Algoritmi e Preghiere, di Guerino Nuccio Bovalino, edito dalla Luiss Press, sembra di primo acchito un libro in cui troveresti due cose:
- Sapere esoterico, simil TempleOS, con istruzioni dettagliate su come costruire la Gerusalemme cyber-cristica.
- Cospirazione contro la razza umana, ma siete voi gli umani bastardi e chi lo ha in mano il capo della setta.
Invece è un trattato? Un grosso ricettacolo di noiose citazioni di cultura di massa? Paura del Futuro su carta?
Lo apro.
Indice:
Prologo dal Futuro, Esistecniche, Dèi, Mostri, Androidi, Ologrammi, Terrestri, Crepuscolari, Mistici, Profeti.
A Dèi e Mostri ero già attento, ad Androidi concentrato, a Profeti maniacale.
Inizio a leggerlo, poi, a pagina 50, inizio a pensare che tutti questi riferimenti culturali mainstream non cessano di arrivare, viviamo in una società
, e l’autore inizia a citare quante più cose possibili, creando un impulso di neurodivergenza, ma anche un grosso interrogativo:
C’è qualcosa che vuole comunicarci?, o c’è qualcosa che non serve essere comunicato?, forse ha una tesi?
Mi esplode il cervello, non per Algoritmi e Preghiere, ma perché non voglio più leggerlo.
Voglio dire la mia insomma.
Lo appoggio insieme alla pila di libri accelereazionari, non sono necessarie 196 pagine di continui riferimenti culturali analizzati sotto una prospettiva filosofeggiante (basta un video su Youtube di qualche influencer cannibale)
Nee servirebbe una, con una grossa scritta in rosso, sfondo nero. Pressoché così:
VIVIAMO IN UNA SOCIETÀ.
Sul retro, un grosso QR che rimanda a questo articolo.
L’uomo cerca sempre ed è portato perciò verso due principi contrastanti:
La natura selvaggia, la frontiera, spingendola oltre: l’anarchia nel suo vero significato etimologico: mancanza di potere non individuale, mancanza di sovrani, mancanza di principio.
Il grembo materno, l’età dell’Oro, la fine della sopravvivenza, spingendola oltre: l’Eden, il contrario della caduta primordiale dell’uomo, che sia essa teologico-religiosa o la semplice fuoriuscita dal grembo dopo il parto.
Non si può però, fare Aut-Aut di questi principi, Kierkegaard per un secondo si leva e fa spazio a un uomo che vive la frontiera, la sopravvivenza, la sfida, il rischio e il pericolo, che è anche nel suo habitat, nel suo paradiso, nel suo mondo perfetto.
Memizzandola:
Parlando, ovviamente ed esclusivamente, di modernità occidentale: siamo alla frutta, marciscente e orrenda, lichy fecali.
La società, dolorosa nell’accezione del Müdigkeitsgesellschaft di Byung-chul Han, ergo una società che se ne sbatte il cazzo del singolo (e della sua proprietà), che punta all’efficienza macchinica (non contandone il landiano desiderio di diventare macchina), e alla perfezione, lasciando l’uomo, di solito il non-erbivoro, a una condizione di disparità e dissonanza: cosa sono?, perché non produco abbastanza?, perché non sono perfetto?
Da qui le malattie più lampanti sull’autostima: Borderline, Narcisistico, Depressione e ADHD (più decine di comorbità, variante, cattiverie…)
La società è pure passatista, ma in maniera spasmodica. Spasima per un passato, per un mito fondativo, partigiani, Risorgimento, padri di questa o quella chiesa secolare, miti insomma, ma nulla di ciò giustifica l’esistenza della società neoliberale più che il valore dell’oro.
Passato che devi vivere libidinamente, in una passatografia, pornografica e addirittura, pedopornografica. Perchè? Domanda semplice:
Perché puntano a trasformarti in un puer aeternus, puntano al te bambino, bombardandoti di prodotti nostalgici di quando eravamo piccoli, per venderti illusioni, accomodarti e poi usarti.
I ricordiacini di Southpark, sapete perchè questa serie non fa più ridere? Perché ha smesso di essere surreale, è diventata neorealismo felliniano.
Ovvio che poi un uomo odia l’umanità plastique, e canticchia a lavoro, al cesso, e in giro, i salmi antiumani: Là sui fiumi di Babilonia, gementi e piangenti, ricordavamo Sion
. Là sulle strade di Milano, dissociati e divergenti, ricordavamo quando mamma ci portava in campagna.
Lo schermo che teniamo tra le mani è un’entrata, una porta, a un mondo: possiamo scegliere se superare la porta e addentrarci verso la sophia degli altri, o scegliere di attraversarla e farci ammorbare da un ennesimo bombardamento.
In Algoritmi e Preghiere il buon Bovalino, l’ottimo Bovalino, parla della Corea del Sud, con i suoi sistemi di sicurezza basati sull’AI
, sulla sorveglianza massiccia, incrementata durante il COVID-19, e della sua efficienza. Paradossalmente direi: si è più liberi a Nord di Seoul, stranamente?, NO!
Decisamente. Tra un errore e l’altro di questo sistema macchinico, la mente del coreano geme, tra condizioni lavorative, ipercapitalismo e una guerra tra sessi che non gli permette nemmeno di riprodursi.
Come dissi esotericamente a un blastide: bro, va che la propaganda la scegli, e io scelgo il Juche mille volte rispetto alla corporate art.
E di arte si parla ora, in Algoritmi e Preghiere siamo messi di fronte ai vuoti di una maschera fin dai primi capitoli, e i suoi pieni. Sono immagini, dice il Bovaz, che evidenziano un passato a mo’ di istantanea, e io direi: quale foto evidenzia la società attuale, presente, occident-capitalista, più di un avatar di Meta
? Il pupazzo 3D di Zuckenberg che parla al posto nostro, non siamo più il selfie umano, siamo un fantoccio fatto male su Blender.
E con esso mi ricollego a Algoritmi e Preghiere dicendo due paroline: anarchia informatica e psicopolitica
, che escono nel libro verso metà.
Il web(be) è la frontiera del futuro, o almeno, questo fino a poco tempo fa. Ne abbiamo già parlato in Ideologia Californiana, ma vorrei evidenziare che la sua anarchia informatica è andata a Fanculo(MB) nell’esatto momento in cui i cypherpunk (qui!) sono stati battuti dal Capitale. Non abbiamo più una informatica per pochi eletti, pochi cultisti della macchina che hanno capacità di calcolo tale da criptare il criptabile, da aggirare, sgominare, trollare e nel buio incatenare la folle macchina dell’efficienza. Abbiamo quasi tutti (fortunelli chi non ne ha alcuno!) uno schermo nero che trasmette la nostra posizione ogni secondo, precisione di qualche metro, siamo connessi come rizomi, siamo così connessi… ma anche così sorvegliabili, che ormai la rivoluzione deve avvenire per forza dal digitale al reale, staccando l’artificiale cordone ombelicale.
La soluzia, la soluzia! Anonimo dacci una speranza!
Ve la darò.
In questa epoca che viene al termine in una grossa barzelletta abbiamo un grande aiuto… dal passato!
Abbiamo tre nomi per sopravvivere in questa terra ostile, evidenziamoli con una sola parola: i ribelli.
Abbiamo tre maestosi esempi:
Il primo in ordine cronologico decrescente è Ernst Jünger nel suo Trattato del Ribelle, un uomo con uno scopo, sovvertire l’ordine prestabilito; un luogo, il bosco interiore ed esteriore; una modalità, nascondersi nella realtà, prepararsi e urlare a gran voce la suprema rivolta.
Che c’entra il bosco? Abbiamo bisogno di ambienti fisici, ben oltre il semplice commercio, spazi pirati di aggregazione e dissoluzione, templi antiumani, grosse logge cospirative dove evocare il Logos della rivolta permanente. Livellare, livellare fino alle fondamenta Babilonia, e i suoi giardini saranno i nostri boschi.
Switch da on a off per ogni dispositivo, apertura alla carne, al dibattito, allo scontro.
Männerbund degli ultimi tempi.
Il secondo è un po’ difficile di primo acchito da evidenziare come ribellione. Meister Søren Kierkegaard, e la sua scelta assoluta da una vita passata e estetica a una futura e etica. Combinarlo con Filippo Tommaso Marinetti e Nick Land, scomodare di uno la velocità e violenza, dell’altro il cibergotico.
Quando si è perso il Balzo nella Fede? Nel soprannaturale, nel magico?
I nuovi mostri inumani devono essere sapienti maghi. Stregoni del nuovo millennio, capaci di sciamanici riti, iniziazioni, sette, magia, niente Crowley si spera ma parafrasando Louis Claude de Saint-Martin: indossare la maschera dell'Ignoto Filosofo e credere.
I finlandesi nel Kalevala narrano di grande mago all’interno di ogni gruppo razziatore e avventuriero, lo sciamano agiva e legittimizza il gruppo e il capo banda.
Infine. I Santi Martiri dei primi secoli, e i martiri moderni come Yukio Mishima e Vladimir Majakovskij, suicidi entrambi per una causa. Ma solo la giusta causa può generare il martirio finale, e ogni sacrificio al Futuro è la salvezza di molti.