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Sono uno scrittore, nel senso che seguo tutti quei dettami da intellettuale tipo fumare Gauloises e effettivamente battere tasti sul computer. Sono razzista con le persone, semplici, vendute e/o puttanell*.
Sono infatti ultra-razzista verso quest’ultima categoria, chi si vende, in arte: i ghostwriter.
Ma cos’è un ghostwriter, e come si diventa tale?
Sapete, è una bella manfrina da dire da uno che proviene effettivamente da una scuola di scrittura, di cui non farò pubblicità, ma che non è la Holden (puh), ma nel tempo ho imparato e disimparato talmente tanti meccanismi di controllo mentale – insegnatemi da quei visi del copywriting e del ghostwriting, di cui sinceramente: posso sbattermene.
Un ghostwriter è uno/una che scrive per qualcun’altro/a, previo compenso.
Fine.
E da qui a dire che è la fine della letteratura – più dell’AI – è semplice.
Perché?! Ma tu non sei mica scrittore?! Non vorresti essere pagato?!
No, io voglio una rinascita culturale, fisica e metafisica, spirituale e materiale, del mio paese. Una guerra culturale, una guerriglia mentale.
Sapete, miei cari, che non penso tutti siano portati per scrivere – sì, sono elitario – e, come esistono persone che zappano, esistono persone che scrivono.
Io scrivo.
Peccato che persone come il Principino Harry debbano solo starsene zitti, non inondare una Feltrinelli decadente in centro Milano col suo libro di merda, non scritto da lui, ma fatto scrivere da un ghostwriter. Una puttana / Un puttano.
Perché non se l’è scritto da solo? Mica è il migliore quel torso con le braccia di un anglo-inglese?
Mica deve smascherare i segreti della Regina d’Inghilterra? Allora farlo da solo?
Già la Diana ci ha scassato, ogni giorno sulla Mediaset, ora anche la Feltrinelli (puh) deve avere la sua Lady che fa libri? Cos’è? Ora si metterà la gonnella e si farà sodomizzare dagli arabi? Mi sono stancato.
Grazie Dio che non mi hai fatto inglese.
E quindi la gente incapace, che una volta avrebbe zappato, ora scrive tramite il servizio di un ghostwriter. E lui sta bene e può pure insegnare agli altri a scrivere.
La più vile feccia della letteratura moderna.
E io qui a parlarne, sì, non per soldi, non perché vorrei essere loro (puh) ma perché vi è una bella analisi da fare.
Ora metto su la cravattina e la giacchetta, seguitemi! In questo viaggio nello scempio!
Le scuole di scrittura aka. Colpo grosso alle mie tasche rosse
Ho frequentato una scuola di scrittura di Milano – quella che ti capita subito se cerchi qualsiasi cosa riguardante la scrittura nella città meneghina, ovviamente spendono tutto in pubblicità, infatti.
All’inizio ero lì per imparare, dopo un anno: inerzia e risate.
Ogni cosa che proveranno a vendere, ovvero che voi avete talento, abilità e idee, è una troiata.
Su 15 persone del mio corso, solo io e altri 2 lavoriamo nella scrittura, anche solo freelance.
Ovviamente maschi, sksk, frfr, le donne a mio avviso: non solo non sanno scrivere – a parte poesia – ma direttamente nel mondo attuale: non hanno nulla da dire, come il 95% dei pelosi maschioni.
Eh ma fai l’elitario.
Sì.
Le mie lezioni si dividevano tra scrittura creativa, storytelling (puh), copywriting (puh) e editing, questo almeno dopo il primo anno in cui ci mandavano contro docenti impreparati per lezioni di tre ore, senza un seguito visto che erano giusto per riempire il tempo.
Ricordo i dolci giorni lieti, fatti di:
- Io che scrivo roba tipo questa riportata di seguito:
- Le donne si lamentano, perché ho scritto roba un po’ birbante.
- Uomini ridono e apprezzano.
Ha fatto più la scuola di scrittura alla mia misoginia – e misantropia – che Emil Cioran.
Siamo fatti così, fatti tanto così!
Sostanzialmente: imparai a non seguire consigli (tipo leggere la Ferrante, puh) ma anche a scrivere quello che volevo: perché una volta che sviluppavi una lingua: potevi dire que che volevi, show don’t tell andato a quel paese e flussi cosmici neurali di porcaputtana, cazzo, merda, figa, scroto.
Ovviamente non ci spiegarono mai cos’era la lingua.
Forse quella delle ragazze sul posteriore del docente, onde evitare l’ennesimo: eh ragazza mia l’impegno.
Ma io noto una piacevole nota di misoginia, ma qui non escludo una cosa.
Non hai nulla da dire, aka. La letteratura non fa per te.
Dico porno non intendo quei siti, dico proprio che la gente si sente abbindolata a dover per forza sentirsi artisti. Di recente esco con un mio amico schizofrenico, matto e disegnatore provetto.
E penso: ecco cazzo, lui è interessante.
Perché devo stare a leggere una donnaccia che parla di mestruo o un fallito che scrive fantasy quando posso sentire le sue storie matte?
E partorii questo articolo: ovvero nelle prossime dieci righe vi sparo una redpill dietro l’altra sulla scrittura, ritmo serrato.
Volete imparare a scrivere? Prego.
- La letteratura esaltò fino ad oggi l’estasi pensosa, tu esaltati di droghe/caffeina/teina/sigarette, posati sulla sedia, e scrivi, negrosso, ebreo, comunista. I romanzi non si scrivono pensando, e nemmeno i saggi.
- La tua vita è inutile. Non serve a nulla dire che hai un passato triste, scrivi bene e verrà da sé che parli di te stesso senza farlo apposta. È un bello sfogo.
- Sanguina. La letteratura è sanguinare, l’arte è sanguinare. Tutti possono tagliarsi le vene, ma solo i migliori non muoiono dissanguati. Sostituisci sangue con idee/voglia
- Fai l’italiano, fottuto weeb. Ti piace il Giappone? L’Americaland? Bene, peccato che sei italiano, vedi di aprire un libro dei nostri autori, di studiare il tuo comune/la tua provincia e parlarne. Perché non sarai mai giapponese – ne una vera donna.
- Copywriting è per puttanell*, con la scrittura non mangi. Non serve a nulla guadagnare se sarai un Fabio Volo. Ghostwriting è per mancanti di figura paterna.
- La rinascita dell’Italia parte dalla mente. Dai giù di critica, spaccati, non sentirti in difetto. Sei piccolo e speciale. Finché non fai il Baricco.
- Drogati. Non dirò nulla, perché probabilmente fumi i cannetti. Ma io dico proprio: prendi e datti a qualcosa che ti dia energia, anche uno sport, devi essere al meglio quando scrivi.
- Ispirazione, devi domarla. Leggi quel americano di Pressfield. Finché non scrivi, e pensi e basta: sarai solo l’ennesimo scrittore col dolcevita che si atteggia. Negrosso, scrivi. Se non hai ispirazione compri Carver e ti fai degli esercizi, tanto lo trovi. Stai zitto!
- Non solo romanzi, scrivi articoli, scrivi per ilBlast.it, fatti un portfolio mentale di robe che hai fatto, finito e soprattutto diffuso. Sii un terrorista, perché se non fossimo scrittori saremo tali (Marc-Eduard Nabe docet)
- Leggi. Non darti a strane robe, vai sempre su classici della letteratura, tanto le trame son quelle, se ti ispira qualcosa leggilo, abbandonalo se non ti ispira più. Stai poco connesso al computer, più alle persone. Divora manifesti.