“I’m sure there were good nazis”
Kit Fine
In Italia abbiamo un problema, un problema che parte dal marxismo e arriva fino all’attuale governo.
Non si sa più pensare.
Una tradizione gramsciana (da sinistra) e liberale (da Benedetto Croce) ha dato il peggio di sé per strutturare quello che oggi non solo è l’insegnamento della filosofia, liceale e universitario, ma anche quella che è la percezione della filosofia a livello nazionale, nella coscienza comune, nel mainstream dei programmi tv e reel di instagram.
Oggi quando si pensa a filosofi italiani viventi i primi a venire in mente sono Galimberti e Cacciari. Da una parte un parolaio, che si rifà costantemente alla serietà dei greci, pronto a pensare ai bei tempi quando sì che la gente era brava, invece oggi i giovani… la tecnica… - non ho plagiato eh!
– dall’altra pure. Il sior Cacciari ha fatto un gran baccano col suo ultimo libro “Metafisica Concreta”, ma come sempre tanto rumore per nulla:
Ammetto di aver sfogliato la prima pagina in libreria e confermo che inizia così
Abbiamo smesso di pensare. Da quando ad interessarci è stata la politica, la storia, la letteratura, il posto della filosofia si è fatto sempre più piccolo, fino a scomparire… o almeno così ci piace pensare.
Perché in fondo, chi guarda al continente con nostalgia (da qualsiasi angolazione) non riesce ad accettare né di aver perso la seconda guerra mondiale, né che il muro di Berlino sia crollato.
Ma questa non è una tragedia, non capite, questa è un’opportunità!
“Hai voluto fare una filosofia politica…”
Apriamo tutto.
Scaviamo per tirare fuori la filosofia sommersa. Tutti i sentieri che si erano interrotti sono tornati percorribili, tutti gli argomenti sono diventati oggetto di discussione e dibattito.
L’unico problema è che non vanno di moda, perché non ti fanno cuccare.
Fa molto più figo nascondersi dietro una cortina di fumo fatta di parole incomprensibili, di perifrasi complicate, di metafore, anziché provare ad essere chiari e dare un senso logico a quello che si dice mostrando l’articolazione del ragionamento.
Perché, se discuti, la poltrona smette di essere sicura. Discutere è tornare al medioevo: ti sfido ad una disputa e, se non riesci a difendere la tua posizione, fuori dall’università e la cattedra diventa mia.
Il perdersi nelle parole è una prassi comune di tutto il ferro di cavallo politico.
La sinistra: i francesi esistenzialisti-marxisti (Sartre, Deleuze, puro nonsenso), la scuola di Ritardoforte (lo dice già il nome)...
E la destra, che desidera essere l'eterna sconfitta: Nietzsche
Heidegger (ma manco ve lo dico), Spengler (l’occidente è tramontato, è finita), Evola (misticismo razziale puro)…
E Gentile?
Proprio a quest’ultimo recentemente sono state dedicate molte attenzioni, il nostro ministro della cultura gli ha perfino dedicato un francobollo e una cartolina. Bel modo per ricordare “il più grande filosofo italiano del secolo scorso” (bodyshaming?).
Giovanni Gentile è stato tra i più importanti filosofi del nostro paese, e questo è vero, ma per onorare la sua memoria è veramente giusto commemorarlo così?
No. Bisogna discuterlo.
Come si diceva prima, però, tutti credono che ormai non si possa più dire niente.
Folli! Forse lo Sprito ha solo abbandonato il continente e si è posto in un’altra parte dell’Arcitalianosfera.
Chiedete a un filosofo continentale di cosa si occupa e vi risponderà con un nome proprio, chiedete a un filosofo analitico di cosa si occupa e vi risponderà con un problema che sta provando a risolvere.
Questa è la differenza fra chi è morto e chi è vivo. La distinzione fra queste due tradizioni filosofiche poteva avere senso ancora cinquant'anni fa, oggi chi fa filosofia continentale studia la Storia della filosofia, chi fa filosofia analitica semplicemente FA filosofia (come si è sempre fatta dalla Grecia classica).
Le argomentazioni contro la filosofia analitica sono principalmente due: una emotiva e una politica.
Quella emotiva si può riassumere così:
“la filosofia analitica non è profonda, non dice niente alla mia esistenza”.
Ma come si dice, la profondità non ha mai spiegato nulla, il fatto che il pozzo della verità sia profondo 15 o 150 metri non mette in dubbio che ciò che conta è l’acqua che tiriamo su: deve essere cristallina e potabile. E poi, è semplicemente falso: ad esempio c’è questo libro uscito nell’ultimo anno. Un dibattito fra un ateo e un teista sul senso della vita, più profondo di così c’è solo la poesia di Goethe (che NON è un filosofo).
L’argomentazione politica è più interessante:
“la filosofia analitica è la filosofia del liberismo, non la possiamo utilizzare perché l’hanno inventata i liberali e non possiamo usare il loro linguaggio”.
Andiamo con ordine, però inverso. Utilizzare il linguaggio “del nemico”
non ti rende cattivo, anzi, dimostra solo che tu sei più forte. Per qualche motivo magico usare uno stile ti rende assimilabile a chi quello stile l’ha inventato? Se usi lo stile analitico per affermazioni antiliberali, per dire cose nuove, per riporre gli argomenti tradizionali… beh, non fai altro che il bene della tua fazione.
Non puoi usare la filosofia analitica finché credi di non poterla usare, forse non ti verrà una poesia così bella come quelle di Heidegger, ma sicuramente avrai un argomento sul perché la Società Industriale e le sue conseguenze sono state un disastro per la razza umana.
Che poi la filosofia analitica sia stata inventata dai liberali, concedendo anche questo punto, fa dire solo “e quindi?”
. Se la polvere da sparo l’hanno inventata i cinesi, non è vero che chi la USA è cinese.
Se la logica l’ha inventata Aristotele, purtroppo non è vero che chi la usa è aristotelico. Lo stesso vale per la filosofia analitica. Carnap, personaggio dubbio, era un boss.
Così forte che non è riuscito nel suo progetto scientista e logicista, ma che ha aperto il campo per la metafisica rigorizzata, quella che tanto odiava.
Oggi la metafisica spazia in tutti i campi descritti nel libro Delta della metafisica di Aristotele, ogni parola è un ambito e si parla dalla conposizione degli oggetti materiali alla prova ontologica dell’esistenza dell’esistenza di Dio (senza dimenticare il resto).
Ma poi, la filosofia analitica è veramente filosofia del liberismo?
Forse è più esatto dire che è una filosofia che si è sviluppata molto nella patria del liberismo (l’Inghilterra) e negli Stati Uniti d’America, che si è imposta a seguito della vittoria di queste potenze in due guerre mondiali e una guerra fredda.
Ok, si è imposta come stile, come modo di fare filosofia. Ma, come si sa, purtroppo o per fortuna, non tutti gli studiosi di Heidegger e Nietzsche sono nazisti
, così tutti i filosofi analitici non sono liberisti. Basterà fare l’esempio di McIntyre, oggi vecchio decrepito, che è un analitico con un’antropologia (e di conseguenza una filosofia politica) opposta al liberismo e di tradizione aristotelica.
Di giovani basta seguire la sua legacy, per la ricostruzione a partire dalla morale, per la filosofia politica ci sono Taylor e i comunitaristi (e ovviamente gli accelerazionisti).
Ma questa diffusione si deve anche alla nuova specificità della materia: con gli strumenti logici più avanti che permettono indagini più raffinate di quelle letterarie e strettamente fenomenologiche, così siamo in grado di sviluppare inferenze che ci permettono di avvicinarci a capire quella che è la struttura del mondo (e a seguire il resto).
Rifiutare questa avanzata della filosofia è, dunque, una presa di posizione controproducente perché si rinuncia alle armi migliori e si abbona per motivi ideologici quello che da sempre è uno dei più importanti terreni di scontro culturale.
E Giovanni Gentile?
La via è una: rigorizzarlo! Attualizzare la filosofia dell’ex-ministro presentando la teoria dell’”essere come pensare”
attraverso gli strumenti della logica. Non è un’impresa impossibile, anzi, i pdf delle sue opere sono tutti reperibili se si sa dove cercare… nelle biblioteche ;)
Dare una veste ineccepibile a quelli che sono i principi della teoria generale dell’atto puro, in un linguaggio formale, permette di comprendere meglio quello che il Filosofo voleva dire e una ricostruzione accurata aumenta la credibilità del suo progetto che, da una visione metafisica apparentemente astratta, puntava a riformare in toto la società.
E dunque, signor attuale ministro Sangiuliano, si istituisca una borsa di studio Giovanni Gentile, per ricostruire e dibattere il suo pensiero, per mostrare che l'idealismo è vivo e lotta insieme a noi contro il materialismo (perché tutto è atto di pensiero), che l'italiano è meglio del tedesco (Gentile > Hegel) e che, alla fine, quello che GG ha fatto aveva più senso di quel che appare in prima facie.
Smettiamola di occuparci di neuroscienze e simili, smettiamola con la letteratura, è il momento che lo Spirito si autoponga nell’atto del pensiero.
Abbiamo anche uno slogan, attualista più che mai, per sponsorizzare questa iniziativa sul Nostro filosofo:
SPEGNI IL CERVELLO, ACCENDI IL PENSIERO.