Il pubblico del teatro è perso nel proprio chiacchierare, mentre il palco sporco e dimesso rimane vuoto: il vaudeville è stato sospeso.
In mezzo alla distrazione generale un omino legnoso col riporto e gli occhioni penetranti, avvolto in un cappotto troppo grande per lui, svicola dalle quinte e s’affaccia sul palco con un foglio fra le mani.
Dopo aver catturato l’attenzione degli spettatori schiarendosi pretenziosamente la voce, ispira e inizia a recitare il discorso battuto a macchina:
L’essenza della vita risiede nella lotta, nello scontro fra essenzialismi della volontà di potenza.
Un individuo che rifiuta questa verità, qualora non sia ancora stata compresa per mancanza di esperienza o intelligenza, non dovrebbe essere mai visto come degno di compassione.
Ed è necessario applicare lo stesso criterio all’arte, qualsiasi sia il formato o il genere.
Concentriamoci sulla letteratura e su un tema che viene spesso usato per alleviare ferite ben meritate dai mediocri: che non bisogna guardare al successo per giudicare il valore di un’opera.
Assolutamente falso! Anzi, la diffusione e il successo commerciale di un’opera sono gli indicatori principali per determinare la validità di un’opera letteraria.
Che la diffusione di un trattato o un libro sia forzata dalla politica e da altre autorità culturali, non toglie che appunto la sua moltiplicazione memetica sia strettamente connessa alla sua influenza, basti guardare ai testi sacri delle religioni abramitiche.
L’evoluzionismo darwiniano ci suggerisce come sia possibile stabilire come un tratto o un insieme di tratti garantiscano la possibilità di una forma di vita di reagire alle pressioni dell’ambiente e delle altre forme viventi, e un testo vivo si comporta allo stesso modo: combatte, si difende, ruggisce, sbrana, allontana i predatori (critici e rivali) e agguanta prede (i lettori).
E non importa che un animale ci appaia ridicolo, sgraziato o brutto: parla la sua diffusione, il suo successo evolutivo!
Il ratto e lo scarafaggio hanno conquistato il mondo, mentre decine di specie di uccelli bellissimi e cantilenanti vengono annientate ogni anno per la disattenta brutalità dei boscaioli industriali; quali di queste genie di animali godrà di più ed il favore della Provvidenza, quale si sarà più meritata il trionfo nel rimanere aggrappato alla vita?
E con questo stesso principio si deve guardare ai libri.
Il primo indicatore per vedere il valore di un testo? Il numero di copie vendute, certamente!
Se il testo ha risuonato con gli editori, i pubblicisti e soprattutto col pubblico, è perché l’autore non solo ha trovato dei contenuti che muovono le corde dei cuori della gran massa, ma ha sommato ad essi il giusto metodo di scrittura.
L’arte è sintesi di ispirazione e metodo.
Per terminare un romanzo ci vogliono cura e metodo, per renderlo adatto alla selezione editoriale e alla pubblicazione un ulteriore lavoro che si può compiere solo col sudore della fronet, non certo seguendo sirene troppo idealiste sull’ispirazione e sul valore dell’arte con l’arte…la poesia parte dalla metrica, non dalle scene!
Bene, affermiamolo:
è diecimila volte più scrittore Stephen King di innumerevoli premi scelti dall’Accademia di Stoccolma negli ultimi decenni, per il semplice fatto che è divenuto best seller e la sua influenza culturale spicca nel panorama della seconda parte del ventesimo secolo.
Come dimenticare la divina Rowling? Il suo successo ha resuscitato la lettura giovanile nell’età digitale permettendo ad altri autori di talento di farsi strada negli ultimi decenni rinvenendo i fasti dell’antico romanzo fantastico e popolare.
Viva, in patria, Ammanitti, e Volo, e Camilleri.
Abbasso invece chi tentenna, chi alza un dito pieno di livore contro i grandi successi della nostra letteratura che si fanno strada con le traduzioni persino all’estero! Cosa vorrebbero fare certuni? Riprendere Cesare Pavese e Giuseppe Papini? Meglio Licia Troisi.
Ah, il tuo autore di culto con la copertina minimalista Adelphi? Ma chi se ne frega! Chi lo ha mai sentito nominare?
Il tuo romanzo intimista sull’amore adolescenziale e la lagna per gli esami al master oppure la tua ripresa del grande esistenzialismo filantropico non trova un editore anche se ha raggiunto la nomination al concorso letterario di Vergate sul Membro? Vuol dire che non è tanto meglio del troiaio fentesy pubblicato a puntate su whattpad da un americano analfabeta.
Anzi, il troiaio fentesy è quasi sicuramente meglio poiché ha più probabilità evolutive di avere successo e pubblicazioni del tuo lavoretto da borghesotto italiano fuori tempo massimo.
E non si contraddica con la solfa del successo postumo: tale scommessa risulta un innegabile trionfo ma solo a posteriori, è tutto da dimostrare! I grandi della letteratura bistrattati hanno dimostrato di riuscire a vendere tardi come Melville e l’inutile Lovecraft, ma comunque .
Al momento, tu col tuo manoscritto che rimane a farsi macerare dai datatopi nel tuo hard drive non sei affatto il Lampedusa o il Nietzsche di turno e molto probabilmente non lo sarai mai.
Non sei Proust: l’autopubblicazione è un autodafé, come il ricorso all’editoria a pagamento! Se il tuo romanzo non viene pubblicato e distribuito anche solo dalla Pancarrè Editore
il tuo romanzo non vale nulla, è inferiore rispetto alle serie di lavoretti prodotti in catena d’assemblaggio da pennivendoli americani per pubblicizzare giochi di ruolo e giochi elettronici.
Il grande romanzo dell’ottocento è nato e si è sviluppato sulle rivistine e negli angoli dei tanto vituperati giornali! Dostoevskyj doveva sbarcare il lunario con le puntate dei suoi Seinen!
I poeti del passato scrivevano per le corti e il successo, per l’apprezzamento di aristocratici e porporati, prima che l’apprezzamento del folk venisse recuperato… ma essa era sempre ricerca del successo! Necessita di diffondersi come meme prima che come numero di copie vendute…non è manifestazione della volontà di potenza, lo scrivere? Combattere assiso al proprio scrittoio come un soldato rannicchiato alla propria postazione di tiro…
Gli edonisti del tratto e dello stile sono stati spazzati via dalla storia o relegati a paginette dimenticate nei manuali scolastici, snobbati dai ragazzi e accarezzati da pochi accademici polverosi quanto i loro tomi, persi in masturbazioni inutili nei meandri universitari.
Viva le 50 sfumature di Grigio, viva i Premi Strega pompati per raccomandazioni e mode progressiste del momento, viva i romanzetti fantasy dagli intrecci segnati da un Eterno Ritorno ritardato, viva i fumetti dozzinali… tutto ciò è lo zeitgeist, lo spirito del tempo che si fa spirito agente e dirigente nell’inconscio collettivo e allo stesso tempo incarnazione dell’essenzialità invisibile di quest’ultimo.
Guardiamo dentro noi stessi…siamo forse Leopold Bloom? Siamo il protagonista della Recherche? Siamo il narratore della Nausea? Noi, siamo piuttosto Charlie Brown e Fantozzi, e vorremmo essere Superman, Conan e Buck Rogers.
Le religioni di maggior successo degli ultimi millenni hanno trionfato su vecchi paganesimi malati di esoterismo e concettualismo grazie a intrecci chiari, a moralismi e lezioni comprensibili… così è avvenuto per tanti grandi classici della letteratura, un tempo avventurine e ora capisaldi incensati come tali da eunuchi che in passato li avrebbero dileggiati.
La prossima volta che regalate un libro, piuttosto che affaccendarvi a rifilare qualche mummia ammuffita…provate ad afferrare qualche volume laureato da un bando che reclama la recente premiazioni letteraria o il numero di copie vendute, o ancora meglio la presenza di un adattamento cinematografico: il regalo verrà molto più apprezzato.-