DARE UN SENSO: è questa la più grande sfida dell’uomo nell’era del nichilismo.
Dio è morto, il Muro di Berlino è caduto, più non risplende il Sole delle Alpi. L’uomo contemporaneo è disorientato e rammollito. Non c’è più Poesia senza il calore confortante d’un Patto di Varsavia che accenda i cuori “dalle Alpi all’Oceano indiano”, senza una piccola dichiarazione d’indipendenza, senza un appello ai coloni della padanosfera tutta.
Non solo: non c’è più parafrasi. A scuola non c’è più questa “traduzione verticale”, dall’antico al moderno, dall’aulico al corrente, da Dante Alighieri a Luigi Di Maio.
Non si legge più l’Iliade nella T R A D U Z I O N E per antonomasia che Vincenzo Monti ne diede nel lontano 1810 traduzione dei traduttori dei greci come disse il Foscolo – ma in mille altre prosaiche versioni. Lo scrive bene Paola Mastrocola ne Il danno scolastico. La scuola progressista come macchina della diseguaglianza La nave di Teseo, Milano 2022, pp. 102-111)
La scuola del Futuro guarda al passato. È accelereazionaria.
E quale materia può farsi interprete di questa esigenza di rimettere ordine nel caos meglio della filologia, la disciplina che, attraverso l’analisi linguistica e la critica testuale, mira alla ricostruzione e alla corretta interpretazione dei testi?
Non si tratta di ribadire per l’ennesima volta l’importanza della cultura classica: un automobile in corsa – contra D’Annunzio, il maschile è d’obbligo: non v’è nulla di più virile dell’automobile è più bello della Vittoria di Samotracia. Il greco non è una lingua geniale, checché ne dicano pedanti professoresse che ancora non hanno superato il trauma di chiamarsi col nome maschile per antonomasia, Andrea. E neppure lo è il latino. Né vi sono solo il latino e il greco. Né le lingue morte sono decedute veramente.
Morto è il chiaro di Luna, non certo le lingue che prime lo cantarono.
Esiste una letteratura classica contemporanea. Neolatina, neopaleogreca, neosassone, neosumerica. Esiste, e si riassume in una figura che ha fatto della poetica del metallo pesante la propria ragione di vita: Domenico Bini. La filologia biniana è filosofica come quella del Nietzsche de La nascita della tragedia. È ermeneutica. Il senso, non essendo ontologicamente dato, dev’essere umanamente (re)inventato. È criptico il Bini. È esoterico.
Non c’è critica che tenga a questo approccio. Non Ettore Romagnoli, non il paradosso di Bédier.
L’archetipo è lì, davanti ai vostri occhi, ma voi non lo sapete leggere.
E noi vi forniamo le chiavi di lettura per accedere al Grande Mistero dell’Universo.
Ne Il pendolo di Foucault, Umberto Eco attribuisce a due personaggi esuberanti, Belbo e Diotallevi, una riforma del sapere finalizzata alla creazione di una Facoltà di Irrilevanza Comparata in cui si studino materie inutili o impossibili. L’obiettivo è riprodurre studiosi in grado di aumentare all’infinito il numero delle materie irrilevanti. In particolare, nel dipartimento degli Adynata o Impossibilia Eco colloca materie come Morfematica del Morse, Storia dell’Agricoltura Antartica, Storia della Pittura nell’Isola di Pasqua, Istituzioni di Docimologia Montessoriana, Filatelia Assiro-Babilonese, Tecnologia della Ruota negli Imperi Precolombiani, Iconologia Braille, Fonetica del Film Muto e… Letteratura Sumera (sic!) Contemporanea. Quandoque bonus dormitat Ecus.
Pur non disdegnando l’accademismo onanistico, dobbiamo purtroppo smentire il professorone. La letteratura sumerica contemporanea esiste eccome, e ha la sua massima incarnazione nel Poeta di Trani.
Di seguito un esempio:
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Con relativa traduzione:
Coprirà, coprirà, coprirà, coprirà, coprirà, coprirà, coprirà, coprirà, coprirà, coprirà, coprirà, coprirà, coprirà, coprirà, coprirà, coprirà, coprirà, coprirà, coprirà, coprirà, coprirà, coprirà, coprirà, coprirà, coprirà, coprirà, coprirà, coprirà, coprirà, ho coperto
Coprirà, coprirà la casa
Coprirà, coprirà la casa
Coprirà, coprirà la casa
Coprirà, coprirà la casa
Coprirà, coprirà la casa
Coprirà, coprirà la casa
Coprirà, coprirà la casa
Coprirà, coprirà la casa
Coprirà, coprirà la casa
Coprirà, coprirà, coprirà, coprirà, coprirà, coprirà, coprirà, coprirà, coprirà, coprirà, coprirà, coprirà, coprirà, coprirà, coprirà, coprirà, coprirà, coprirà, coprirà, coprirà, coprirà, coprirà, coprirà, coprirà, coprirà, coprirà, coprirà, coprirà, coprirà, coprirà, coprirà, coprirà, coprirà, coprirà, coprirà, coprirà, coprirà, coprirà, coprirà, coprirà, coprirà, coprirà, coprirà, coprirà, coprirà, coprirà, coprirà, coprirà, coprirà, coprirà, coprirà
Coprirà, coprirà la casa
Coprirà, coprirà la casa
Coprirà, coprirà la casa
Coprirà, coprirà la casa
Coprirà, coprirà la casa
Coprirà, coprirà la casa
Coprirà, coprirà la casa
Coprirà, coprirà la casa
Coprirà, coprirà la casa
Coprirà, coprirà la casa
Coprirà, coprirà la casa
Coprirà, coprirà la casa
Coprirà, coprirà, coprirà, coprirà, coprirà, coprirà, coprirà, coprirà, coprirà, coprirà, coprirà, coprirà, coprirà, coprirà, coprirà, coprirà, coprirà, coprirà, coprirà, coprirà, coprirà, coprirà, coprirà, coprirà, coprirà, coprirà, coprirà, coprirà, coprirà, coprirà, coprirà, coprirà, coprirà, ho coperto
Coprirà, coprirà la casa
Coprirà, coprirà la casa
Coprirà, coprirà la casa
Coprirà, coprirà la casa
Coprirà, coprirà la casa
Coprirà, coprirà la casa
Coprirà, coprirà la casa
Coprirà, coprirà la casa
Coprirà, coprirà la casa
Coprirà, coprirà la casa
Coprirà, coprirà la casa
Coprirà, coprirà la casa
Coprirà, coprirà la casa
Coprirà, coprirà, coprirà, coprirà, coprirà, coprirà, coprirà, coprirà, coprirà, coprirà, ho coperto la casa.
Una breve analisi: šu2-šu2 è la forma marû (dall’accadico ‘lento’) del verbo šuš, anche scritto šuš2, che significa ‘coprire’. La forma marû è imperfettiva e normalmente si traduce al futuro, ma anche al presente. La stessa forma si potrebbe trovare scritta anche come šu4-šu4, ovvero con due Winkelhaken, due cunei aperti. Evidentemente, però, lo scriba ha pensato che, siccome si tratta di un testo solenne, il segno šu2, composto da un cuneo verticale e da un cuneo obliquo, fosse più appropriato. La linea obliqua ci spinge verso la materia, quella verticale verso lo spirito (Battiato parafrasato docet).
šu2-šu2 si trova più spesso scritto come ib2-šu2-šu2, dove i– è il prefisso verbale che si rende necessario quando la forma inizia per consonante –b– è il prefisso di terza persona singolare delle cose e indica il paziente; šu2-šu2 la base marû; -Ø (altre volte anche –e, che si assimila alla vocale precedente) è il suffisso di terza persona singolare delle persone e delle cose e indica il paziente. Pertanto, la forma si potrebbe tradurre ‘esso coprirà’ o ‘egli/ella coprirà’.
Ora, il sumerico è una lingua ergativa. Ciò significa che esprime il soggetto di una frase intransitiva e l’oggetto di una frase transitiva allo stesso caso (l’assolutivo), mentre il soggetto di una frase transitiva in un altro caso (l’ergativo, appunto). E2 è appunto un assolutivo (caratterizzato da desinenza -Ø) che esprime il complemento oggetto di šu2-šu2, e significa ‘casa’. šu2, invece, è una forma ḫamtu (dall’accadico ‘veloce’), cioè perfettiva, e si traduce normalmente al passato. Essa non presenta il prefisso verbale i– perché non inizia per consonante, bensì per vocale, dopo la caduta dell’occlusiva glottidale: šu2 deriva da *’šu2, dove ʼ– (da leggersi come il suono aleph) è il prefisso d’agente della prima persona singolare. Pertanto, la forma si traduce ‘io ho coperto’.
E ora un tentativo di interpretazione: come sarà fatta questa casa? Si tratta sicuramente di una vecchia abitazione tradizionale mesopotamica, quindi rivolta verso l’interno. Perché è necessario coprirla?
Coprire la casa è un atto rivoluzionario, che segna il trionfo della tecnica.
Se per il Kubrick di 2001: Odissea nello spazio questo salto era rappresentato dal lancio di un osso animale, arma rudimentale, verso il cielo, per il Bini la civiltà è nata quando un uomo, in una terra caratterizzata da appena 200 mm di pioggia annui, decise di costruire un tetto per mettere al riparo sé stesso e la sua famiglia. Il Maestro Bini immortala l’uomo nell’atto della sua prima, geniale intuizione. La Mesopotamia, la terra tra i due fiumi, diventa quindi la patria dell’accelereazione.
Il passaggio dall’imperfettivo al perfettivo serve a rimarcare che il futuro è già passato: «noi viviamo già nell’Assoluto, poiché abbiamo già creata l’eterna velocità onnipresente
» scriveva Marinetti nel Manifesto del Futurismo. Si noti, inoltre, il passaggio dalla terza persona, che indicava un Egli paleolitico non ben definito, alla prima persona, all’individuo atomizzato.
Con questa prima lezione di filologia biniana s’è voluto lanciare una provocazione all’italiosfera tutta, affinché si liberi la poesia biniana dall’oscurità che ancora l’avvolge. Possa questo appello non essere vano..