I miei poto, oui hanno una tuta di C.P. Company bianca, shock
Elicotteri a mezz’aria
Siamo in provincia, un bambino li guarda
È sotto i portici, abituato a fare bla-bla con un tossico in piazza
Entra in un bar, era soltanto un bébé
(da Province #2)
Ha visto cose che è meglio non sapere
Un casello ci separa dalla MilanoBene, fra.
Siamo in un altro Mondo. Attenti però a non confondervi con Zona7, coi tamarri di quartiere che ti fanno brutto se capiti nel posto sbagliato all’orario sbagliato (pressappoco dalle 00:00 alle 23:59) e con i finti gangster che vivono ai margini delle nostre città.
La periferia ne è la degenerazione. Sono due enti contrapposti che da tempo immemore si scontrano dialetticamente e costantemente per non farsi inglobare l’uno dall’altro.
Una lotta eterna del cemento contro la Terra, nella quale ogni vittoria momentanea del primo è destinata a dissolversi appena usciamo da una visione cronologica umana e imbracciamo un’ottica divina…
Chi è Rhove?
Rhodense, classe 2001, Samuele Roveda, questo il suo vero nome, si è inserito senza difficoltà in cima alle classifiche musicali. Diplomatosi idraulico si è dato ben presto al rap e alla musica.
Non s’è perso in ciance e teatrini:
(Un rapper citofona al mio civico (Din-don) / Non rispondo, ho un contratto, lo firmo […] Non faccio dissing, non ne vale la pena / Per questi rapper non ne valе la pena)
E ha saputo rivisitare in una chiave originale il sound della drill transalpina (anche in virtù dei suoi legami personali con la Francia), ancora non arrivata in Italia. Tempo 11 mesi e tutto il Belpaese balla al ritmo delle sue canzoni.
Un successo folgorante.
Certificati dai risultati, che hanno premiato le evidenti peculiarità rispetto al resto della scena, i suoi meriti artistici e musicali, è bene analizzare il reale portato di Rhove, che è anzitutto contenutistico.
Rhove si è saputo proporre come punto di riferimento di una nuova categoria antropologica che sta con ogni evidenza nascendo negli ultimi anni, quella dei Marzana. (da non confondere coi maranza, i loro ben più noti doppleganger malvagi)
Nel campionario umano milanese è infatti ormai necessario porre in essere delle nette differenziazioni fra:
- Lo zanza (il coatto in salsa milanese; italiano, ha pessimi gusti in fatto di vestiti e musica, diretta evoluzione del truzzo), Il maranza (versione aggressiva e aggiornata dello zanza; rivendica con fierezza le proprie origini magrebine)
- E appunto il Marzana, che rappresenta tutto ciò che di buono le precedenti categorie hanno da offrire.
Un criminal non porterà a casa il pane
Porterà a ma’ solo dolore e lacrime
(da Province #1)
Rhove abbraccia l’estetica dei maranza, parte del loro stile e delle loro musiche, rigettandone i (dis-)valori e forgiandone superomisticamente di nuovi.
Qui sta la sua forza.
È l’antidoto alla piaga della società meneghina, un anticorpo naturale creato dallo stesso tessuto sociale che, sin dai tempi dei romani, incarna tutto ciò che di buono una comunità umana può produrre: la campagna (o meglio, la Province)
Rhove piace perché è vero e umano, ama mamé (la mamma), si spacca la schiena per aiutare la sua famiglia e fa surf (a Seignosse)
E riesce a farlo, per di più, senza sembrare il rapper cringe della pubblicità della Nesquik (già perculato ai tempi da Salmo e Nitro), che ti elenca con un motivetto orecchiabile le proprietà benefiche del cacao peruviano.
Rhove viene davvero dal basso, la sua non è una gimmick, è una storia di riscatto personale.
Sai che è più difficile fare del bene,
Ed è per questo che tutti fanno del male
Ragazzini dentro alle case ALER
Si vergognano non vogliono parlarne
Girano un video in una popolare
Un disco d’oro lo regalano a ma mère
Non avere niente, impari poi a dare
Sono nato in una cité, voglio andarmene
Prima metto a posto a me e mia madre
Non compro collane, macchine bugiarde
(da “Cancelo”)
La Criminalità ha rotto il cazzo
Con lui finisce la retorica trita e ritrita della feticizzazione della malavita:
perché la verità è che ha rotto il cazzo.
È in grado di produrre solo artisti con lo stampino, capaci prima che di rappare, di flexare i money e a far vedere coltellini e pistole giocattolo pretendendo di venderci qualcosa di reale e vissuto. È l’ennesima forma di ribellismo, che niente ha a che vedere con la ribellione.
Arriva facilmente alle orecchie e ai cuori dei ragazzetti che li ascoltano, spacciando loro edonismo e nichilismo spiccio.
Rhove è dunque, al contrario, rivoluzionario, quantomeno nel panorama dei nuovi rapper.
Fare la scelta giusta non è per tutti e se è vero che a sbagliare strada ci si mette un attimo, è ugualmente vero che le vie del Signore sono infinite… Ora, che Rhove sia un cryptocristiano pare piuttosto evidente anche solo dal messaggio positivo e fiducioso che trasmette.
Le pistole sono armi da deboli e le uniche droghe sono gli sport adrenalinici, parafrasando i suoi versetti.
Nella prossima hit che dropperà, dopo la consacrazione al grande pubblico con Shakerando, getterà la maschera.
Noi di Blast siamo sicuri che la sua svolta neotomista sia il degno approdo di una parabola ascendente che Rhove sta cavalcando egregiamente e che lo deve condurre all’inevitabile conclusione: superare la logica dell’individuo e del miglioramento personale per arrivare a quello sociale.
L’itinerarium in Deum che Rhove sta compiendo sotto gli occhi di tutti è solo all’inizio e la sua maturazione, che, non dubitiamo, sarà sicuramente spirituale, ma deve essere un po’ anche tecnica.
Giovane età e successo repentino non aiutano sul palco di un live, ma forse il Nostro ha bisogno solo di farci un po’ il callo. Il clima che si crea ai suoi concerti non vi deluderà, ma è presto per aspettarsi che riesca a mostrare le capacità che ha in studio anche dal vivo…
Il Paese riparta da Rhove.