Sembra impossibile: guerre, malattie, crisi economiche, sono tornate ad avere a che fare con le nostre vite. Analisti, filosofi, storici sono tutti convinti che la Storia sia ricominciata.
E qui è opportuno dirlo a voce alta: NO, la Storia è finita. Non bastano quattro tragedie telefonate a farci cascare nella trappoletta ordita dai topi di biblioteca.
Contrariamente alla sbobba teorica che ci viene propinata da (((esperti))): tutto ciò che crediamo LANCIATO verso futuri scenari temporali, DINAMICO e sporto sul corrimano dell’abisso:
È una menzogna.
Per i più catastrofisti: non c’è alcun abisso tangibile oltre la rappresentazione poetica che si fa di questo fantomatico abisso.
Fingiamo di essere a due minuti dalla fine in risposta al il ritmo insostenibile dell’attualità: costretti a sperare in una sorta di teleologica fine alle nostre INCONCLUDENTI sofferenze.
La sofferenza è ovviamente una vita in cui tutto sembra succedere e mai niente accade. Emergenza e trend sono alla base dell’impossibilità di pensare nel lungo termine. Niente si sedimenta
, tutto si muove, il tempo non esiste più. E se tutto intorno a noi si muove, allora siamo noi ad essere immobili.
Ripieghiamo così in un finto adattamento: per i cialtroni è resilienza, per noi disadattati è VIENEGIUTTUTTISMO.
Il catastrofismo è il genere letterario prediletto dalla Modernità.
Fa piacere pensare di essere a due settimane buone dall’Apocalisse o dal Ritorno di Nostro Signore, ma perché mai questa oscura presunzione dovrebbe farci pensare che ciò sia vero?
Con buona probabilità il genere umano si estinguerà per cause demografiche, privo del gran finale Wagneriano.
Il catastrofismo è solo sete di un compimento.
Si è persa, della Storia, quella pulsione vitale:
La cecità che consentiva di essere agenti piuttosto che lasciarsi andare al flusso emotivo tipico degli spettatori
, di immaginare scenari nuovi senza cadere nell’ipercoscienza che oggi ci domina, di programmare senza risultare talmente ossessivi
da obliare la parte attiva.
Un cretinismo produttivo, schietto, dirompente, a momenti anche violento: tutto questo costituiva la Storia, ed è ciò che abbiamo perduto. Forse non solo nella cara vecchia Emilia-Europagna.
Accelerazionismo e Singolarità? Sicuri?
Sprofondiamo sempre più nella saturazione storicistica, e contemporaneamente nello svuotamento del presente: attualizzazione ossessiva, dibattito costante e inconcludente, dominio incontrastato delle quisquilie. Domani mattina ci sveglieremo con 10 anni in più, milioni di discussioni alle spalle, 3 boomers ciascuno da mantenere, e non ci saremo accorti di NULLA.
Non avremo scavato trincee, non saremo diventati Selous Scout pronti a salvare l’Europa, non avremo costruito noi il nostro destino. La messa in pratica dei proclami che facciamo è sgusciata via dalla lista delle nostre capacità.
IT’S SO OVER, abbiamo mangiato troppa pastuzza abbioccante.
L’attualità si lega perfettamente alla deriva storicistica, ne rappresenta la parte emotiva.
Ogni non-accadimento mediatico testa i limiti dell’umana sopportazione, ma si esaurisce prima che si passi ai fatti. Ogni thread d’attualità è abbastanza rumoroso da creare scalpore, aizzare le masse, aprire (finti) dibattiti, ma non abbastanza da impostarsi come scintilla storica reale e concreta.
Stimolati continuamente, costretti a restare fermi. L’illusione di molti rimasti resta il VODARE SERVE!!!
Quanti finti-eventi abbiamo osservato pensando è la volta buona!
per poi dimenticare il tutto 3 giorni dopo, appena passati ad un nuovo non-evento?
Siamo macchine, il nostro algoritmo: ALTRE DUE SETTIMANE -> NON ACCADE MAI NIENTE
In questo clima (infame) è impossibile seguire una pulsione emotiva e rimanere fedeli ad essa per più di una manciata d’ore: come gli ancestori ominidi (Implicando l’Evoluzione sia vera) siamo tornati a vivere in un mondo fatto di necessità immediate e istinti meccanici, mai __poetici__.
Preistoria e Post-Storia non sono poi così tanto diverse.
Proprio perché morta e inerte, della Storia si può eseguire l’Autopsia. Ma, avendo smarrito la percezione spirituale del tempo, tendiamo a ri-attualizzarla.
Da ciò nascono le istanze moralizzatrici quali woke, cancel culture ecc., incapaci di percepire le distanze, frutti dell’attualizzazione compulsiva.
La Storia autentica, intesa come qualcosa di vivo, reale, incosciente, VISSUTO, vertiginoso, è FI-NI-TA. Chiediamo tutti scusa a Fukuyama.
Anche l’Occidente stesso è già sui fondali dell’Atlantico, morto da tempo. Non ce ne siamo accorti.
La nostra presunzione accelerazionista
è forse quella di voler eutanasizzare l’Oggidende, e raggiungere per una volta una convinzione che sia fattuale non solo per i prossimi 3 giorni?
Può darsi frens.
Non bastano certo due anni di virus o di confronti tra tribù semitiche o slave a decretarne la rinascita della Storia. Possiamo anche ricominciare a spararci tra fratelli europei e morire sui teatri del Vecchio Continente
(vorrei ovviamente), e fingere che ciò sia la rinascita di qualche sorta di tradizione: non lo è.
Tutto copaggio larpante, tutte imitazioni telefonate di ciò che riteniamo essere Storia.
Ma anche in queste riproposizioni restiamo troppo presenti a noi stessi e incapaci di perderci.
Abbiamo fatto troppa autoanalisi amici: azioni che prima sarebbero venute in autonomia ora sono sempre ponderate fino all’esasperazione.
Mai che ci si chieda se tutti quei soggetti riconosciuti produttori
di Storia abbiano avuto quella sete di conoscenza, che noi abbiamo adesso (?)
Sì, certamente Roma e Atene vantano illustri Storici, Cesare era un wannabe Alessandro Magno, ma in nessun caso sfociò nello sregolato citazionismo o nella compulsiva ricerca di particolari. È lecito sostenere l’inesattezza delle antiche Cronache, spesso influenzate più dalla fantasia che dal metodo
. È sicurissimo, oltretutto, che questi trattati non fossero in alcun modo destinati a letture di massa, divulgazione o memate collettive.
E l’orribile oggi invece, cosa ci riserva?
Putin si paragona a Pietro il Grande con nonchalance, in USA si sente come Roma o di Trump che attraversa il Rubicone, in Geopolitica si usa il concetto di Trappola di Tucidide, noi stessi tiriamo fuori imprese antichissime (o Fiume), come materiale di smemes. Gli analisti ci informano (spesso – sempre – dicono minchiate ma è l’attitudine che conta) su numeri, armi, statistiche, mezzi, tempistiche, logistica…
Siamo in un regime di comprensione e citazione perenne.
IL PIE’ DI PAGINA HA TRIONFATO, i nerd hanno vinto, i bulli delle superiori erano l’ultimo freno a questo infausto presente.ù
Quello slancio sincero con cui i nostri antenati si fiondarono contro il nemico in Terra Santa, o contro la mitragliatrice crucca e gli elefanti di Annibale, o col quale tiravano su famiglie di 10 figli campando di pane e aglio
, senza sapere, senza elucubrare fino ad immobilizzarsi, è esaurito
. Con quale coraggio si avventurarono in imprese tanto pericolose quanto gloriose, senza gli indispensabili EDIT-Little Dark Age?
Noi ci siamo invece privati dell’autentica creatività, al nostro cervello è rimasta la sola facoltà di elucubrare. E ciò si manifesta in un’autentica inettitudine nella nobile arte di perdere il contatto con la realtà, implicando che questa sia la realtà.
Ora più che mai abbassare il QI generale è categorico. Oserei proporre: eugenetichiamo i testoni.
Per riportare a pigiare l’ACCELERATORE
urge innanzitutto liberarci delle catene della comprensione perenne. Per comprendere è necessario fermare e immobilizzare, noi vogliamo ben altro.
Forse l’IA verrà in nostro soccorso mistificando, disinformando, confondendo carte e acque, disintegrando la fiducia nelle fonti, nello studio, nella stessa scienza, nelle istituzioni ammuffite e decrepite. L’IA usata in questo modo accelererà in una prima fase i ritmi dei trend
, ma ci ripagherà rendendoci più insicuri e sospettosi su tutto, fino al disinteresse totale
.
Abbiamo già intaccato le capacità della nostra corteccia prefrontale, è ora di distruggerla completamente.
Le basi della powerpointizzazione ossessiva debbono CROLLARE. Billioni di colletti bianchi disoccupati e psicologi dovranno tornare a zappare. Gorillioni dovranno tornare a fare gli scemi del villaggio, unirsi a compagnie di ventura e imbarcarsi alla chetichella su navi dirette verso il Polo Sud.
Non per ultimo: è obbligatorio NON RECUPERARE
, bensì riagganciarci, ad una primitività che permea tutto il Creato, compresa la nostra natura.
Vi sono più cose in cielo e in terra di quante se ne riportano nelle vostre slides diceva un mio lontano antenato.
Ho definito tutto questo: cretinismo produttivo. Anarchia dello spirito, che si estenderà anche alle forme contemporanee di vita, anche sull’internèt.
Torneremo a Memare senza sapere cosa stiamo facendo, zone grigie della coscienza e del (Implicando l’Evoluzione sia vera)
web dovranno (ri)sorgere. Riassaporeremo il brivido di esserci sperduti in terre di nessuno. Senza più Super-io reali o internettiani atti a decretare KEK e CRINGE.
Evolveremo alla de-evoluzione. Il nostro piano, proprio perché non un piano, è già in fase di svolgimento, lo pianificheremo quando sarà già stato realizzato. Qui, ricadendo un’ultima volta in ciò che ho criticato, come San Benedetto dopo il crollo di Roma, vi rivelo la Regola che voi seguirete:
Mema et Larpora.