Ogni tentativo di accedere a Internet è: nullo.
Nullo, centinaia, migliaia, milioni, miliardi di tera di memorie, di tutti, dal più sventurato bambino che ha caricato un TikTok al computer a neutroni che, grazie alla magia dell’AI, ha generato un porno di tosaerba.
Con loro comunicazione, cryptovalute, e… arte digitale.
Agghiacciante?
È qui che verrebbe in nostro aiuto l’arte fisica e applicata a tutti i giorni
(come direbbe Bruno Munari)
Quanto deve essere brutto un mondo senza arte?
Beh, già lo è.
Questo mondo non ha arte, è tutto su internet. Credete che qualcuno vada ancora ai musei, se non per farsi foto da caricare sui social con hashtag imbarazzanti e paragonando la loro formazione superiore all’artistico di un paesino provincialotto a quella di un succitato Bruno Munari.
Un mondo dove tutta l’arte è prodotta unicamente per finire sui social.
Perdendo la sua valenza fisica e il suo significato di opera toccabile, accartocciabile, interattiva: viva.
Prendo un disegno digitale.
Cos’è? Un ammasso di pixel prodotto da una tavoletta che distribuisce i pixel.
Lontano anni luce da un concetto di limiti, come può essere il limite dei colori e la ricerca di nuovi mischiandoli, non solo cliccare sulla ruota di colori per ottenerne in automatico uno nuovo.
Ora, non ditemi che sono un boomer, ma quanto sarebbe bello tenere in casa un quadro unicamente fisico, comprato in una bottega, un posterone fatto da me o da veri artisti, un posterone che copre una bianca parete inutile, la rende viva, e la rende mia.
Io non voglio sentirmi parte di nessun movimento, o di nessuna partitocrazia internettiana, voglio solo un qualcosa bello da mostrare e da vedere ogni giorno.
Pensate a un oggetto senza funzioni, unicamente esperienza visiva, una sorta di macchina inutile. Munari ci pensò nel ‘33, in pieno Ventennio e in pieno secondo Futurismo. Ecco quel macchinario, anzi quei macchinari, erano così.
Interamente nati dall’idea prima che l’arte debba essere fisica e una volta fisica sfondare la quarta dimensione e proporre all’osservatore: movimento.
Erano unicamente pezzi di cartone colorato, col retro il negativo del davanti, collegati tra loro da filo di seta. Eppure arrivò gente come Depero a dire:
Figata, lo appendo in stanza di mio figlio.
– Fortunato Depero, probabilmente
(Era arte considerata infantile, ma in senso buono.)
(Spiego: arte creata per far giocare i bambini, per farli abituare al gusto, sviluppo non consumista del neonato/bambino ma spiritualmente allenarlo al bello)
E ripensando a Munari mi vengono in mente un sacco di cose, soprattutto questo citato impegno a crescere spiritualmente dei bambini nell’arte.
La visione del fisico è puramente roba infantile perché non riesce a concepire atti come la vendita, l’incasso o tagliare fondi. Un bambino se vuole una macchina inutile, e ha i materiali, la costruisce. Ci passa un pomeriggio, senza Fortnite.
Di nuovo: diamo un taglio a roba digitale.
Non per ultimo internet.
Teorizzai, inizio pandemia/pre-Blast, tra i futuri blastidi che dopo il COVID ci sarebbe stata una rivoluzione al contrario, una involuzione: avremmo abbandonato per qualche mese, anno, internet. Perché? Perché affamati di fisicità.
Un disco in vinile o cassetta che sì, ha i suoi difetti e sconvenienze, costa e devi girarlo per sentire l’altra parte, ma sinceramente: meglio quello che un download digitale o uno streaming. Meglio andare nel negozietto di dischi ancora vivo, parlare col gestore e chiedere le uscite più interessanti.
Se siete di Milano ce ne stanno molti, li ho girati, il personale è quasi-sempre simpatico e se fate domande otterrete risposte.
Sì, toccare una copertina di cartone.
Ci trovai una musichetta carina (l’ho messa qua sotto ^^), ci trovai dischi che nemmeno consideravo, perché unicamente uscite fisiche.
E mi fa sperare, ripensandoci, quante figate ci stanno nel mondo reale che nemmeno immaginate.
Allora, potrebbe essere un semplice richiamo a toccare un po’ d’erba, ma già il fatto che stiamo qui a leggere online e non a leggere un Blast cartaceo la dice lunga.
Hey, se volete possiamo far partire una rivoluzione, ci metto io la faccia in Redazione.
Un Blast cartaceo, con tanti inserti con cui giocare, che magari vi arriva con un CD bootleg del Blast-mixtape. O direttamente cassetta, mi ci metto io a farle.
Una scritta indelebile, che quando ci sfreghi le mani troppo si sfoca e sporca le vostre ditina.
Che dite, facciamo questa rivoluzione fisica?