DISCORSO SEMPLICE SUL TERRORISMO

DISCORSO SEMPLICE SUL TERRORISMO
Lettura boomer
L’attacco a sorpresa di Hamas del 7 ottobre ha riportato nell’immaginario del dibattito una figura che tra pandemia e guerra in Ucraina avevamo gettato nel dimenticatoio: il terrorista.

Ovviamente, dopo aver appreso la notizia delle azioni di Hamas, la classica isteria islamofoba legata al terrorismo si è impadronita dei mass media, dove operano i sacerdoti dell’atlantismo:

«Sono tornati! Ricordate il Bataclan?». 

Ma che cos’è un terrorista? O forse dovremmo chiederci: che cos’è il terrorismo e chi è un terrorista?

Alla voce ‘terrorismo’, la Treccani dà questa definizione:

«L’uso di violenza illegittima, finalizzata a incutere terrore nei membri di una collettività organizzata e a destabilizzarne o restaurarne l’ordine, mediante azioni quali attentati, rapimenti, dirottamenti di aerei e simile».

Dopo la definizione ‘secca’ seguono brevi excursus sulla storia del terrorismo, sul terrorismo in ambito del diritto giuridico, internazionale ecc. Il dramma è che ogni definizione è per definizione problematica, figuriamoci le definizioni che hanno a che fare con l’ambito geopolitico o con la politica internazionale.

Prendiamo ad esempio l’uso della formula «violenza illegittima» in questa definizione. Secondo quale parametro si può sostenere che la violenza sia giusta, sacrosanta, necessaria, e quindi legittima, e quando il contrario? Ma se non si comprende nemmeno come funziona il diritto internazionale, che sembrerebbe una roba dai confini certi, come si può infilare il discorso di violenza illegittima in una definizione? Ma vabbè, facciamo uno sforzo e proviamoci. 

Nell’immaginario occidentale, in base al contesto storico-politico, il terrorismo ha caratteristiche fisiche, somatiche, culturali -e persino di outfit– ben precise.

Negli anni Sessanta e Settanta il termine terrorismo evocava capelli lunghi, baffi, pantaloni a zampa di elefante, le facoltà di sociologia, simboli con stelle rosse e mitra sotto il parka.

Si ricordi che le Brigate Rosse, sia a direzione Curcio-Franceschini che a direzione Moretti, hanno sempre rifiutato di essere etichettati un’associazione terroristica, rivendicando il fatto che la loro non era una lotta terroristica ma una «lotta politica».

Lo stesso vale per gli altri gruppi della sinistra e della destra extraparlamentare. Ai loro occhi, l’unica violenza illegittima reale era quello dello stato borghese e delle manganellate della polizia che lo difendevano. Forse è il caso di utilizzare questo termine sempre scisso (il-legittima)

All’alba del XXI secolo, le caratteristiche somatiche del terrorismo combaciavano con loschi figuri di muniti di barbe lunghe e fasce in testa, che vivevano sotto terra per riemergere con lo scopo di farsi esplodere in un attacco kamikaze:

Era l’inizio della ‘Guerra al terrore’.

Tornando alla definizione della Treccani, terrorista però sarebbe anche la politica estera degli Stati Uniti: si vuol forse sostenere che quella definizione non combaci con quanto fatto dall’impero yankee in Vietnam, Afghanistan, Iraq, e, prima ancora, su Hiroshima e Nagasaki? Bombardare la popolazione civile vietnamita per dieci anni con il napalm non è forse una violenza il-legittima «finalizzata a incutere terrore nei membri di una collettività organizzata e a destabilizzarne o restaurarne l’ordine»?

Eppure, persino il più accanito antiamericanista avrebbe difficoltà a definire la politica estera statunitense «terrorista», prediligendo l’aggettivo criminale (ci si dovrebbe ora porre una seconda domanda: qual è la differenza tra un terrorista e un criminale? Perché definiamo le azioni della mafia all’interno del concetto di criminalità organizzata e non di terrorismo organizzato? La mafia rientrerebbe perfettamente nella categoria del terrorismo, ma noi preferiamo il termine ‘criminalità’)

A questo punto, non si comprende come non possa essere terrorista l’«unica democrazia del medioriente», Israele, e i motivi non sto qui a elencarli. La definizione della Treccani (ma anche quella di Wikipedia) ci sta troppo stretta e non ci soddisfa.

Nell’inaugurazione della ‘Guerra al Terrore’ dopo l’11 settembre 2001 si è tracciato un solco tra noi, i democratici-moderati-libertari occidentali, e loro, i terroristi barbuti e bendati che vivono sottoterra o strafatti tra i papaveri. Scriveva diciassette anni fa un tizio che a me piace molto:

«Solo la logica dei sogni può collegare GUERRA a TERRORE in questo modo, visto che i terroristi sono, secondo la definizione classica, persone che non hanno la ‘legittima autorità’ per dichiarare guerra…la differenza tra Loro, il Male, e Noi, il Bene, sta ovviamente nelle intenzioni: i terroristi prendono di mira volutamente i civili, perché sarebbero malvagi in modo innato….anche se noi uccidiamo molti più civili di loro, noi non intendiamo farlo, perciò rimaniamo buoni». 

Che cosa ci stiamo giocando in questo discorso? Semplice:

Azzardare una diversa definizione di terrorismo e di terrorista, perché quella della Treccani non ci piace.

Mentre compiremo questo sforzo, ci divertiremo anche a immaginare un Movimento Terrorista Italiano (MTI) secondo la nuova definizione che ne daremo (toglietemi anche questo diritto, cari benpensanti del belpaese, e vi farò saltare in @ri@)

Terrorismo Blast Movimento Terrorista Italiano

Innanzitutto: ciò che rientra nella categoria del terrorismo è soggetto a continue riconfigurazioni politiche, perché lo stesso concetto di violenza è politicamente e continuamente riconfigurato.

È proprio su questo campo, quello squisitamente politico, che ci giocheremo tutto.

I liberal-democratici occidentali hanno una visione talmente idealizzata del loro sistema politico che sono riusciti a far vivere i cittadini in un’illusione collettiva: l’illusione che, almeno noi nel mondo, siamo liberi di scegliere, quindi godremo di una libertà politica e di una vera partecipazione al progresso-regresso umano. In questa visione estremamente idealizzata della democrazia, politica e società sarebbero un tutt’uno.

In realtà, politica e società sono letteralmente scisse, come spiega l’antropologo Stefano Boni nella sua opera Culture e poteri, in cui elenca le sue «sette tesi su politica e retorica».

Nella prima tesi (la politica-retorica nella sedicente democrazia contemporanea si caratterizza come ambito supremo della legalità e quindi esclude la violenza) lo dice chiaramente: il nostro agire politico è semplicemente relegato al voto, al resto ci pensano le istituzioni e i partiti che abbiamo votato.

La libertà delle nostre azioni politiche è rilegata ai quei pochi secondi in cabina elettorale. Per il resto non ci è concesso più nulla, al massimo una pacifica manifestazione di piazza, condita di selfie, post social e poi tutti a casa.

Al massimo, ci è concesso discuterne, ma nessuno può realmente cambiare qualcosa con l’agire politico così inteso.

La politica si fa nelle aule istituzionali del parlamento: la politica è dove c’è un politico e basta, non dove c’è la società.

Al massimo ci è concesso cambiare voto alle prossime elezioni, scegliendo, per l’ennesima volta, il meno peggio (scegliere ogni 5 anni il meno peggio forse è la cosa più lontana dall’idea di libertà dell’agire politico che vantiamo di avere)

L’ambito politico è l’ambito della legalità, quindi escluderebbe la violenza. La violenza legittima, dunque, è solo quella riconosciuta a livello istituzionale, nazionale o internazionale che sia, mentre terrorista (quindi il-legittima) è quella violenza politica e culturale, nazionale o internazionale, che non rientra nella sfera concessa dalle istituzioni.

Questa è la reale definizione di cosa noi spacciamo per terrorismo, non quell’astrattezza che compare sulla Treccani o su Wikipedia.

Gli attivisti di Ultima Generazione, proprio per il loro agire al di fuori degli angusti spazi istituzionali (la cabina di voto e la piazza discorsiva), sono stati giustamente definiti dei «terroristi», per questo saranno i primi a confluire all’interno del nostro Movimento.

Anche perché sono dei veri kamikaze:

Non ho mai visto degli attivisti cercare di allargare il loro movimento facendosi odiare dalla popolazione, è oggettivamente una tecnica suicida, capace di far rabbrividire il mondo del cosiddetto terrorismo internazionale.

Bloccare il traffico in una frazione dell’autostrada significa inimicarsi senza compromessi quelle stesse persone alle quali ci si vorrebbe rivolgere (oltre a palesare un narcisismo di fondo), per non parlare della vernice fake usata per imbrattare i monumenti artistici (dovrebbero imparare dai futuristi, loro sì che era dei radicali, non radical-chic)

Pensano di cambiare le cose alla pari di quei tizi che ti bloccavano per strada per farti comprare a rate un’enciclopedia? Terroristi sono dunque le sigle della destra e della sinistra extraparlamentare degli anni di piombo: i loro discepoli entreranno nel nostro MTI.

Il parlamento dell’Unione Europea ha definito la Russia «stato sponsor del terrorismo» (494 voti favorevoli, 58 contrari e 44 astenuti), quindi nel MTI ci saranno anche tutti i filo-russi italiani.

A questo punto, tutto l’universo delle sigle che hanno preso una posizione filo-palestinese –senza condannare esplicitamente Hamas dopo il 7 ottobre– entrano di diritto nel movimento (Forza Nuova, Fronte Maranza per la Palestina, Cambiare Rotta ecc.)

Coldiretti terrorismo
Manifestazione pro-Hezbollah!

Se qualcuno in futuro ha idee di boicottaggio e di aggressione (pare ci siano) per un attacco violento legittimo alle kermesse culturali come il Premio Strega, è il benvenuto nel movimento. Se qualcuno volesse portare l’accelerazione tecnologica a estreme condizioni fino al collasso, dovrà necessariamente operare in uno spazio d’azione al di fuori di quello istituzionalmente concesso, e sarà dunque un terrorista, sarà dunque nell’MTI.

Terroristi sono gli hacker, del passato, del presente e del futuro. Terrorista è Julian Assange e i suoi seguaci, che buttiamo nel calderone dell’MTI. Come scriveva qualcuno, la guerra civile si combatte fuori dai campi istituzionali, e chi pensa che abbiamo bisogno di una guerra civile in Occidente come in Italia, entrerà nell’MTI. La stessa guerriglia culturale è terrorista in questo senso. I guerriglieri culturali saranno terroristi dell’MTI. 

Assange Terrorismo

Se terrorismo significa appropriarsi di spazi di azione non concessi istituzionalmente, rifiutando quelli concessi da Stato e politica, dovremmo iniziare a essere tutti un po’ più terroristi. Blast è terrorista, nella vera definizione che se ne può dare nel caos postmoderno, perché i virus se ne fregano degli spazi concessi dai benpensanti del belpaese.

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