PONTIDA 2023-UNA CRONACA

PONTIDA 2023-UNA CRONACA
Lettura boomer
Pontida-Polenta, Pontida-Nduja, ma anche Pontida-Kebab. Ma soprattutto Pontida-Agrodolce, DolceAmara. Pontida incomprensibile, babelica, schizofrenica. Pontida, non ti riconosco più. Ma non smetterò mai di amarti.

Scendere dal treno regionale è sempre una liberazione. Approdare nel bel mezzo di una verde vallata bergamasca, poi, ha un valore quasi catartico. D’altronde questo è un luogo Sacro, un posto dove tornare per purificarsi, fare i conti con se stessi, con le proprie radici. Non importa quanta terra, quanto fango, ci separi da queste, riusciremo sempre a ritrovarle, anche nel buio della notte, ciechi, come si ritrovano le calde braccia della mamma.

“Radici profonde non gelano mai”

J.R.R Tolkien

Sotto strati di salvinianesimo (religione decadente), bossismo (fede politica ormai totalmente consumata) scorre il fiume ininterrotto della Storia. È totalmente irrilevante che i confini tra questa e il Mito si mescolino, siano labili e porosi. Non è mai fregato niente a nessuno delle fonti. Oggi sei un cronista medievale blasonatissimo, detentore della Verità, domani sei un ciarlatano e la tua parola vale meno di quella di Saverio Tommasi. Alberto da Giussano è esistito nella misura in cui i Lombardi hanno creduto nella sua esistenza e ha vinto proprio per questo. È sempre, sempre questione di Fede.

Credere a Galvano Fiamma (letteralmente “me l’ha detto un uomo nudo nel bosco”) piuttosto che a FanPage mi sembra semplice buonsenso, per non dire un dovere morale

Qui, nel 1167, i Comuni della Lombardia hanno, quindi, sicuramente giurato la ricostruzione di Milano e promesso vendetta al potere dell’Imperatore. Nove anni dopo, a Legnano, i contadinotti del Nord distruggevano l’esercito professionista del Barbarossa; qualche fante sgangherato e puzzone sconfiggeva i più potenti e addestrati cavalieri del medioevo.

Gasa

A Pontida è nata la Lombardia, qua i Comuni si sono stretti sotto una sola bandiera. Non so in quale altro posto posso trovare me stesso. Questo è ciò che mi ripeto nella testa. Scendo dal treno assieme a qualche maranzino confuso dal marasma di persone confluito qua. Probabilmente non si aspettavano di essere, per una volta, in minoranza. Io, francamente, non mi aspettavo quattro ragazzi ingellati con polo bianca LEGA GIOVANI CALABRIA ad attendermi giù dai binari. Ok, i tempi son cambiati, ma figa…

La sera prima della manifestazione più grande (quella famosa, sul pratone, col palco gigante ecc ecc) si consuma il ritrovo del movimento giovanile. Oltre alle tipiche menate da partito (congresso dei giovani, con vari gerarchi e gerarcucoli che arringano la militanza) si assiste ad una specie di liberazione collettiva dei sensi, che inizia come una sorta di festa dell’Unità DeDestra, ma che in poco degenera in maniera drammatica. Il vero clou della kermesse leghista, il momento per cui vale la pena venire a Pontida. Poco conosciuta, riservata a chi è totalmente nella lore del partito, per i più accaniti, i più nerd: il manga per chi non si accontenta dell’anime, ilBlast per chi non si adagia su Wired, FanPage o Will_ita.

Sono arrivato giusto in tempo per la bisboccia, appena dopo i comizi

Un vero campo rom padano: tende e tendoni, camper. Gente acquartierata sulle panchinette dei giardini pubblici che si tracanna lattine di birra… Qualche coretto da stadio, inframmezzato dai canti alpini… Un piccolo esercito intento a rifocillarsi, a grigliare e a chiudere panini. E’ la Pontida notturna, la Pontida di sempre. Forse un po’ meno partecipata del solito, ma comunque lei, con le sue polente abbrustolite, i suoi gorgonzola, i vecchi militanti. Afferro anche io un panozzo e lo ingollo, mi calo nella serata. La attraverso, guidato dal rumore di alcune casse. Arrivo sotto il tendone più grande. E’ la capanna più zingara, una fara longobarda, il… tendone del circo… Mi avvicino, incuriosito da una voce familiare.

E’ Matteo Salvini… Aizza i giovani dal palco. E’ arrivato tardi, addirittura dopo di me, ben dopo il congressame. Era a S.Siro a guardare il derby. Sigh… Io me lo ricordo qualche anno fa. Si fermava a parlare con tutti, dalle cinque di pomeriggio, con voce sicura e sguardo trasognante, a dispensare rassicurazioni e a scaldare la truppa. Restava qui fino a tarda notte, a gozzovigliare coi suoi negrossi, a girare strascinandosi da un gazebo all’altro per una fetta di porchetta o un poco di birra. Era l’epoca dei felponi, delle ruspe, prima del governo giallo-verde.

Momenti impegnativi, ma più semplici, pieni di fiducia. La Lega era al 18%, in crescita inarrestabile. Lui era il Capitano, un pirata all’arrembaggio, alla ricerca di lidi vergini e acque inesplorate. Decisamente altri tempi. Ora è lì. E’ piuttosto stanco.  Ripete a vuoto le stesse frasi, di politica sembra quasi non parlare. E’ il capo-animatore. Letteralmente. Balla e si diverte. Ma ha gli occhi spenti. Fa da vocalist e DJ, da capo-ultrà: “chi non salta è comunista eh, eh”. Il coretto parte cinque o sei volte. Il repertorio una volta era molto più ampio…

A Pontida ora vanno fortissimo hit estive e pop italiano. Matteo chiede che venga cambiata la musica. I Pinguini Tattici Nucleari. Tutti attaccano a cantare.

“Per favore non piangere, non ci rimanere male”

-PTN

Sta parlando con me. Mi sta dicendo qualcosa. Io, però, ho un nodo in gola. Non ce la faccio. Il calore si scioglie in una lacrima umida. The Rock.

La Verdini e la scorta se lo riportano via, prima della mezzanotte. E’ pur sempre un ministro. Sgomma via, giornalisti al seguito, su un bel suv nero quando inizia a piovere. Il tendone cambia voce con il temporale.

SECESSIONE

SE-CES-SIO-NE

S E C E S S I O N E !

In tanti scandiscono queste sillabe ad alta voce. Pontida è, non solo nell’immaginario, i suoi cori. Anche il tempo ha subito la sua padanizzazione e si è tornati a Bossi. Difficile dire se sia solo folklore. Secondo me no. Lì in mezzo qualcuno seriamente reclama ancora la Terra Promessa. E se qualcuno ci crede la faccenda è sempre seria. Alberto da Giussano docet. “Che forza… – mi dice un kapò leghista – dopo anni riescono ancora a credere in una cosa simile”. Lo guardo strano. Non capisco in che crede lui.


“Männerbund – mi dice un ragazzo che è lì – tutto ciò che conta di questi tempi.” Ora siamo attorno ad un piccolo falò, poco sopra la valle della festa, lontano dal tendone. La pioggia si è fermata. Il fuoco l’ha attraversata indenne, senza spegnersi, e ormai brucia da ore. Siamo in pochi, si respira un’aria greve, di fratellanza. Si giura e si spergiura. Io ho imparato a stare zitto. Quando me ne vado qualche tizzone ancora arde.

“A Pontida non si dorme”

Me lo dicono tutti. Io comunque sono riuscito a sonnecchiare, in qualche modo. Solo l’arrivo della massa di poser-manifestanti mi ha svegliato. C’è anche chi ha su la maglietta del Kebabbaro. Rieccoli: i comizi. Appena iniziano mi rifugio nell’Abbazia, non voglio sentirli.

Pare che lì sia stata fondata la Lega Lombarda, nel lontano 1167…
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