Non ho scampo.
Mi seguono ovunque, ovunque!
Non so dove andare, dove nascondermi… mi volto e non c’è nessuno, solo la strada vuota illuminata dai colori caldi
dei lampioni.
“Sono qui, sono qui”
Non ci sono, o forse ci sono? Dove? Qui? Alla mia destra? Sotto i miei piedi?
Un tombino… mi avvicino e osservo il buio nelle fessure.
UN OCCHIO.
No, illusione.
Cammino, barcollo.
Mi danno del pazzo. Io sono matto!
Sono completamente fuori di testa, altrimenti non fisserei il vuoto oltre il tombino in piena notte. Da mesi vedo alcune cose, ma non riesco a dirlo a nessuno.
Cammino per le strade di Babilonia.
Non c’è anima viva, ma sento le voci, gli ululi degli uomini, gli orgasmi delle donne.
Vado avanti per la strada fino all’incrocio per la via principale, un lampione è spento: c’è un cartello con un numero di telefono, dice “Chiama e potremo risolvere tutti i tuoi problemi”
.
È un centro per il suicidio assistito… l’ho provato una volta.
“Cosa succede dopo?”
“Non sappiamo cosa succede dopo, ma siamo certi che abbandoni un mondo che ti fa soffrire”
“Ma se non mi garantite cosa succede dopo, dovrei veramente essere senza speranza per fidarmi di voi. Il mondo non è gestito da chi mi offre la possibilità di suicidarmi su una poltrona confortevole? E poi cos’è questa roba? Latte con cacao in polvere? Prima di morire mi date questa roba? Mi dimentico che questo è servizio pubblico”
Mi accorgo di parlare ad alta voce: avrei bisogno di qualcuno con cui parlare.
Alzo lo sguardo, la nebbia e le luci offrono uno spettacolo raccapricciante: la luna sembra un alone semi trasparente, il cielo come se la città prendesse fuoco. Fuoco che non brucia, rosso ma tetro, misterioso, ma chiaro. Non riesco a carpire il significato del tempo che vivo, ma vado avanti. Non mi riconosco ormai da troppo tempo, non riconosco gli altri e la mia ombra ormai non può più contenere i miei dubbi e le mie angosce.
Andando avanti raggiungo la piazza: un’orgia è in atto tra decine di persone, sotto la Torre con la Sacra Fiamma Eterna
, ma la fiamma manca.
Mi avvicino a quelle persone, sono disgustose, completamente nude. Un essere mostruoso versa da un calice d’oro un liquido scuro sui loro corpi; il sangue diventa lubrificante e gli uomini scivolano uno sopra l’altro; i versi animaleschi riecheggiano tra i muri del palazzo signorile, sotto i portici i senzatetto osservano la scena senza proferire parola, piangono.
L’essere mostruoso
mi vede, fa cenno di spogliarmi, poi indica la folla ululante.
Mi avvicino al gruppo, lo osservo da vicino. Una donna mi vede e mi porge la mano, un uomo abbraccia un mio piede. Schiaffeggio la mano e calcio le braccia.
“Sei un pazzo!”

La bestia ride, ma per un momento diventa serio quando guarda dietro di me, poi mi ignora e versa altro sangue sulla folla.
Vado avanti con il costante pensiero che qualcuno mi segua.
Mi seguono ovunque, ovunque!
Non so dove andare, dove nascondermi… mi volto, alle spalle l’orgia, davanti un’altra strada secondaria vuota e illuminata dai lampioni.
Qualche volta ho pensato come sarebbe stato facile accettare la realtà, diventare un tutt’uno con Babilonia; mi sarei tolto molti dispiaceri. Non riesco, però, ad associarmi con Babilonia. È qualcosa che mi separa come un muro. Se fosse la mia stabilità mentale?
Ormai non faccio che vedere ombre scure… non riconosco reale da immaginario. Vivo un simulacro? O vivo nella realtà delle cose? La bestia che ho visto è vera? O sto sognando e proiettando delle allegorie?
È reale! È reale!
Mi sento una bambola, completamente dipendente dalle azioni degli altri, ma soprattutto di me stesso. Sii padrone di te stesso
, ma spesso non voglio nemmeno prendere il controllo di me, giungo troppe volte a decisioni sbagliate. Non sono una persona affidabile, mai stata; se qualcun altro avesse preso il mio posto oggi sarebbe stato imperatore, invece sono un fallito che girovaga per i quartieri di Babilonia.
Babilonia non è il mio posto, ma non ci sono altri luoghi in cui andare. Ho perso memoria della mia infanzia in questa città, non riconosco più nulla di questo posto.
Cammino ancora da solo, la nebbia sta condensandosi lentamente, sento le goccioline sul mio viso.
A destra e a sinistra si ergono case antiche in mattoni, le tapparelle sono chiuse, tranne che per una finestra: un’ombra mi fissa.
Corro perché ho paura, ovvio. So che mi seguono.
Scivolo su un tombino, mi sbuccio un ginocchio; mi giro e vedo l’ombra davanti a me.
Una figura ambigua è ferma a pochi passi, non ha una sagoma definita, è come se si dissolvesse nell’aria putrida di Babilonia. Non ci sono occhi, ma so che l’ombra fissa me.
La massa nera si muove, si avvicina.
“Vattene! Schifoso!” grido coprendomi il volto con le mani umide “No!”
L’ombra ignora completamente i miei scongiuri.
“Povero ragazzo”, una voce grave, rauca; sembra inarrivabile e lontana, ma proviene dall’ombra.
“Povero ragazzo” ripete l’ombra, ancora.
Apro gli occhi. La sagoma indefinita è a qualche centimetro dal mio naso; i bordi di quell’essere si dissolvono emettendo un rumore simile all’aspirina effervescente.
“Perché ti disperi così tanto per così poco”
Mi alzo con uno scatto e scappo via. Giungo davanti il palazzo del governo, le luci sono spente, ma le bandiere sventolano al primo passaggio del debole vento notturno.
Non si sente nemmeno una voce, nessuno.
Mi guardo attorno: i lampioni illuminano la piazza e assistono inermi alla mia caduta verso la pazzia.
Mi volto nuovamente, l’ombra è dall’altra parte, si avvicina. Il terrore mi provoca uno stato di choc; l’ombra si avvicina, ma non cambia forma e allo stesso tempo sembra contorcersi, diventa un poligono, poi un prisma e allo stesso tempo una sfera… diventa gigante, ruota e diventa piccola. Si muove come danzando, poi correndo, poi camminando.
TUTTO CONTEMPORANEAMENTE.
La mia mente non ha più forze per cercare di capire cosa diamine stia guardando.
“Smettetela!” grido, poi casco a terra distrutto in anima e corpo.
“Povero ragazzo”
“Prendetemi”
“Povero ragazzo”
“Portatemi dove volete”
“Povero ragazzo”
“Uccidetemi”
“Povero ragazzo”
L’ombra è di nuovo di fronte a me.
“Perché così triste, povero ragazzo?”
“Perché sono pazzo” dico io.
“Pazzo? Povero ragazzo”
“Cosa volete da me, perché mi seguite?”
“Non avere paura, povero ragazzo”
“Io ho paura!”
“Non avere paura, povero ragazzo!”
Impazzisco-impazzisco-impazzisco-impazzisco-impazzisco.
Matto-matto-matto-matto-matto.
Dalla rabbia emetto un verso di sofferenza, per il dolore emetto un grugnito, per la disperazione piango. Il corpo trema.
L’ombra mi tocca.
Immediatamente sento un calore mai sentito prima, mi tocca nel cuore. Il peso dei miei pensieri svanisce, il mio naso percepisce l’odore leggiadro di fiori, le mie orecchie sentono melodici canti, la mia pelle sente la freschezza del calore, i miei occhi chiusi vedono spettacoli di luce e colori. Sollievo, amore, speranza e vita sono ciò che percepisce la mia anima.
Apro gli occhi e davanti a me l’ombra non c’è più, un essere ricoperto di piume levita nell’aria. Dietro due ali intravedo due occhi dall’iride blu come un frammento di lapislazzuli.
“Non avere paura, povero ragazzo!” la voce è chiara, scandita e accompagnata da canti e melodie.
Mi guardo attorno e non posso che vedere un prato verde, insetti volare qua e là, fiori sbocciati: tulipani, margherite, cespugli di rose, innumerevoli Gentiane blu come il cielo limpido sopra la mia testa.
Cosa è tutto questo? Dove mi trovo?
Mi alzo mentre l’essere davanti a me continua a levitare spostandosi qua e là.
Una collina, una collina bellissima, verde costellata di petali blu, alcuni rossi, altri bianchi, altri ancora rosa e gialli.
Cespugli che raccolgono più fiori e rose, magnifiche.
“Cos’è questo posto?”
Fisso l’essere davanti, ma non provo più il terrore di prima. Il tocco mi ha riscaldato fino nelle profondità delle membra: sono completamente guarito?
“Per Grazia Sua sei qua, povero ragazzo”
“Sua? Di chi? Dove?”
“Il tuo mondo è sotto i tuoi piedi, povero ragazzo”
Miei piedi. Sotto? Guardo per terra, solo fine erba umida che bagna le mie scarpe e le piante.
“Non ti capisco”
“Hai la possibilità di capire, povero ragazzo. Ma non vuoi”
Un’ala si sposta mostrando il volto dell’essere.
I miei occhi vengono stravolti da una bellezza indescrivibile, un’ondata di emozioni colpiscono come un pugno il mio volto facendomi scuotere il cervello. Apro e chiudo gli occhi come quando non si riesce a leggere correttamente una parola. Eppure io vedo chiaramente, ma non riesco a capire.
Gli occhi di lapislazzuli mi fissano incessantemente, l’ala mi tocca sul petto.
Il flusso di fiamma mi inonda nuovamente. È un calore ancora più grande, mi avvolge e mi scioglie l’anima. Mi sento un liquido, ma solido allo stesso tempo.
Mi guardo ancora attorno.
“Ora capisci, povero ragazzo, cosa hai davanti”
Gli insetti volano da un punto all’altro, bellissimi fiori sono sparsi qua e là, cespugli ne raccolgono alcuni. Il mio mondo è sotto i miei piedi.
Guardo sotto, di nuovo e noto la Gentiana blu; il mio mondo è la Gentiana?
Un brivido mi scorre sulle mani.
“Siamo fuori? Non sono su un prato lontano da Babilonia?”
“Fuori? Siamo fuori. Su un prato? Siamo su un prato. Lontano da Babilonia? Molto lontano, la puoi vedere, anche pestare se ne hai desiderio. Ti è concesso per Sua Grazia, povero ragazzo”
Un capogiro mi fa quasi cadere a terra, ma mi riprendo subito. Se la Gentiana è il mio mondo, gli altri fiori sono altri mondi, i cespugli raccolgono altri mondi assieme. L’universo è un prato?
Guardo verso l’alto.
“E il cielo?”
“Hai la possibilità di toccare il cielo, povero ragazzo”
Tocco, è gelatinoso, inquietante.
“Cosa c’è oltre il cielo?”
“Il trono di Sua Grazia, ma non sei pronto, povero ragazzo”.
Cerco di guardare oltre la collina ma vedo solo tanti fiocchi di nuvole, cumulunembi bianchissimi che coprono qualcosa.
“Oltre la collina cosa c’è?”
“Orrori, povero ragazzo. Pazzia, incoscienza, rabbia, odio”
“Portami in quel posto, voglio vedere!”
“Hai già visto Babilonia e sei impazzito! Povero ragazzo, vuoi vedere la sua essenza?”
Con due ali l’essere mi prende e mi porta verso le leggere nubi bianche.
Guardo il prato allontanarsi da me, ora i fiori sono solo dei puntini irriconoscibili, il verde domina il terreno, dall’alto ora è solo un’unica distesa di monotona vita verde.
Attraversiamo le nubi, il cielo azzurro offre una vista magnifica. Il Sole manca, mi chiedo da dove arrivi la luce.
Improvvisamente l’essere scende in picchiata, sento l’aria picchiare sul mio viso, mi manca il respiro.
Le nubi diventano sempre più scure, cambiano consistenza, cambiano materia. I polmoni assorbono quel poco di aria che riescono a catturare, ma si appesantiscono di polvere. Il mio naso sente puzza di bruciato, poi di carne, poi di grasso.
Ecco davanti a me l’Essenza di Babilonia.
L’essere mi fa scendere, salgo una roccia e ammiro la mostruosità davanti i miei occhi.

Le masse di mostri dalle fattezze irriconoscibili, di angeli neri, schiume scure che si muovono. Occhi ovunque che fissano l’ignoto. Sento urla di uomini e donne, ma non li vedo da nessuna parte.
“Povero ragazzo, so io cosa pensi. Gli odori che senti sono loro, sono le persone che hanno bruciato la loro anima”
Non ho più paura. Inspiro con più forza per assaporare cosa significa essere dannati per l’eternità.
I mostri si dimenano, alcuni si ammazzano a vicenda, altri si riuniscono in orge.
Ma è più lontano il centro dell’essenza. In fondo si vede un guscio appoggiato su un calice di rocce, un drago lo circonda.
“Quando il calice dei cieli sarà pieno, il guscio sarà schiuso e l’essenza che prenderà forma dichiarerà di nuovo guerra” dice l’essere alle mie spalle “Sono eventi che vanno oltre la tua comprensione. Motivazioni insensate che si sorreggono su un filo di capello, ma che sono importanti quanto la vita stessa”
Osservo per l’ultima volta il guscio, questa volta vedo una sagoma all’interno: una figura dalle fattezze umane.
L’essere mi preleva e mi riporta sul prato.
“Povero ragazzo, ti ho fatto vedere l’Essenza di Babilonia perché il posto più facile da attraversare per la tua natura, ma per vedere il trono ti aspettano fatiche più grandi di quelle che hai passato”.
Le due ali che coprono il viso si spostano nuovamente; il volto bellissimo ora mostra un sorriso.
“Ma non avere paura, povero ragazzo”.
Mi risveglio in mezzo alla piazza, davanti al palazzo del governo. È ancora notte fonda. Piove a dirotto.
Un capogiro mi fa barcollare per diversi passi, l’assurdità del sogno alimenta l’emicrania.
Mi rifugio sotto un portico e mi siedo ripensando alla visione.
Alzo lo sguardo, ci sono delle raffigurazioni. Eccolo, l’essere che mi aveva parlato. Con un occhio enorme sul centro del suo corpo mi scruta, come faceva il viso bellissimo.
“Non avere paura, povero ragazzo”.
Non. Avere. Paura.
