Il 20 Aprile 2024 lo scrittore Antonio Scurati avrebbe dovuto tenere un monologo in Rai ospitato dalla trasmissione Chesarà della conduttrice Serena Bortone.
Poco prima della messa in onda salta tutto, contratto con Scurati compreso, e la Bortone annuncia di non saperne nulla in diretta.
Censura politica? Problemi di contratto o con la linea editoriale?
Le opposizioni insorgono rilanciando una serie di tweet e hashtag che urlano a «Telemeloni
» e a «Teleregime»
. Secondo l’Ad Rai Roberto Sergio (quel tizio che aveva professato la fedeltà della Rai a Israele utilizzando la voce di Mara Venier) c’è stato un errore e qualcuno deve pagare, perché lui non ne sapeva nulla.
È proprio Sergio a parlare di censura: «possiamo anche discutere sulla richiesta di 1800 euro per un minuto in trasmissione, se fosse esagerata o meno o non compatibile con gli standard Rai, e quindi anche eticamente inaccettabile, ma certamente non lo avrei censurato»
.
È evidente che la spada di Damocle pende sulle teste di qualcuno che si trova negli uffici Rai.
Chiunque abbia ostacolato il monologo, non è il più grande degli strateghi.
Cosa sarebbe potuto mai accadere?
Che Scurati avrebbe pubblicato sulle sue pagine social il monologo rifiutato, ergendosi a icona-martire del 25 Aprile 2024; che la sinistra avrebbe cavalcato la situazione
– un dono caduto dal cielo per rinvigorire la fantastizione del ritorno del fascismo; che gli intellettuali
vicino a Scurati avrebbero letto il monologo di Scurati, ripresi dai loro smartphone e rilanciando tutto sui social, rendendo il contenuto più virale di quanto potesse fare la Rai.
Infatti, è proprio quello che è accaduto. Non sembrerebbero proprio dei fascisti, la cui classe dirigente vantava strateghi della comunicazione politica di diverso spessore.
Poche ore dopo, la Presidente del Consiglio Meloni pubblica sulle sue pagine social il monologo rifiutato, alludendo al compenso per Scurati.
Il testo di Scurati, più che elaborato da chi si spaccia intellettuale di sinistra, sembra un post Facebook di Lorenzo Tosa (spesso queste due figure diventano la stessa cosa)
Infatti è proprio il classico post social che viene scritto in determinate circostanze. Peccato
, perché dal polverone sollevato pensavo a trotzkismi più incendiari, invece la retorica è da tema argomentativo di quinta superiore: si parte con il delitto Matteotti, si passa per Fosse Ardatine-Marzabotto-Stazzema e si chiude con una critica frontale alla Meloni, che, secondo Scurati, guida un governo in continuazione con il Ventennio.
C’è spazio anche per la solita e obsoleta invocazione: la Meloni deve dichiararsi apertamente antifascista aprendo a una «svolta di Fiuggi 2.0».
«Il gruppo dirigente post-fascista, vinte le elezioni nell’ottobre del 2022, aveva davanti a sé due strade: ripudiare il suo passato neo-fascista oppure cercare di riscrivere la storia. Ha indubbiamente imboccato la seconda via […] La parola che la Presidente del Consiglio si rifiutò di pronunciare palpiterà ancora sulle labbra riconoscenti di tutti i sinceri democratici, siano essi di sinistra, di centro o di destra. Finché quella parola – antifascismo – non sarà pronunciata da chi ci governa, lo spettro del fascismo continuerà a infestare la casa della democrazia italiana».
È su questa obsoleta invocazione che vorrei un attimo soffermarmi.
Non ho mai capito questa strategia del centrosinistra di chiedere conto alla Meloni di un ostentato antifascismo.
La verità è che la Meloni ha un passato che non vuole rinnegare (quando non le serviranno più i voti dei fascisti da bar forse farà come Fini) ed è salita al governo rispettando le leggi di questa nazione. E se anche questo sogno erotico della sinistra si realizzasse (scenario tipo: il 25 Aprile la Meloni si dichiara apertamente antifascista), visti i presupposti del discorso (la Meloni è fascista), sarebbe chiaro che la Meloni stia mentendo e perculando tutti - forse dovrebbe cominciare a farlo sul serio.
Allora la sinistra pretenderà più sincerità dalla Meloni, che, accontentando i detrattori, si dichiarerà nuovamente anti-antifascista. A quanto pare questo è l’obiettivo della sinistra:
Farsi perculare dalla Meloni per non pensare ai motivi reali della loro radicale sconfitta e ai fallimenti generali di quell’area politica.
Inoltre, fa ridere constatare che chi urla alla censura fascista di oggi («TeleMeloni» e «TeleRegime») sono proprio i censori-controllori di ieri, quando c’era TeleDraghi e TeleNato (TeleNato è eterna, sopravvive alla grande ancora oggi)
Furono proprio gli esponenti del PD nel 2022 a muoversi contro Marc Innaro, inviato Rai a Mosca, per aver detto verità scomode alla narrazione euro-atlantica (e spostato per un periodo al Cairo, dove non poteva nuocere)
A quei tempi, a nulla servirono le proteste in difesa di Innaro dell’Usigrai, la stessa sigla sindacale che oggi riesce invece ad aver voce contro la fascista
Meloni. Anzi, le proteste dell’Usigrai per difendere Innaro non diventarono minimamente virali, furono oscurate dalla stessa stampa che oggi parla di censura.
A quei tempi, quando il fascismo non c’era
, col cazzo che l’Usigrai si poteva permettere di alzare la voce in difesa dei giornalisti.
Oggi il centrosinistra si scandalizza per i 1800 euro di contratto stracciato in mano a Scurati, per i suoi 5 minuti di monologo mancati, e sono sempre gli stessi che, ai tempi di TeleNato-TeleDraghi, stracciarono il contratto di Alessandro Orsini ospite al programma di Bianca Berlinguer
, rivendicando il ruolo di censori su chi poteva-doveva essere pagato alla Rai e chi no.
Il mondo degli intellettuali di sinistra, nel XXI secolo, è praticamente identico a quelli di destra: sono entrambi parte di un establishment ben consolidato.
Tutt’altro che emarginati, questi sono presenti in tutte le web tv e in gran parte dei domini televisivi. La miseria ideologica che li caratterizza è ben simboleggiata dal patetico vittimismo di Scurati che, invece di alzare il tiro e aumentare il livello di scontro – come farebbe un vero intellettuale di sinistra – preferisce frignare:
«ora ho paura: ho un bersaglio sulla faccia», «mi ritrovo al centro di una polemica politico-ideologica spietata, mi trattano come un estorsore»
, «quando esco di casa devo guardare sia a destra che a sinistra».
Scurati va dunque tranquillizzato:
Caro Scurati, i personaggi, quelli scomodi, non vengono minimamente invitati a pronunciare discorsi o monologhi alla Rai.
Caro Scurati, Lei è parte dell’establishment.
Lo dimostra proprio la reazione del resto di questo establishment che è accorso in sua difesa, che ha contribuito a rendere virale il monologo censurato.
Di Lei, Scurati, si parla ovunque e ininterrottamente da 72 ore. Lei, Scurati, è su tutti i giornali, in prima pagina.Tutt’altro che un intellettuale pericoloso e scomodo, Lei è un autore ben inserito nei campi del potere comunicativo.
Lei non è una vittima di potere, ma uno degli ingranaggi della struttura di potere politico-editoriale di questo paese.È drammatico, caro Scurati, che non si renda conto di quanto Lei sia utile alla conservazione dello status quo.