Queste sono le uniche pillole che sei autorizzato a prendere. In una società schizofrenica, che pretende di essere “normale”, non c’è bisogno di rimanere bloccati nel dogma e nello stigma sociale. Bisogna prendere consapevolezza, guardare a quelli che sono i padri, le figure di riferimento, e rimboccarsi le maniche per concretizzare i sogni che ci hanno dato, di cui siamo eredi.
L’azione non può che essere la propagazione di questo sentimento che ci pervade, l’azione è la nostra guerriglia contro ciò che ci circonda.
E una filosofia accelerEAzionaria ha tra i suoi maestri certamente loro: Ted Kaczynski, in arte Unabomber, e Nick Land. Personaggi apparentemente opposti, ma che si tengono strettamente assieme e camminano sottobraccio verso il futuro.
Il problema che evidenziano è comune: la tecnologia. La soluzione sembra sempre essere anche la stessa: distruggerla completamente. Il modo è diverso, forse… Ma il vero nucleo che accomuna i nostri due autori è l’antropologia di riferimento e, in parte, la prassi. Uno si è rifiugiato nei boschi degli U.S.A., l’altro si è rifugiato nella giungla d’asfalto della Neocina. Entrambi ex professore universitari. Uno ha lanciato bombe reali, l’altro articoli e libri che hanno generato e segnato una generazione di filosofi. Entrambi non sono stati capiti e sono stati studiati troppo, entrambi emarginati e idealizzati, entrambi maestri che vogliono porre la parola fine alla società come la conosciamo. Ma di questa dicotomia ne abbiamo già parlato due anni fa:
Il momento della sintesi è arrivato.
Ted Land
Ricordiamo una cosa: la psicologia è nata ad inizio novecento a seguito della società industriale. Affidarsi a questa “scienza” equivale a rimanere imbrigliati nei gangli della macchina nemica. Una conseguenza della società industriale, un lembo del tecnocapitalismo che vuole entrare nella tua testa.
Ciò a cui bisogna puntare e dove posizionarsi è la terra. Land: omen nomen. Questo è il punto di unione. Ted ci invita a tornare a toccare l’erba, Nick si rende conto che l’erba non si può toccare perché non c’è più: è stata coperta dall’asfalto dei mercati. Come disse il nostro Profeta: “dove c’era l’erba ora c’è una città”.
Ma le città non si fanno saltare in aria con le bombe normali, le città si fanno saltare in aria con le atomiche.
Il sistema non è sostenibile? Bene, acceleriamo.
Paradossalmente la fase Ted è la fase due, la prassi che va messa in atto dopo l’implosione e il caos totale che un Land non solo ha previsto, ma continua a provare a portare avanti attivamente.
Caos Militante.
Quando imploderà il sistema? Nessuno lo sa, ma sarà per ragioni politiche, come sta avvenendo. Il tecnocapitalismo non è compatibile con la democrazia, questo è il messaggio di superficie che leggono tutti nei due Nostri. Il tecnocapitalismo non è compatibile con l’uomo, questo è quello che leggono i neomarxisti (la sinistra, come la volete chiamare). La democrazia non è compatibile con l’uomo, questa è la verità che rivelano.
Il punto focale è proprio questo: la società ha preso la svolta sbagliata perché società industriale = società liberale = società “democratica”.
Proviamo nuove soluzioni, andiamo a vedere l’autarchicissima Cina cosa fa, per capire se, in qualche modo, a tutto questo si può sfuggire. Democrazia è una parola complessa, inventata da una società aristocratica come quella greca, e appioppata sui nostri telefonetti come palliativo per un controllo capillare.
Democrazia è la parola del nemico
, la tecnologia è schiavitù direbbe Ted, e finché sarà alla portata di tutti continuerà questo processo di ipnosi collettiva. E in tutto ciò il famoso capitale, la globalizzazione, si mostra nel suo lato più inumano. Questo non è un male: di fronte alla differenza radicale, davanti al mostro senza volto, abbiamo la possibilità di ritrovare noi stessi.
Davanti a questo nemico potremo compiere l’atto primigenio (violento?) che ci rende quel che siamo: vivi. In una congiuntura simile si riscopre cos’è la libertà. Il collasso arriverà e lo vedremo in diretta streaming
e una volta che anche la trasmissione si sarà interrotta, che i nostri dispositivi saranno spenti, sapremo dove andare. Perché la via è proprio davanti a noi, la via che abbiamo sempre percorso.
Nick Kaczynski
Parti dello stesso processo. Un processo che non è necessario, ma auspicabile.
L’inganno è finito, ogni profeta della fine, però, erra.
Non ci sono calcoli, non ci sono strutture matematiche o algoritmi che possano realmente prevedere il futuro, ma è l’azione individuale quella che conta.
“Una rivoluzione non è possibile finché i singoli crederanno che non sarà possibile”.
Questo è ciò che ha detto Ted o, almeno, quello che ho sentito in un meme su di lui. Ma nessuna rivoluzione parte realmente dal popolo, c’è sempre un problema di élite.
Oggi non vogliono un cambio di paradigma, anzi, sono proprio loro le uniche beneficiarie di questo sviluppo tecnologico. Il problema è dunque il profondo stato di illusione in cui ci culliamo. È ovvio che qualcuno come Nick preferisca andare in Cina, dove almeno sono sinceri e la struttura di potere è chiara.
E poi, in fondo in fondo, ho la sensazione che Nick amasse anche la loro cucina, ché rispetto al Fish and chips delle isole britanniche… Ma se questa predisposizione culturale non c’è e si viene da posti più freddi dove il cibo tipico è zuppa e wurstel allora tanto vale rintanarsi nei boschi, su Unabomber la vena del boyscout ha decisamente prevalso.
L’anarcoprimitivismo, a cui tutti i sostenitori del nostro matematico preferito si appellano, è veramente compatibile con il Big Corp State auspicato dal britannico? Sì, anzi. Ripetiamo:
se vogliamo terminare la partita con la società industriale, tanto vale lasciare che funzioni da sola, senza uomini, lasciare che il processo di neofeudalismo faccia il suo corso.
Qualcuno ne parlava anche in Italia, ed è chiaro che questa faccia della medaglia non attragga. Ma il problema non è lei, come al solito siamo noi. Troppo addormentati, nel sonno dei diritti e dell’autonomia sottratta, ridotta a poter fare tutti le stesse cose. Invece il mondo è bello perché è vario e, certamente, l’omologazione che spinge la nostra società, arrivati all’ennesima rivoluzione industriale, non è dello stesso avviso.
L’uomo è sempre lo stesso
, le strutture di potere, tecnologiche, sviluppate negli ultimi secoli non hanno permesso nessun progresso reale (perché impossibile, almeno a livello antropologico), ma hanno solo mascherato con l’idea di “uguaglianza” la pervasività del controllo e il funzionamento del potere, che una volta era chiaro e, dunque, anche chi voleva resistere sapeva cosa fare.
Il potere un tempo si basava sull’uomo stesso e sottostava ai suoi ritmi. Oggi, invece, questo si basa sulla macchina. Se una volta la radice del potere si trovava nel divino, oggi, quello stesso divino viene attribuito alla tecnologia in quanto fonte di potere, di questo fenomeno Ted e Nick si rendono conto.
Ted, rigettando la società industriale, ritrova questa dimensione sacra nei boschi. Nick realizza come oggi questa dimensione sia affidata al denaro e, quindi, alla tecnica. Se nel medioevo la teocrazia era divina e pontificia, oggi una teocrazia non può che essere materiale e comunista. Ma
“se a causa dell’irredimibile scorrettezza politica della realtà, le economie e le popolazioni dovessero collassare tutte assieme, per lo meno non ci saranno danni per le nostre anime”.
(Nick Land, Illuminismo oscuro).
E questo è quello che conta, il punto dell’accelereazione.
Il processo che ci porterà al collasso, sia esso politico, economico o sociale, è sicuramente l’accelerazione:
accelerare quelle contraddizioni e quei conflitti che sono insiti nel sistema che vuole negarli e reprimerli. E dunque inserire qui la nostra reazione: utilizzare ogni cosa come mezzo e puntare a quell’Assoluto che ognuno vuole e che ogni “progresso” imita fallendo. Bisogna accelerare per entrare in questo Assoluto, superare la velocità della luce e tornare indietro: indietro nel futuro.