il crimine. I rischi di subire furti (fisici ma non digitali) sarebbero sicuramente minori e in più il passaggio intermedio alla digitalizzazione, ovvero il tetto al contante, danneggerebbe anche chi con alte somme di denaro fisico tiene vivo un mercato sommerso e illegale.

Non è però difficile immaginare come l’introduzione di nuove leggi sia inutile per limitare associazione che, per la loro stessa natura, ne operano al di fuori. A questo bisogna aggiungere che il tetto al contante in Europa è inesistente in molti paesi simbolo di vita cashless come la Germania e il Regno Unito, ma qualcuno potrebbe dire che questi non hanno un problema con la criminalità come il nostro. Rifugiarsi in queste affermazioni e alimentarle è però nei pieni interessi dello Stato che si ritrova così deresponsabilizzato dai problemi sociali che alimentano il crimine e anche dalle società private che in un futuro simile vedono solo maggiori profitti. Il disinteresse e la pigrizia del normale cittadino condannerebbero molti a vivere in una situazione dove a guadagnarci non sarebbe la collettività e neanche il singolo individuo ma solo quelli che diventerebbero i nuovi legittimi proprietari del denaro.

Il ritorno dello spettro della guerra in Europa dovrebbe anche far riflettere su quali effetti disastrosi potrebbe avere la completa digitalizzazione di ciò che è necessario per comprare beni primari per la sopravvivenza o per riscaldarsi durante un rigido inverno nel quale non ci sarebbero neanche le banconote da poter incendiare per sentire un po’ di calore.

Ma se queste sono le previsioni e le opinioni non cambieranno sarà meglio anticipare la concorrenza e attrezzarsi per fare l’elemosina con il pos.

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