I centri sociali, lo ripeto per la SEO, sono spazi occupati, o meno, che svolgono funzione sociale, organizzativa e di aggregazione. Solitamente autogestiti, o gestiti col culo.
Questo lo sapevate tutti, quindi non mi sembra di prendere altro spazio per illustrare che sono.
Dentro un centro sociale troverete: spazi dove ballare, spazi dove fare attività, comitati politici o desy/dede – di sinistra o di destra, boh avete mai visto un centro sociale? Scemo, sì che l’hai visto. Se siete fortunati: droga, in caso negativo vi sconsiglio di andarci.
Birre a poco, se è serio, birre a tanto se è brutto – sto guardando te: centro sociale di Milano Monumentale di cui non faccio il nome.
La tesi di oggi, una bella tesy – bella rivoluzionaria, è cercare di stimolare il lettore a ripensare il centro sociale, soprattutto in maniera pirata e BLAST. Sono stanco di molte cose, e la scrittura sotto caffeina (non ho anfetamine) sembra ciò che mi riesce meglio.
Ripensare il centro sociale – cosa serve, quando serve, perché serve, dove serve e come serve.
Prendete un centro sociale, domandategli le seguente cose:
- Cosa? Cosa sei, a cosa servi?
- Quando? Quando sei aperto, quando hai aperto?
- Perché? Perché sei aperto, perché sei chiuso?
- Dove? Dove ti collochi? Centro, periferia, provincia, campagna?
- Come? Come ti organizzi, come ti presenti, come ti interfacci?
COSA SERVE?!
Un centro sociale è di certo un centro, e deve avere uno stabile/locale dove fare attività: sociali.
Allora:
Dovrebbe intrattenere e far incontrare gente, punto.
Niente merdate, niente cose da omino-bianco mai uscito da Milano Centro. Niente stracciate di cazzo politicamente e socialmente prese, siete un centro sociale o siete la sede di un partito desy/dede? Siete o non siete alternativi?
ALLORA: perché non andate veramente contro corrente.
Sapete la frase: Centro A-Sociale, detta dai boomer?
Allora: siate un centro schizofrenico. Siate un centro che raduna reclusi, merde asensibili alla moda, stronzi senza soldi, stronzi senza morale, siate l’ACEPHALE del nuovo millennio, un CCRU senza troppe domande, un DIRLEWANGER con più diversità e inclusività, un GRUPPO UR con più magia e intrattenimento gratis.
Accogliete tutto delle società, finché siano così folli da entrare a bersi una birra. italiani radicalizzati e etnosuprematisti, immigrati così stranieri che hanno le antenne e la coda, asiatici bravi in italiano e umanistica, indiani che cagano nella latrina del centro sociale, ebrei poveri e senza dominio sul mercato e i media.
QUANDO SERVE?
UN CENTRO SOCIALE DEVE ESSERE SEMPRE APERTO. ANCHE DI NOTTE, ANCHE DI GIORNO, SEMPRE QUALCUNO DENTRO, SEMPRE QUALCUNO FUORI, GUARDIE ARMATE, FILO SPINATO, CROCIATI E MUJAHEDDIN. APRILO ORA.
PERCHÈ SERVE?
Il perché sfugge ai più: sono drogati, sono malandati, non vogliono lavorare e vogliono vivere senza pensare alle conseguenze. Al che io dire: BASATI.
VIVI VELOCE MUORI PRECOCE
Il motivo è semplice: perché se ti fa così schifo l’Assoluto Stato della Repubblica Italiana, non vai a fanculo e baratti la pensione per un bel po’ di divertimento senza tanti difetti?
Sono domande, retoriche (!?), ma sono domande: Perché vivere con l’ansia dello stipendietto e del mondo del lavoro quando puoi vivere fuori da tutta quest’ottica ed essere libero?
Non vi ha insegnato nulla Fight Club? Vero film a favore dei centri sociali!
DOVE SERVI?
I comunisti fecero sta bella canzone, Figli della Stessa Rabbia, e posso citarla per rispondere:
IN OGNI PAESE, IN OGNI CITTÀ.
Servono ora, nel momento della fine della comunità reale, della parità vera tra persone e della fratellanza. Servono ora più che mai, soprattutto in provincia, là dove: tutti sono sulla stessa stupida barca.
COME SERVE?
ORGANIZZAZIONE. Ogni centro sociale che si rispetti deve basarsi sulla fratellanza tra persone, anche diverse per ragioni economico-sociali, niente despotismi di partito, favoritismi e lecchinaggio al comune. Se il bro/fren/camerata/compagno sta male, io lo aiuto, lui aiuterà me, e il circolo virtuoso si ripete. Fate girare sta ruota, comunità di aiuto, banchi del mutuo soccorso, servono ora più che mai, tra fine pandemia e inizio crisi energetica.
PRESENZA. Beh ziopera, questa importantissima, stagliare tra la mediocrità, creare arte e cultura innovativa e figa, senza tanti giri di parole. Non inchinarsi al sistema attuale, là dove promette illusioni di libertà: smascherarle e attacchinare la città della nostra risposta, ovviamente trovabile solo nel centro sociale. Far diventare il centro sociale una necessità.
AMICIZIA. Già ho detto, qui approfondisco, non fate entrare teste di nulla, ogni persona ha potenziale, a parte gli zombie liberali del sistema. Fate su un sacco di attività ricreative, create alternative al ciclo BIRRA-PIPPA-BRANDA delle serate provinciali.
Fottere i froci (figuratamente) – perché la liberazione sessuale è un feticcio borghese da omino-bianco mai uscito da Milano centro.
Da quando il centro sociale è diventato centro social, ovvero centro di istanti puramente hashtaggabili, instagrammabili e non veramente alternative, penso si sia perso qualcosa.
Che me ne frega di sapere che siete contro il patryarcato, per LGBTQUIACAB+, per dare ormoni ai quattordicenni? Fatemi ballare.
Infatti questa mentalità del: più siamo a favore delle stesse cose governative – non penso in Italia sia così radicale proporre l’omosessualità o la liberazione sessuale – e di ideali illusori come la lotta a questo o quel fantomatico – e invisibile, mentale e paranoide – fascismo, deve finire.
Non vogliamo – parlo al plurale – più fascismo, antifascismo, antiquesto, proquello: vogliamo ballare.
Non vogliamo più sapere i vostri pronomi, vogliamo sapere se ci mettete la droga nel bicchiere.
Le battaglie su belle idee per cui – di solito non – si muore sono retaggio di un passato ormai finito, dimenticato, e noioso.
Vorremmo solo capire perché vi ostinate a fare attacchinaggi, incollare adesivi contro quella o questa discriminazione e ribadire politiche morte. Siete solo omini bianchi mai usciti a Milano Centro, o dalle belle case provinciali.
Non sapete ballare, imparate a ballare e fregarvene.
Balla, scemo! – musica, trasgressione del tenere il volume alto.
Alla fine chiudi gli occhi, sul tuo cuscino e…
La musica fa vibrare i muri, la gente sotto casa tua ha appena fatto la sua casa tra i ritmi tribali, e pagani immolano idoli di lenti violenti alla Grande Madre Techno.
Te sei tipo distrutto, ma che fare?
Scendi.
Balli.
L’essenza della socialità dopo le 21:00 è esattamente ballare. Esattamente quello, perché il ballo e la musica alta nel nostro mondo AmaZen, tutto bello tranquillo, dove l’unico rumore è produzione infinita di Funko Pops, dove devi per forza sentire ASMR di zoccole.
Vuoi riposare? No. Come con le docce fredde, una volta che superi le prime note, ecco che ti si prepara una esperienza ricaricante.
Il vero amico è quello che poga spingendoti fino a strapparti la maglia, la degustazione di insetti – sennò il WEF fa i capricci – è sniffare lo sballo-schizzo, non sarai mai solo e avrai tutto.
Sicuramente sarai felice fino alle 6:00, dopo si attacca.
FRESCO COME UNA ROSA.
Droga, droga, droga. – perché dovremmo aggredire i nostri nemici strafatti di anfe.
Questo capitoletto non è per quei blastidi-lettori-amici-parenti dal disgusto facile.
Io una volta andai a un rave, prima volta, e scoprii che non dovevi per forza drogarti al cesso, nell’oscurità e puzza di un nascondiglio infausto. Potevi far su raglie su un tavolone in mezzo a tutti.
Quel posto l’hanno sgomberato, ma l’immagine rimarrà nei miei fervidi ricordi, come il primo amore o il mio primo articolo per ilBlast.it.
La droga è trasgressione in una società lenta, ma già avevo ribadito – tra le linee – il perché le anfetamine dovrebbero essere esotericamente custodite da un gruppo di sciamani.
Perché nessuno deve drogarsi eh, ma solo i migliori si druogano.
Sei da solo e ti annoi? C’hai le pare? Hai quel vuoto esistenziale?
La droga non fa per te.
Vuoi ballare? Scimmiottare il sistema del sano, dell’ipocrisia progressista delle strade libere dalla droga, ma in mano ai padroni del mercato immobiliare, tra un graffito fatto da un Banksy e un pezzo di amianto chiamato bubble tea? Vuoi seriamente produrre un gesto che ti fa dire:
?
In quel caso comparirà uno sciamano shinto-cristiano, capace di dispensare le anfetamine sacre, salmodiando e pregando Maria-Kannon di darti l’illuminazione buddho-cristica che ti serve.
Vogliamo quindi innalzarsi oltre alla mediocrità del mondo delle cannette, dei frullatini vegani, delle belle pizzette a 30 euro.
Vogliamo inneggiare al Burroghs in mezzo a noi, il suo Pasto Nudo sarà Cena Mistica.
Memare la città – politica di quartiere, meme(nto) mori.
Sapete: molte volte vedo in giro sticker antifascisti – se non direttamente fascisti – e mi chiedo dove vivono. Sono concetti superati, tantomeno inclusi in un insieme di regole.
Ma noi vogliamo ballare.
Quindi invito, ora che l’articolo giunge al termine – ringraziando Iddio Padre – ad andare in qualche copisteria o – perché no? – stamparvi in casa dei meme schizoidi e incollarli in giro per la città.
Ve ne fornirò un paio, con relativa spiegazione del perché dovreste appenderli.
Vivere velocemente, morire precocemente, totalmente FMG, totalmente nostro. Non temete la morte, temete la lentezza. Se la società non vi sta dietro, accelerate e lasciatela sola.
Detto questo, detto tutto.