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“Sei Italiani su dieci non leggono: fanno bene. Facciamo smettere gli altri quattro.”
Una volta c’era la censura. Bei tempi.
Il Potere
, da sempre minacciato da quella massa informe e disorganizzata che è il Popolo
, si poneva l’inutile problema di togliere dalla circolazione i libri dai contenuti scomodi. Il rischio da prevenire era che qualcuno mettesse le mani su certi libri – in particolare su quei rarissimi tomi che contengono quelle intuizioni folgoranti in grado di far cambiare prospettiva sul mondo, mica i romanzi rosa – si facesse venire in mente strane idee e che, Dio ce ne scampi, decidesse di condividerle con altri.
Il Potere, ingenuo com’era, non si poteva immaginare che avrebbe raggiunto lo stesso risultato incoraggiando orde di minchioni a mettere mano alla penna, e di sponda finendo pure per alzare il fatturato.
In Italia, così come nel resto del migliore dei mondi possibili, vengono pubblicati quasi un centinaio di migliaia di nuovi libri ogni anno. Nel 2021 erano intorno alle 90.000 le nuove pubblicazioni, triplicate rispetto all’anno 2000, in cui si attestavano intorno alle 30.000 unità. Nel 2022 sono scese a 77.000, ma parliamo sempre di numeri che stanno fuori dal mondo.
Per chi non si rendesse conto basta mettere mano alla calcolatrice per realizzare che dal primo Gennaio del 2021 al trentun dicembre del 2022, in Italia, sono stati pubblicati quasi 230 libri nuovi ogni giorno.
Accostiamo a questo un altro dato: quello del numero di lettori. In Italia solo il 40% della popolazione con più di sei anni d’età ha letto almeno un libro negli ultimi dodici mesi. La percentuale è rimasta invariata nell’ultimo trentennio:
Dal 1995 a oggi il rapporto lettori/non lettori e quella pagliacciata di suddivisione interna in lettori forti/lettori deboli
(basata sulla mera quantità di libri letti nell’anno precedente all’intervista, i lettori forti leggono circa un libro al mese o più) è praticamente lo stesso.
Aggiungiamo inoltre che quell’almeno un libro
può comprendere qualunque cosa: molto democraticamente non si fanno discriminazioni tra i libri di cucina, il libro di barzellette di Totti, il libro del Generale Vannacci, insomma avete capito.
Inoltre la maggioranza di quei pochi (parliamo di adulti, che sono una minoranza pure tra i già pochi lettori) che leggono, statistiche alla mano, compra romanzi rosa e manualistica per la casa. Seguono i libri di coaching personale, comunicazione, economia e genitorialità.
Che non sono libri.
Adesso basti ricordare la scossa mediatica generata da quell‘innocuo libricino del Vannacci, che in un mondo editoriale in cui i libri durano sul mercato in media tre mesi e vendono meno di cento copie l’uno prima di svanire per sempre – dagli scaffali e forse anche dalla memoria di chi li ha scritti – ha raggiunto le 94.000 copie vendute in meno di un mese.
Come è possibile tutto questo? Forse che ci troviamo davanti davvero un Mondo al Contrario?
Gli esponenti del mondo della “cultura del libro” (si raschia la laringofaringe e sputa) del nostro Paese si sono mangiati il cappello dalla rabbia a furia di spiegare che il Vannacci ha scritto un libro coi piedi, sempre per rimanere in tema di contrari, ma non c’è stato verso. I non-lettori hanno comunque preferito leggere questo non-libro, che coi piedi è stato scritto davvero ma che è riuscito dove centinaia di Professoronanisti hanno fallito negli ultimi trent’anni, agli altri.
Che non possiamo provare siano stati scritti diversamente.
Tornando alla questione della produzione, ma senza discostarci dalla questione libri scritti coi piedi, non osiamo neanche accennare al discorso della qualità
dei libri pubblicati.
Nell’impossibilità materiale di leggere anche la più piccola frazione di questa mole allucinante di libri – leggere solo lo 0,1% delle nuove uscite corrisponderebbe a leggere circa 167 libri in due anni, quindi quasi un libro nuovo ogni cinque giorni – preferiamo fare ricorso a una bella, selvaggia, feroce approssimazione:
Il 99.9% dei nuovi libri pubblicati ogni anno è immondizia.
Nessuno li legge, nessuno li compra, tutti lo sanno e tutti facciamo finta di niente.
Se chi scrive fosse un editore da quattro soldi, che fortunatamente non è, ora perderebbe del tempo a inventarsi proposte con il fine di far corrispondere all’aumento della produzione anche un aumento del consumo pro capite e farne risultare, da brava massaia della cultura
, pure una riduzione dello spreco di materiale. Così da sistemare tutti in una botta sola, pure gli ambientalisti.
Voglio essere Franco con voi: esistono e sono esistiti validi editori, ma di far questo lavoro bene oggi non Freda più nulla a nessuno. Tranne quando c’è da far polemica giornalistica da due soldi sui nuovi presidenti della Biennale.
Lo schifo è troppo grande per essere espresso a parole.
Ora passiamo alle proposte vere e proprie.
Smetti (e fai smettere) di leggere
Ogni persona che sia sinceramente affezionata alla letteratura deve passare all’azione contro un mercato che rigurgita decine di migliaia di libri l’anno, nella cui mole baraondesca è praticamente impossibile distinguere quei rari libri che spaccano le epoche da quei colorati oggettini da arredo che le librerie commerciali vorrebbero spacciarvi per libri.
Se volete leggere un libro, pensate di aspettare almeno cinque anni dalla sua uscita prima di iniziarne la lettura. Se siete sinceramente convinti che ancora valga la pena leggerlo procedete, sennò dedicatevi ad altro: va bene lo stesso, anzi pure meglio.
Se qualcuno vi dice di voler leggere un libro, ditegli che quel libro è immondizia. Ricordate che, anche se non l’avete letto, avete una possibilità del 99,9% di prenderci (vedi sopra)
Se qualcuno vi invita a leggere la sua nuova uscita ditegli che lo avete già fatto e che il suo libro è immondizia (vedi sopra) e mandatelo a fare in culo; per essersi preso innanzitutto il disturbo di scriverlo e poi perchè non contento è venuto pure a raccontarvelo.
Il vostro tempo su questo mondo è limitato: difendetelo con ferocia da chi vi vuole istruire contro la vostra volontà.
Se avete appena finito di leggere un libro (disgraziati!) e pensate che quel libro sia un’opera d’arte davvero infuocata, aspettate cinque anni prima di parlarne con anima viva.
Se qualcuno vi parla della necessità di far leggere più persone possibile fate una pausa: accertatevi che questo qualcuno non abbia pubblicato, o abbia intenzione di pubblicare a sua volta, un libro.
Nel caso non lo abbia fatto dategli torto e rifiutatevi di elaborare oltre, nel caso l’abbia fatto dategli del disgraziato e, se ce l’avete a portata di mano, una copia del sGilles Deleuze, Pourparleruo libro forte sul lobo frontale. Per poi buttarlo nell’immondizia (vedi sopra)
"Siamo pervasi di parole inutili, di una quantità folle di parole e di immagini. La stupidità non è mai muta né cieca. Il problema non è più quello di fare in modo che la gente si esprima, ma di procurare loro degli interstizi di solitudine e di silenzio a partire dai quali avranno finalmente qualcosa da dire. Le forze della repressione non impediscono alla gente di esprimersi, al contrario la costringono ad esprimersi. Dolcezza di non aver nulla da dire, diritto di non aver nulla da dire: è questa la condizione perché si formi qualcosa di raro o di rarefatto che meriti, per poco che sia, d’esser detto. "
-Gilles Deleuze, Pourparler