Hai vent’anni: abbastanza giovane da “avere tutta la vita davanti” ma abbastanza adulto da poterla direzionare verso i lidi più graditi; una ragazza che ti ama, un bel lavoro autonomo per poterti campare in autonomia mentre frequenti l’università grazie anche al supporto di una solida famiglia alle spalle, un nutrito gruppo di amic* con cui svagarti in maniera sana nel tempo libero. Hai la vita da sogno del giovane della media (e mediocre) borghesia del XXI secolo.
Eppure ti senti insoddisfatto, insicuro, disperato, talvolta addirittura impotente di fronte ad ogni minima sfida della vita, sfiduciato nel futuro, perennemente abbattuto. “Poverino, chissà che demoni in capa avrà questo ragazzo”. Ti fai convincere ad andare da una psicologa, la cambi perché quella dell’ASL non è abbastanza brava, ma sei certo che è una cosa utile: siamo nel 2021 d’altronde, cosa c’è da vergognarsi? Ti danno delle goccette dalla dubbia composizione, i cui dosaggi diventano obsoleti ogni qualche settimana. “Ma è solo roba temporanea eh, state tranquilli, giusto il tempo di capire cosa ho subito nell’infanzia e nel frattempo sistemarmi questi valorini sballati che ho nel cervello”.
È passato un annetto, a chi ti conosce sembra che stai messo peggio di prima. Continui a farti sbirciare tra un solco e un altro del tuo encefalo e ti convinci sempre più che sei un malato, non troppo diverso da chi ha delle insufficienze cardiache o renali. Posti persino spesso quelle specie di heat-maps del cervello che ultimamente vanno molto di moda per sensibilizzare sulle malattie mentali, sembri uno di quei tumorati che dopo aver letto ogni giorno per anni le proprie disastrose cartelle cliniche sono diventati pure loro dei mezzi esperti di oncologia. Ma ti perdi sempre un passaggio importante: la comprovata componente ambientale nell’eziologia dei disturbi mentali. Un cervello umano non nasce e muore solo cercando di mantenere sé stesso, ma si relaziona, talvolta in armonia talvolta in opposizione, con tanti altri cervelli, che interagendo formano la società. Lo devo davvero dire? Non volevo arrivare a tanto, ma ormai purtroppo ci siamo: VIVIAMO IN UNA SOCIETA’. Ti sei fatto guardare dentro abbastanza, ora è il momento che tu dia un’occhiata all’esterno.
Fai una vita di merda. Ti senti borghese perché i tuoi nonni e i tuoi genitori si sono arricchiti in una fase di crescita economica per la nostra nazione, e di conseguenza persegui fini da borghesi come la laurea a tutti i costi, ma senza averne ormai più la possibilità in questa fase recessiva. Sei un proletario del XXI secolo, ancor più povero dei proletari storici, poiché privato persino del supporto dei compagni di fabbrica. Ti sei fidanzato per soddisfare la pressione sociale del dover scopare, ma senza avere la maturità necessaria per mantenere una relazione paritaria nonostante i colpi inferti dal ginocentrismo, finendo per fare la vita del simp. Questi sono i tuoi tanto ricercati demoni in capa: l’incoerenza tra i fini che ti sono imposti e i mezzi che ti sono offerti per raggiungerli. Non sono demoni che il tuo cervello ha generato da solo, non chiamiamole stupide turbo-pare.
La psicanalisi ha dato vita al più diabolico dei metodi per disinnescare eventuali attacchi allo status quo: se sei disturbato, furioso o intristito per qualcosa, allora sei malato e verrai curato a dovere, perché sei tu che hai qualcosa che non va, sei in conflitto con qualcosa che è dentro di te, il tipico conflitto uomo vs sé stesso della letteratura novecentesca. A quel punto i Centri di Salute Mentale individuano queste tue diverse “fazioni” interne e sedano quelle più pericolose per il sistema. Ma i demoni te li lasciano dentro a fermentare, inoffensivi per gli altri ma sempre più dannosi per te, non abbastanza forti da creare problemi al di fuori, ma sufficientemente per annichilire la persona che abitano.
È il momento di liberare questi demoni dalla capa: accanna le medicine che ti impongono, ridi in faccia a chi cerca nel rapporto con tua madre di quando avevi tre anni la causa di ogni tuo male. Ti hanno detto che sei un problematico, un imparanoiato, un matto persino: tanto meglio, è giunta l’ora di fare il matto. Aizza i demoni di dentro contro i demoni di fuori, lascia che rompino gli oliati meccanismi di dominazione che ti hanno reso l’ameba senza prospettive che sei oggi. Unisciti a chi ha già individuato i tuoi stessi nemici e sii per loro l’esempio di quanto folle e disperata può essere una lotta. Riscopri la meraviglia rigeneratrice del conflitto uomo vs società e rivendica il fatto che tra le due anche l’uomo può avere ragione.
Scrivi sui muri dei palazzi della conservazione: LA DEMOCRAZIA È IL FUCILE IN SPALLA AGLI PSICOLABILI.
Ad un fratello perduto e a chi si è perso con lui