Negli ultimi giorni sta venendo rilanciata da molte parti “l’inchiesta” di Fanpage relativa a Gioventù Nazionale. Un’inchiesta molto forte, che già ha dato modo di scompaginare le carte della politica spiccia dell’Italiosfera.
Quello che fa riflettere, però, non è l’inchiesta in sé, ma la narrazione che Fanpage ha creato.
Non bastava il video montato con la voce narrante, serviva il commento di Roberto Saviano, perché evidentemente Francesco Cancellato pensa che il suo pubblico non sia in grado di comprendere da solo quanto vede.
Non bastava neanche il secondo video, ma serviva organizzare un evento al Monk per raccogliere (e influenzare?) i leader dei partiti di opposizione che, evidentemente, sempre nell’opinione del megadirettore Cancellato, non sono in grado di trarre conclusioni da soli.
La platea, l’opposizione, pende dalle labbra degli “intellettuali” che parlano dal palco più indie di Roma (bah).
Ma anche questo non basta, perché qui arriva la premier che, dai palazzi del potere di Bruxelles (in Italia non ci sono perché qui non si prendono decisioni importanti), risponde all’inchiesta.
Visto che la risposta è troppo difficile (la Meloni fa un intervento che supera addirittura il minuto) Saviano deve fare un altro spiegone. Molto interessante questo, forse il vero trigger dell’articolo: ha spiegato come in democrazia gli agenti del potere
(i giornalisti, i professionisti dell’informazione) abbiano il DOVERE di infiltrarsi in ogni organizzazione per vigilare, per evitare che lo Status Quo venga messo in discussione.
Diciamolo pure esplicitamente, seguendo gli esempi che cita, evitare che la Democrazia
(con la D maiuscola) venga messa in discussione, ovvero, fare gli interessi del regime vigente. Sia mai che qualcuno inizi a fare il matto, provando a discutere il realismo atlantista che pervade ogni parola di questi “intellettuali”. Saviano getta la maschera: ognuno fa gli interessi di chi paga. Ma anziché mostrare la via per non cedere all’infodemia, quella che noi chiamiamo ANARCHIA INFORMATIVA
, propone di fidarsi di chi è il servo più fedele del sistema.
Ok. Ma questo, da chi vive in un attico a Nuova York, ce lo aspettiamo anche.
Quello su cui invece vale la pena concentrarsi, da ricostruire (e attaccare), è la teoria dei meme di Saviano.
Saviano li cita varie volte. Vediamo dove:
“Il messaggio, guardate la banalità, e come è facile farlo vincere, come un meme […]”
La seconda, Saviano cita Zizek (omettendo la proverbiale zeppola):
“Per essere di sinistra devi leggere almeno due libri l’anno, dall’altra parte ti basta un meme”
“[Il complottismo] ti rende il mondo più chiaro […] ti bastano tre meme, condividere due paginette per dire: adesso ho capito”
Come da pochi frammenti è possibile ricostruire il pensiero di Eraclito o Parmenide, così da questi brevi estratti è possibile ricostruire la teoria memetica di Saviano.
Per lo scrittore campano il meme è uno strumento di semplificazione che si diffonde in modo virale, ingannando, perché fa credere di aver capito il mondo quando in realtà le cose sono molto complesse e si possono afferrare solamente un poco alla volta, senza scorciatoie.
Per questo, nella visione del mondo di Saviano, i meme sono IL MALE. Sono intrinsecamente complottisti, ti portano a destra, quindi dai cattivi. Condividere un meme, realizzare un meme, in accordo con la definizione che Saviano implicitamente dà, vuol dire passare un messaggio semplice, populista, che non è in grado di dare ragione delle cose e di base è menzognero.
Neanche ti aiuta a pensare, a riflettere, proprio perché tende a banalizzare qualsiasi informazione che porta con sé.
Memare è sbagliato dunque, è un pericolo per la democrazia!
L’unico caso in cui, forse, sarebbe legittimo, è quello nel quale colui che fruisce del meme già sa ciò di cui si parla, ha già studiato, altrimenti il valore di ciò che arriverà sarà pari a zero.
Prima di confutare questa teoria ingenua, invitiamo il Nostro ad aggiornarsi sul dibattito contemporaneo (italiano) riguardo i meme:
Per spiegare che Saviano non ha capito i meme, la cosa migliore è prendere ad esempio un suo compatriota: Neapolitan Fresh Memes (Alessandro Sepe).
Esempio 1: Cacio e Maccarunn.
Apparentemente questo meme si può inquadrare nella teoria di Saviano: abbiamo Broly doppiato da Alessandro che chiede di non essere disturbato mentre prepara la pasta. Eppure, le 12 versioni presenti nella playlist dimostrano che non è, come dice Saviano, uno strumento di banalizzazione. Il meme è composito, pieno di strati, di complessità e di complicazioni (anche tecniche).
Ogni versione di Cacio e Maccarunn esprime uno stato d’animo diverso, rende più grottesco o più impegnato quello che è uno sketch (comunque ideato e realizzato da qualcuno con l’intento di far ridere). Fra i vari video questo è forse il più iconico:
Ne avevamo parlato anche al nostro evento a Napoli ormai più di un anno fa, questo video permette di esprimere molteplici messaggi:
1) Fa ridere, perché è una variazione dell’originale
2) Fa riflettere, il tema della perdita di memoria è sempre più comune fra gli anziani
3) Forse Broly si rende conto per la prima volta che sta facendo qualcosa, acquisisce consapevolezza, non si è dimenticato della pasta ma si chiede “cosa sto facendo della mia vita?”
4) Qui si aggiunge la tua esperienza personale: ti sei mai fermato anche tu a riflettere su un’azione, appartemente semplice che stavi portando avanti? I tuoi nonni hanno mai avuto dimenticanze in contesti normali? Ecco, siamo certi che un giorno per sensibilizzare sull’Alzheimer non ci saranno più i video stock della Telethon, ma meme come questo.
I memi sociali, non più social, sono il futuro. Saviano non se ne rende conto, ma il messaggio contenuto in un meme non è così accessibile, bisogna fermarsi a decodificarlo, a capire gli strati e metterli in relazione, prima fra loro e poi con la propria esperienza personale. Non c’è nessun complotto, anzi, il meme è il modo migliore per esprimere un pensiero complesso e invitare la gente a riflettere sul mondo. Questo meme può essere l’occasione per fermarsi e chiedersi con lui “che sto facendo?” oppure dirsi “So effettivamente prepare una pasta?” o anche “Chi è quel Broly? Forse dovrei recuperare il suo film di Dragonball”. Una molteplicità che difficilmente è possibile rendere in altro modo e, a livello comunicativo, esplicitare non è vincente perché perde di immediatezza.
Esempio 2: Saviano ipse
Esatto, è il momento di passare al metameme (ovvero al meme che parla di sé). Ormai molti anni fa Neapolitan lanciò la Savianowave, era il 2018/2019…
Tutto iniziò con questo Saviano Jiren, personaggio sempre di Dragonball, per poi dare vita, con la nuova propic dello scrittore, alla sua riedizione in molteplici contesti:
Se il meme si limitasse a quanto dice Saviano, allora questa tipologia sarebbe da considerarsi un puro scherno alla sua pelata, un modo per burlarsi di una figura che si espone pubblicamente.
Ma è veramente così?
Anche qui, possiamo distinguere vari strati. Sicuramente c’è quello divertente e ridanciano, per cui alcuni edit sono molto ironici (guardiamo per esempio tutti i layer di quello Vaporwave, Scampia e la scorta si avvicinano al sublime). Il vero guizzo di genio che Alessandro, a mio parere, ha avuto in questi meme è l’unire il pop più mainstream (Roberto Saviano) con tutti i riferimenti ad un pop più di nicchia (tutti i riferimenti videoludici e anime). Sono passati 5 anni da questi meme, eppure Saviano non li ha ancora capiti… E comunque, questi in particolare, rappresentano complessità e riferimenti che non si colgono immediatamente, anche tu che leggi, se vuoi saperne di più dai un occhio al Book di Neapolitan che puoi scaricare gratis qui! E tu, Saviano, mi sembra che sei stato completamente confutato.
Bastano questi due esempi per mostrare come, oggi, se si vuole comunicare su internet una complessità i meme non solo sono un mezzo adatto, ma sono anche il mezzo migliore. Quando Saviano parla di facilità e immediatezza dimostra che non è abituato a vivere su internet, ma in un mondo che non esiste più. Se vuoi mandare un messaggio oggi devi aggiornarti: dillo con un meme! E se vuoi sapere cos’è un meme, come usarlo, e scoprire un po’ questo mondo, beh, lascia perdere FanPage e inizia a seguire Blast. Così imparerai qualcosa di nuovo e, soprattutto, di vero.
IL MEME SOVVERSIVO
Sembra che il focus della preoccupazione memetica di Saviano sia sulla possibilità di sovversione e caos che vede in questo linguaggio di internet. C’è solo un problema Rob, questa possibilità di sovversione è quella che esiste in ogni forma di comunicazione umana, artistica soprattutto!
Saviano si fa una domanda cruciale: come mai oggi è figo, è ribelle, essere giovani a destra? Perché il sentire di chi vuole fare politica è di destra? A questa domanda fondamentale non si risponde, passa in secondo piano, eppure è proprio questa il vero fulcro di tutte le sue elucubrazioni. Fortunatamente chi è veramente punk ha pensato a rispondere per tutti:
Saviano è in malafede, per questo ha paura.
Perché la realtà è esattamente il contrario rispetto a come la racconta. Il Potere, i potenti, oggi sono i moderati, il centro-sinistra, anzi, la Sinistra con la S maiuscola. A mettere in discussione lo Status Quo non sono i giornalisti, siamo noi. Loro sono il sistema, noi siamo il virus che lo corrompe. Noi siamo la complessità, loro sono ciechi e non la vedono.
Sono radical chic, fattene una ragione.
La democrazia è il grande inganno di questi tempi, è il momento di farla saltare per instaurare la memecrazia!
Se per te, Saviano, un meme è pericoloso perché può veicolare un messaggio che non comprendi, allora ho brutte notizie per te. Il meme è libertà. Il meme è stratificazione di messaggi.
Il meme è la lingua di chi resiste su internet e sbeffeggia i potenti del mondo. Quindi scendi dal piedistallo, lascia Fanpage, lascia la scrittura, ed entra nel meme.