Niente giri di parole: perché diventare servi di chi ha una qualità di vita migliore? Avere come unica possibilità essere assunto come cameriere a contratto stagionale perché Polacchi, Tedeschi, Italiani e connazionali della diaspora vengono nel tuo paese? Perché dover basare il proprio futuro da quante persone vogliono visitare una spiaggia o un castello quando un settore industriale con del potenziale potrebbe generare altrettanti introiti?
La maggior parte dei paesi balcanici hanno avuto diversi momenti nella storia in cui hanno di mostrato di essere basati
. C’erano i Greci dell’Impero Romano d’Oriente che hanno affrontato le forze occidentali in seguito alla crociata del 1204, i Bulgari che hanno avuto due occasioni per poter diventare legittimi successori dei Romani, il breve impero Serbo e la lotta cinquantennale degli Albanesi contro i turchi attirando direttamente l’attenzione dei reggenti europei.
Insomma, in quanto a forza e spirito combattivo, i Balcani sono sempre stati un punto caldo dell’Europa, tradizione mantenuta fino a 30 anni fa quando iniziò questa calma tregua che ha portato ai Paesi balcanici a pensare di più allo sviluppo economico che a contare il numero di vittime.
Tra tutti i Paesi, la Grecia ha attirato l’interesse degli Occidentali, ma già durante il Settecento e l’Ottocento artisti, studiosi e letterati hanno visitato le rovine della civiltà greca combinando poesia, pittura e antropologia (tra cui il famoso Lord Byron
).
Duecento anni dopo, la Grecia rimane ancora dipendente dal turismo, dall’imbarazzante e vergognoso barbarismo degli occidentali che vanno a godersi la vita e le loro due o tre settimane di ferie lontani dalla mediocrità borghese o della carriera d’ufficio; queste parole aspre sono quelle di chi a sua volta proviene da un paese balcanico, perché le tradizioni non sono in vendita e la cultura non ha un prezzo, ma soprattutto entrambe non sono fatte per divertire uno straniero.
Rimodellare le tradizioni è un processo estremamente facile. Nel caso albanese, ciò avviene con le migrazioni interne di massa, soprattutto verso la capitale che ad oggi ospita 800 000 abitanti sui 2,88 milioni totali. L’amalgamarsi di gente con tradizioni e costumi diversi fanno sì che persone diverse perdano le loro radici culturali formando una omogeneizzazione che il turismo può sfruttare facilmente.
Paesi da profondo strato culturale come quelli mediterranei vendono sé stessi modellando la tradizione in un’idea estremamente superficiale per ottenere il massimo profitto. Succede a Roma con il Colosseo, in Albania con gli abiti tradizionali (di quale luogo poi?), in Grecia con Santorini (il fatto che molte attività aprano costruendo le famose case bianche per il solo scopo di guadagnare dal turismo selvaggio), e via dicendo.
Un esempio concreto avvenuto già duemila anni fa riguarda la famosa Sparta.
Infatti dopo il lento declino dell’egemonia spartana confermato già dal III secolo a.C. i Romani diedero grande onore alla città risparmiandola dalla colonizzazione latina e dalle lezioni inflitte a popoli come i Galli o i Belgi. La popolazione viveva in uno stato di stagnazione in cui manifestavano solo l’ombra di ciò che prima era. I Romani di rango elevato, a partire dal princeps Augusto Ottaviano, sponsorizzarono Sparta come attrazione turistica e presto la città ottenne sì prestigio, ma non lo stesso di una volta; presto i cittadini finirono perfino per simulare eventi praticati nel passato gonfiandole più del significato del rito tradizionale. In poco tempo la città rifiorì, ma soprattutto grazie all’immigrazione di moltissime persone che di Sparta se ne fregavano fino a poco prima.
A testimoniare questo cambiamento c’è Cicerone e Libanio che parlano della curiosità della classe alta romana nei confronti dell’educazione fisica e paramilitare dei giovani spartani dell’epoca, tanto da dover costruire un anfiteatro per ospitare tutti. Macchiando definitivamente il simbolo della tradizione e della propria cultura per il solo divertimento del turista, Sparta poi andrà nuovamente a perdere importanza anche perché per nostro brutto vizio di annoiarci.
La storia antica dei Balcani ci testimonia che i regni più forti e stabili nascevano spesso da tribù dedite alla raccolta mineraria di materiali preziosi e metallici.
Un esempio sono i Dardani che sviluppandosi dai territori attuali del Kosovo, teneva testa ai regni ellenistici.
Nei periodi contemporanei la Jugoslavia dimostrò di avere un certo gusto sia per la propria identità multiculturale sia per lo sviluppo industriale; nello stesso modo anche l’Albania puntava a questi due obiettivi. I motivi essenziali erano due: garantire un forte senso di identità e apprezzamento del proprio passato e autonomia (un’utopia).
La miniera di Bulqize (AL) vista dalla città
Il premier albanese Edi Rama ha dato come priorità lo sviluppo del turismo portando nel 2019 oltre 6 milioni di turisti in Albania. Ma sono davvero 6 milioni?
L’ISTAT albanese mette assieme nel loro Excel turisti e Diaspora albanese in un unica riga dedicata sia alla motivazione personale sia alla visita del paese per turismo. Oltretutto, si legge come nell’estate del 2019 la maggioranza dei cosiddetti “turisti stranieri” vengono tutti dagli stessi Paesi con la maggiore concentrazione di emigrati della diaspora (Germania, Svizzera, Italia, Regno Unito); i miei stessi genitori risulterebbero turisti stranieri. I veri visitatori sarebbero Serbi, Lituani, Polacchi i quali sono molto meno rispetto l’anno precedente, a causa di alcuni casi di omicidi ai danni di turisti polacchi. Il grande investimento nel turismo ha come finalità intrattenere la diaspora, quindi la seconda generazione di Albanesi che prosperano in Germania e Svizzera e che visitano l’Albania anche per solo rivedere i parenti (ricordo che le motivazioni non sono state poste separatamente).
Gli Albanesi della diaspora rimangono il mezzo principale per produrre ricchezza in Albania.
I Balcani sono come il Sud Italia, ma molto più in grande e se la cucina non sempre si eguaglia, in altre cose superiamo i meridionali.
Durazzo è ben nota agli storici per l’importanza del suo porto fino alla dominazione ottomana, a partire dalla colonia greca di Epidamnos che sorgeva sulla costa davanti alla Dyrrachion illirica. A causa dell’enorme flusso di turisti, decine di migliaia di albanesi sono migrati nella città per offrire ai turisti i loro prodotti tipici delle proprie località (perfino la cucina macedone), portando caos e disordine a Durazzo.
Il periodo peggiore rimane agosto quando una buona fetta dei turisti si trova nella sessione balneare e il flusso provoca un vero e proprio inquinamento dell’aria; ma è l’edilizia che rende il tutto peggiore. Infatti la costruzione di hotel a scacchiera lungo le spiagge ha reso impossibile sia godersi il mare (che poi non è granché, un po’ come a Rimini) e sia l’alienazione di una città che fino a quarant’anni fa mostrava ancora il suo lato unico di città, ora completamente indistinguibile.
Stessa sorte è capitata alla città meridionale di Saranda, che una volta era famosa per le sue terrazze collinari su cui si coltivavano gli agrumi e che oggi sono ricoperte di alberghi, rendendo le strade un inferno per la circolazione (poi magari un giorno scoprono un mosaico bizantino in mezzo ad un incrocio).
Il caso più esilarante rimane il turismo nei vari parchi nazionali nei quali gli alberghi stanno rovinando l’aspetto naturale del territorio con lavori e danneggiamenti di aree per poter ospitare i vari turisti albanesi.
La disoccupazione giovanile è troppo alta e spesso quelli con un contratto sono impiegati come camerieri nei vari locali e ristoranti turistici, quindi contratti stagionali, senza che venga data la giusta importanza a questo impiego.
L’istruzione superiore si basa soprattutto sull’insegnamento liceale mentre l’istruzioni professionale e tecnica albanese sono misere. Se tutti scelgono di studiare legge, economia e giornalismo è ovvio che lo Stato sia costretto a puntare su qualcosa di più facilmente abbordabile come il turismo: qualche localetto qua, un po’ di sponsorizzazione là, due o tre foto di gente in abiti tradizionali in montagna e hai attratto un motociclista lituano.
Ma lo Stato non è completamente da biasimare perché questo rattoppare con finto turismo non può sempre andare bene, ed è inutile giustificare con i numeri: finché la maggioranza dei turisti sono albanesi con cittadinanza straniera il turismo non è che poter garantire gli introiti attraverso famiglie che in gran parte ritornano per visitare i propri cari e che hanno una qualità della vita migliore (e quindi più grana da spendere)
Questo vale per l’Albania come per i Balcani perché la Diaspora balcanica è talmente estesa che i rispettivi Stati sanno bene come sfruttarla: ti pareva che ti lasciasse emigrare così facilmente?
L’Italia rimane l’esempio eccellente di sincronia tra turismo e industria, garantendo un futuro proprio attraverso l’innovazione e la produzione industriale e offrendo un prestigio culturale unico.
Anche qui in Italia, quando si tratta di soldi, si finisce per rovinare qua e là il Bel Paese, ma questo forse lo sapete già.