Comunque sia ho visto la vacca.
Esistono due modi per far che una pellicola sia eterna.
- Il primo è che la storia sia ambientata in un’epoca antecedente la nostra, ma del ‘900, si badi bene.
- Il secondo è girarlo in bianco e nero da quando i film si possono girare a colori.
Nessuno dei due modi è riconducibile all’altro.
La vacca l’ho vista però, giuro!
Andando in ordine per quanti di voi alzerebbero la mano gli venisse chiesto se sono stati a Parigi, non so se altrettanti direbbero di aver visto le banlieue. Io sono lì adesso. Ci vuole un attimo arrivarci, ma il mondo è triste, è bianco e nero, ignorante e senza innocenza. Per arrivarci basta vedere L’Odio, non moralmente, o almeno non solo, inteso il film.
L’Odio è un film del ’95 e tre sono i suoi protagonisti in funzione di un quarto per cui tutto nasce e tutto muore, nel senso letterale e anche morale. Le sorti di un giovane sono appese a un reparto ospedaliero presso cui il ricovero diventa, ogni giorno che passa, sempre più un ritmo scandito da un cuore più debole a ogni battito, a ogni minuto o rappresaglia della polizia.
L’Odio è, e promette che sarà. Può interrompersi solo per piccoli momenti dall’umorismo becero e povero come i tre che sembrano partoriti dall’ambiente più che dalle loro madri. Un diamante nero con tre facce ci presenta i giovani che simboleggiano almeno quattro o cinque generazioni prima, in, e dopo quegli anni in cui fu girata la pellicola. Sempre incazzati, sempre a far niente, ad avercela con chiunque non fosse come loro, ripetendo frasi contro il sistema o la società col sapore di ribellione e razzismo al contrario. Per chi è nato tra il ’70 e il ’90 è probabile che non solo abbia visto questo film ma sia stato un simbolo della sua gioventù.
Ricordo lo vedevamo spesso nelle taverne degli amici col fumo e non trovandoci molto di strano se passavi le giornate a bighellonare andando su e giù per la periferia sud della tua città da 40 mila abitanti. Non volevi sentirti come loro, perché lo eri. Conoscevi tizi simili o identici e non sapevi che volesse dire farsi manganellare dalla polizia o avere un amico all’ospedale per uno sparo per sbaglio. Gli scioperi a scuola erano ciò che di più affine possedevi e il fumo o quella giornata a Milano diventava un cameo nel film che con umiltà deponevi affinché quei 90 minuti diventassero semplice normalità.
L’Ignoranza
Vincent, ebreo rozzo e ignorante, quella ignoranza che va ricercata, che anticipa le emozioni mettendo davanti la propria virilità e voglia di rompere il muso al mondo solo perchè è arrabbiato con tutto e non solo con qualcosa.
L’Ignoranza, sua maestà Ignoranza che fa i conti con un denominatore di specie come il bene che è in lui.
Caratterizzato dalla poca voglia di essere cattivo, di non andare al di là dell’auto rubata per caso, o spaventato a morte quando un suo amico tira fuori il ferro e davvero spara al primo che gliele fa girare. E’ lui il simbolo di quel ragazzo che eravamo, che non si domandava o cercava una risposta se non con le azioni della stessa violenza che lo facevano incazzare. Allora a che serve? A rimediare. Vinz, interpretato da Vincent Cassel, è il perno che in punta di piedi e mascherato da vendetta condita da arroganza, avventato e impulsivo, ci dimostra come si possa non fare sul serio e cambiare idea perchè la nostra parte migliore faccia tesoro di una lezione più grande del cedere alla rabbia; la rabbia imbottigliata e buttata in un mare dall’eterno moto, senza il suo coraggio contro chi è l’altra faccia della tristezza non avremmo il film, non avremmo quell’invisbile dialogo tra due parti che non si capiscono, né parlano, se non a suon di insulti, ma che appartengono allo stesso mondo di schiavitù e miseria. “Un poliziotto buono lo trovi ma il nazi buono è il nazi morto” dice Hubert a Vinz e infatti lui non spara.
La Bontà
Said è quello che nemmeno fingendo riesce ad essere cattivo, l’amico che di solito ci rimette la pelle, il meno intelligente, scaltro e che consideriamo sempre una macchia da pulire. Una volta che dice una frase partono i calcoli di tutti per considerare quanto possa essere vera.
Allora a che serve? A vedere. Il buono c'è anche in quello che l'atteggiamento ce l'ha da cattivo perchè non conosce altri mezzi, non ha avuto insegnamenti se non quelli che si è dato da solo.
L’Intelligenza
Non sono poi così diversi i poliziotti e i residenti della banlieue. Vado dicendovelo da tutto l’articolo, il film ve lo dirà più di me, eppure alla prima del film i poliziotti si rifiutarono di andare a vederlo alla proiezione speciale voluta dal loro capo.
Ennesimo esempio di come non si riuscisse a far passare il messaggio tra due categorie che destinate alle briciole si scannano in un torto e ragione che fa morti, vite rovinate e dimissioni dal dipartimento.
Allora entra in gioco il nostro supereroe. Hubert è quello che ce l’ha fatta, è il negrosso e ciarru, quindi già il meno avvantaggiato, perchè preso in giro e offeso persino dagli arabi, ma lui è un pugile e ha la sua palestra e gliela radono al suolo nella rappresaglia.
Spaccia, ma è buono. Ha coscienza e un limite. Lui ce l’ha il senso del limite, perchè sa che la violenza chiama violenza. Nessuno che dica qual è il problema alla radice e mentre Vince vede la vacca lui spiega a parole e fatti come sei, chi sei e cosa sarai veramente se ascolti la tua vera natura.
Allora a che serve? A narrare la storia eterna di due mondi che non sanno come disfarsi dei loro burattinai. No, sul serio, io sono l’ultimo a voler fare il ribelle, a prendermela coi politici e far da ribelle. Ho sempre votato, ho la fedina penale pulita e al massimo mi hanno fermato a Voghera chiedendomi se avevo imbrattato un muro con una bomboletta, ma mi metto nei vostri panni. Lo faccio e non me ne pento.
Quelli di Hubert, Vinz e Said e una divisa sono i panni che dovete mettervi per capire che molti di noi sono stati sul filo del giusto e sbagliato, così come il poliziotto che guarda la tortura e non si diverte, è schifato dalla verità che demolisce quello in cui credeva.
È gratis e su Youtube, proprio qui:
A distanza di tanti anni ho trovato solo un po’ di troppo qualche parolaccia, ma il resto è intatto, un diamante nero come può essere l’odio, quello morale finalmente.
Un sentimento inevitabile, naturale, che prende la forma di una pietra preziosa e di un colore scuro. L'odio è così, contraddizione di sé stesso, mentre si lotta per non provarlo, si comprende che non si può fare a meno che esista e forse è stata la sorgente perchè molte decisioni e azioni venissero prese nel corso del tempo.