L’unica democrazia del Medio Oriente, Israele, è in pericolo. Dobbiamo salvarli. Questo in breve quello che ieri ha unito l’Italia, con messaggi di rabbia, cordoglio e tutte queste solite menate qua, da parte di giornali e politici di ogni lato. Sono sempre belli questi momenti per il nostro paese.
Siamo fratellini d’Italia che litigano per un giocattolo, ma quando mamma NATO ci richiama all’ordine siamo tutti d’accordo
A partire dalla dolce e sempre romantica Repubblica (“Israele colpito al cuore”
) al più insolente Libero (“Fermiamo le bestie di Hamas”)
passando per La Verità, che anche in un simile momento di unità nazionale prova a riproporre la vetusta e ormai poco credibile dinamica dei blocchi contrapposti (“Gli amici della sinistra distruggono Israele”)
.
Raramente si nota un tale scollamento tra opinione pubblica ed indiscutibile posizione ufficiale del nostro paese come quando si parla del conflitto israelo-palestinese. Salvo qualche terzopolista impenitente e qualche figlioccio della Fallaci, nessuno nel paese reale ama Israele; eppure possiamo stare certi che nessun personaggio di rilievo istituzionale sarà mai in grado di quantomeno sollevare dei dubbi sulle politiche interne israeliane.
“Quei cattivoni dei terroristi islamici hanno lanciato le bombe oh, sono sempre loro”.
La Terra promessa non è mai stata davvero in pace dal 1948, ma vogliono farci credere che la guerra sia iniziata ieri. Nessuno ci casca più. I missili non si sono mai fermati, l’unica novità di ieri sono i carri armati, che effettivamente non si vedevano da un po’.
La gente non ci casca più perché le contraddizioni sono troppo grandi. Perché non si può nascondere un’occupazione militare di settant’anni; perché i libcucchi ci indicano sempre come osservatorio affidabile Amnesty International, e quindi nessuno è disposto a seguirla tutti i giorni e poi ad ignorarla solo se si nomina Gaza.
E poi perché dai, com’è possibile che le banche che contano siano tutte loro?
La gente non ci casca più e sta coi palestinesi, e se ce l’avessero in mano beh, un sassetto come ai tempi delle Intifade magari lo lancerebbero anche i meno bellicosi e meno politicizzati. Ma non ci facciamo illusioni. Oggi brindiamo, domani arrivano i famosi “pacchetti di aiuti” e il popolo eletto rimonta, anzi, se ci scappa si prende anche un altro pezzetto di Cisgiordania.