Partiamo dall’inizio. Milano, la città frenetica, del caos, del lavoro, per un momento si placa. Per omaggiare e salutare il suo condottiero un’ultima volta. Mentre ci rechiamo in piazza Duomo il silenzio si fa sempre più assordate, dietro di noi altri ragazzi, ci inseriamo nel groviglio di gente. Ci posizioniamo davanti al maxischermo di destra, vicino a un gruppo di Forza Italia Giovani (sì, esistono veramente)
Siamo in anticipo, entrano le ultime autorità: LaRussia, Lame Loni, Mattarella, seguito dai padroni di casa Sala e Fontana. I 2000 posti del duomo sono tutti occupati dalle varie sfere che hanno visto il presidente protagonista:
governo, politici vari (c’è perfino un Bossi in carrozzina, che ci ha fatto piangere il cuore), televisione (Gerry Scotti e Barbara D’Urso), dirigenti calcistici. Si è arrivati facilmente a duemila.

Più naturalmente la famiglia, ai primi banchi Marta Fascina con un’espressione visibilmente addolorata.
Quanto si sforza questa! Sarebbe stato meglio non facesse finta, così è ridicola.
Sussurrano dalla piazza le malelingue.
La piazza, la vera protagonista del funerale. Ci sono tutte le generazioni di questa Italia, tutti gli strati sociali: anziani fanatici, signore di mezz’età e oltre rifatte, uomini di mezz’età (probabilmente dipendenti Mediaset) in giacca e cravatta impeccabili, Forza Italia, Forza Italia Giovani (molti più di quanti ci si poteva aspettare, di nuovo), la curva del Milan. All’interno della curva del Milan: Ultras di mezza età, palestrati e con pochi capelli, ragazzi universitari e marzana liceali tutti zarri con la maglia del presidente. Insomma, in piazza c’era tutta Italia. E tutti erano in silenzio, in attesa.
Ogni volta che compariva il carro funebre sui maxischermi applausi, finalmente arriva. Entra nel duomo.
Tutti in piedi. In piazza ventimila cavalieri. Inizia la celebrazione. Dagli occhiali scuri della folla, outfit ispirato direttamente al Cavaliere, scendono le lacrime.
Signore e coppie più anziane un po’ si allontanano, forse si vergognano.
Non vi dirò Non piangete… perché non tutte le lacrime sono un male!
Gandalf, Il Ritorno del Re

Le letture ci ricordano che siamo di passaggio, che su questa terra stiamo camminando verso le porte del Paradiso. Dio non rifiuta chi, per ultimo si rivolge a lui a chiedere misericordia.
“Questa, infatti, è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno”
Gv 6, 40
A quel punto l’omelia. Prima il sole batteva, batteva sulla piazza e sulle teste dei forzisti che si coprivano con ombrelli. Qua il Signore del mondo ha dato una tregua, una nuvola benigna ha mostrato la clemenza. Ora tutta l’attenzione era rivolta a Mario Delpini
.
L’arcivescovo di Milano ha il difficile compito di pronunciare un’omelia per questo evento storico. Inizia intrepido, è Sant’Agostino. Interrotto più volte da applausi.
Ma l’ironia delpiniana colpisce nel segno: un’omelia che piace a tutti. Ai sostenitori che vedono la redenzione, ai detrattori che vedono il rimprovero dei peccati. Vi consigliamo caldamente di leggerla, merita.
“Ecco che cosa posso dire di Silvio Berlusconi. È un uomo e ora incontra Dio.”
Mario Delpini
Applausi, raccoglimento. La celebrazione prosegue, commozione e lacrime anche in Duomo. Marta Fascina e il resto della famiglia. Il sole torna, si continua a resistere. Qualche altro applauso. La comunione dei politici. Chissà quante profanazioni, purtroppo prendere la comunione ai funerali ormai è un atto politico e non più di fede.
La cerimonia finisce. Abbiamo pregato per l’anima di Silvio Berlusconi. Il feretro esce seguito da tutte le cariche istituzionali. L’arcivescovo saluta le alte cariche dello stato, a partire da Mattarella. L’Italia ha perso il suo cavaliere, tutti hanno bisogno di conforto, De Laurentis piange. La famiglia si fa fotografare, ma sono mesti.
Una volta uscito il feretro parte, dal Milan, il coro:
“Un presidente, c’è solo un presidente, un presidente…
Silvio, Silvio, Silvio”

Purtroppo nessuno canta l’inno di Forza Italia. Ci abbiamo provato, si sente solo da una piccola cassa.
Le bandiere presenti: giganti quelle del Milan, piccole ma numerose quelle dei gruppi di Forza Italia.
Segnaliamo anche i seguenti striscioni:
…IL NOSTRO PRESIDENTE…
SILVIO PER SEMPRE
NON HO SCELTO LA POLITICA
MI È STATA IMPOSTA DALLA STORIAIL PIÙ ITALIANO DEGLI ITALIANI
THE MOST ITALIAN OF THE ITALIANS

E l’ormai famosissimo cartello TRAVAGLIO UOMO DI MERDA che si è visto in diretta TV.
La giornalista, prima dell’inizio, che si commuove al coro:
CHI NON SALTA COMUNISTA È
Il contestatore con scritto VERGOGNA DI STATO che viene subito neutralizzato.
Abbiamo anche la contestazione, evviva!
Berlusconi viaggia verso Monumentale, il suo ultimo viaggio. Con la mestizia, il raccoglimento, il silenzio e un inno verso l’Altissimo ci avviamo alle nostre dimore. Anche oggi un pezzo di storia si è compiuto.
Poco più di un’ora, il tempo giusto, il tempo di un uomo.
Un singolo che si è presentato al tribunale di Cristo, un singolo che ha fatto la storia del nostro paese.
Ricorderemo questo giorno, come quello di un cavaliere che, dopo le innumerevoli battaglie, ritorna a corte.

Addio Silvio, a Dio.