Attenzione: la mia visione del Friuli potrebbe essere distorta – ma anche no.
Dal punto di vista veneto, il Friuli è una regione poverissima, quasi ai livelli della Calabria, con la differenza che piove sempre
. Dal punto di vista friulano, il Veneto… che cazzo ne so io, sono Veneto mica friulano, presumo ce l’abbiano su con noi perché abbiamo avuto una Repubblica indipendente per 1100 anni mentre loro sono stati per metà sotto di noi e per metà sotto gli Austriaci.
Ovviamente senza mai veder riconosciuto uno stato friulano.
Nota dell’autore: quando è stato eletto Doge un friulano (Ludovico Manin) i francesi ci hanno aperto il culo e sono passati sopra la Serenissima come i Tedeschi col Belgio.
Comunque questo inizio mi sembra un po’ troppo bellicoso, anche se qualche sassolino dalla scarpa contro i friulani me lo devo togliere. Naturalmente mi riferisco ai friulani come popolo
, non come persone, conosco e sono amico di diversi friulani e friulane, ma dalle mie viscere venete non può che uscire questa pulsione che assomiglia alla rivalità tra italiani e francesi, tra francesi e tedeschi, tra tedeschi e italiani, tra francesi e inglesi, tra inglesi e irlandesi, tra ucraini e russi, tra spagnoli e portoghesi, tra cinesi e giapponesi, tra indiani e pakistani, tra senegalesi e nigeriani, tra brasiliani e argentini…
Insomma, la gente si odia. E il più delle volte non sa il perché.
Furlani e panegase prega Dio che no ghen nase.
Friulani e passeri prega Dio che non ne nascano.
Questo diceva mio nonno. E io non mi sento di obiettare
. Ovviamente mio nonno non era nemico dei passeri, erano i passeri a essere nemici di mio nonno poiché mangiano varie sementi, tra cui l’insalata dell’orto. Se volete coltivare la vostra insalata nell’orto fate degli archi alti circa 30 cm da terra con dei tubi di plastica e fissateci sopra una rete in modo da impedire ai passeri di raggiungere il seminato.
Consigli agronomici a parte, ve lo ripeto, coi friulani non ho nulla di personale.
Per certi versi sono un popolo affine a noi Veneti.
- Laboriosi, indubbiamente laboriosi.
- Contadini, fieramente contadini.
- Bevitori, sommamente bevitori.
Insomma, già tre punti in comune.
Probabilmente la loro sfiga principale è abitare una terra povera, considerando che da Fontanafredda in poi i terreni sono tutti di sassi. Provate voi a coltivare sul ghiaione qualcosa!
A dire il vero per il vino e per i frutteti potrebbe anche andar bene, ammesso di avere l’acqua sotto e una pompa per tirarla su. Se è vero che piove sempre, è vero anche che l’acqua resta poco, il sasso drena e questa corre via.
I terreni pesanti, le ex paludi, quelli che sono duri da lavorare ma che al contempo tengono l’acqua, li abbiamo noi Veneti.
E questo storicamente potrebbe essere un punto interessante su cui riflettere, in un tempo in cui la produttività agricola era il fattore limitante per la crescita dei popoli – BEI TEMPI.
Lezione di agronomia numero 2.
Comunque su questo fatto dei terreni potrei anche sbagliarmi, la terra tra Sacile e Conegliano fino al XII secolo era sostanzialmente una palude, fino a quando non è stata bonificata a suon di bestemmie dai miei avi.
Non cito Sacile a caso.
Sacile, ridente cittadina nota per il suo centro storico, i suoi salici e le amene viste che regala – non per nulla viene chiamata il giardino della Serenissima
– si trova in Friuli Venezia Giulia.
E questo è motivo per me, e per altri Veneti, di profondo risentimento.
Può un posto che si chiama Giardino della Serenissima trovarsi nella regione amministrativa del Friuli Venezia Giulia? Come cazzo hanno fatto i confini quella volta?
Caneva, Sacile, Fontanafredda… e tutti i comuni in linea d’aria fino a Pordenone, dovrebbero stare in Veneto.
Ma non perché lo dico io, perché lo dicono loro.
E non lo dicono in friulano, lingua mezza crucca, mezza slava e mezza latina parlata dai contadini di Udine e dintorni e dai carnici senza peraltro capirsi tra terroni (i friulani della piana) e montanari (gli abitanti della Carnia, appunto); lo dicono in veneto.
Ok, sarà un veneto un po’ loro, d’altronde noi Trevigiani non parliamo esattamente come i Vicentini o i Veneziani, ma resta pur sempre Veneto.
Considerando il Veneto di Cordignano e il Veneto di Caneva, non possiamo dire però che ci siano differenze (i comuni sono confinanti), eppure il primo è unito alla madre Patria, il secondo – come Sacile – è sotto la cattività friulana (leggasi romana) perché i confini sono stati fatti coi piedi.
BISOGNEREBBE AGGIUNGERE UNA CARTINA IN CUI SI VEDONO, TRA GLI ALTRI, CONEGLIANO E SACILE ANCHE SE NON HO TROVATO NULLA DI SODDISFACENTE E TUTTE LE CARTINE HANNO UNA RISOLUZIONE INFIMA
Forse è meglio darsi una calmata.
Che poi se consideriamo i pordenonesi, che parlano un Veneto imbastardito, quando gli comoda sono Veneti, quando gli comoda Friulani (senza comunque parlare friulano)
Noi li chiamiamo Meneghèi.
Pronuncia: /mene-gay
Meneghèi a parte, ai Friulani invidio di aver valorizzato la loro lingua, la loro storia e la loro cultura. Non che in Veneto queste siano in pericolo – per quanto ci sia troppa gente (anche fossero 4 cani sarebbero sempre troppi) che in famiglia non parla Veneto e che si vergogna di parlarlo – ma non sono valorizzate.
Parlare Veneto non è bestemmiare e dire va in mona.
I friulani hanno deciso di mettersi lì a tavolino e codificare la lingua prendendo a modello una delle varianti del friulano parlato (o meglio, facendo un mix delle diverse varianti)
Questo è un collo di bottiglia a livello linguistico, se in tutta la regione la gente parlasse il friulano insegnato a scuola si perderebbero le diverse sfumature territoriali, ma è una perdita necessaria a salvaguardare la lingua e portarla dalla forma parlata alla forma scritta.
In Veneto siamo distanti anni luce da ciò e forse non si farà mai.
Qualcuno a questo punto obietterà: è meglio insegnare l’inglese, i programmi scolastici sono troppo pieni. E forse ha ragione e io sono solo un povero romantico.
Un romantico che insegnerà ai suoi figli a parlare Veneto.
Chi si aspettava l’ennesimo articolo Veneti vs Friulani - civil war alcolica, a questo punto, sarà deluso.
E francamente non mi dispiace, la questione è seria, molto seria, i friulani certe cose possono permettersele perché sono regione a statuto speciale.
Il Veneto no.
E voi direte: eh mica tutte le regioni possono essere a statuto speciale.
Ed è proprio qui che vi sbagliate. E a ben guardare il Veneto, che è tra due regioni a statuto speciale, dovrebbe esserlo a sua volta.
È possibile che il Trentino Alto Adige e il Friuli Venezia Giulia sì e noi no? Cosa non ha il Veneto che loro hanno?
Se la provincia di Belluno potesse seccedere
dal Veneto lo farebbe domani
, e come biasimarli. Sappada è già passata al FVG
, prossimamente qualche posto in Cadore in cui si parla Ladino chiederà di passare all’Alto Adige.
A seguito di una sbornia clamorosa a causa di un consumo smodato di ombre di tocai
, smaltita insieme a una digestione pesante, dopo una cena in un agriturismo di Buttrio (UD) a base di salame con la cipolla (cucinati in tecia con l’aceto) e frico; tutta questa faccenda sul Friuli e sul Veneto è apparsa più limpida.
Passati per il Veneto i giovani tempi Padani del ce lo abbiamo duro (come ho già avuto modo di esprimere in altri articoli) per il Veneto è arrivato il tempo maturo della cattività friulana
del Cjalde ma flape*
*espressione tipica friulana, alla domanda Ce mut le bighe? (come va il ciccio) l’interpellato risponderà Cjalde ma flape (caldo ma fiappo)
Il malessere Friulano.
Immaginate: il Veneto, sulla carta, si annulla, non esiste. Il Friuli, sulla carta, arriva fino al Garda e al Polesine.
Se non possiamo prenderci il Friuli che lui si prenda noi.
Improvvisamente, il Veneto, senza referendum farlocchi e scontri aperti con Roma, si ritroverebbe regione a statuto speciale:
Una secessione camuffata.
Di più, il Nord-Est Unito come sotto la Serenissima, ma con zone industriali che vengono su come funghi anche nella sassosa pianura friulana, perché sì, le zone industriali, i capannoni, il cartongesso e il cemento non sono mai abbastanza.
‘celera (accelera ma in Veneto), Fleximan Doge, autovelox sradicati,
Ducati e Fiorino sovralimentati
che sfrecciano dietro i schei nei centri abitati.
La Regione nordestina definitiva, la locomotiva alata verso il radioso futuro iper-produttivistico.
Il pragmatismo Veneto ripaga, mettiamo dunque da parte le ritrosie verso i cimut (altro modo in cui i Veneti chiamano i Furlani) e acceleriamo: