Lys Noir, Intervista internazionale

Lys Noir, Intervista internazionale
Lettura boomer
Intervistare un gruppo di anarchici e monarchici francesi, i Lys Noir, solo per ilBlast.it. Un sogno si realizza!

Prima di tutto, cos’e’ il Lys Noir?

Avete anche una pagina Wikipedia e avete questo atteggiamento anarchico ma reazionario che ci piace molto.

Come vi identificate politicamente?

Lys Noir
La bandiera del Giglio Nero portata sulla costa francese durante una sessione militante

Storicamente, il Lys Noir è stato il simbolo dei monarchici inferociti in Francia, naturalmente contro la Repubblica, ma spesso anche contro il loro stesso campo, perché troppo timido, troppo tenero, troppo conciliante con il regime.

Il Giglio Nero è il simbolo del realismo dell’Action Française, che vuole molto di più di quello che volevano Charles Maurras e gli altri cacicchi di quella che chiamiamo la vecchia casa.

Siamo forse i primi ad aver fatto di questa vecchia insegna (alla quale possiamo associare il Cagoule [Un giubbotto con cappuccio alla Ted Kaczinsky] o il Dr. Martins) una bandiera che sventola all’aperto. 

Il nostro Giglio è nato nel 2011 da una conversazione andata storta. Da questa conversazione è nato un giornale, poi un movimento, amicale e attivista, abile nel far tremare il regime con la folle speranza di abbatterlo. Alcuni di questi tentativi ci hanno portato una breve notorietà, il cui accumulo deve aver spinto un ammiratore a creare questa pagina di Wikipedia, che regge in quanto ci sono abbastanza robe da raccontare con alcune fonti giornalistiche. 

Lys Noir
L’ultimo numero del Giglio nero letto da due importanti collaboratori

Questo giornale, chiamato inizialmente anarchico-monarchico per scherzo, finì per diventarlo per la forza spirituale che lo animava. Numero dopo numero, il Lys Noir ha forgiato una dottrina sia del colpo di forza (molto flessibile e malleabile, poiché utilizza tutti i tipi di armi, il che ci ha portato ad allearci con l’estrema sinistra, ad esempio) ma soprattutto una dottrina antropologica!

Dopo alcune questioni politiche, il giornale si è impossessato dei suoi membri per guidarli verso questa lotta finale dell’uomo contro la macchina, riprendendo il titolo di Bernanos:

La Francia contro i Robot!

(La Francia contro la civiltà degli automi)

Certo, e sembrerebbe che con voi il confine tra uomo e macchina sia più labile, ma noi ci mettiamo dalla parte del vecchio e della IperFrancia, l’ultima possibilità del mondo contro il transumanesimo e la scomparsa dell’umanità. Perché combattere la sostituzione dell’uomo bianco con l’uomo nero, se consiste nell’accelerare la sostituzione dell’uomo con il robot?

La situazione in Francia oggi, come vedete il vostro Paese e il continente europeo in generale?

I vostri amici e nemici in Francia e fuori dalla Francia, avete simpatie internazionali o nazionali per qualche movimento o partito?

Cosa pensa della situazione attuale in Francia?

Quale potrebbe essere la sua soluzione al problema quasi spirituale della modernità?

Oggi vediamo la Francia come un Paese medio nella corsa alla modernità, e questo vale più o meno anche per l’Europa. 

Non siamo i leader nella corsa al progresso, della crescita, ma noi del Lys Noir non vogliamo la mediocrità per la Francia! 

In questa corsa, vorremmo fuggire, non come nel Tour de France in testa al gruppo, ma essere quel ciclista immaginario che, vedendo che sta perdendo colpi, si ferma in uno dei villaggi attraversati dalla carovana del Tour[1] e che sta per ricadere nel suo letargo, e questo ciclista decide di lasciare la sua bicicletta e andare a bere una birra con i vecchi del villaggio per ascoltarli parlare del tempo precedente, e di come era molto meglio di questo tempo marcio.

Non ci interessa se la Francia ha una grande industria tecnologica, è una gara persa in ogni caso, e questo ci va benissimo. Perdiamoci da gentiluomini e facciamo quello che sappiamo fare: scrittura, pesca, gastronomia, 2CV, vivaci melodie di fisarmonica e, perché no, musica classica da ascoltare con un certo piacere artistico?

Pertanto, abbiamo pochi amici con cui siamo d’accordo quasi su tutto. In Francia siamo vicini al movimento della decrescita, a cui manca la riflessione e ancor più la volontà di prendere il potere. In Finlandia, il defunto ecologista Pentti Linkola aveva una posizione non molto lontana dalla nostra: era favorevole a una dittatura ecologica, rifiutando l’immigrazione, perché secondo lui gli immigrati africani, venendo nel nostro Paese, si corrompevano e cominciavano a consumare e inquinare come i volgari americani.

Detto questo, se vogliamo la morte della modernità, non siamo settari al riguardo. Innanzitutto, siamo pragmatici riguardo ai nostri punti di forza e alle nostre opportunità, il che ci porta ad accettare alleanze improvvisate quando possono essere utili. A causa della nostra affinità militante, guardiamo sempre con favore all’ascesa dell’estrema destra in Europa, anche se spesso troviamo questa estrema destra angosciante. 

Di fronte al problema della modernità, a cui lei ha ragione ad applicare l’etichetta spirituale, la nostra soluzione è molto meno evoluta o intellettuale della sua. Vogliamo che la modernità muoia nella sua forma attuale. Alcuni di noi – i più moderati – accettano una fissazione della modernità alla sua giovinezza, che può essere fatta risalire agli anni ’50/’60, quando la modernità era ancora innocente, quando portava la lavatrice o il riscaldamento centralizzato, e quando l’altoparlante musicale connesso non era nemmeno nelle fantasie degli scrittori di fantascienza, e molto prima che si parlasse di Internet, del Cloud, dello smartphone… 

Altri nel Lys Noir, che chiamiamo cambogiani, sono molto più radicali e rifiutano persino la lavatrice. Visto che si parlava di simpatie internazionali, eccone una di cui andiamo fieri:

i Khmer Rossi! 

Hanno mantenuto il re Sihanouk e quindi un regime monarchico pur dichiarandosi comunisti agrari e hanno abolito il denaro, distrutto gli elettrodomestici in tutta Pnomh-Penh, che avevano svuotato con il falso pretesto di un bombardamento americano. Questo basta a fare dei Khmer Rossi un buon modello, al netto del genocidio (aggiungiamo che erano molto xenofobi, visto che hanno cacciato tutti gli stranieri dalla Cambogia…)

E poi, per lasciare il noto fallimento, il sistema che non solo ha funzionato ma, per dirla in modo contraddittorio, sta crescendo, il nostro modello di successo sono gli Amish. Il nostro desiderio più profondo (almeno per la frangia cambogiana del Lys Noir) è una Francia degli Amish.

Gli Amish sono comunque una formidabile fonte di ispirazione e una favolosa speranza: Quando tra qualche decennio l’umanità si sarà smarrita e ci troveremo a ruminare da soli contro la megamacchina che ha contaminato tutto, sapremo che possiamo chiedere asilo in quelle ultime isole di umanità dove le ragazze non sono tatuate, dove si canta ancora tutto il tempo, dove si lavora la terra con attrezzi di legno trainati da cavalli, dove si indossano camicie a quadri e cappelli, e dove si cerca di amare il prossimo… Se solo gli Amish fossero cattolici (o se solo i cattolici fossero Amish…)

Porteremmo poco più del vino, dell’Eucaristia e di alcuni strumenti musicali tipici. 


[1] La carovana del Tour de France è una tradizione mitica del Tour de France, durante la quale i vecchi marchi molto francesi si fanno pubblicità distribuendo cappellini, magliette… Prima era accompagnata da fisarmonicisti che suonavano su auto in corsa!

Letteratura, questo nome viene sempre fuori quando vi cerchiamo, perche’ siete letterari?

Siete scrittori: quali sono i vostri autori di riferimento?

Narrativa e saggistica.

Lys Noir
L’organizzazione di una cospirazione in un salotto accogliente, come è solito fare il Lys Noir

Siamo letterari perché la nostra IperFrancia, questo sentimento che ci fa attribuire alla Francia un’importanza primordiale, è prima di tutto letteraria (e religiosa per chi crede nel Cielo)

Quando tutto è crollato nel caos moderno, la letteratura ci regala la bellezza e il sogno di un mondo scomparso, che stiamo cercando di far risorgere con tutte le nostre forze. Il nostro movimento è anche letterario, perché le nostre figure di riferimento – i Lys Noir prima del tempo – sono state talvolta grandi scrittori. Uno dei nostri falsi nomi era, ad esempio, l’Organizzazione Georges Bernanos, dal nome di questo scrittore realista che, alla fine della sua vita, divenne un profeta che denunciava la modernità che avrebbe distrutto l’umanità.

C’è naturalmente Saint-Exupéry, in particolare in Citadelle.

Possiamo anche citare Léon Bloy, uno scrittore mistico cattolico che ci ha dato l’idea del re povero, un re spirituale, che vorremmo vedere recluso nella stanza più alta e fredda di Mont Saint Michel, da dove pregherebbe per la Francia e renderebbe giustizia definitiva nelle piccole questioni di vicinato e dove la gente verrebbe a rendergli omaggio nel pellegrinaggio di una vita.

Sarebbe questo capo di Stato (di uno Stato quasi inesistente, visto che siamo anarchici) che con la sua povertà rassicurerebbe i francesi, che vedrebbero in lui una consolazione per il proprio destino staccato dal mondo moderno, che è sempre un sogno quando non vi si ha accesso. 

Inoltre, coloro che scrivono sul Lys Noir e che tramano contro il regime sono tutti scrittori, pubblicati o meno, e a volte ci avvaliamo di scrittori che, come si diceva ai tempi del Partito Comunista, sono compagni di viaggio. Per proteggerli, purtroppo non possiamo citarli per nome, ma citeremo per i lettori francofoni l’Encyclopédie des nuisances, che ha prodotto cose bellissime, che condividiamo quasi interamente, se non altro per la loro passione per la carta… (diamo molta importanza al fatto che le nostre riviste principali appaiano in formato cartaceo spesso con più di 30.000 copie) e siano gratuite, anche se esponiamo un prezzo per compiacere i librai che accettano di prendere 400 o 500 copie in cambio del mantenimento del resto… non recuperiamo mai i soldi, non siamo una società capitalista (e non abbiamo tempo per questo…)

La prima pagina di uno dei nostri giornali, incentrata come spesso accade sulla presa di potere

Inoltre, una delle nostre peculiarità al Lys Noir è la nostra visione letteraria della politica, che si concretizza nel romanzo performativo, il cui scopo è descrivere in un romanzo la realtà come vogliamo che sia.

Trascrivendola nella letteratura, diamo a questa realtà fantasticata la possibilità di prendere forma e di iniziare a materializzarsi.

Una delle nostre trame che coinvolge un popolare cantante francese, di cui parleremo più avanti, non sarebbe esistita se non gli avessimo inviato un lungo romanzo performativo che immaginava la sua vittoria alle elezioni presidenziali del 2017. Questo romanzo performativo non aveva altro scopo che quello di convincere questo vecchio cantante che all’inizio ci aveva gentilmente detto no, e questo romanzo è stato poi distribuito solo a lui e a una decina di attivisti privilegiati.

Eppure il romanzo era molto bello…

Ciò si spiega con il fatto che la nostra prima visione della letteratura è una visione militante (anche se fa ululare i veri letterati; in questo rimaniamo maurrasiani)

La letteratura deve innanzitutto servire a realizzare il mondo che vogliamo. Se la letteratura non serve al colpo di forza, in modo più o meno diretto, è di scarso interesse per noi (almeno non come militanti)

I nostri romanzi sono quindi principalmente performativi. 

Questo non ci impedisce di scrivere veri romanzi, perché dobbiamo anche saper contribuire alla bellezza del mondo. Ma anche in questi romanzi, l’aspetto antropologico o politico-anti-moderno non è mai lontano. Possiamo qui annunciare in esclusiva per i vostri lettori la pubblicazione non troppo lontana di due romanzi di autori del Lys Noir in due diverse case editrici, uno dei quali a firma del nostro leader Rodolphe Crevelle, Il Viaggio proibito nel Paese del Giglio Nero, che racconta il viaggio di un ex ministro socialdemocratico danese in una Francia immersa nell’oscurantismo tecnologico del Lys Noir e le sue avventure per trovare la sua seconda casa in un Paese che ormai guida solo 2CV e ha trasformato le sue stazioni di servizio autostradali in fattorie BIO; e un altro romanzo di uno dei nostri scrittori che preferisce mantenere un profilo basso e che racconta la storia di una valle sommersa da una diga e i cui ultimi abitanti, diversi decenni dopo, si propongono di vendicarsi della produzione di energia che ha affogato i loro ricordi d’infanzia.

Militanza, come organizzate i vostri eventi?

Ci sono fatti divertenti o interessanti sull’attivismo che vorrebbe raccontare?

Ricordi di una sessione di Lys Noir in Borgogna

Spesso inizia con una riunione vera e propria o attraverso le reti panottiche della modernità (Internet, per dirla più sobriamente), una riunione che si protrae fino a tarda notte, una semplice serata in cui si rifà il mondo, ma in cui il membro del Lys Noir presente si preoccupa di costringere gli altri partecipanti a fare grandi promesse rivoluzionarie che probabilmente non avrebbero fatto alle otto del mattino… e si conclude con la tradizionale frase: Cosa fai domani, camerata? e così può iniziare un complotto se l’altro è di parola. 

Ci incontriamo in altri modi, in sessioni che di solito durano un lungo fine settimana, a casa di un compagno o di un principe che è così gentile da accoglierci nel suo castello. Per mettere insieme una sessione, abbiamo in mente una trama o un calendario, che richiede una forte coesione. Il nostro programma è rigoroso e le attività extra sono tollerate solo con molta parsimonia (la messa domenicale, ad esempio, è accettata se non è troppo lontana)

Le sessioni sono spesso suddivise in diverse sotto-sessioni: quelle puramente interne al gruppo e quelle che accolgono altri partecipanti alla trama. Non aggiungiamo altro, se non che, visto che chiedete un aneddoto, di solito si mangiamo molto male e non ci si lava. Questa è diventata una tradizione militante.  

Una delle prime azioni di pugno del Giglio Nero nel nord della Francia

Certo, possiamo, d’altra parte, rievocare alcune passate imprese d’armi di queste sessioni, come l’avventura dell’ Arsenal.

Era solo un piccolo giornale di 16 pagine che ci è costato poche centinaia di euro, ma ha mandato in fibrillazione lo stato maggiore dell’esercito. Abbiamo inventato un affare di Stato, che si è rivelato reale, e il nostro modesto giornale ha preoccupato anche i più alti livelli dello Stato, secondo i giornalisti ben informati. O il nostro tentativo quasi riuscito (come sempre) di presentare un cantante popolare alle elezioni presidenziali del 2017, presentandoci come apolitici, prima che la stampa rivelasse purtroppo il nostro complotto… 

In breve, il nostro attivismo riconosce che abbiamo pochi mezzi, e che se vogliamo rovesciare il regime (non tra 50 anni o in attesa di un’ipotetica apocalisse o di un altro evento esterno) dobbiamo chiamare il bluff, fino a vincere!

La Repubblica francese non dormirà del tutto tranquilla finché una bandiera del Giglio Nero si nasconderà in un castello, in una casa di campagna o anche in un piccolo studio in periferia, perché questa bandiera è la piccola fische che ci è rimasta e che non lasceremo andare fino a quando Nostro Signore Gesù Cristo non fischierà la fine della partita.

Monarchia.

Chi sostiene?

A chi siete fedeli tra i mille pretendenti al trono di Francia?

Siamo monarchici perché tutti proveniamo più o meno dal monarchismo e rimaniamo fedeli ai nostri primi amori. Ammettiamo anche che, senza la rivoluzione francese, ci sarebbero voluti altri due o tremila anni perché i nobili dilettanti inventassero l’iPhone… La monarchia, con il suo letargo, ci ha protetto dalla modernità che stava per irrompere, anche se potremmo divertirci a sfumare questa affermazione… non ci prestiamo a questo gioco e preferiamo credere che il Re ci avrebbe protetto da smartphone e tatuaggi, come hanno fatto a lungo i Re del Bhutan prima di arrendersi, purtroppo. 

Per quanto riguarda le nostre preferenze dinastiche, siamo stati spesso mutevoli.

sLys Noir
Il principe Sisto Enrico di Borbone-Parma alla manifestazione per il re martire Luigi XVI circondato dai suoi fedeli attivisti del Giglio Nero e dai berretti rossi spagnoli

La nostra lealtà è principalmente verso la famiglia Bourbon-Parme, che non è la più legittima se vogliamo farci guidare stupidamente dalle vecchie leggi reali, ma questo ramo ha il vantaggio di essere attivista: Il principe Sisto Enrico, sotto il quale il Lys Noir pone il suo patrocinio, ha partecipato a molte lotte, tra cui i blocchi dei contadini a Parigi già diversi decenni fa, o ad alcune delle nostre trame, e suo cugino era con noi tra i Gilet Gialli, ma pensiamo anche a sua cugina, la principessa rossa Maria Teresa, che dall’altra parte dello spettro politico ha dimostrato altrettanto coraggio, creando il carlismo spagnolo autogestito, un’altra forma di anarco-monarchismo. 

Non avremmo nulla contro il principe Giovanni d’Orléans, dal momento che proveniamo dall’Action Française, né contro i Borbone-Busset[2], veri anziani e principi dal momento che vivono nella loro vecchia terra, ma questi ultimi hanno perso il loro coraggio regale molto tempo fa, tanto che ora ci attaccano il telefono quando li chiamiamo e li chiamano Monseigneur.

D’altra parte, ci piace prendere in giro il cosiddetto Luigi XX, del ramo spagnolo, che è più probabile sia il figlio bastardo di un camionista portoghese che il discendente di Luigi XIV.

Inoltre, ha sposato in modo volgare la figlia di un banchiere venezuelano e ha avuto l’ardire di far nascere i suoi figli a New York. Inoltre, i suoi difensori sono spesso degli idioti. 


[2] La Casa di Borbone Busset è un ramo naturale, e quindi non dinastico, della Casa capetingia di Borbone, discendente da Pierre de Bourbon (1464-1530)

Cosa ne pensate dell’Italia?

L’attuale governo Meloni, lo sosterreste se foste italiani?

O è un nemico giurato della letteratura?

Se in passato abbiamo manifestato la nostra simpatia di massima per l’estrema destra, ciò non significa un assegno in bianco.

Soprattutto quando i partiti di estrema destra salgono al potere. 

Certo, siamo contenti per l’Italia che ha un governo che assomiglia a qualcosa, ma i nostri legami ideologici con la Meloni si limitano probabilmente al fatto che lei vuole limitare il flusso migratorio per preservare la popolazione italiana autoctona… e in fondo non è niente, quindi non ne diremo male… Perché la condizione, secondo noi, della vita gioiosa è il tra sé, che è una vita semplice tra persone che si riconoscono senza conoscersi: Questo non tollera gli immigrati quando sono più di un paio, né ovviamente i robot di qualsiasi tipo che non riconosceremo mai come nostri!

Abbiamo teorizzato o praticato il nostro entre soi per la Francia, naturalmente, ma lo estendiamo ed esageriamo volentieri anche per gli stranieri. In parole povere, potrebbe consistere nel cercare di rendere ogni nazione, ogni regione e, perché no, ogni villaggio, l’opera d’arte di sé stessa! Così, quando pensiamo all’Italia, vediamo solo mamme che stendono il bucato sopra le strade in cui passano minuscole Fiat 500, limitate a 90 km/h, prima di andare a preparare, non si sa bene, quale pasta, ascoltando Felicita o Sara Perché Ti Amo mentre contemplano il ritratto di un vecchio pontefice! Quando pensiamo a questa Italia, non ci interessa che l’Italia abbia un’industria high-tech, fabbriche di smartphone!

Questo non è davvero degno dell’Italia, e dovreste pensarci qualche volta.

La Meloni propone questo?

Non crediamo che sia così. Ma lei si proclama cristiana, e questo ce la rende simpatica, ma davvero, ilBlast, dovreste pensarci: cos’è l’Italia se non una vecchia Fiat a500 che guida così lentamente attraverso la campagna verde e guarda le torri di mattoni rossi? La robotizzazione vale la perdita di questa grande bellezza? 

Lys Noir
Il fondatore del Giglio Nero, Rodolphe Crevelle, arrestato dai carabinieri durante il tentativo di colpo di Stato nella Val d’Aosta italiana

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