Mulholland Drive – Rinnovo di Pensiero (Con Audio)

Mulholland Drive – Rinnovo di Pensiero (Con Audio)
Lettura boomer
Automaticamente alla voce Lynch il database della vostra mente può riportarvi a vecchie discussioni avute con amanti del cinema vostri conoscenti, amici o parenti che siano, avranno un gusto retro di tempo perso. Non perduto.

Ha vinto questo Lynch.

Anche questo articolo è ASCOLTABILE!

Regista che non ho mai amato e che permette a due mondi di affacciarsi non l’uno sull’altro ma sulla coscienza del suo spettatore investendolo di un’emozione oscura , malvagia che si libera alla prima domanda, alla prima visione di un suo archetipo d’immagine, e movimento, come solo Lynch sa girare. Perché su questo tutti d’accordo, come lui non ce n’è. Se l’onirico fa da sfondo per una trama surreale, Lynch n’è sicuramente padrone e pioniere. Mantenendo quel gioco sospeso tra cosa vuole il protagonista e cosa non può volere perché la mente in sogno non si controlla, da far sembrare il puro surrealismo di Buńuel fine a se stesso.

Mulholland Drive è un film del 2001 totalmente ignaro di ciò che stava per creare, e ne ha create di cose. A partire dall’indignazione che ho mantenuto per esso per anni, forse quelli ruggenti della mia vita, troppo giovane per giudicarlo e acerbo per vederlo.

Oppure no? Diccelo tu ChisseneFrank penserete correttamente.

Qui il pensiero non vi servirà, avete un unico amico ed è nascosto nel profondo della vostra metà oscura. È un uomo, dietro al vostro luogo particolare, che vi aspetta dietro un muro.

Non sarà la luce del giorno a salvarvi da lui.

Torniamo indietro a quando Rita è in casa con…

Ripensando, a volte, Lynch ha effettivamente vinto quando viene fuori con un film a inizio millennio che potrebbe segnare il debutto di un nuovo filone e messaggio di cambiamento del modo di fare film; anche di guardarli, perché quando affermo che Lynch ha vinto non intendo premi o posizioni da N° 1 nelle classifiche dei migliori film di tutti i tempi.

Lynch
Copertina stile Star Wars di Mulholland Drive. Guardatelo, è su Prime Video!

Affermo che per quanto due, o mille persone che siano, riprendano le strade di Betty e Rita e cerchino di dipanare la trama esprimendo tutta la loro teoria, Mulholland rimane un capolavoro dell’inconscio e di per sé un’inconoscibile verità se non per mezzo della propria interpretazione.

Il mondo è bianco o nero
ma Rita quando è in casa
e apre la scatola blu diventa Camilla.

Soggiogando milioni di fan con una spirale paranoica di una ragazza che innamorata sogna cosa voleva essere, come avrebbe voluto che andassero le cose, Lynch scrive e dirige una storia d’amore perduta e schernita, che riaffiora da un sogno di ctonia natura in quel sottoterra di presagi, mostri e grotteschi sorrisi. Il suo non è un tocco, è voluta, finta calma e rilassante confusione. Per quante volte lo vedrete ogni volta troverete il vostro rinnovo di pensiero che avevate all’ultima visione, al suono di una spada che neanche scalfisce un potente scudo dietro il quale Lynch si rifugge per non dover spiegazioni.

Quel codardo simbolismo che non lo fa essere ma divenire.

È Lynch stesso a dirci di prenderci in giro con un canto che commuove e vibra nel nostro cuore terminato dallo squallido playback. Quel personaggio avrà un altro ruolo, quella scena un altro significato. La scatola blu, il mostro, i vecchi.

Rita è Camilla.
La cameriera è un’altra ancora e i soldi di meno.

Quando appena inizi a comprendere arriva una scena, un insolito avvenimento che ti rigetta nel dubbio, così è per lo spettatore che crede d’aver compreso, ma ha di chiaro solo il simbolismo nel denominatore del film. Ogni mostro o personaggio estraneo è l’avanzare di un sentimento d’amore, odio, paura nella pretesa di poter riprendere l’astratto con una videocamera.

Lynch
David Lynch durante le riprese. L’interprete de L'uomo è in verità Bonnie Aarons, che conoscerete per il ruolo della suora malefica in The Nun. È una donna, Lynch invece è un matto.

Non c’è il fumo nella stanza di Diane quando si uccide. La ricchezza di un film è data da molte cose: Qualità, recitazione, regia e sceneggiatura.

In Mulholland si aggiunge una cosa che nessun altro film ha avuto:

In uno specchio d’acqua rendere la propria immagine autentica, fatta di vita e non solo di una mobile figura che le increspature possano interrompere.

Betty, la Naomi Watts iniziale, compone un flusso di immagini della sua storia, non della storia e mentre Badalamenti cuce un abito di melodica paura sulle note di una sceneggiatura ora da soap ora da Oscar, vediamo lo scorrere del film come dei bambini:

Bevendoci tutto.

Crediamo e crediamo ancora ma in noi si spegne la capacità di comprendere proprio quando capiamo di non dover capire. La cameriera al Winkies’s, questo Winkie’s, scambia i nomi con la protagonista. Dentro la scatola c’è la realtà che ferisce, il risveglio nella vita che non vogliamo. Assurdo come Lynch sia riuscito a creare qualcosa la cui unica giustificazione sta nel far emozionare perdendosi, finché tutto o non ha un senso o ne ha uno diverso per ognuno di noi. Il mostro è la fine di tutte le cose, ma cosa più ci spaventa e non doverne avere.

Dan è alla cassa. Ora devo andare.

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