La Terza Via del MIAMI 2024

La Terza Via del MIAMI 2024
Lettura boomer
Il Mi Ami è il fronte occidentale di questa guerra che si chiama cultura.

Quest’anno il festival giunge alla diciottesima edizione (ricordiamo il blocco di due anni causa Covid, in realtà il Mi Ami è nato più di 18 anni fa ☝🏻🤓).

Il conseguimento della maggior età è un momento importante, lo è per la vita di ognuno.

Allo stesso modo lo è per la vita di un evento a cadenza annuale, segna un cambio generazionale, perché ora chi è nato insieme al Mi Ami può partecipare e consumare (legalmente) alcol.

Quest’anno siamo andati anche noi, chi per la prima volta e chi per l’ennesima volta.

“Grande è la confusione sotto al cielo,
quindi la situazione è eccellente!”

Mao Zedong

23 Maggio – Affinità e divergenze

Esiste il tempo della guerra e il tempo della pace. Esiste il tempo della rivoluzione e il tempo della serenità. Non puoi fare solo una delle due altrimenti a un certo punto diventi prigioniero di te stesso, quindi una macchietta.In compenso esistono delle finestre temporali nelle quali entrare per cambiare un pezzetto dell’ordine delle cose. Ma quelle non le decidiamo noi.

Questo per la vita e per i CCCP.

Si vede l’età, ma reggono più di quanto ci aspettassimo.

Pubblico composto principalmente da boomer, però bello variegato come estrazione sociale e politica (da consigli comunali della Lega a comunisti duri e puri).

Il Carroponte si è dimostrato all’altezza, anche con diversi giochi di luci.

Sull’atmosfera e su di loro abbiamo già scritto, non c’è molto da aggiungere.

24 Maggio – Il Piave Mormorava

Venerdì che porta pioggia. Con la M4 chiusa si devono prendere i bus sostitutivi, i più fortunati hanno un biposto. Il Miami è gremito,

si respira un’aria di festa, ma anche di tensione per la pioggia imminente.

Il suolo regge, non è ancora fango. Con l’accredito stampa ci danno anche un misterioso bracciale bianco della Dr Martens, non capiamo bene a cosa serve, ma non si rifiuta niente.

Ci avviamo in quello che, dalla mappa, sembra Gardaland. Ma più a Ovest. 

Facciamo un giro di ricognizione per i palchi, il livello è molto alto, ma talvolta anche basso, indie, ci piace così. In particolare ci soffermiamo sulla Spider Arena, perennemente gremita di gente che balla davanti ai dj, dall’inizio alla fine della giornata e del festival.

Una certezza in mezzo ai cambi di palco e ospiti a sorpresa.

Siamo arrivati ad un orario decente, prima di partire per le esplorazioni mangiamo. Carichiamo i bracciali, bip, parte il colpo, si scarica il conto corrente.

I proiettili fendono l’aria. Giusto in tempo, appena ci avviamo per le esibizioni inizia a piovere.

Ed è subito trincea.

La delegazione Blast si divide. Ele A è brava.

Faccio in tempo ad ascoltare l’ultima parte prima di andare ad sentire l’esibizione del Ted Kaczynski dell’hyperpop, ma che non fa hyperpop normale.

L’avevamo conosciuto a Napoli e Aaron Rumore non delude neanche stavolta, GO GO GO! The Show must go on.

Il palco idealista è il palco della musica tecnica del futuro.

“Fanculo la gentrificazione! Fanculo il turismo!”

Aaron Rumore

Venerus, almeno per qualcuno di noi, è sempre stato pelato: a fine esibizione di fatto lo è diventato.

Il giochino del rasoio elettrico a suo modo ha funzionato, per il meme probabilmente, ma lui si è giustificato affermando di sentirsi una minoranza con i capelli, perciò via tutto.

Il concerto è piacevole. Lui sembra un druido con la band, l’asta del microfono fa un giro strano, ricorda una specie di pianta.

È tutto studiato, suonano bene. A un certo punto esce Neffa, ma rimane poco sul palco, giusto in tempo per cantare la sua hit. Non è l’unica cover, c’è anche Vita Spericolata, ma Vasco Rossi non sbuca fuori: chissà se un domani ci sarà spazio anche per lui al Miami, così a sorpresa, senza motivo, a cachet solidale. 

Dopodiché si va ad ascoltare del classico indie meneghino. I Giallorenzo, nella loro unica data estiva. Una band che si chiama come un morto, che però fa musica da vivi, perfetta per il Miami. 

C’è anche l’indie che dopo la gavetta ha raggiunto il successo. Colapesce e Dimartino hanno più di quarant’anni, prima di ascoltarli è il momento della seconda birra.

La pioggia imperversa, gli ombrelli a volte impediscono la visione, qualcuno si incazza perché non vede, saranno austriaci. Aspettiamo le uniche canzoni che conosciamo bene:

Splash e Ragazzo di destra.

Bene, ora andiamo verso uno dei punti clou della serata.

Il famoso braccialetto bianco, che ci hanno dato all’ingresso, porta la scritta Dr Martens. Sicuramente è uno dei maggiori sponsor del festival, ma non capiamo veramente dove ci può far entrare.

Iniziamo a peregrinare, prima chiediamo proprio allo stand della Dr Martens dove c’è un dj set.

Niente, non sanno nulla.

Ci accorgiamo di una guardia, un rumeno della sicurezza, che però non sa nulla e ci consiglia di andare allo stand del merch del Miami. Ci andiamo, anche qui non sembrano sapere nulla. 

Nel frattempo è quasi mezzanotte. Tentiamo l’ultima: il backstage. Qui lo spazio-tempo si incrina, mentre fuori piove.

Arriva Montag, il frontman dei Giallorenzo. Iniziamo a discutere dei massimi sistemi, di come l’umorismo sia centrale nella nostra relazione con la realtà, di come la realtà ha un principio relazionale che è messo in evidenza dalla psicoanalisi lacaniana, e ne rappresenta il nucleo positivo.

Nel frattempo inizia uno show importantissimo: Bello Figo.

Montag ci rivela la vena cristiana di Bello Figo, nel suo brano Le Parole di Dio:

“Sapete perché Bello Figo fa ridere? Perché dice la verità!”

Montag

Nel back vediamo Villabanks, ma appena incrociamo il suo sguardo ci ritroviamo nel pubblico sotto al palco. Ecco Bello Figo, ecco che arriva anche Villabanks. Cosa è successo? Non lo sappiamo, ma ora il palco è buio sotto la pioggia.

Si sente una chitarra nell’aria. Una batteria. Al suo debutto c’è la band live di Bello Figo. Ricordiamo che Bello Figo è uno degli artisti più importanti e più politici di questo paese, i suoi live sono delle safe zone  in cui è ammessa la parola “negro”.

Screenshot

Ricordiamo anche che la caduta di Renzi è stata possibile grazie all’intervento del cantante:

(ovviamente questa canzone non l’ha fatta, dato che il vento politico è un altro)

Commoventi le versioni di Al Pranzo (un vecchio classico che va riscoperto) e Francesco Totti (ottavo re di Roma e perla immortale).

A questo punto ci avviciniamo al momento Blast.

Sono morti, ma sono sopravvissuti. Sono risorti. I Sxrrxwland.

Land come la terra, che ora è bagnata da una pioggia torrenziale.

I nostri passi sono nella melma. A saltare. Dopo tre anni li troviamo ancora  in forma. Giovani predatori non hanno dimenticato come si caccia. Grandi classici a qualche assaggio del nuovo album. 

Osore parla con la musica – merita tutto.

Vipra col baffo e con il cropt-op del Milan. La Land a cui si rivolgono oggi è occupata, non perde l’occasione per una bella Palestina Libera.

Tremila ci regala questa citazione:

“Se vai velocissimo nessuno può velocizzarti”

Sono i teorici in Italia dell’accelerazionismo musicale.

Se sei il più veloce puoi riuscire a sfuggire ai ritmi che il capitale ti impone, puoi andare al ritmo personale. Quello della tua musica. Quello della tua terra. La (Nick) Land.

“Dio come sono stanco
La musica non serve a un cazzo
La coca un po’ ti rende fascio
Io non ti vedo e non ti lascio”

Ma tu no, Sxrrxwland

Si conclude così il primo giorno di trincea, dopo essersi finti Rockit nel back per sfuggire alla burocrazia e salutare i nostri amici.

La navetta del ritorno è gremita, domani è un altro giorno.

25 Maggio – Pelati

Arrivare in ritardo non sempre è un male. Soprattutto quando il musical che vuoi vedere inizia 45 minuti dopo l’orario indicato. E infatti siamo in ritardo, ma in anticipo per l’inizio del musical di Auroro Borealo.

Portare un musical al Miami è sicuramente innovativo. Le tematiche divertenti, anche se, possiamo dire, alcune già viste. Il frocio fascio clericale è sdoganato (pure il papa ormai lo dice), ma sicuramente il messaggio finale è molto positivo: anche se il genitore 1 del bambino abbandona il genitore 2, quest’ultimo decide eroicamente di tenerlo.

Volete altri dettagli? Beh, vedetevelo!

Dopodiché un po’ di Ditonellapiega. Lei spinge, peccato avere davanti i tipi di Will, che fanno finta di protestare per il voto ai fuorisede (forse si sono dimenticati di fare la richiesta entro il 5 maggio al comune di residenza…).

Selton approvati, portano un po’ di verde sul palco. 

Molto simpatiche, e soprattutto con un bel merch, le Tacobellas. Forse con qualcosa di già visto, ma sicuramente il palco Idealista è gasato.

Poi un po’ di Righeira, giusto prima di…

TONY SCORPIONI

Perfomance live con band al di sopra delle aspettative, non nascondiamo che l’elemento memetico della maschera ha giocato molto a favore. Ottima trovata, abbiamo anche il costume per il prossimo Halloween.

Degna di nota è una ragazza che ci chiede se si può fumare e se abbiamo da accendere, gli passiamo l’accendino. Ha caricato il suo cannone, non dimentichiamoci che questi palchi sono come trincee.

A questo punto ci dividiamo. 

C’è chi va da Syllyelly. La regina dell’hyperpop (lo sappiamo, se la contende con Hellomimmi).

Veramente un live di altissimo livello Blast.

Lei merita un articolo a sé, non serve qui spendere troppe parole ora.

Giusto due cose: sì, eravamo in prima fila e abbiamo preso il braccialetto Waifu Material autografato quando lo ha lanciato. E poi assurdo, Syllyelly ha anche una voce normale, quando è finita l’esibizione e hanno staccato l’autotune nightcore non ero proprio pronto ad ascoltare la voce di una ragazza normale.

Continua così zia.

WILLIE PEYOTE 

Arriva l’ora di Willie, l’headliner del sabato, insomma, quello famoso che suona più tardi.

L’abbiamo già incontrato la sera prima, in zona Colapesce e Dimartino, sotto un ombrello che gli hanno prestato, ha ammesso lui stesso di non essersi vestito in maniera tecnica.

Lui non delude, si porta una super banda sul palco, sono una decina, il pubblico è preso, gli vuole bene. C’è pure qualche mashup, come quello di Do I Wanna Know degli Arctic Monkeys, che viene apprezzato, fa sempre figo riproporre i pezzi dei ragazzi di Sheffield.

Nel frattempo scopriamo anche il potere del misterioso braccialetto bianco. No, non è l’accesso al backstage, probabilmente la guardia della prima sera ha preso poi il cazziatione. Il braccialetto bianco serve per accedere a una pedana che permette di guardare da un po’ più in alto i concerti al Dr Martens, senza ammassarsi: ringraziamo il Miami. 

Di Whitemary abbiamo fatto in tempo a sentire giusto l’ultima canzone. Poi abbiamo ripreso i nostri loschi traffici nella notte (letteralmente siamo tornati a casa su dei mezzi motorizzati, brum brum).

26 Maggio – Domenica della Trinità

La domenica è il giorno del Dio Sole. Il fango però non si è asciugato, e forse in questo il Miami è un po’ Glastonbury.

Ci permettiamo di dare un suggerimento alla produzione, da Leroy Merlin vendono i pannelli di compensato a prezzi ragionevoli, fateci un pensiero per le prossime edizioni ❤️

Resta il fatto che il sole è bello, specie quando ce n’è poco, come avviene ultimamente. Il Mago del Gelato però non si scioglie, anzi scioglie noi sotto il palco, che ci agitiamo sotto il groove di una band di musicisti che suonano tanto bene, ma tanto tanto.

Ci sono poi i Tamango, romantici e politici, provocatori e pazzerelli, fanno la loro porcella figura.

Il cantante alla fine si attacca in testa un fumogeno, coraggio, avanti!

Ci ascoltiamo prima di cenare gli ultimi pezzi di Laila Al Habash, sempre elegante, forse ancora non molto incisiva, ma è giovane, diamole tempo. Sul finale sbucano alcune bandiere palestinesi, ce lo aspettavamo, è giusto così. Via con le ultime ricariche dei braccialetti, katsu-sando e burger cacio e pepe, poi si andrà di Negroni e English Mule, tutto buono, a prezzo festival, ma buono.  

Si torna in prossimità dei palchi, previa pausa pit stop ai sebach vicino all’entrata, quelli in cui c’è poca coda.

Canta HAN, che si scrive con quell’accento strano a forma di pallina sulla A.

Ne avevamo già sentito parlare, le grafiche sui ledwall sono Blast, specialmente quelle di nintendogs e tomb raider.

Ci ricorda Phoebe Bridgers, a cui probabilmente si ispira.

Il mood è emo-chill in cameretta, universo che ora è tornato abbastanza in voga, diciamolo.

Mentre al palco grande iniziano a suonare Erlend Øye e La Comitiva, a cui prende parte anche Marco Castello, che è parso l’artista più on fire del festival:

è ovunque.

Loro sono simpatici, trasmettono quella simpatia che è ironia delicata, non per tutti.

L’atmosfera che si crea è molto leggera, piacevole, distesa. Scopriteli e approfonditeli, ma soprattutto, se vi capita, andate a vederli live. Erlend scherza ogni tanto con il Signore delle Luci ed è norvegese ma parla bene l’italiano: è un pazzo calmo.

Se capita a Milano un giorno ci piacerebbe intervistarlo, come il prossimo artista, che suona al Jack Daniels, Walter, in arte I Miei Migliori Complimenti. Lo conosciamo bene, anzi l’abbiamo visto girovagare più volte durante il festival, tanto che non a caso i suoi colleghi gli hanno dedicato clip video goliardiche trasmesse durante il concerto, in cui si vede il buon Walter girovagare qua e là, come un un avventuriero che si è perso in un bosco di magnolie, in questo caso, il Magnolia.

Il musico bocconiano e la sua banda ci fanno divertire, cantare. A fianco a noi c’è sua mamma, che a Colazione da Gattullo si esalta. Bravo Walter, finalmente hai mollato Carolina! Sappi che ti intervisteremo, e quel giorno dovrai essere pronto, ti battezzeremo. 

PHOENIX 

E va beh, si passa dalla Serie A/B/C alla Champions League. I Phoenix li avevamo già visti, anche in altri festival importanti. Sono e rimangono dei fighi, punto e basta.

Le luci e i colori ci fanno viaggiare, gli amplificatori a schiera ci fanno capire che sul palco stanno suonando artisti internazionali. Il live è una botta dall’inizio alla fine, tutto è perfetto, è la miglior chiusura che si potesse avere.

Complimenti alla produzione, questa è stata proprio la ciliegina sulla torta. Non raccontiamo degli ospiti a sorpresa, perché online ci sarà già tutto. 

Miami Ti amo, canterebbero i Phoenix.  

E su queste note, lasciamo il nostro campo di battaglia.

Sono stati tre giorni intensi, ma la guerra non cambia mai e, quando arriverà il momento del prossimo anno, ci faremo trovare pronti.

Si sta come al Magnolia, gli alberi, il fango, le foglie.

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