Stantio, nello stanzino buio, immagini-materiale, speranza-abbandono. Eccolo il termine del millennio, frammenti-resina, cade, cade, cade. Sempre più in basso nello stanzino, rintanato, senza volontà di uscire, schermi bianchi, schizzo alla mano, grattaevinci da due euro, slotposting, schizoposting, gratto la vincita,
prendo la polverina, la inalo, espiro.
1 2 3 E siamo in due in questa danza, siamo in due in questa danza!
1 2 3 Balla balla, balla balla, che la tristezza ti passa
1 2 3 E siamo in due in questa danza, e siamo due e siam felici
Osservo dallo spiraglio della porta dello stanzino. Una guerra è arrivata, sono gasato, morire al fronte, ricordo-memoria-eroismo. Sono attivo, voglio correre, danzare. Il tempo del maestro mi prende, inizio a bere lo schizzo, sguazzo nel fluido energetico, sguazzo e bevo, come un cosacco, vodka, schizzo, alcolico, ho sbagliato bevanda?
4 5 6 E cantiamo una bella canzone, una bella canzone cantiam
4 5 6 Senza tristezza intorno, il mondo è giocondo
4 5 6 La canzone della mela marcia, sì, noi cantiam
Navigo in centinaia di cellule mentali, le sinapsi bruciano, ottagoni di saliva, schizzo, gratta e vinci, l’amico più ponfo tra noi ci ha già indicato la strada, lui vive nell’Italosfera, noi dobbiamo raggiungere l’Arci. Inalo altra resina dallo stanzino, mi collego allo schermo neurale, leggo, prosterno, leggo, prosterno, gli inchini dello shintocattolicesimo.
Penso: La provincia della megalopoli è la mela marcia.
7 8 9 La provincia fa male, male, male
7 8 9 Lo schizzo scende bene, bene, bene
7 8 9 La provincia ti droga, droga, droga!
La provincia italiana, la Brianza infinita, il Bassopiave eterno, l’Hinterland imponderabile, i paesini, le donnine facili, iperconnesse, iperconnessi, la provincia esiste sempre di più, un tempo qui era tutta campagna elettorale! Ora: abbiamo le grandi megalopoli o la provincia. Il racconto urbano deve essere atto a creare la leggenda che fuori dalla città vi sia un mondo inesplorato, che tutte quelle fermate del treno, del bus, che ti lasciano nel nulla cosmico, nell’anonimato, nascondano gli ultimi spiragli di iperrealtà.
La mela marcia ruota, in centinaia di centri d’influenza, le future megalopoli che mai lo saranno, piccoli borghi residuati bellici di mazze e clave, di picche e fioretti, carri armati e moschetti. Dove si incontrano i paesini nascono leggende
. Avete mai visto la fine di Milano? Di Roma? Di Torino? È impossibile da scorgere, tutto si compenetra, tutto è abitato
, dov’è la natura incontaminata?
La nuova natura incontaminata è la provincia italiana, a rischio giusto e sacro di estinzione, dove si riversano lacrime di evasori di tasse, di nonnette dalle formule magiche pagancattoliche, di giovani con la targhetta 14 ORE IN FABBRICA x 7 GIORNI
addosso, legata, al collo.
Penso: Il tempo finirà quando finirà la provincia.
È lo stanzino iperbarico, ermetico, provincialotto. Qui è dove si fa l’economia, falsa-illusoria-inveritiera, ed eccoci: siamo nel paesino, siamo tra le cinquemila e le trentamila anime, ma dove li mettono tutti questi cittadini? Dove vivono? Nei sotterranei dell’Esselunga? Nei baretti-bianchino-a-due-euro? Nei boschi! Sì! Sono criptidi che vivono nei boschi e si mangiano tra loro.
Io vivo nello stanzino, sono una muffa, sono un vaiolo-lebbra-ebola. Eppure c’è gente che vorrebbe vivere in città, nella metropoli, nella grande Milano-Roma-Napoli, la conurbazione mentale. La provincia, eppure, è Mela Marcia.
E io non posso far altro che seguirlo. Eppure mi sento un attimo-istante male, malino, stanchino, un po’ brillino, lo schizzino entra nel circolino. Sento voci che mi chiamano, è mia madre-padre-nonna-nonno, genitore uno su genitore due. Mi dicono che voglio per cena:
そして、私たちはここにいる、私たちはここにいる
そして、美しいダンスを踊りましょう
そして、ターン、ターン!