LA PROSA: Una Gran Troia.

LA PROSA: Una Gran Troia.
Lettura boomer
La prosa è una gran troia, ma non di quelle che tutto sommato anche voi che state leggendo non rifiutereste in una gelida notte di dicembre o al termine di una allegra serata sul calare dell'estate.

NO!

La prosa è una mega troia che si concede a tutti indistintamente.

E non una troia del genere sì beh i tempi cambiano quindi cambiano anche le idee perché del resto IPOCRISIA, DOLCE MIELE (che, voglio dire, è un discorso che condivido in toto, perché in fondo tutti siamo delle gran troie a modo nostro)

NO!

La prosa è una troia di quelle che si finge esclusiva, ma che poi, inevitabilmente, la dà a tutti. Lo fa perché è il suo lavoro.

Ma la prosa non è sempre stata troia. O almeno prima lo era di meno. FILI DE LE PUTE, TRAITE è meta-prostituzione della prosa. Quindi ancora accettabile. Ma diciamo che i sintomi erano già nell’aria da prima dell’iscrizione di San Clemente.

Oggi la prosa è posseduta da tutti. Le colpe vanno ricercate in primis in quella cazzo di idea che la letteratura dovesse arrivare a tutti. Questa genialata che non poteva che uscire dal lato più cancerogeno dell’Ottocento: la borghesia. Sicché in un primo tempo, finché a scrivere erano le persone dotate di un’istruzione minima (e qui voglio essere apertamente classista) e di un cervello che potesse quantomeno competere in grandezza con il testicolo di un cane di taglia media, si è creata anche della letteratura di alto livello e di indubitabile valore. Ma tra un Secondo Dopoguerra e un boom economico con il suo cazzo di neocapitalismo si è entrati nell’ottica che ehi se può farlo lui posso farlo anch’io.

E lì sta la morte della letteratura. Concetto astratto la letteratura. Non va idealizzato ed io stesso non sono qui a fornirne una definizione.

MA

Converrete che questa degenerazione della letteratura ha tragicamente dato parola e spazio a piagnoni, criptochecche, turbo-incensatori di sé stessi, pseudo-femministe e, nel’ultimo periodo – a ulteriore dimostrazione del fatto che questa post-post-post-modernità è la morte dell’Arte – gli influenzatori della rete e delle piattaforme petrolifere ricolme di narcisismo patologico che sono i canali sociali.

Vale a dire che i vari Baricco, Volo e Ammaniti sono stati strappati alle case di cura a cui dovrebbero appartenere per vomitare in gola all’italico pubblico i peggiori aborti che l’alfabeto latino abbia mai dovuto rappresentare plasticamente.

Il Voloricco: La BESTIA

Rendiamoci conto che se Michela Murgia può oggi comunicare con decine di migliaia di poco femminee ascelle pelose, pontificando su quanto sia meglio usare quello stracazzo di Schwa per non offendere il Luxuria di turno, beh, tutto questo è perché qualcuno un giorno ha pensato che la letteratura fosse cosa per tutti.

NON LO È.

Ma chi credete che possa fermare questo eccidio? I critici? L’emblema del servilismo letterario. Ancora troie.

Il romanzo è morto ma i morti (non) viventi che scribacchiano non lo sanno e continuano a scriverne. Oppure lo sanno e scientemente continuano a propinare a un pubblico di altri morti lo stesso cadavere putrefatto. Io dico EVVIVA LA DECADENZA I CADAVERI E LA PUTREFAZIONE.

Lo dico perché so quello che sto dicendo. Sto dicendo che la Storia ci impone operazioni anti-storiche in questo momento. Ma pubblicare un romanzo non è anti-storico.

Primo perché chi lo fa, lo fa con il culo. Secondo perché il romanzo è oggi quanto di più convenzionale esista al mondo, perché TUTTI CREDONO DI AVERE QUALCOSA DA RACCONTARE.

La verità è che nun c’avete niente da dì

Ma veniamo alla pars costruens, vale a dire quella nettamente più complessa, che mi impone di proporre un bilanciamento alla sopra esposta vagonata di sterco.

Sarete felici di sapere che un’alternativa a questa putrescente escrescenza dell’espressione umana che è la prosa ESISTE. Non servono intuizioni di chissà che tipo. L’avanguardia, oggi, la troviamo dietro di noi. Siamo forze del passato che odiano il passato ma che questo presente lo vogliono intingere nell’acido. In verità io vi dico: per corrodere questo presente possiamo ricercare spunti nell’antico.

Prendiamo l’inflazionatissimo PPP nel centenario della sua morte. Anche lui forza del passato ma anarchico vero e grande rompicoglioni e sovvertitore.

Certo, viene la pelle d’oca a citare l’uomo i cui faccioni sono stampati sulle orride borse di tela di qualche fricchettona fuoricorso bolognese (anche PPP era una troia), ma sia il Pasolini polemista sia il Pasolini poeta possono esserci utili in questa riflessione.

È appropriazione culturale? Forse. Lo spero.

Nel caso lo fosse, prego Iddio che qualche progressista che è capitato suo malgrado sul Blast (credendo si trattasse di una delle famigerate imprese del Magnifico Direttore Chicco Mentana) si stia asciugando le lacrime con la sua coccarda arcobaleno.

Ebbene, la Reazione – io credo – può essere ricercata proprio nella Poesia. Perché?

Perché la Poesia è Aristocratica. Elitaria. Disinteressata al pubblico. Violenta. Libera. Potenzialmente rumorosa e prosaica senza essere prosa.

OGNI POETA SI VENDE, UN VERO POETA SI VENDICA.

I poeti per fortuna sono tutti morti. Ma è una morte che può dare vita, perché non c’è tentativo di resurrezione. No. Non ci sono morti viventi, ma floridi terreni concimati da cui produrre versi nuovi, audaci, futuri, blastanti.

Modelli antichi in cui concentrare Idee nuove. Perché alla fine, tralasciando per un secondo il tema (già ampiamente qui trattato) del meretricio della prosa, il motivo che mi spinge a tanto odio sono le sbrodolate di vacuo ornatus che hanno totalmente liquefatto i concetti.

Lasciando la prosa completamente orfana di Idee.

Di quelle splendide illusioni che tengono uniti i nostri muscoli alle ossa prima che la vecchiaia ci polverizzi.

La Poesia invece concentra in un cumulo di versi (possibilmente sciolti nell’acido e non vincolati a quelle rimacce petulanti)

Le Idee più belle e le tensioni più guerresche e giovanili.

La Poesia è il cancellamento del vecchiume. È lo strumento che DOBBIAMO impugnare per riprenderci il mondo. Ripristiniamo caste nobiliari su criteri di sangue: il sangue dei poeti non sia né rosso né blu, ma VERDE COME L’ASSENZIO (o, per gli astemi, giallo come la Cedrata Tassoni – bevanda basata).

I presupposti della Poesia del Blast? Ve li dico la prossima volta, ora scusatemi ma devo andare a troie.

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