Nel 2013 il critico e avvocato Andrea Diprè è in rampa di lancio su YouTube. Il suo canale è una fabbrica di freak, che suscita risate ma anche aspre critiche moraliste da parte del pubblico. Ma, del resto, la democrazia è il fucile in spalla agli psicolabili e Diprè, a modo suo, ha portato avanti questa istanza con la sua Cinico TV ancora più scorretta.
Uno dei casi più eclatanti promossi dall’avvocato più famoso d’Italia dopo Gianni Agnelli è quello di una donna che si spaccia per Sarah Kennedy, la presunta figlia segreta di John Fitzgerald Kennedy
. Tuttavia, secondo Sarah, JFK era sterile e quindi il vero padre sarebbe Robert, il fratello del presidente.
La donna sostiene inoltre di essere stata vittima di un complotto ordito da una strega immortale, che le ha sottratto l’identità, il volto e il patrimonio, e l’ha spedita in Italia con un nome falso.
La strega sarebbe anche a capo della Setta Nera – la Loggia Nera di “Twin Peaks”?
– che domina dei licantropi con la mente. La lore di Sarah Kennedy è immensa e include anche episodi cyberpunk assurdi, come un robot con la memoria della madre, cioè Jacqueline Kennedy
, che cerca di contattarla telefonicamente.
Qualsiasi altro sito cercherebbe di tracciare un quadro coerente e lineare della vita di questa donna, ma non bisogna razionalizzare autoritariamente le ponfate della signora Kennedy. Noi non vogliamo né curarci né guarire nessun altro, al massimo il contrario
. La protagonista di questo articolo non ha bisogno di prove o spiegazioni per le sue teorie, perché si sente parte di un thriller di Brian De Palma e quindi ha automaticamente ragione.
Sembra incredibilmente che Brian De Palma, Andrea Diprè e Sarah Kennedy si stiano prendendo per mano e stiano cantando tutti assieme allegramente
“Non mi avrete mai, Knuss, Digos, FBI Neanche con Miami Vice o Magnum P.I”
Il personaggio dipreista di Sarah Kennedy ha una forte affinità con il cinema di Brian De Palma. Questo perché il celebre regista americano che ha diretto due film ricollegabili alla morte di JFK:
“Ciao America!” – in originale “Greetings”, come il saluto dei telegrammi dell’esercito americano - e “Blow Out”.
Il primo, uscito nel 1968, è il secondo lungometraggio di De Palma, un film indipendente, sperimentale, giovanile, non esente da difetti e influenzato dal New American Cinema, il movimento d’avanguardia che precede la Nuova Hollywood.
La pellicola racconta le vicende di tre giovani statunitensi: John Rubin, un voyeur che vuole fare il regista, Paul Shaw, che cerca di sfuggire alla guerra in Vietnam, e Lloyd Clay, un ossessionato dal complotto Kennedy.
La vicenda di Sarah Kennedy si può riconoscere in questo film per vari motivi.
Primo, il film ha una struttura dinamica e caotica, simile vagamente a quella del New American Cinema, in cui i personaggi si mettono in discussione, perdono la loro identità e si trovano coinvolti in trame più grandi di loro.
Questi elementi sono comuni anche al cinema di Hitchcock, il regista preferito da De Palma, un esempio è il film “Intrigo Internazionale
” (“North by Northwest
” in lingua originale) del 1959.
Secondo, il film affronta il tema dell’assassinio di Kennedy, che coinvolge Lloyd e che segna l’intera generazione di De Palma, paranoica e molto critica verso lo stato e la politica tout court.
De Palma, con il passare degli anni, si dedica soprattutto al thriller, lasciando sempre più da parte i film arthouse e le commedie
. Tra i suoi gialli più raffinati c’è “Blow Out”, del 1981, ispirato al film “Blow-Up” (1966) di Antonioni.
Il protagonista è Jack Terry, un tecnico del suono interpretato da Travolta, che registra per caso il rumore di un incidente che coinvolge un politico. Jack sospetta che si tratti di un omicidio e cerca di scoprire la verità realizzando, a partire dalla traccia registrata, una sorta di film.
Dalla trama si deduce che, per De Palma, il cinema sia uno strumento per andare oltre la superficie delle cose e provare a scoprire la verità. Tuttavia, in “Blow Out”, come in altri thriller, il regista usa la macchina da presa in modo dinamico e consapevole, facendo sentire allo spettatore che sta vedendo un film di finzione, che paradossalmente potrebbe rivelare la realtà.
A tal proposito, il regista statunitense ha dichiarato, storpiando volontariamente una celebre frase di Jean-Luc Godard che:
«In ogni forma d’arte crei nel pubblico l’illusione di guardare la realtà attraverso i tuoi occhi. La macchina da presa mente in continuazione, mente ventiquattro volte al secondo».
L’autore sembrerebbe quindi avere una visione post-modernista, pessimista sulla possibilità dell’esistenza di una verità oggettiva, dove l’individuo tramite l’arte forma il proprio punto di vista che rimane indistinguibile qualitativamente dagli altri.
Dunque, sia lo Stato che i registi mentono, e se tutti mentono non resta che armare la propria malattia. In questo film, l’elemento che avvicina il personaggio di Sarah Kennedy al cinema di De Palma è l’incidente di Chappaquiddick
.
Si tratta di un fatto avvenuto nel 1969, quando il senatore Ted Kennedy, fratello di Bob e John e quindi uno degli zii di Sarah, perse il controllo dell’auto che guidava e la fece precipitare in un canale.
Nell’auto c’era anche Mary Jo Kopechne, una sua collaboratrice, che morì annegata. Ted Kennedy si salvò, ma non denunciò subito l’incidente, scatenando uno scandalo politico.
All’evento “Prodezze e nefandezze dell’arte contemporanea”, è stato citato Karlheinz Stockhausen
, in relazione alla sua definizione dell’11 settembre, altro evento che ha scatenato la psicosi in un’altra generazione, come “La più grande opera d’arte contemporanea del nuovo millennio”.
Allo stesso modo, si potrebbe dire che è la più grande opera d’arte contemporanea del Novecento è l’omicidio Kennedy.
Gran parte del cinema postmoderno sembra aver perso di vista la visione di Brian De Palma, che nel suo capolavoro “Blow Out
” ha cercato di interrogarsi su cosa sia la verità. Mentre lui usava il cinema come strumento di indagine e denuncia, con tutti i limiti del postmodernismo, oggi personaggi come Sarah Kennedy riprendono online le sue tematiche in modo involontario e grottesco
.
Forse, con la lenta agonia del cinema, restano solo le ponfate di qualche freak su TikTok o di alcune vecchie perle dipreiste superstiti su YouTube,
a meno che non emergano altre forme di espressione innovative. Questo perché dopo il cinema, anche internet ormai sta perdendo del tutto le sue potenzialità rivoluzionarie. Complici di ciò sono anche la maggior parte degli influencer che, più che dei creativi, sembrano ormai diventati dei cupi ausiliari della Gestapo
.
Fanno a gara di amicizia e di correttezza morale, per poi denunciare l’un l’altro, consapevoli che ormai basta un post, una storia, un video
o una qualsivoglia stronzata su internet per effettivamente uccidere qualcuno.
Oltretutto, ritornare al dipreismo, pregno di una creatività dionisiaca, risulta impossibile; anche perché diversi canali YouTube dell’avvofatto sono stati vergognosamente censurati.
A questo punto, non ci resta che impazzire e rimpiangere la C.I.A. degli anni ’60 e dei tempi della Guerra Fredda, come fa Sarah Kennedy.