Proverbi arma di controllo di massa
Ci hanno provato in tutti i modi.
Siamo circondati. Pensavamo che l’attacco fosse solo cosa dei tempi moderni ma siamo vittime da sempre.
Dal più complottista al più illuso, tutti almeno una volta ci siamo preoccupati dell’avanzare della tecnologia, della privacy e dell’acquisizione dei nostri dati.
Abbiamo guardato con sospetto cookies, motori di ricerca, click sui social network finanche alle azioni statali e governative quali l’app IO.
Sempre dallo stato ci siamo guardati bene nel caso del bonus psicologo.
Sembravano questi i nostri nemici. Da loro dovevamo difenderci…
E invece il nemico entrava nelle nostre teste con mezzi ben più subdoli, strumenti che sono presenti nella nostra cultura da tempi immemori.
Nelle narrazioni distopiche, quando puntualmente si tira fuori 1984, si pone sempre l’accento di come il grande fratello controllasse il lessico della popolazione, cancellando interi concetti. (Non posso più dire frocchio, negrosso, buttanœ…)
Ma in questo caso è stato il controllo che la parola può fare su di noi, che non abbiamo visto arrivare.
Come potevamo pensare che delle frasi fatte, che calcano, roboanti, declinanti la lingua del popolo tutto dal fiorentino più riscerhato al dialetto più rurale, potessero essere tanto pericolose?
I proverbi ci hanno mangiato, e continuano a mangiarci, il cervello.
Sotto l’aspetto superficiale di insegnamento morale, saggezza popolare o consiglio pratico, spesso basato sull’esperienza collettiva – si nasconde un’arma di distruzione/controllo di massa.
Il loro registro basso e popolare, la loro semplicità li hanno resi lo strumento perfetto per insinuarsi nelle nostre teste.
Accortisi della loro importanza, tutti i potenti hanno li hanno usati e plasmati per portare avanti le loro idee.
Procediamo all’analisi di alcuni di loro:
L’erba del vicino è sempre più verde
Un occhio innocuo, come potete intuire, potrebbe leggere in questa locuzione una riflessione che vede nella società una percezione comune che suggerisce una tendenza umanabozza-automatica a guardare con invidia o desiderio ciò che appartiene agli altri, presumendo che la loro situazione sia migliore o più desiderabile della propria.
Ma in realtà è stato lo strumento che imperialisti (con una lettura rigorosa della frase) e anti-imperialisti (con una lettura sarcastica e analitica della frase) hanno usato per portare subdolamente e inconsciamente sempre più seguaci tra le loro fila.
Chi lascia la strada vecchia per la nuova, sa quel che lascia ma non sa quel che trova
Non credo di dover star qui io a spiegarvi come in questo caso ci troviamo davanti alla veicolazione più semplice del pensiero conservatore.
Quante volte abbiamo usato questi proverbi senza sapere cosa realmente volesse dire farlo.
Mal comune mezzo gaudio
Quale se non questa frase poteva giustificare le carenze in termini di ricchezza e di prosperità e soprattutto le espropriazioni perpetuate nei regimi comunisti? La promessa di una giustizia comune, che doveva generare quindi felicità, andava a assecondare e legittimare questa redistribuzione forzata degli averi.
Chi fa da sé fa per tre
Embargo e volontà autoproduttive, si condensano in questa espressione di saggezza popolare che altro non è che un inno all’autarchia.
Se si potesse riassumere la politica italiana dal 1948 al 1992 in una frase quella sicuramente sarebbe
Tra i due litiganti il terzo gode
Praticamente un inno per la Democrazia Cristiana (e per tutto il centrismo di governo), che tra gli spauracchi di Fascismi e Comunismi ha governato in serenità per più di quarant’anni, vincendo e stravincendo elezioni senza essere impensierita.
Moglie e buoi dei paesi tuoi
” & “Ognuno ha in casa sua il morto da piangere
Quando si guarda e si cura così attentamente il proprio giardino non possiamo che pensare al patriottismo e al nazionalismo.
A questo punto qualcuno potrebbe obiettare che si tratta di ideologie, e quindi di apparecchiature, superate – potremmo addirittura dire morte.
Ma vi dimostro come questo strumentopolo sia utilizzato ancora oggigiorno addirittura da forze che contrastano l’ideologia e che potremmo definire forze di apolitica o addirittura in alcuni casi di forze dell’anti-politica.
A caval donato non si guarda in bocca
Io in questo non posso che vederci un richiamo direttissimo al provvedimento più discusso d’Italia: il Reddito di Cittadinanza. In questo caso il “non si guarda in bocca” sta a significare che non ci si deve interessare da dove questi soldi arrivino; se elargire denaro pubblico proveniente dal gettito fiscale sia giusto o meno; se fare richiesta pur non avendo i requisiti e dunque le necessità sia corretto – questo è un invito a prendere, prendere, prendere. Un attacco allo stato, che mira a minare le sue fondamenta colpendo la ricchezza erariale e la sua gestione.
E infine per confermare quanto precedentemente detto, per dimostrare quanto questo strumento sia stato usato veramente da tutti – anche dagli insospettabili – non ci rimane che riflettere su
Chi si fa i fatti suoi, campa cent’anni
In questo proverbio possiamo trovare una duplice natura.
Questo proverbio è infatti portatore di due dei più grandi sistemi anti-ideologici e anti-politici:
la Mafia e il grillmaster centrismo.
Il primo interpreta e spande questa locuzione con fini di ignavia e omertà.
Il secondo la imbraccia come arma per per distrarre/rizzare il popolo, per fuggire dalle logiche del voto e della democrazia e giungere finalmente alle condizioni estasianti dell’astensione elettorale e della maestria della grigliatura.
Ora vi è chiara questa minaccia? Capite quanto in profondità si estende il controllo mentale che subiamo?
E mentre lo fate vi consiglio di riprodurre questo video come sottofondo.