Fallimento del Mossad. Eccoli, i titoloni. Dall’Huffington Post, al Fatto Quotidiano, la Rai. Persino FanPage. Il giornalismo italiano si burla impunemente di uno dei più efficienti servizi segreti del pianeta, in barba a chi lo taccia di servilismo nei confronti dell’Unica Democrazia del Mondo (limitarsi al Medioriente equivale infatti a mentire)
Non vogliamo essere noi a dirvi che siete caduti in una delle più grandi operazioni di false-flag della storia, che già da anni gazilioni di dollari israeliani (compresi quelli del simpatico nonnino-palindromo-ungherese-eserehgnu-omordnilap-oninnon) rimpinguano le casse dei fondamentalisti islamici e che ci sia un qualche complotto per cancellare una volta per tutte quel covo di terroristi palestinesi che è Gaza.
Vogliamo invece riportarvi in un’epoca nella quale era normale riferirsi proprio con la dicitura terrorismo palestinese
ad una organizzazione di segno opposto ad Hamas, un’epoca in cui, insomma, a sequestrare carichi di armi, collaborare con ex-nazisti e ex-fascisti, piazzare bombe per l’Europa e a trafficare essere umani erano proprio (((loro))), gli israeliani.
Un periodo nel quale, soprattutto, il conflitto per la Terra Santa si combatteva proprio qui, nelle nostre città e nelle nostre strade, nel cuore dell’Italiosfera.
ITALIA – PORTA DI SION
Mossad-aliyah-bet: istituto per l’immigrazione B.
“Prima di fare Israele, dobbiamo fare gli israeliani” - Maxim D-Al-Azejuda Torino (ricco amico dei Savoya e imparentato con Al Manzon Milano, celebre romanziere semita)
La storia del Mossad è lunga, ben più antica del 1948, anno in cui fu formalizzata l’esistenza dello Stato Israeliano.
Bisogna cercarla lontano dalle calde sabbie del medio-oriente, lontano da shishe, suq e profumi arabi. Più facile trovarla tra le macerie dell’Europa distrutta dal conflitto mondiale. O forse ancora prima in una sala da té londinese, in qualche bel caffè parigino o romano.
Tra i vari gruppuscoli sionisti che prima del ‘48 si agitavano spasmodicamente, spesso nel segreto più assoluto per proteggersi dalla minaccia nazista, l’Haganah (letteralmente “difesa”) era decisamente il meglio organizzato, il più grosso e potente di tutti.
Dalle sue evoluzioni sarebbe nato l’esercito ebraico che si impose militarmente in Palestina durante la Naqba. Se la giocava al tempo con gruppi di matrice fascista o para-fascista, quasi tutte derivazioni dirette delll’Haganah stesso, come la Banda Stern, che ancora durante il secondo conflitto mondiale aveva cercato un’insolita sponda in alcuni quadri dell’esercito tedesco (principalmente in funzione anti-inglese), e l’Irgun di Žabotinskij – personaggio assurdo; tra le altre cose cooperò negli anni ‘30 con Mussolini, gettando, con l’aiuto del Duce, le basi della futura Marina Israeliana a Civitavecchia (anche l’aviazione israeliana nascerà in Italia, all’aeroporto di Roma Urbe, ) – per il controllo del predominio sul movimento sionista internazionale, che aveva nella cacciata degli inglesi (e in secondo luogo degli arabi) dalla Terra Santa e da Gerusalemme.
“Lo sport che suggerisco ai giovani ebrei si chiama immigrazione libera. È sicuramente lo sport più nobile del mondo.” “Eliminate la Diaspora, o la Diaspora eliminerà sicuramente voi” - Vladimir Žabotinskij, capo dell’Irgun
Per fare la patria ebraica bisogna avere gli ebrei.
Il problema diventava capire come aggirare il tetto al numero di migranti in arrivo dalle città europee imposto dai britannici (il flusso regolato dall’immigrazione A, quella legale, per intenderci)
Irgun e Haganah iniziarono presto a fare a gara a chi ne portasse di più in Terra Santa. Si sfiorò la guerra civile. L’Italia, ovviamente, anche per via della sua posizione strategica e della debolezza istituzionale che la caratterizzava a cavallo fra la fine del conflitto mondiale e il dopoguerra si trovava al centro della contesa: a Bari, già dal ‘44, si ammassano migliaia di profughi pronti a salpare per Israele, La Spezia viene ribattezzata Shàar Zion
[cioè Porta di Sion] e attività clandestine ebraiche si registrano nei maggiori centri della Penisola.
Vaporetti, navi e traghetti erano pronti a partire, pieni zeppi di ebrei, sotto l’occhio inerte delle autorità italiane. Il nascente Mossad aveva, a quel tempo, basi in quasi tutto il Paese per smistare i profughi, per aiutarli a fuggire.
Difficile dire se le abbiano mai smantellate, anche a giudicare dai fatti che hanno percorso l’intera storia delle vicende italo-israeliane.
Infine concluse: «Quello che voi chiedete è praticamente di farvi vincere la guerra in Palestina. Quale è l'interesse dell'Italia alla vostra vittoria?». La mia risposta fu pronta: «Primo: l'Italia non ha nessun interesse a essere circondata da paesi arabi troppo forti; noi siamo uno degli elementi equilibratori contro una futura arroganza araba nel Mediterraneo. Secondo: sono tre anni che voi ci aiutate a far defluire dall'Italia i profughi. Se noi perderemo la guerra in Palestina ci sarà un deflusso di masse di profughi; per ragioni geografiche la maggior parte arriverà in Italia: che interesse avete a riprenderveli?». De Gasperi rimase un attimo in silenzio, poi disse: «Allora cosa dobbiamo fare per voi?». «Chiudere un occhio, e possibilmente due sulle nostre attività in Italia.» «Va bene», disse De Gasperi alzandosi. - Ada Sereni, I clandestini del mare
Ada Sereni riporta nel suo libro, I clandestini del mare
, questo incontro a tre tra lei, una delle principali esponenti sioniste del Belpaese, Yehuda Arazi, capo del del Mossad-aliyah-bet in Italia, e Alcide De Gasperi, nostro primo ministro.
Non mancarono sicuramente anche pressioni di tipo diverso affinché il governo tacesse. Si faceva leva sui timori italiani che l’opinione (pubblica e non solo) americana fosse influenzata dai sionisti d’Oltreoceano.
L’obiettivo era chiaro: ottenere il placet affinché le attività illegali degli israeliani, che di norma sarebbero state ostacolate e osteggiate dal nostro Paese, fossero invece permesse, qualora non addirittura agevolate.
Ce lo dice anche una nota presentata dal Ministero degli Interni alla Presidenza del Consiglio, datata 23 gennaio 1947, che riporta per iscritto le preoccupazioni della neonata repubblica sulla questione ebraica. Eric Salerno ha scritto un libro raccogliendo alcune delle prove che, per sommi capi, riportiamo in questo articolo. Il suo nome è abbastanza eloquente:
Mossad Base Italia.
«Dall'Italia sono partiti per la Palestina 25-30 mila ebrei usciti dall'Europa tormentata dalla guerra. In Italia si sono svolte molte delle operazioni per mandare armi in Palestina. In Italia sono stati addestrati i combattenti che hanno poi lottato nella guerra per la fondazione di Israele. Sempre in Italia sono stati preparati gli aviatori israeliani, mercenari e non»
Su Dissipatio, anche Federico Mosso ha parlato approfonditamente del Lodo Moro e dell’Argo16, l’aereo dell’Aeronautica Italiana precipitato misteriosamente nel 1973 e coinvolto in una strana coincidenza tra OLP e italiani, in realtà da sempre divisi tra un’ala matteiana – capofila Enrico Mattei -, più filo-araba (Moro e il generale Miceli) e legata all’industria petrolifera e una decisamente più filo-israeliana (referente il generale Maletti), vicina agli Stati Uniti, alla NATO e all’industria degli armamenti.
Ma gli israeliani non sprecarono certo anche altre occasioni per commettere atti terroristici e violare la sovranità nazionale dell’Italia.
A partire dalle bombe esplose all’ambasciata inglese a Roma, nell’ottobre 1946, la storia dei rapporti italiani con lo Stato Ebraico (e tutto ciò che l’ha preceduto) è controversa, piena di retroscena e pagine oscure; eventi che meriterebbero sicuramente un approfondimento e che non possiamo certamente liquidare in un articolo.
Una storia sfumata, che possiamo a malapena abbozzare, una classica storia da guerra fredda, da prima repubblica, nella quale muoversi è complesso.
Unire i puntini non è facile. Dal traffico di armi, che ha seguito sia cronologicamente che geograficamente i canali utilizzati già per l’immigrazione B (famoso il caso del bastimento Lino), alla repressione della resistenza araba, attraverso intimidazioni, rapimenti e assassinii, il Mossad ha agito capillarmente, con determinazione e ad ogni livello, mostrando una consapevolezza strategica di molto superiore rispetto a quella nostrana e una spregiudicatezza illimitata.
Non ebbe remore nemmeno a collaborare attivamente col neofascismo, probabilmente pesantemente infiltrato già alla fine della guerra dal servizio israeliano e dalla nascente Gladio – parte della conosciuta operazione Stay Behind, creatura atlantica sulla cui reale paternità ci sarebbe in realtà non poco da discutere… vero Unica Democrazia Mondiale? – basti pensare al coinvolgimento della X Mas nell’addestramento di militari israeliani all’uso di motosiluranti e maiali, o, ancora, ai nomi di neofascisti che spuntano dai documenti del Mossad incaricati di fare il doppiogioco negli ambienti nazionalisti italiani.
Forse uno dei casi più eclatanti della spregiudicatezza israeliana è legato agli anni di Piombo e al terrorismo rosso (dichiarò Alberto Franceschini – ex brigatista – che gli Israeliani gli dissero “colpite chi volete. Purché colpiate: a noi interessa solo che esistiate”), usato senza troppi scrupoli per portare a termine i loro compiti del servizio di Eretz Israel.
Degni di una citazione anche i contatti
, per usare un eufemismo, che il Mossad ebbe molto probabilmente ad uno degli ideatori nazisti dei furgoni a gas (antenati delle più note ed “efficaci” camere), Walter Rauff, morto di morte naturale in Cile nell’84, alla notevole età di 78 anni.
Notevole, s’intende, per un criminale di guerra ricercato in mezzo mondo… Reclutato in Italia dai Servizi ebraici, finì in Siria ad aiutare gli arabi a fare la guerra allo Stato Ebraico.
In virtù del suo passato di sterminatore di ebrei era insospettabile per i siriani e molto utile per le proprie conoscenza belliche… Peccato che sottobanco passasse informazioni a Tel Aviv… Forse per questo non fece la fine di Eichmann, suo connazionale ed ex camerata espatriato in Latinoamerica…
E oggi?
Alla fine di questa breve e assolutamente non esaustiva carrellata, che sappiamo noi delle operazioni israeliane in Italia?
Davvero siamo convinti sia tutto finito con Mani Pulite e il martelletto di Di Pietro?
L’estate scorsa la love boat “Good…uria” si è inabissata poco lontana dalla sponda lombarda del Lago d’Uria, altresì noto come Lago Maggiore, all’altezza di Sesto Calende…
A bordo diversi agenti dell’AISI e del Mossad stesso. Quattro morti, tra cui la moglie russa dello skipper e tre operativi appartenenti alle agenzie d’intelligence italiana e israeliana…
Qualche mese dopo la ripresa delle ostilità nella Striscia e i bombardamenti sui civili, con la sequela di immagini che si portano dietro e che abbiamo visto tutti… Italia e Mossad non hanno mai smesso di andare d’accordo
, di parlarsi, di interagire e non ci sono elementi per escludere che la partita sulla Terra Santa si stia giocando, di nuovo, qui, nel nostro Belpaese.
Padroni a casa nostra, recitava un vecchio adagio leghista…
Matteo: “Basta! Ormai è deciso! I fondi per il Ponte sullo Stretto sono già stati stanziati!”
Luca: “Ma segretario, no se pol mia darghe altri schei ai teroni! Xe trent’ani che parlemo de autonomia e no gh’avemo mia niente in man! Cossa dixemo ai eletori?”
Matteo: “Ma quali soldi al Sud, testina! Trusta il plano… è solo un diversivo. Ci son ben altre questioni in ballo…”
Luca: “Ma cossa casso setu drio dire mona?”
Matteo: “Non capisci? Venezia tornerà il nodo commerciale del Mediterraneo! Finalmente i turisti se ne andranno! E tutto senza Cina e Via della Seta! Chiunque vorrà andare velocemente da Ovest verso il Medioriente passerà da qui! Non si farà nessun ponte, pirlù! Si tratta, piuttosto… di un… tunnel…”
Luca: “No capisse mia vecio”
Matteo: “Lascia fare a me… Il progetto è già pronto. Guarda qua. Ho già sistemato la questione con i miei amici dell’Ambasciata israeliana. In due mesi partiranno i lavori, nessuno si accorgerà di niente. Dopotutto sono io il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti…”
Luca: “AH, Israele!? Matteo, mi spero che ti te g’abia raxon… Xe robe grose queste… Se i palestinesi cata fora che g’avemo robá l’idea del tunnel, i xe problemi par tuti… Xe facile che s’ciopa n’altra guera in Tera Santa prima de Nadal!”
Matteo: “Preocupes minga, ghe pensi mi…”
La storia dei rapporti tra Italia e Mossad è lunghissima e questo è solo l’inizio…
To be continued…