IL BESTIARIO DEI PIRLә

IL BESTIARIO DEI PIRLә
Lettura boomer
Con affetto, un vostro abbonato e ammiratore, ma anche fiero duellante, vostro, Don Gustajo, lettore del Bestiario

我是一个订阅者和崇拜者。 

但也是一个自豪的决斗者。

Yours, Don Gustajo.

Quella cascata di applausi era per il mio cuore come un balsamo. Venivano dalla mia radiolina, non credete che fossi io su quel palco. Non erano certo per me, erano per Giorgio Gaber.

Libertà obbligatoria… come non si poteva applaudire un genio simile. Applaudo anche io, da solo alle otto e mezza del mattino, dall’alto del mio quinto piano, in un condominio di vecchietti.

Se qualcuno mi vedesse mi crederebbe forse un folle, ma in fondo in giro c’è chi sta messo peggio. 

Qualche tempo fa al Parco una musica sottile e carica di tensione inquietante attirò la mia attenzione. Intesi che questa proveniva da un gruppo di folli in tuta che lanciavano in aria

sacchetti

della monnezza

vuoti,

per poi riafferrarli con rabbia a ritmo di una litania ipnotica. Non erano soli. Quel complesso di follia non era spontaneo, ma una tenerezza pilotata dall’Istruttrice pesantuccia leggermente sovrappeso, dai capelli corti e di un verde stinto, o quasi. 

Bravi così, lanciate ed afferrate! Sfogatevi! Fate confluire nell’aria la vostra rabbia!

diceva la furbacchiona un poco annoiata, senza troppa emozione. E questi pachidermi, tutti sudati corrugavano il volto in espressioni di serietà, di disperazione e di abbandono. 

Ah… i volti di questi uomini e donne disperati, derubati dall’ennesima truffa morale, ideologica, stilistica, orientale, ascetica! 

Avrei tanto voluto giungere a passo deciso in mezzo a loro e con sguardo da leader,

con voce profonda e da leone gridare qualche cosa per farli miei e guidarli verso un 

Bestiario

colpo di stato.

Ma anche io sono un coniglio

Anche io mi faccio truffare, però dalle cartomanti e dai tossici alla stazione, non da questi “esperti dell’anima”! E CHE DIAMINE! 

E mentre ripenso a quanto sta male il mondo e a quanto mi sento puro, penso a come fare per rifarmi una verginità spirituale. Sto qui, seduto sulla mia poltrona.

Ho appena finito di ascoltare il concerto di Gaber e con sguardo sospeso nel vuoto, penso. Dove? 

India, 

Algeria, 

MaRocco? 

Come spezie e profumi d’incensi esotici questi nomi mi trasportano a memorie mai vissute, di notti tangerine in seta bianca e costellate di cocktails che s’affacciano da terrazze affollate su di un mare nero che riflette la luna. Eh sì, che bello sarebbe… e invece qui. Casa di proprietà, certo, per carità, c’è chi sta sotto i ponti… però fosse stata un po’ più in centro… che squallidezza affacciare su un corso così trafficato… però mi accontento eh, c’è chi non sa come procurarsi da mangiare e io mantenuto! Eh sì, che razza di viziato che sono. Beh l’India può attendere, nel frattempo mi sono ordinato una rivista… cartacea. 

Hai presente quelle vecchie riviste di Letteratura che all’inizio del novecento andavano forte nei salotti intellettuali? Più o meno una roba del genere. Oggi tutto è diverso da allora. È chiaro che oggi qualcosa, per funzionare s’intende, dev’essere

你知道那些在20世纪初的知识分子沙龙中风靡一时的旧文学杂志吗?或多或少有这样的情况。今天,一切都与那时不同。很明显,今天的东西,为了工作,你的意思是,必须是 

D I V E R S ә

e io che ho sempre cercato di stare lontano dalle etichette, oggi ne ho trovata una.

È quella rivista.

La voglio. È la rivista che sta facendo tremare a piccole mosse, una al trimestre, l’egemonia culturale del progressismo, quello tutto D E M, lesbiche omosessuali, transessuali, prostitute sacralizzate, diritto alla pornografia e diritto al suicidio assistito.

Tutte quelle fandonie e quelle maschere finalmente tremano davanti ad un avversario cresciuto nella scuola della nuova clandestinità contemporanea, quella del borghese in borghese:

Come canta quel pirla di Fulminacci (non che io lo ascolti eh) 

Allora la voglio quella rivista, più che altro l’attendo. L’ho ordinata ieri. Chissà quanto ci metterà ad arrivare… Come dicevo prima, ormai un sacco di v.i.p.s. dalla spunta blu la leggono. Tramite i social lo fanno sapere facendosi fotografare intenti a leggerla, dalle pagine larghe come quelle di giornale, ma piene di colori e immagini di gran gusto. La foto tipo è quella di lәi sedutә in un posto magari soleggiato o sul cesso, con la rivista Aperta davanti al volto. Sai, come quelle spie si nascondono dietro ad un giornale? Stessa cosa, però più stiloso, perché chi lo legge non si vuole proprio nascondere, in fin dei conti. Vuole venire allo scoperto, ma senza metterci la faccia, in una fotografia che lo ritragga un intellettuale autentico, o autentica.

Driiin!!!

Eccola, è lei, lo sento.

Chi è?

C’è un pacco per lei siniore!

Quinto piano!












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