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25 Aprile: La Liberazione Dalla Sinistra

25 Aprile: La Liberazione Dalla Sinistra
Lettura boomer
È bene guardarsi dai nemici, ma ancor di più dai falsi amici. Oggi è il 25 Aprile.

Sappiamo tutti che cosa stia succedendo in Rai: l’opinione pubblica continua a dirsi assediata dai fascisti, da un governo che fa scempio del servizio pubblico televisivo.

Per questo si rivolge ai social, consapevole che ormai nessuna persona sensata guarda più la Rai. Forse l’unica cosa che vale la pena guardare è Sanremo: un esperimento sociale su scala nazionale. Uno scenario del genere ha due possibili letture

mutualmente esclusive?:

  • la Rai è davvero assediata, presto ci bluepilleranno a forza di Tiggì1 e finiremo per lodare le qualità musicali di Faccetta Nera;
  • la Rai è il fortino da conquistare per fare vetrina, mentre la vera battaglia si combatte ovunque, ma non in televisione.

Se la Rai è davvero assediata dai fasci, allora la resistenza, la guerra civile che portiamo avanti oggi, si combatte attraverso l’internet, rispolverando il passaparola tramite i social e i forum.

Come? Con l’anarchia informativa: se la fonte ufficiale è inattendibile, allora qualsiasi fonte è altrettanto attendibile.

I torrent funzionano esattamente così:

un pacchetto di informazioni si diffonde come spore di un fungo, lasciando ad altri la missione di continuare la diffusione. Tagliata una testa ce ne sono infinite altre. Tocca quindi a noi continuare la lenta disgregazione dell’informazione pubblica quando questa disinforma.

Ovviamente la Rai comunque ha il monopolio dell’infosfera degli anziani, che sono notoriamente la categoria più fedele alla chiamata alle urne,

i veri “grandi elettori” italiani.

Sarebbe utile a questo punto nascondere loro le tessere elettorali o bruciarle. Tanto la democrazia è uno scam.

Ma non siamo ancora sotto elezioni. Oggi è il 25 aprile,

parliamo del monologo che Antonio Scurati avrebbe dovuto leggere nella trasmissione di Serena Bortone e che è stato “censurato”.

Quello che è stato definito giustamente un “compitino” in una trasmissione da meno del 4% ha avuto molta più attenzione di quanta avrebbe di solito ricevuto:

complice la vicinanza alla data odierna che risveglia l’antifascismo pavloviano, dove la parola d’ordine è indignarsi.

Il pezzo di Scurati è breve, incisivo, ma anche tremendamente banale.

Chiama in causa la buona Meloni che ancora deve sconfessare il fascismo – sul cui “anti” si fonda la Repubblica che lei pretende di governare -, ma lì finisce.

Non sembrava assolutamente l’inizio di un Vespro siciliano, mau invece così sembra. Fuori i nomi degli stronzi che hanno votato la Meloni, che sono una persona su cinque, ma si guardano bene dal denunciarsi.

Siamo tutti sull’orlo della guerra civile.

Sento parlare di Resistenza, e quando fiuto aria di Resistenza ci si gasa. Sembra sull’orlo di scoppiare una piccola Rivoluzione, e chi vive sull’attenti ha già la mano sul coltello.

Nel feed di IG in questi giorni ci si imbatte in una sequela di post che inneggiano ad insorgere contro il governo Meloni per la censura a Scurati, di quel gran pezzo di Scurati,

di quella pietra miliare nell’antifascismo del XXI secolo che è il monologo di Scurati. Abbiamo estratto le pale pronti a scavare un tunnel vietcong fino alla sede di via Mazzini quando abbiamo derealizzato.

Abbiamo (de)realizzato che è una ventata passeggera, un’auretta gentile, tutt’al più un venticello, ma lì finisce.

Serena Bortone, in barba a ogni commissione di vigilanza Rai ha letto il monologo dello Scurati, tra scroscianti applausi generali. Eppure in un paese civile essere un buon giornalista non dovrebbe suscitare il plauso generale.

Inutile dire che sui social si sprecano i post di apprezzamento e solidarietà, le storie ricondivise febbrilmente alimentati dalla fame di verità e giustizia:

fare opposizione rende vivi, fa sentire vivi con un’ondata di adrenalina, è eroica affermazione del sé che conquista la realtà in cui è gettato. Fare opposizione fa sentire vivi come una droga.

Peccato che a sinistra di vivo ormai non ci sia più nulla.

“La sinistra riparta da Serena Bortone”. Entro le europee Alleanza Verdi Sinistra la candiderà in un collegio blindato come ha già fatto con Aboubakar Soumahoro (scherzo epico finito male), Ilaria Cucchi e presto farà con Ilaria Salis.

Manca solo Gino Cecchettin.

Tutto questo vento di rivoluzione è passeggero. O se la rivoluzione si compirà sarà dopo il suo collasso su se stessa, Adorno-Horkheimer style. Esattamente come la rivoluzione di un corpo celeste, che gira su se stesso fino a tornare alla posizione di partenza.

Noi a Blast pensiamo tanto ossessivamente al futuro che quasi lo prevediamo, lo trasformiamo, lo rendiamo reale: si chiama iperstizione, baby.

Perché quando il venticello del cambiamento sarà passato, probabilmente saremo tutti dove siamo ora.

Nella merda.

Perché investire in un programma solido, costruzione del consenso attraverso proposte dal basso, concrete e oggettive, quando è molto meglio buttare tutto in chiacchiera da bar, post ricondivisi e grrrrreaction generalizzate?

“La sinistra riparta da X”,

dove X è il personaggio del momento da appiccicarsi addosso come una figurina. E se manca il personaggio del giorno se ne prenda uno dal passato, come ha fatto Elly Schlein droppando la tessera con la faccia di Berlinguer. Che è un po’ come tatuarsi Umberto Smaila per entrare nelle giovani Marmotte.

Perché non esiste più la sinistra? Perché non esiste più la destra? Perché i voti vanno e vengono come il like che dropperà la bellissima ragazza che sta leggendo questo pezzo?

Perché siamo ignavi, siamo incapaci di prendere una posizione, come dimostra anche la giornata di oggi.

Dare contenuti è una fregatura. Molto meglio lanciare slogan, dire “immagina” manco fosse FastWeb. La politica è un gioco dove chi gioca perde. Sempre.

L’unico modo per riguadagnare credibilità, consensi, o qualunque sia la moneta di scambio, è aspettare di fare opposizione.

Perché il sistema politico italiano formalmente si basa sul bicameralismo (perfetto?), ma nei fatti si basa sull’opposizione.

Nell’era della comunicazione ogni sistema politico si fonda sull’opposizione.

25 aprile  politica

È il circo(lo) della politica: sono stanco, capo.

In altri termini, Giorgia Meloni non era nessuno finché non ha capito come fare opposizione. Da lì il suo consenso è salito vertiginosamente.

Ora a fare opposizione c’è la sinistra.

Prenderà questo momento per riorganizzarsi e finalmente portare una proposta politica seria e sensata?

No.

Molto meglio impegnarsi con proposte “di sinistra” irrealizzabili, cavalcare l’hashtag del momento sperando di ottenere voti reali. Scongelare i social media manager: che rimbalzino il monologo della Bortone, che rimbalzino i reel di BoicotterAI.

La sinistra italiana ha un solo e unico punto programmatica: “noi non siamo la destra”, anche se sono come la destra, che programmaticamente si fregia di non essere la sinistra (comunisti!).

E oggi è ancora il 25 aprile, soffia sulle teste di tutti il vento della libertà. Ma del vento del cambiamento nemmeno l’ombra.

Nell’infosfera in cui siamo immersi, la Rai ormai rappresenta lo 0virgola% delle informazioni che assorbiamo, mentre i social ne costituiscono la maggior parte.

Per questo si sente parlare di antifascismo, resistenza, boicottare e dissidenza su base quotidiana. È bellissimo.

Ma ho paura.

Io non ho paura di Giorgia Meloni perché possiede la Rai. Io sono consapevole che ogni governo regolarmente eletto darà la propria direzione alle aziende di governo. Purtroppo funziona così la democrazia.

Io ho paura di chi si definisce di sinistra, di chi oggi si indigna per Serena Bortone e Scurati e il suo monologo, convinto che quando invece salirà la sinistra al potere allora sì che avremo la vera meritocrazia, si restaurerà l’antifascismo, sarà tre volte Natale e festa tutto il giorno.

Ho paura di chi raccoglierà l’indignazione generale suscitato da un isiparietto tutto consumatosi sui social.

Quando quella che oggi si fa chiamare sinistra, la stessa che ha preparato il terreno per l’avvento di Giorgia Meloni, governerà con la scusa del voto utile, con propaganda fondata sull’essere il meno peggio, con il riformismo miope e inutile a pioggia di bonus che non arginerà il malessere che pervade il Paese. 

Forse, quando avremo capito quanto è reale questa paura, forse allora saremo in grado di capire che “la sinistra riparta da Serena Bortone” non è altro che l’ennesimo sintomo di una crisi politica permanente nella sinistra italiana. L’assuefazione da opposizione.

Questo 25 aprile, allora, festeggiamo la liberazione dalla sinistra.

Che è sempre più schiacciata dai meccanismi delle bolle social, e chissà se sopravviverà un altro anno rincorrendo i trend e gli # virali…

Forse è la volta buona che non riparte proprio da nulla. Al momento la proposta più basata, il nostro candidato, sembra essere…

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