“Ma guarda questo scemo frignone”
Era una sera di primavera firmata 2023 e stavo in chiamata con la mia ex che per la cronaca soffriva di schizofrenia ed era senzatetto (non mi pento di nulla) e scrollando su youtube trovo il video di FriendlyJordies chiamato “The True (War)Crime Podcast“.
Quando pensi a un criminale di guerra, pensi magari a un serbo tarchiato con cicatrici in volto, o un albanese smilzo con la testa piccola, o magari un americano con gli occhi storti che ha fatto cose di cui è meglio non parlare a dei prigionieri iracheni. Magari pensi a qualcuno che ha trollato un po’ troppo ed è stato così condannato e scacciato dalla forza armata, per fare bella figura di fronte alla stampa. Non ti immagineresti certo un australiano dalla faccia simpatica che fa storie su instagram riguardo quanto gli piace il choccy milk.
Ora, per la cronaca, criminale di guerra è come lo chiamano loro. Le corti lo chiamano innocente. Io lo chiamo basato.
ScoJo, portmanteau di Scott Jones, conosciuto anche come Abu Jonsi al-Sidnawi, è un ex operatore del 2 Commando in Australia. Amante del calcio, del Milo (bevanda sopra menzionata) e di disumani livelli di violenza, dopo il suo servizio in Afghanistan e Iraq, guidato da quella che posso immaginare sia solo una noia abissale, ha cominciato a postare su instagram, in termini pratici, quello che cazzo gli pareva.
Sue uscite celebri sono, ad esempio, quando ha risposto a una tipa che faceva vedere i suoi tatuaggi con “ah figo, il mio è la morte che mette a nanna un talebano con una radio, perché quando ero in Afghanistan il comando ha deciso che se avevi una di queste ti potevamo sparare in testa e quindi alcuni le lasciavano in mano a gente che avevano ammazzato per evitarsi problemi”
Per chi non avesse letto fra le righe: il fra si è fatto un tatuaggio del suo crimine di guerra preferito.
Cominciato un suo podcast, chiamato Bedtime Warries (“warry” essendo la combinazione di “war” e “story”), ha cominciato a raccontare storie su storie, alcune che hanno dell’incredibile. Ma quello che è più incredibile è forse quanto lui stesso si sia divertito.
“I know people talk about sounds and ASMR and things that put you to sleep […] well, you know what grown men like, that have come home from Afghanistan? The sound of a man fucking choking on his own blood while he fucking dies, when he’s been shot in the chest a few times and he’s coughing up fuckin organs while he slowly dies.”
Un incidente notevole è quando, a Mosul, stavano tirando bombe per fare crateri ad intersezioni importanti ed impedire il passaggio delle autobombe dell’ISIS. L’aereo aveva due bombe; una teleguidata ed una “fire and forget” a GPS. Il JTAC (coordinatore di attacco terminale/illuminatore di bersagli) ha scelto di usare la prima su un veicolo corazzato, che avrebbe potuto muoversi. Fin qui bene. La seconda è stata buttata su una strada.
Se non fosse che, vedendo l’aereo passare, un centinaio di civili si sono riversati nelle strade con bandiere, fischiando e cantando, nel giro di 20 secondi pensando che fossero arrivati gli americani a liberarli. Non c’è bisogno di descrivere il risultato; gli operatori della coalizione erano orripilati e nessuno ha aperto bocca per minuti interi.
Scojo ruppe il silenzio: “meno male che gli iracheni non sono persone”.
Durante una piccola battaglia per la base degli alleati iracheni, infiltrata ed assaltata dall’ISIS durante il primo mattino, Scojo stava guardando con il drone come un edificio tenuto dagli iracheni fosse sotto attacco da un paio di combattenti nemici. Racconta felicemente delle conversazioni su whatsapp con gli iracheni terrorizzati, dove lui rispondeva alle suppliche di aiuto con le emoji del cetriolo.
Altre storie, più indicative del suo tipo di personalità, sono quando ha connesso la propria radiolina alle frequenze dei talebani tramite un sistema di jammer (non chiedetemi come) e gli ha trasmesso “Party in the USA” di Miley Cyrus durante un assalto; quando in Iraq, sulla base comune del razzismo contro i ceceni, ha fatto amicizia con dei “medici” russi che indossavano gorka e shemagh; oppure quando, incaricato dell’identificazione di combattenti ISIS morti, se ne è dimenticato uno nel bagno della base causando non pochi allarmi.
In poche parole, Scojo è basato. Basato alquanto.
Questo a non tutti sta simpatico. Specificamente non ai media indipendenti australiani, che, visto l’entusiasmo delle forze armate maggiore per l’ingaggio stesso che per le sue regole, hanno scelto di renderlo “saint scojo” (il suo, ora defunto, instagram) a tutti gli effetti, martirizzandolo. Una causa per crimini di guerra l’ha vinta, quindi perlomeno le sue storielle non l’hanno messo nei casini. Ma al momento, il suo fato è sconosciuto; dopo un secondo video di jordies in cui, fattualmente, gli parlava male dietro, è scomparso da instagram con l’annuncio di avere “piani per il futuro”. Un business, probabilmente.
Scojo è quello che le forze armate moderne vogliono nascondere sotto il tappeto.
In altri tempi, sarebbe potuto essere un cavaliere, un samurai, un guerriero onorevole come Son Goku che combatte come esudazione materiale della gioia di essere e di vivere. Non è nulla di questo: è un guerriero, questo sì, ma la guerra è tutto quello che ha.
In un mondo dove giocarsi la vita è una scelta, dove si vive nel mito scientificamente insostenibile(A.King, “The Combat Soldier: Infantry Tactics and Cohesion in the Twentieth and Twenty-First Centuries”, capitolo 3
)
del cittadino-soldato, Scojo e quelli come lui sono il Mr. Hyde che esce da quelli che hanno scoperto cosa c’è oltre il velo. Non molto, per la cronaca. Lui, pace all’anima sua, si diverte: il problema ce l’hanno gli altri. E fin qui non gli darei torto.
Se non c’è un Graal da trovare, un drago da uccidere, una principessa da salvare, di questa gente cosa ne facciamo? Li mandiamo tutti, non so, in Congo? Sarebbe più comodo narcotizzarli dallo psichiatra e infilarli in una fabbrica, per dimenticarsi della loro esistenza, sperando che dopo un po’ se ne dimentichino pure loro stessi. Alcuni ci riescono.
In un mondo patologicamente inclusivo, il crimine di Scojo è offrire la prospettiva del “digga”, del soldato che non capisce niente oltre a menare le mani. Una sincerità scomoda ed eccessiva, non per le informazioni che rivela, ma per la sua maniera di essere. Se mi si deve dar merda perché mi sta simpatico, che mi si dia: non farebbero altro che darmi ragione.
Quanto a crimini di guerra, Scojo è semplice. Riconosce che la guerra era una porcheria, ma si diverte. Se fare di nuovo benzina a 0,8 significa invadere un paese di pastori e ridurlo all’età della pietra, Scojo è d’accordo senza fiatare. Talebano o civile disarmato, sono considerazioni accessorie, specie se stava piantando una bomba o guidando un po’ troppo vicino al “principale”.
Il massimo che gli imputerei è essersi tenuto delle coperte che avrebbe dovuto distribuire agli afghani, a detta sua, “perché mi stanno sul cazzo e non voglio che si scaldino l’inverno.”
“Just revert back to being a violent cunt, and everything’s gonna generally be OK”