Così, spesso, parlano di noi. Una generazione che ubbidisce alle agende, perché chi ha i soldi vuole il nostro bene, perché noi giovani siamo rappresentati da questo o quel cantante di turno… La verità è che a noi giovani non frega un cazzo, noi vogliamo la Verità, per questo la cerchiamo nel silenzio, l’inaspettato, la vera storia. Non c’è riscatto che viene da altri uomini, nessuno si salva da solo. Non è qui colui che cerchiamo.
Vox clamantis in deserto, vox clamantis in Sanremo.
Gianmaria Volpato, in arte Gianmaria, è quella voce. La nostra voce. Sono mesi che rimando questo articolo, mesi che non riesco a scriverlo. Già dopo la prima volta sul palco di X Factor ero al pc a pensare, ma sentivo che stavo galleggiando ancora sulla superficie, sulla sua pelle, che Gianmaria aveva (ed ha) ancora molto da dire. Quello che dobbiamo fare ora è un tuffo nel mondo e, fargli gli auguri per SanRemo, anche se non vincerà, forse proprio perché non vincerà, gIANMARIA avrà vinto il mondo.
G come Giovani
Sanremo Giovani. Talent Giovani. Gianmaria nasce da lì. O meglio, nasce dal disagio che vivono tutti i giovani, che dai tempi di Socrate sono corrotti, e da un secolo gridiamo questo disagio con tutte le forme espressive che ci sono permesse, con tutto ciò che ci capita sottomano (grazie Internet). Per questo ci pare giusto iniziare dalla storia, dai CCCP. Io sto bene. Gianmaria la porta a X Factor. Un gesto di ribellione, di ribellione vera, il sacro fuoco della tradizione.
“Caro il mio trapper dei palazzi sei già passato”
gIANMARIA, Io Sto Bene
Le mode vanno e vengono, della trap dei palazzi non è rimasto che il gesto, è rimasta solo la trap. Noi puntiamo all’assoluto e all’eterno, tutto passa. Il significato originale del capolavoro non muta. Chi muta è il cantante, ciò che muta è il tempo in cui la si canta. Un tempo che ha sempre bisogno di eterno per essere tale.
I come Istigazione al suicidio
Bisogna essere sul pezzo. Ascoltare i suoi pezzi. Fallirò. Falliremo tutti, ma l’eroismo è la prova, non il risultato. Istigazione al suicidio che arriva costantemente, come ricorda spesso qualcuno, ma che combattiamo, senza incolpare chi si lascia andare. Comprendiamo. E speriamo di essere ancora qui domani. Non solo l’album. Gianmaria lo racconta anche in live a Roma. Legge la ballata degli impiccati. Sono i morti a parlare ai vivi. Sono i vivi i veri morti. Il suicidio può essere una litania, guardate Mishima.
“I suicidi tutti in fila, pronti per farla finita
I Suicidi, gIANMARIA
Cosa ti ha portato a fare una scelta così poco rispettabile?”
N come [REDATTO]
Nostro. Nostro perché canta Battiato. Nostro perché canta la coscienza. N come Napoli, che alla fine è sempre il Sud che salva. N come natura. Quella che troviamo in “Ascolta”. Le 3 N di d’Annunzio. La N di nascituri. Bambini che giocano. N di nobiltà. Quella che manca agli spiriti di questo mondo. N di non so che dire, quello che spesso mi lasciano questi pezzi. No comment.
N come Nostro Signore.
Maria come la Madonna
Sì. Come noi. gIANMARIA è criptocristiano. Perché è vivo, perché prova a vivere nonostante la logica del mondo. O SPARIAMO O SPARIAMO, DRITTO AL PETTO. E sul petto di gIANMARIA c’è scritto: CHRISTIAN. Cristiano. Gianmaria lo è visceralmente. Alcuni dicono sia il tatuaggio col nome del padre, ma ascoltando la sua musica glielo senti dalle viscere. Perché la sofferenza terrena deve avere un senso e quel senso non è qui. Amore Spray, singolo che ho ascoltato e riascoltato, ammetto che forse è il pezzo che preferisco. Pezzo che entra a ragione nella dialettica, che vi consigliamo di recuperare, fra Chiesa e Trap.
In questo senso, con la Verità, prende forma quella che potremmo individuare come centrale nella produzione del Nostro: IL PENTIMENTO.
Dolore e sofferenza, raccontante non per rimorso, ma per cercare quel senso che non si vede. La crudezza della vita, delle relazioni, della morte. Perché il fine della vita si trova alla fine della vita. Alla morte ci si guarda indietro e si capisce verso dove si è andati. gIANMARIA si pente spesso, ascoltiamo “Non dovevo farlo” e “Mamm scusa”. Sbagliamo, ma quello che poi ci interessa sono le altre persone. La famiglia, gli amori. Bisogna guardarsi indietro, per esaminarsi, capire chi siamo e dove stiamo andando.
Della fine non conosciamo né il giorno né l’ora, del Fine conosciamo il nome e possiamo dirci con lui, e con Gianmaria, cristiani.
“Ed ho visto un comune felice coi padri distratti presi dai loro campi
gIANMARIA, I Bambini
Che han fatto come dice Dio, l’unico amico con cui parlano”
“Gesù, che su tutti hai potere sovrano,
fa’ che non ci abbia in possesso l’Inferno:
con lui non abbiamo niente a che vedere.
Uomini qui non c’è ombra di scherno;
ma Dio pregato che ci voglia assolvere!”
(Finale della Ballata degli impiccati)
Lettera a GIANMARIA
Tu hai detto che canti per salvare le persone, perché la musica ha salvato te. Con i Suicidi hai dato voce ai senza voce, con Jenny è pazza hai dato nuovamente voce ai senza voce. Questo filone dei “diseredati” per quanto ti appartenga, per quanto sia nobile, per quanto sia contemporaneo, deve rimanere a mio umilissimo avviso soltanto un passaggio, un capitolo brevissimo del tuo percorso musicale, deve durare il tempo necessario per riportare la fragilità umana al centro del villaggio, mettendo i tuoi protagonisti e le loro storie in primo piano, come hai fatto tu, senza mai sostituirti.
Purtroppo questo “filone dei diseredati” è stato in questi anni interpretato da artisti, la maggior parte di loro giovanissimi, che invece di raccontare qualcosa non hanno fatto altro che raccontare se stessi e i loro problemi, scambiando il palco con una seduta.
Il cortocircuito è che loro non sono mai stati dei veri diseredati ma dei perfetti soldatini dello spirito del tempo, hanno sbattuto i loro problemi nella sfera pubblica, che invece di curarsi e salvarsi nel silenzio, perché l’unica salvezza e cura possibile solo passano attraverso il silenzio, col tempo che diventa il nostro miglior alleato, perché alla fine è sempre galantuomo.
Abbiamo fin troppi pazienti e psicologi, abbiamo giovani che parlano liberamente e con fierezza, dei loro percorsi terapeutici, ma un giovane è giusto che abbia dei problemi esistenziali, è la natura umana, è la vita, ci siamo passati tutti, ci passeranno tutti, sono cose che sappiamo, e la musica non può e non deve essere terapeutica, bensì deve essere qualcosa in cui credere, che ci violenta, che ci rimette in discussione, che ci mette di fronte alla realtà che viviamo, e la rovescia completamente, ma soprattutto deve essere visionaria, anche a costo di essere impopolari.
Tu hai una sensibilità particolare, e sei consapevole, hai capito che la gioventù non è un fatto anagrafico ma una condizione dello spirito, per cui non può diventare un business, o meglio può diventarlo, ma durare qualche anno e poi sabotarsi. Quando mi hanno mandato la tua prima esibizione ho capito che parlavamo la stessa lingua e ho voluto scriverti. Probabilmente sono cose che già sai, ma la tensione, come l’adrenalina, è l’unico tormento che può tenerci in vita, che può sorprenderci, che può farci innamorare, che ci consente di morire ogni notte, rinascere ogni mattina.
S.B.