I corpi compatibili con fessure s'enlevan en silhouette
(Cezanne) in vicoli troppo underground tra cassonetti e piscio non identificato. Il pensiero artistico/ filosofico si annulla a favore della sola estetica. L’atto creativo nasce dalla necessità di trasformare il corpo in sagoma, il viso in cranio, l’abito in sacco della spazzatura, la mano in supporto per sigarette, il cibo in antidolorifico, la personalità in dipendente e l’arte in estetica. L’odio per le mezze misure e il fascino per l’eccesso, guidano oggi gli artisti che approdano a Milano. La città pullula di migratori alla ricerca dell’insulso più speciale, i quali subiscono, o meglio, ingoiano la pillola
del rito di iniziazione della setta degli autoctoni:
1. Periodo iniziale di occhiatacce, silenzi incolmabili ed estromissione da qualsiasi evento e gruppo sociale
2. Periodo di depressione senza soluzione di continuità a causa del punto precedente, alimentato dalla loro patetica attitudine poco intraprendente a non avere attitudini
Il periodo della grande depressione è infatti perpetuo e li spinge a soffrire attraverso i loro interessi
e ciò che indossano. Sostenendo il loro malessere iniziano a confondersi con i già da sempre tormentati perché milanesi. È proprio in questo tormento che viene provocato che risiede il sostrato comune che li lega. Tra palazzi sfarzosi a colori tetri nascono tristi legami slegati.
Il grigio non esiste più.
Si svegliano tra lenzuola in bianco e nero (sia chiaro, quando riescono a trovarle in mezzo al casino in bianco e nero della sera precedente), la loro colazione a base di benzodiazepine in bianco e nero, i loro amici (non hanno amici) in bianco e nero, la NABA in bianco e nero.
Sulla falsariga dall’heroin chic degli anni ’90, i bianconero amano scattarsi foto in luoghi sporchi mentre indossano la felpa balenciaga appena ritirata dalla tintoria, amano scattarle agli altri per immortalare quei momenti troppo poetici nelle discariche dell’AMSA, amano respirare l’odore metallico di ingranaggi arrugginiti con i quali si identificano così profondamente da decidere di elevare questa esperienza a fondamento del loro brand di gioielli, sono annoiati dalle persone altricolori perché non hanno guardato il film di nicchia di quel regista che al mercato mio padre comprò e li detestano perché spiegarne la trama sarebbe troppo energy-draining dopo le quindici pastiglie di xanax che si sono scesi (la scritta XANAX sulla scatolina è troppo estetica, solenne, maiuscola e palindroma com’è)
A partire dagli insegnamenti di Mark Renton in Trainspotting Prendevamo morfina, diacetylmorfina, ciclozina, codeina, temazepam, nitrazepam, fenobarbitale, amobarbitale, propoxyphene, metadone, nalbufina, petedina, pentazocina, buprenorfina, destromoramide, chlormetiazolo. Le strade schiumano di droghe contro il dolore e l'infelicità, noi le prendavamo tutte. Ci saremmo sparati la vitamina C se l'avessero dichiarata illegale,
l’(ab)uso di droghe è imprescindibile nella vita bianconera:
Nasce come rimedio al dolore e diventa tratto distintivo che permette di soffrire con saltuarie crisi di astinenza e permette di sfoggiare la dote della confezione come segno di riconoscimento per il resto dei consociati.
È eccitante usarle innanzitutto perché vengono dichiarate nemiche dallo Stato tanto che l’effetto sul corpo e la mente passano in secondo piano e quello che si cerca nella prossima sostanza è quanto sia effettivamente illegale. Ad esempio, ogni bianconero che si rispetti ha provato da piccolo frugando nella borsa della madre qualche pastiglia (magari con qualche bella scritta decadente) e ricordandone il sapore schifoso ora che è a Milano decide di finirne una confezione al giorno.
La droga della mamma è legale, ma l’uso che ne fanno e il modo in cui la procurano è completamente anti-sistemico.
Affetti da cifosi acuta (perché troppo spesso accovacciati a consumare linee polverose in bianco e nero) sono propensi a fondersi con il pavimento mentre camminano, pur mantenendo una certa perpendicolarità sostenuta dalle platform che superano sempre i dodici centimetri.
Ovviamente, una simile altitudine genera gravi disturbi della sensibilità spaziale visibili nelle loro espressioni conanti e tristi.
Vestono di nero perché sono pallidi, ascoltano musica trap che inneggia a uno stile di vita guidato da eccessi e svuotamento, ma vergognandosi di un gusto che tende al colore (videoclip della DPG, di sfera ebbasta, ecc.) quando si tratta di far serata sono tutti unanimemente d’accordo a dirigersi verso orizzonti più grunge/punk/cybercore (ormai quasi completamente inscindibili), come quelli techno.
Gli uomini bianconero pubblicano foto di peluche martoriati a cui accostano descrizioni con cuori vuoti ♡, intrattengono relazioni romantiche troppo sdolcinate che hanno il rischio di farli rinsavire, se non fosse per il fatto che si accoppiano tra bianconero – nerobianco.
Provengono da famiglie benestanti e soffrono l’assenza di talento e di storia strappalacrime: AJAAAAAAAAAA, il dolore di non essere speciale e il terrore di essere mediocre.
Come porre fine a questo tormento?
è la domanda da non porre mai:
Chi sarebbero altrimenti questi individui dotati di vista canina (dicromatica) senza la ricerca della sofferenza? Si auto lesionano in nome della volontà di sparire.
Sfortunatamente privilegiati producono vestiti in bianco e nero, fotografie in bianco e nero, passerelle in bianco e nero. Gli inetti bianconero non creano più e (ri)producono lo stesso: