Olmeneta 2.0. L’abbiamo rifatto.
Il pellegrinaggio alla Provincia, per la seconda volta. Il precedente è un’eredità pesante: fare meglio dell’anno scorso è difficile, impossibile persino. Ma ci abbiamo provato lo stesso. Abbiamo chiamato i migliori e convocato i più schizzati dell’Italiosfera (e non solo)
A sto giro la nave pirata dei Blastidi incontra la Campagna in un mix letale, corsaresco:
OLMENETA 2.0 – CAMPAGNA PIRATA
I tecnopirati sono sbarcati nella Cascina-Tempio di Olmeneta (CR), nel nulla più assoluto, nella Padania profonda, dove nessun milanese oserebbe mai vivere. Un ritiro fisico, una fuga dalla megalopoli, dalla società: un luogo dove creare comunità, dove concretizzare un’atmosfera che nasce nell’etere, ma non finisce lì.
Campagna Pirata. Questo è quanto.
“Comme è bella ‘a campagna” (Napoli Centrale, Campagna)
La dimensione primordiale dell’uomo, alla quale tutti vogliamo e dobbiamo tornare. La dimensione della vita dei nonni, degli avi, della terra. Che verdeggia, che brucia, che ci sostiene.
Pirata. Noi di Blast siamo pirati, editori e non solo. Pirati del web, tecnopirati, technopirati.
“What will we do with a drunken sailor? Early in the morning!”
Il mondo oggi ne ha bisogno, pirata è colui che sfida il sistema per i suoi interessi. Un approfondimento sarà fatto fra poco, quindi taciamo un attimo.
Campagna pirata. La campagna definitiva. Nel doppio senso.
- Campagna pirata: condotta dai pirati per razziare e conquistare, seguire la propria natura, i porti da attaccare sono stati già individuati ora è il momento di salpare!
- Campagna pirata: quella campagna che nasconde i briganti, erba alta e tanta voglia di vivere.
La campagna è pirata, in generale? Sì. L’essenza appare grazie a Blast, ancora una volta. Campagna pirata è tutto ciò che la campagna vuole e può essere.
Ad aprire le danze: Guido Damini.
Il nostro storico da bar preferito.
Non solo storico, ma anche grande artista. Ha portato il suo quadro più famoso: la Battaglia di Lepanto, ormai un caposaldo della cristianità in tutta Cremona e Provincia. Dunque, il Nostro ci ha raccontato la storia di Blast: i pirati! Ovvero, i maranza del mare.
A cominciare dai primi stralunati fenici, passando per gli etruschi, e poi al medioevo… Guido si è sorpreso, conosceva Blast, ma forse non così bene. Si è trovato una platea di storici mistici, e quando provava a fare qualche battutina autarchica-nazionalista (molte apprezzabili idealmente) trovava sguardi truci.
SIAMO IN PADANIA DOPOTUTTO.
Ma vabbè, tornando all’intervento è stato una partenza col botto. Perché poi nel medioevo gli arabi… Ma cosa dico? O turchi sono stati letteralmente MARANZA. E come i maranza oggi devastano Milano, allora devastavano il mediterraneo. E via di scambi di prigioneri, di bagni di Algeri e mazzate varie. Lepanto! Abbiamo vinto, abbiamo pure il disegno! E ci sta, ci piace così. Ma i pirati mica si fermano… Soprattutto i nobili sono vessati, gente che rema e che ha bei soldini per pagare.
E i corsari, i primi veri corsari, erano sotto l’impero ottamano!
L’epoca moderna quasi la saltiamo, tanto Pirati dei Caraibi è tutto finto, e arriviamo alla fine. Dal pubblico Hallowed e Wafers3d (ospiti d’oltreoceano) si accendono…
Chi ha sgominato i pirati nel mediterraneo? Perché non se ne parla più dall’800 in poi?
Perché George Washington e Thomas Jefferson hanno detto NO! Hanno detto “E mo’ non ci dovete più rompere il cazzo per i commerci”. E così SBAM – fondano i marines e “to the shores of Tripoli”.
L’America ha vinto, i pirati sono stati sgominati. God Bless the americans, but not America.
Olmeneta 2.0. L’abbiamo rifatto.
Quando ha iniziato Andrea Mascetti è calato il silenzio.
Sguardo di ghiaccio e il piglio deciso di chi sa cosa dice. Pesa bene ogni parola l’avvocato. È sceso dalle sue amate montagne giusto giusto per parlare con noi. Un viaggio lunghissimo: alla fine ne è valsa la pena.
La storia dello Stato moderno, dalle guerre di religione del ‘600 alla sua crisi: è partito da qui, ma ha scalato e raggiunto altre vette di cui facciamo fatica a presentarvi il conto. Come tutti i grandi procede per aforismi, per nugae di pensiero e se la prende un po’ con tutti e, soprattutto, ci lascia con più domande che risposte. Sono questioni capitali, in fondo.
Battere moneta – amministrare la giustizia – difendere i confini. I tre compiti dello Stato moderno.
Gli interrogativi sgorgano dalle sue parole direttamente in noi, senza fatica: se questo è il punto dello Stato, non è complicato constatare che ad oggi non stia facendo il suo dovere, che andrebbe riformato, ripensato. Qua vuole arrivare il Mascetti nella sua riflessione… le sue conclusioni però ce le teniamo per noi, anche perché sono troppo Blast per stare sul Blast… Certe cose non si possono scrivere , ma solo dire. Ci limitiamo a ricordare una grande massima di Blast: O SPARIAMO O SPARIAMO. Chi ha orecchie per intendere, intenda.
Memona
Fare il giornalista in Provincia è un lavoraccio. Bisogna essere creativi, cercare o inventare notizie dove il piattume è padrone. Insomma, un mestiere per giornalisti talentuosi, in grado di sostenere l’intero settore con le vendite dei propri quotidiani.
È un fatto che senza di loro e senza le importantissime news su viabilità, incidenti e altre amenità locali le poche edicole rimaste sarebbero tutte chiuse. Blast ha quindi deciso di omaggiare questa categoria bistrattata e vilipesa con la sua prima mostra:
Una raccolta dei migliori post (i più memosi e i più assurdi) de La Provincia di Cremona, assemblata con pazienza nell’arco di un anno. Abbiamo tappezzato la Cascina-Tempio con più di sessanta immagini… Ovviamente non possiamo farvele vedere tutte, ma siamo sicuri che quegli spilorci di GOG ci sganceranno presto la fresca necessaria per farci un libro…
Oggi è un giorno qualsiasi e le grandi testate si preparano per uscire con un titolone. Ricordate che il quotidiano che vi piace anche quello più basato domani partorirà una pagina 55x40 cm con carattere 62, da un prestigioso palazzo di una metropoli italiana. Il 90% delle copie vendute domani saranno o Gazzette dello Sport o LaRepubblica (ovviamente con l’inserto), questo succede da almeno 70 anni. Nel mentre noi segregati in provincia a 20 anni e oltre a parlare di scoop che tanto nessuno farà (anche se lo farete ormai sarà troppo tardi nessun vecchietto - gli unici che ci comprano - sarà vivo per leggerlo). Ricordate che se non avete pubblicato su un grande giornale prima dei 20 anni avrete sempre dei rimpianti, una psiche danneggiata, non sarete mai normali. Chi pensa che non sia finita è un povero illuso.
È stato poi il momento della resa dei conti con la letteratura. Abbiamo scombinato le carte, lanciato in aria i libri, liberato i poeti corsari.
Con noi, Davide Brullo, poeta artico, direttore di Pangea, stroncatore per diletto e bastardo di professione; al suo fianco, Alessandro Gnocchi, caporedattore della pagina di Kultura de Il Giornale, cremonese, figura mitologica.
Prima di salire sul palco, i due si intrattengono tirandosi un pallone da calcio sgonfio, come chi ha la purezza degli eterni fanciulli. Comincia Gnocchi: i suoi poeti corsari sono Pier Paolo Pasolini e Giovanni Testori: due firme di fuoco che profumano di sangue e di antico. Brullo incalza: chi, oggi, avrebbe il loro coraggio? Chi si spingerebbe ai confini del mare, superando le colonne d’Ercole, contro i diktat di un sistema culturale malato? Siamo incazzati, delusi, ma sogniamo: per Brullo, finché non si spegnerà quella fiammella che anima i nostri spiriti, ci sarà speranza. La conclusione del dibattimento ci eleva: dov’è il Sacro nel mondo moderno? Tanti lo dicono, ma nessuno lo pratica, eppure il Sacro esiste e la nostra missione è dargli nuova vita.
E finalmente i meme seri. L’intervento molto atteso dal pubblico.
Ritardoantichità! Tutti i più autistici dell’internet lo stavano aspettando. Forse è la sua prima apparizione “pubblica”. Il miles GiorgioSUS. Arriva dalle valli Bergamasche. Un soldato celtico sotto le spoglie di un barbone pseudostorico. Anziché l’acqua, per dissetare l’ospite abbiamo del RUM. L’intervento ripercorre la sua storia, come è nata la pagina e dove stiamo andando… Dalla nicchia (alla nerchia) al grande pubblico – tant’è che pure Michela Giraud ha condiviso un suo meme.
Ma vabbè, quest’excurSUS ve lo risparmio. Andiamo ai due nodi: il trickster e il messaggio. Perché, fra tutti i personaggi memetici, il chad, il soyjak, il chud, il Nostro vuole far emergere la figura del TRICKSTER. Un tipo che ride e irride, che rivendica senza giustificare. Il meme è anche una forma di irrazionalismo, perché segue il flusso delle cose, della vita, e procede. Il trickster segue il flow, non si fa mettere allo scacco, prende i meme per quel che sono: meme. E sì, proprio per questo, tutto è permesso. Irridiamo le regole, irridiamo le norme. Purtroppo le piattaforme tendono a limitare e ingabbiare, eppure il meme si è evoluto e ora è un meme censurare e fregare l’algoritmo e il controllo del vecchio (((Zucc))).
E tanto poi c’è Telegram, il covo dell’eversione. E trickster è ogni buon mematore, ogni buona persona che sa comportarsi nell’internet e ognuno quando fa valere con il riso la propria idea. Il messaggio:
MEME FREGO!
Detta male. Abbiamo chiesto a Ritardo un messaggio memetico, come lo fece Oznerol a Stragog e ci ha detto quello slogan. Scherzo, però il messaggio era simile. Non abbiate paura di memare! Non ti curar di loro, ma mema e passa. Non bisogna stare a sentire i professoroni e i professorini, su Internet queste cose non contano. Bisogna memare con leggerezza. Non fate i rompicoglioni! Il congiuntivo? Non lo uso, non mi va, non fa ridere. Non è un meme accurato storicamente? Sticazzi! È giusto così come lo faccio io, perché sono il mematore. Non bisogna rendere conto dei propri meme a nessuno, se non alla coscienza. E la gente apprezzerà, perché fa ridere e condivide. Dunque, memate e non rompete i coglioni ai mematori. Che tutti apprezzino i meme, altrimenti siete imbarazzanti e fate voi una figuraccia stratosferica. Se solo fossi avessi saputo non avessi memato.
E poi questa perla:
E andiamo verso la chiusura… Arriva il momento della cena e si prende una pizza tutti. Pizze margherite, le più italiane e le più economiche. Nel frattempo una voce in una lingua strana parla. Chi è? Sono loro. Gli americani – The Americans. Wafers3d & Hallowed. I capi della Vaporwave cattolica, i capi dei basati, ma che smaniano di cantare e di suonare.
E quindi? Quindi tocca a loro!
Inizia Hallowed. Suona due grandi hit – CRUCIFIX e BILL GATES CREATED THE CORONAVIRUS. Sì, tutti a cantare insieme. Tutti a filmare. Veramente due grandissime hit. Ve le lasciamo qui. Dan è un mito e un mostro sacro. Ormai anche a Olmeneta ha avuto la sua consacrazione. Totalmente BLAST! The Smiths cattolico.
La platea si era scaldata, serviva qualcos’altro di musicale. Eleviamoci. Arriva Antonio Soldi. Già amico, già su Pangea. Prima c’era Brullo e mo’ tocca a lui. Senza paura. Parliamo della techno e della tecnica.
La techno, infatti, inizia la sua breve lectio magistralis Antonio, nasce nel mondo Africo e Americano di Detroit. E solo dopo qualche anno giunge in Italia, sulle sponde del mediterraneo. Il gene italiano è molto più raffinato, anche qui, come quando eravamo stati sulla cresta del prog, troviamo le caratteristiche italiane. Lasciamo indietro i residui sciamanici e i vari disturbi sociali, abbracciamo la melodia, la ricerca sonora e la nascita dei vocalist.
Perché sì, i vocalist nascono in italia. Franchino (non Franco126) è la nostra figura di riferimento, l’animale totem, che da essere un semplice frequentatore di club e disturbatore, diventa una leggenda.
Metempsicosi. Ormai è già leggenda.
E questo per il tema del viaggio, del viaggio spaziale. Non sono (solo) le droghe, ma un popolo di navigatori. I viaggi spaziali nella ricerca del suono, il volo con la voce, di cui noi in Italia ne siamo maestri. Ma poi la globalizzazione, tutto su uniforma, la techno minimal vince, 4/4 sotto cassa e via. Nulla di nuovo. Dove sono i megatroni e tutta la storia di una volta? Nei nostri cuori, nelle nostre orecchie. Oggi timidamente sta tornando, la techno analogica, la techno con riferimenti nostalgici come Ghosting della Garage… Ma il pubblico non la vuole! Noi siamo ancora nello spazio, e infatti
“In cielo c’è Gesù, e in terra Mario Più”
E dopodiche il grande Wafers ne dà dimostrazione. La tradwave. Il gioco rigeneratore italo-americano migliore. Con pad e set epico. Spizzatevi il suo album…
Olmeneta è finita. Le tende sono montate. La spazzatura è raccolta. La giornata è stata pienissima. Non sappiamo neanche noi come siamo sopravvissuti. C’è chi dorme sotto le stelle. Una brezza pirata sferza i nostri volti. Ancora una volta, ce l’abbiamo fatta.
DRITTO ALLA META
E CONQUISTA LA PREDA