Affinità e Divergenze tra il Compagno Craxi e il Camerata Nakasone

Affinità e Divergenze tra il Compagno Craxi e il Camerata Nakasone
Lettura boomer
Chi ha detto che l’asse Roma Berlino Tokyo sia esistito solo durante la Seconda Guerra Mondiale?

Attraverso l’utilizzo di fonti non convenzionali io, Anonimo Milanese, ho ricostruito la visita di Craxi al camerata collega Nakasone. In anteprima mondiale per Blast.

Ecco come è andata.

Forse non lo sapevate, è vero, ma negli anni ‘80 ci sono due stati due uomini dai destini analoghi, separati da un continente ma uniti nello spirito. Bettino Craxi, socialista e ultimo statista italiano, e Yasuhiro Nakasone, fascistone d’Est Asia.

Craxi Nakasone
Bettino Craxi & Yasuhiro Nakasone!

I nostri prodi erano, diciamo, i chad delle rispettive nazioni, Giappone e Italia, nel bel mezzo del periodo di maggior crescita economica di entrambe, nell’epoca di Reagan e del capitalismo neoliberista, lasciato libero di scorrazzare, dalla Penisola, all’Arcipelago.

Non è quel periodo dell’anno in cui parliamo dei fatti di Sigonella: non siamo thevision.

Quindi non voglio soffermarmi sull’americano, chiamato sgravo e maledetto dopo i Fatti di Sigonella da Craxi, e padre amorevole dal buon Nakasone, costretto (FORSE) ad ammettere che dopo anni di demilitarizzazione forzata yankee, il Giappone è, e sarà sempre, la portaerei sul Pacifico degli USA.

Come un novello Garibaldi, Bettino sposta la capitale morale da Roma a Milano, ma questo lo sapete tutti.

La sua politica è basata sull’eccellenza italiana, col suo governo porta l’Italia tra i giganti dell’economia mondiale. Ma questo lo sapete, e sapete che ora siamo forse al pari del Burundi. Ecco, all’epoca eravamo in buone acque.

Un’altra parola d’ordine è sovranità: socialismo mediterraneo, Unione Europea come baluardo e argine alla sovrapotenza NATO, rapporti intimi con vari governi mediorientali e nordafricani.

Insomma, Craxi in politica estera sapeva farci.

Ma questo lo sapete o lo sapevate e ve l’ho ricordato.

Un bel dì, precisamente il 3 maggio 1986, Craxi vola nel paese del Sol Levante in occasione del Vertice di Tokyo. Nel vademecum è indicato al Craxi di vestirsi elegante, il clima è simile a quello romano in quella splendida primavera nipponica.

Alloggiano all’Hotel New Otani e saranno ricevuti, testualmente parlando, da S.M l’Imperatore e dal Primo Ministro Yasuhiro Nakasone

Il divino imperatore Hirohito detto Showa, figlio di Amaterasu, lo avrebbe ricevuto! Bettino è annoiato e stanco, dopotutto De Michelis la sera prima aveva fatto una figura da cane, presentandosi sbronzo e ballereccio, al briefing del Partito Socialista Italiano. 

Oltre a recapiti telefonici, che la mamma di Bettino gli aveva detto di tenersi stretto e di chiamarla, e di non mangiare troppo pesce crudo, il Craxi ha seduto accanto a sé, in volo, il Gran Maestro degli Esteri Giulio Andreotti e un giovane e belloccio Giovanni Goria, Ministro del Tesoro.

In quel momento Craxi, tira un sospiro.

Viaggio di merda, mormora all’orecchio di Goria, mentre Andreotti dorme.

Tiragli un coppino, vediamo se si ricorda di Moro, gli risponde il Giovanni.

Intorno a lui si avvicendano festanti i vari ambasciatori, dottori, lacchè del governo, si fanno un giro di spumantino, prefigurandosi mentalmente la discesa dall’aereo su suolo giapponese.

Signor Craxi, disse un lacchè innominato, questa è per lei, e gli porge un bigliettino.

È Silvio.

Vuole i diritti per degli anime nuovi, o meglio per dei cartoni animati strani, dall’Oriente, e li vuole da lui, dopo un grazioso ricevimento ad Arcore, fra qualche settimana.

Craxone sbuffa.

Ziopera, dice, ma il lacchè non comprende e lo lascia solo.

E fu sera.

Craxi Nakasone
The Boys are Back in Town!

21:00, Craxone nazionale è davanti all’albergo, insieme a una nutrita schiera di paparazzi, forse fin troppi, fotografano soprattutto la moglie, Anna Moncini, che sorride, con due occhialoni da sole gialli e tailleur d’alta moda. Bettino sembra imperterrito, deciso e un filo disgustato. Un clima infame.

2:00 di notte. Cerca di capire se sua moglie sia sveglia. Non lo è. Cerca di capire perché il cesso sia un bidet ipertecnologico. Non capisce. Cerca un cameriere, qualcuno insomma che sappia dirgli che cosa deve fare ora, ma non trova anima viva, in quel gigantesco film horror che è il New Otani.

Solo, disperato, quasi piangente, il nostro torna in stanza.

Prima una flatulenza lesta fuori dalla camera.

14:05, lascia l’albergo, non ha dormito un cazzo, è scazzato. È quasi morente. In macchina cerca di dormire, ma sua moglie continua a indicare fuori dal finestrino e a dirgli: guarda là! Guarda qui! Guarda lì!

14:15. Si presenta alla cerimonia di benvenuto quasi comatoso.

Davanti a lui… Yasuhiro Nakasone.

Stretta di mano, per Craxi forse l’unico affetto che ha ricevuto in Giappone.

Yasuhiro, dall’alto del suo carisma imperialista, sembra un grosso cartonato. Sicuro sono i farmaci, dannazione la Tachipirina non andava presa. Anche quello strano anime, andato a palla nella residenza ufficiale. Insomma, anche lui, dalle 8:00 in punto, a quella stretta di mano, vuole commettere seppuku.

Ma quando gli prende la mano…

Piacere, Bettino.

Piacere, Yasuhiro.

Foto di convenienza.

È un piacere averla conosciuta.

Il piacere è mio.

Seconda foto di convenienza.

Amicizia a primo colpo, amore fraterno, un camerata fascistissimo e militarista incontra il suo nuovo migliore amico, un socialista riformista mangiaspaghetti.

Yasuhiro quasi scoppia a piangere dalla gioia.

16:00. Craxi è in giro per Tokyo, la moglie è ancora al New Otani. Circondato da Andreotti e da Goria, lacchè, guardie del corpo. Sono più il Goria, ossessionato dalla nuova terra, e Andreotti, ossessionato da voler fare una dormita, che lo tirano.

Dai Bettino, vieni qui, varda lì, cameriere carine, e che servono sushi.

Giovanni Goria

No dai, Craxi, torniamo in hotel…

Giulio Andreotti

Dai Bettino, su, una foto con quella figa? Varda che spacco coscia.

Giovanni Goria

No dai, basta ragazzi, vi abbandono se continuate…

Giulio Andreotti

Goria su di giri viene visto intrattenere simpatiche studentesse, con tecniche imparate dal buon Umberto Smaila, non capendo o forse capendo poco la lingua dei gesti.

Andreotti avvistato su una panchina, stracciato come un giornale.

Intanto, Yasuhiro con la moglie Tsutaku si prepara al gran galà, avrebbero ricevuto il Mr. Italy in persona, senza i due deficienti. Nakasone non può permettersi figuracce, era dai tempi di Godzilla che non si emozionava così tanto.

Un infarto è il minimo.

18:30. Arrivano le delegazioni estere, una comitiva di tedeschi, britannici, francesi, americani e qualche stronzo che non ce l’ha fatta al gioco geopolitico. L’albergo New Otani è gremito di paparazzi, Thatcher è vista più volte dar di matto per la questione irlandese, Reagan fa battute con carisma attoriale.

19:30, tutto finito. Craxi tira un respiro di sollievo, almeno ora si mangia.

Saluta con un bacio sulla guancia Goria, che andrà col Ministro del Tesoro giapponese Kiichi Miyazawa, mentre stringe la mano di Andreotti, che andrà a pranzo con quello degli Esteri, Tadashi Kuranari.

20:00. La Anna Moncini dice a Bettino di prepararsi, che sennò fanno tardi e il cibo si fredda. Craxi mette le pillole per le indigestioni nel taschino della giacca. Non ha più l’età.

Arrivano alla residenza ufficiale del Premier giapponese.

Yasuhiro apre la porta.

Sorpresa!, esclama la Moncini.

Craxi entra salutando senza dire nulla, Yasuhiro è catturato dal carisma del premier italiano. Quasi vorrebbe dirgli che… LE SCARPE NON IN CASA!, è la moglie di Nakasone, non vuole che quegli sporchi gaijin disturbino lo zen.

Prima portata, tutto bene, la Moncini si diletta in burle: vi ho mai raccontato del Pentapartito?

Yasuhiro guarda Craxi, vorrebbe dirgli: eddai, so che vorresti un sigarone e il cognacchino… dai, dai che non vuoi stare qua con queste due zabette. Ho pure il Nintendo nella sala sigari.

Seconda portata.
Fugu, la cosa più difficile in natura. Un pesce palla morto, su piatto di porcellana Meiji, con tanto di riso. Craxi lo afferra con le mani. La moglie di Nakasone, vorrebbe lanciargli uno shuriken tra gli occhi. Craxi lascia stare le mani, passa alle bacchette.

Lo infilza.

Decisione tragica.

Si abbuffa.

Gnam!

Nakasone premier lo vede passare dal rosa pallido, al blu di Prussia.

Infine, Craxi si scusa e va a cercare un bagno.

22:00. Craxi si riprende, è seduto su un divano in stile barocco, rosso.

Nakasone seduto sulla poltrona di fronte si accende un sigaro. 

Eccoci qui, dunque, Craxi-san.

Eccoci…, Craxi è timido. In realtà ha vomitato imperterrito per un’ora.

Lei è quasi un fratello per me.

Mr. Nakasone, ci conosciamo da un giorno.

Mi dica qualsiasi cosa e lo farò.

Beh, dovrebbe farmi un favore per il mio amico Silvio.

Berlusconi-chan?

Sì, gli servono i diritti per questo strano cartone, Craxi gli passa il bigliettino.

Ah… Memore-chan, sarà fatto…

Ma mi dica, cosa ha di così particolare questo cartone?

Ah! Messaggi subliminali, lo usiamo per far votare meglio il popolo, loro così pensano solo a grandi oppai e poco al governo…

Ok, lei è veramente un boss, Mr. Nakasone.

Lei vuole vedere delle grandi oppai?

Craxi Nakasone
Alle grandi Oppai, Nakasone-san!

Craxi non ricorda quella parola, ma i due finiscono a vedere grosse oppai tutta la sera. Il resto lo racconterà a Tangentopoli.

9:00, Craxi è rimasto sveglio tutta la notte. Ancora.

Prende con la moglie per le riunioni separate tra le autorità giapponesi, e i ministeri dei vari membri del Tokyo Summit. Bettino non sa nemmeno cosa dire a Nakasone, dopo una sera di lavaggio mentale. Sa solo spiccicare un secco: oppai.

Arrivo delle 10:45, riunione plenaria, avvistato Craxi dire: ragazzi, ci pensiamo dopo a Gorbačëv, ora datemi… oppai.

Grosse oppai.

Colazione delle 13:45, stessa scena.

Il Nakasone aveva fritto il cervello di Craxi.

Bettino si dichiarerà, a sto giro da Hammamet dopo l’esilio, di essere pressoché l’artefice della nipponizzazione dell’Italia. In punto di morte, le sue ultime parole ai giornalisti saranno un gigantesco sfogo anti-nipponico, che avrebbe fatto impallidire anche Mao Zedong ai tempi d’oro.

Arrivano le 16:30, Andreotti è tenuto in vita da cafferini offerti dal Goria, Goria a ogni esclamazione positiva aggiunge un’imbarazzante banzai, alzando le mani come un vecchio criminale di guerra. Craxi si appoggia alla moglie, ma non trovandola dorme tra le braccia della Thatcher.

17:00, conferenza stampa del Bettino Craxi alla stampa italiana.

Craxi cerca di intavolare una lunga supercazzola sulla cultura millenaria che accomuna le prime spedizioni missionarie italiane in Giappone all’incontro tra lui e Nakasone.

Un reporter, pensiamo sia stato lo stesso Goria travestito, esclama:

E il RoBerTo?

Chiunque sia, Roberto può andare a fanculo, oppai.

Applausi in sala, un po’ di cortesia.

18:34. Primo segno che le cose stanno precipitando per il Bettino nazionale.

Vede delle ombre ovunque nel cielo. Pensa sia una esercitazione delle Frecce Tricolori, poi capisce infine di essere in Giappone, un pochino lontano dall’Italia.

Le ombre si fanno più costanti.

Quasi degli occhi si palesano nel cielo, due e rettiliani.

18:45. Craxi non fa caso alle ombre, è a cena da sua Maestà l’Imperatore Hirohito.

Il vecchio è agli ultimi giorni della sua vita, ci sente poco, sente ancora meno le lodi dei due ministri e la parola oppai pronunciata spasmodicamente da Craxi.

La finestra si apre di botto, facendo entrare un grosso ruggito animalesco.

L’Imperatore chiama le guardie. Craxi spaventato si alza, Goria ride mezzo sbronzo, Andreotti ne approfitta per dormire.

Si recano nel porticato, intorno le guardie dell’Imperatore stanno velocemente accerchiando il palazzo, è un’emergenza, mormora Goria. Craxi guarda il cielo.

Due grossi occhi da rettile si stanno avvicinando alla città.

Via via che si avvicinano si prefigura la silhouette di un dinosauro.

Gojira!, urlano le guardie.

Il resto della visita viene presto accelerato, Showa viene portato nel bunker imperiale. Nakasone cerca Craxi per informarlo di allontanarsi subito dalla città.

Ma la decisione del Bettino lo fa rimanere di sasso: io resto.

Per il resto, basta leggere due o tre articoli online. 

Craxi con la sua forza sovraumana, e aiutato dal fascino di Goria e da un dormiente ma saggio Andreotti, scacciano la bestia. I tre vengono tuttora celebrati come eroi nazionali in Giappone.

Al ritorno in patria, Craxi dirà tutto ai giornalisti, tranne la sua lotta con il mostro.

Finirà da quel momento in avanti i suoi interventi con la parola oppai.

Giovanni Goria vivrà una doppia vita tra la moglie italiana, Eugenia, e una simpatica studentessa giapponese, presentandosi come Gorya-san in Giappone.

Andreotti finalmente dormirà sonni tranquilli, nella Gran Loggia.

La storia ci insegna ad analizzare le fonti aperte, come magiche spie, ringrazio perciò il sito Live Oppai Japan, e la Fondazione Bettino Craxi per questa splendida testimonianza che siamo riusciti a riportare alla luce.

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