L’INTERVISTA A DANIELE TINTI, UN BRAVO RAGAZZO

L’INTERVISTA A DANIELE TINTI, UN BRAVO RAGAZZO
Lettura boomer
Roma, Via dei Coronari, ore undici e dieci. Finalmente il caldo tropicale ci ha dato tregua, fanno solo trentacinque gradi. Piantono l’ingresso del Battage in attesa dell’ospite: il comico abruzzese pelato più bravo d’Italia. Si tratta di Daniele Tinti.
Daniele Tinti, ah no è Maccio Catapronta

Daniele Tinti, oltre i comici americani e alla tua vita, ti è mai capitato di trovare l’ispirazione per una battuta da un meme? Da comico pensi che la concorrenza tra meme e stand-up che c’è online possa essere costruttiva?

Che io mi ricordi no, non credo di aver mai trovato l’ispirazione da un meme, però come spesso accade, del 99,8% dei meme che vediamo, la maggior parte di questi ci fanno sorridere e poi li dimentichiamo anche se statisticamente se uno ne vede tanti poi ne ricorda comunque molti, quindi può anche essere successo che io abbia scritto una battuta ispirandomi a un meme, però non me lo ricordo. La coesistenza tra stand-up e meme più che costruttiva è inevitabile, perché comunque sia adesso anche la stand-up si diffonde soprattutto su Internet e come tutto ciò che è comico e si diffonde su Internet, viene fagocitata dai meme.

Poi i meme quando so’ belli, so’ belli, non tolgono niente, al massimo aggiungono qualcosa.

Quanto la stand-up possa imparare dai meme, secondo me non molto, perché una comicità set-up punchline è comunque troppo più strutturata per riuscire a tirarla fuori da un meme, credo.

Nella tua carriera ti sei esibito in città e in provincia, come cambia la tua comicità a seconda di dove ti esibisci? Ti piace di più fare spettacoli in provincia o in città?

La mia comicità non cambia nel senso che una volta ho lo spettacolo, lo spettacolo resta quello, al di là delle improvvisazioni che capitano in ogni esibizione. Effettivamente è diverso esibirsi in città o in provincia, anche se il pubblico cambia anche di città in città. Essendo cresciuto in provincia so che lì ci sono meno eventi di intrattenimento, quindi quando mi esibisco in provincia le persone sono più contente di vedermi rispetto alle grandi città dove succedono più cose, anche se fare spettacoli in città non mi dispiace affatto, anzi.

Ora che la destra ha acquisito il monopolio televisivo, credi che la mediaticità della sinistra si sposterà su Internet, sfruttando i Social? Credi che il mondo dei meme e dei podcast possa innovare la sinistra o restituirle qualcosa?

Secondo me no, perché la Sinistra è scarsa pure a gestire i Social, Internet e Youtube. Mi sembra che al momento la Sinistra non abbia niente, neppure quello. La Destra ha una migliore capacità mediatica, anche su Internet, da sempre…da sempre: Donald Trump è diventato presidente coi meme, Salvini ha avuto le percentuali più alte quando su Internet scriveva stronzate, magnava sempre ed esibiva il Sacro Cuore della Vergine Maria.

Io non ho idea su cosa debba fare la politica di Sinistra per rilanciarsi, non lo sanno neanche loro e mi dispiace tantissimo.

Al di là delle posizioni politiche che uno può avere, il fatto che entrambi gli schieramenti politici abbiano ben chiare le proprie posizioni e le portino avanti è un indice di salute per il Paese e in questo momento mi sembra che la Sinistra non lo faccia. Aspetto di essere sorpreso. Non so cosa i podcast e la stand-up possano restituire alla Sinistra o alla politica in generale ma se l’offerta culturale di Sinistra sono i podcast siamo messi male.

Hai la stessa età di Marta Fascina, che ha appena ereditato 100 milioni dopo la morte del Cavaliere Silvio Berlusconi. Se quei 100 milioni li avessi ereditati tu, cosa ci avresti fatto? Hai qualche consiglio per l’onorevole Fascina?

Penso che comprerei L’Aquila Rugby e cercherei di portarla in alto. Mi hanno scritto un paio di persone dicendomi che per portare in A una squadra di rugby non serve essere dei miliardari. Poi una parte dei 100 milioni li investirei per non finirli subito. Non so se a Marta piace il Rugby e il Centro Italia, ma le consiglio di puntare sui Neroverdi.

Una canzone recita “Essere pelati a vent’anni è uno stato mentale”. Come la calvizie all’età di ventidue anni ha condizionato la tua vita psico-sociale? Vuoi lanciare un appello ai ragazzi che stanno affrontando la perdita dei capelli?

Intanto salutiamo gli amici della Garage Gang. La calvizie si può accettare in vari modi, io l’ho fatto resandomi a zero ma si può accettare anche senza rasarsi, che forse è anche più difficile soprattutto a ventidue anni. Accettare la calvizie è molto bello e liberatorio, a parte il fatto che è comodo non avere i capelli, capisci inoltre che in passato gli davi troppa importanza, sono solo un dettaglio estetico e una volta che non li hai acquisisci un altro dettaglio estetico che lascia un po’ il tempo che trova.

Capire quanto i capelli, a cui tu davi troppa importanza, non abbiano in realtà valore, aiuta ad accettare non solo la propria immagine, ma anche quella degli altri e a raddrizzare la tua autostima.

Per me ora è facile parlarne ma il momento in cui li stai perdendo e capisci che diventerai pelato, è un momento tosto, soprattutto se capita quando sei giovane tendi a pensare che sia una ingiustizia perché nel futuro non ti sei mai immaginato con pochi capelli o pelato.

Il messaggio che voglio lanciare è che c’è una luce in fondo al tunnel, ed è una luce vera.

So che può sembrare simile al concetto della volpe e l’uva, ma se arrivi dall’altra parte e ti accetti per i capelli che hai scopri che questi non sono così importanti e non cambiano la visione che gli altri hanno di te.

Daniele Tinti in un film
Daniele Tinti nel film “Il Grande Caldo”

Un autore contemporaneo ha scritto “Oggi il gusto è per l’essenziale. Abbiamo bisogno di cultura meno dotta, più pratica e applicabile all’ intricato mondo odierno.” Ti trovi d’accordo con questa citazione? Credi che la stand-up e i podcast facciano parte di questa nuova cultura?

È vero che adesso si tende a stare sull’essenziale, non so se è quello di cui abbiamo bisogno anche perché i podcast, che funzionano, sono centinaia di puntate lunghissime, non proprio una cosa essenziale. Per quanto riguarda la stand-up credo che rientri in questa nuova cultura: è una forma d’arte che vive di essenzialità, più il comico è bravo a riassumere e ad asciugare un monologo, meglio è. In assoluto non so se una cultura essenziale è ciò di cui abbiamo bisogno, sicuramente è ciò che cerchiamo. Mi sembra che il mondo vada talmente veloce che già fra due anni ci saranno già cose nuove che avranno forme e contenuti diversi e non so prevedere cosa saranno e se saranno tendenti all’essenziale oppure no.

L’intervista si conclude. Dato che Tinti ha da poco compiuto gli anni di Cristo decido di fargli un regalo: sfruttando la mia posizione all’interno del gruppo editoriale gli faccio scegliere un libro da prendere gratis.

Ci salutiamo, è un grande comico. E un bravo ragazzo, perfino.

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