L’Occidente a quattro zampe. Perché siamo condannati all’estinzione.

L’Occidente a quattro zampe. Perché siamo condannati all’estinzione.
Lettura boomer
Se i cani e gli animali domestici in genere sono diventati importanti come e più dei nostri figli, le ragioni possono essere solo due: o agli animali diamo un valore maggiore di prima; o ne diamo meno ai bambini. Lasciamo aperta la risposta perché la questione parte da molto più lontano

La società occidentale, a partire dalla fine del ‘700, si è strutturata sugli indirizzi scaturiti da due fenomeni storici macroscopici: la Rivoluzione industriale e la Rivoluzione francese, non a caso partorite all’interno di due culture poi  divenute egemoni per i successivi duecento anni.

Quello che facciamo, diciamo, mangiamo e ripudiamo avviene cioè all’interno di una serie di regole non sempre codificate ma che rappresentano i cardini della cosiddetta democrazia liberale, sfondo etico sociale della nostra esistenza e dei principi di riferimento dei nostri comportamenti. 

Possiamo variare le nostre formule sociali, politiche ed economiche, ma sempre e comunque dentro ad un impianto ben definito.

Non a caso nei corsi di Economia Politica e Politica Economica delle nostre Università, i sistemi e le formule tecniche insegnati appartengono sempre ad un ambito capitalistico liberale; per conoscere e studiare le alternative, bisogna cambiare materia e passare ad un approccio storico. 

Questo perché i sistemi politico-sociali ed economici diversi dall’impianto liberale o non sono stati o, se sono stati, non hanno funzionato.

Il fallimento del socialismo reale nelle sue diverse declinazioni del XX° secolo è a questo proposito emblematico.

Per dirla in altro modo, la società in cui viviamo si basa  sui principi del cosiddetto individualismo etico, inteso come quel bacino generale all’interno del quale si sviluppano tutte le teorie etico sociali edificate sui diritti dell’individuo.

È un contesto ampio, amplissimo, ma comunque delimitato ai margini, oltre i quali non si può andare. Per intenderci, si può oscillare tra un sistema ultraliberista e uno assistenziale, rispettivamente con una minore o maggiore presenza dello Stato e di garanzie sociali; questo dipende dall’impianto culturale di appartenenza o dalla particolare contingenza storica. 

Le culture anglosassoni, ad esempio, sono più orientate al mercato e alla difesa della proprietà di quelle latine; un governo liberal viceversa sarà certamente più orientato ad un sistema assistenziale rispetto ad uno conservatore.

Qualunque sia la tendenza, ci si muove però sempre e comunque all’interno di un sistema liberal-democratico a sfondo capitalistico: è una semplice constatazione storica. In estrema sintesi, l’individuo è e rimane al centro delle tutele giuridiche di tutti gli ordinamenti occidentali

Il problema arriva quando l’individualismo etico trasla in relativismo etico, quando cioè dalla tutela del singolo in un più ampio contesto sociale, si passa alla tutela del singolo in quanto fonte di valori morali. 

Di qui l’apertura sui cani e sui bambini. Se vedo affogare contestualmente un cane e un bambino, secondo i principi universalmente riconosciuti fino ad oggi, avrei l‘obbligo morale di salvare prima la vita del bambino.

Se vale il principio che la vita umana è sacra, in particolare quella dei piccoli, l’asserzione non può e non dovrebbe essere messa in discussione. È bene chiarire che il principio etico non è contenuto in una legge o in un codice; deriva soltanto da consuetudini civili, da tradizioni umane e soprattutto dal buon senso. Esistono in sostanza dei valori assoluti che non hanno bisogno di essere tutelati in via giuridica ma che calano dall’alto così, senza discussioni. 

Nella società iperindividuale di oggi si tende però progressivamente ad eludere questo modello, spostando l’origine di ogni codice normativo direttamente sulla persona. In sostanza ciò che è giusto e ciò che è sbagliato lo decidiamo direttamente noi singoli esseri umani senza eredità, super-io o giurisprudenze morali.

È la corsia parallela della cancel culture che relativizza al presente ogni forma di scelta etica, identitaria e comportamentale.

Nessuno sopra di me: una forma di giacobinismo più egoriferito che ideologico fatto di arroganza e scarsa predisposizione alla rinuncia. La società rifiuta qualunque vertice morale, sia esso Dio, un’autorità politica, accademica o magari patriarcale e si orizzontalizza progressivamente in una percezione isterica di democrazia generale dove ognuno riconosce solo se stesso come datore di principi.

L’abisso che si apre è evidente.

Se l’individuo diventa l’unico legislatore di sé, tutto è possibile. La libertà individuale, che in tutti gli ordinamenti occidentali è sempre declinata in un contesto sociale, diventa libertismo. Ognuno fa quello che vuole facendo appello alla propria facoltà di scelta: posso sposare una bambola, divorziare da un pappagallo, lasciare l’auto in doppia fila, imporre la presenza di un cane a chi non la gradisce…

I limiti di questa libertà sono dettati dalla capacità di gestire le proprie imposizioni, in proiezione non più socialmente garantita: sono più grosso, ma sono sempre io a decidere se approfittarne o meno. 

Welcome to the giungle

Anzi no; è un passo oltre l’anarchia, perché non c’è un’assenza di norme, né il disconoscimento dello Stato, ma la conformazione delle regole intorno al singolo individuo.

Inutile aggiungere che il germe del politicamente corretto ramificato nella nostra cultura alimenta la criticità. Più è “diverso” un comportamento e più merita tutela. Vittima e carnefice si scambiano di posizione in base alla capacità di imporre la regola; tutto questo in nome di un codice etico personalizzato che diventa inattaccabile sul piano giuridico.

Con questo principio, una volta superati gli argini penali (basta una legge per farlo), si potrebbe sdoganare ogni comportamento in via generale ritenuto illecito. Basta che un individuo lo consideri etico e che la pratica si diffonda.

Oltre la giungla appunto.

È così che l’Occidente è finito a quattro zampe? Può essere? 

Probabilmente sì. Le regole e il buon senso che le nutre hanno bisogno di un passato che li legittima e di un futuro per cui valga la pena vivere. Pensare solo al presente e ai bisogni immediati esclude la possibilità di avere un domani.

Quanto meno la rende meno certa. I cani sono animali straordinari e meravigliosi, ma la vita di un bambino vale di più. 

Se non è chiaro questo, tutto può essere. 

La risposta la trovi qui!

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