Questa riflessione mi è nata osservando la pubblicità in Stazione Centrale a Milano, luogo di cui abbiamo parlato approfonditamente. Luogo nei fatti: distopicamente mediocre.
Osservando la pubblicità su schermi – imbiancati – ormai ovunque in quel capolavoro dell’architettura demodé fascista: presi a capire che forse qualsiasi cosa sgorga dalle bocche degli influencers e vari servi - così li chiamo per non inveire - dello stato prima o poi - o meglio già mentre scrivo - sarà/ è già legge.
Sostanzialmente da quando ho memoria esistono questi fenomeni da circo che ci ostiniamo a chiamare influencers
– per ragioni di colonialismo angloamericano siamo lì a chiamarli col nome inglese.
Da quando Youtube Italia dei tempi d’oro si è venduta prima a Mediaset, poi a chiunque avesse più della monetizzazione assente nei loro video, siamo circondati da aspiranti e futuri influencers.
Il cannibalismo è sotto gli occhi di tutti:
se vuoi emergere devi piegarti alla moda, a uno stretto dettame tempistico fatto di scadenze, trend che durano un giorno e capogiri da narcisista. Perché ormai internet è pieno, perché ormai non c’è molto di più da dire che non trovi con un tutorial su Youtube. Ma dimmi di più, la fatica non è mai abbastanza, sei solo semplice carne stanca: prima o poi finirai mangiato da qualcun altro. In un insano gioco di potere, contropotere e zero controcultura.
Perché non vi è mai stato nulla di controculturale in quello che hanno fatto la stragrande maggioranza degli influencers dal 2010 a oggi.
Pressoché solo piegarsi a infami meccanismi di consumo e mercato.
Prendiamo l’esempio Marco Merrino. Prima contro tutti, pregno di ignorante sapienza del Sud se la scagliava contro anime, sessualità, product placement, poteri e potenti.
Ora dopo un soggiorno a Milano: l’esatto opposto. Completamente cannibalizzato dalla concorrenza e dal rapporto con la succitata cittadina – che non manca certo di stimoli per farti diventare scemo
– si è ridotto a parlare a vanvera su Twitch pur di far su soldi.
Soldi che tramite Twitch hanno ridotto Youtube a un colabrodo contenutistico e a una continua mafietta interna tra di loro.
Ma questo conferma solo la mia precedente frase sul cannibalismo, come sono bravo.
Poi ovvio, il cannibale direbbe, con le mani piene di intestino tenue: eh, ma i contenuti son difficili da fare, c’è pur sempre tutta la Youtube Italia filosofica alla Rick Dufer, Mortebianca e Giopizzi a parlare di contenuti seri.
Contenuti che sono sempre un tira e molla tra quello che va di moda, aka. due/tre filosofi antidiluviani che non sono più attuabili. O direttamente endorsement, marchette e marchettate ai principali partiti che promulgano queste idee. Primo tra tutti +Europa, con minoranze Verdi e Fratelli d’Italia / Lega.
Lo schifo si taglia col coltello. Ma con lo stesso si affettano tra di loro.
Ricapitolando abbiamo un apparato influencers youtubico che di solito dice tre cose:
- Sponsor a un prodotto nell’introduzione al video. Di solito roba sulle cryptovalute o VPN, che secondo me sono truffaldine come minimo.
- Opinione di comodo – poco scomoda – e quindi facilmente ricondivisibile dalla propria camera dell’eco.
- Successiva polemica montata ad arte da presunti haters o direttamente da influencer stessi, di solito – un po’ come nel wrestling – recitanti parti del cattivo.
Parlando di altri social mi è capitato di recente di staccarmi da tutto l’apporto digitale, riducendomi a usare i convenevoli Whatsapp ed email per restare in contatto con pochi cari.
Vedere gli influencers di Instagram penso sia comunque una condanna peggiore che subire le torture di Guantanamo:
Presunti sconosciuti che conoscevo alle medie/superiori ridotti a seguire trend per sfondare e diventare influencers di Instagram, TikTok o altri social. Alla maggiore la loro carne finirà su qualche bel tavolo.
Imbandito dalla loro minuta, quanto agguerrita, concorrenza microscopica.
Instagram e TikTok sono quello da cui questi diaconi della carne umana partono per iniziare a muovere i primi passi verso la meta più ambita: televisione, Youtube e Twitch.
All’inizio si fanno un piccolo seguito, lo fidelizzano, sborsano in inserzioni e corsi, finiscono a cannibalizzare il prossimo pur di far guardare i suoi contenuti mostruosi.
Via via che aumenta il flusso di views e reazioni, più i loro canini si fanno rossi.
Finché – con clamore – non entreranno nel sistema cannibale.
Sono razzista con gli influencers, sono razzista con gli youtuber, sono razzista con i cannibali.
Ed è pure una delle mie password con cui blocco i social dall’infastidirmi.
Concludendo in bellezza: penso che la totalità degli influencers siano nient’altro che prodotti del nostro Zeitgeist. Odia il peccato, non il peccatore. Proprio nel senso che: il mio odio è rivolto a loro, che si sono abbassati a fare camera di risonanza mediatica per stato e padroni vari. Ma ovviamente riservo la Beretta solo per cosa li ha portati a fare ciò:
Guadagno, visibilità da macachi allo zoo e quella quintessenza del nostro secolo: il narcisismo.
Narcisismo che tirerò fuori rievocando un mio vecchissimo articolo, qua sotto disponibile cliccando il bottone sulla grafica.
Se solo vi fosse una guerra seria, un collasso catastrofico, una presa di mano che ti faccia dire: ma devo per forza fare contenuti da servi o dovrei fare contenuti che riflettano la nostra società – rint’na viviam.
Serve qualche problema serio, qualche schiaffo in faccia che ti faccia star male, e ti obblighi a pensare all’analogico, più che al digitale. Per cui spero solo un bellissimo e grezzo data rot – ovvero la distruzione e corruzione di dati e file.
Non sogno un imminente sfacelo, sogno solo questa splendida proposta:
Che smettano con questo cannibalismo da quattro soldi, che porta all’estinzione, e seguano l’esempio di Hannibal. Che si inizi realmente a cibarsi di carne umana, le views non mancheranno e i nostri stomaci saranno finalmente pieni.
Buon appetito!