Abstract:
In this article we’re going to present the contemporary debate about memes in Italy and introduce a general framework in which this phenomenon can be interpreted to give a better explanation of it and explore new lines of research. In order to do so this article is divided in 4 section:
- Introduction to justify why it’s interesting to write this article now,
- Reconstruction of the debate through the brief analysis of the main books written on the topic,
- The introduction of the new general framework with a definition and some principles,
- Some conclusion about new ideas that can be explored and researched.
Keywords - meme, semiotica, estetica, esistenzialismo, catarsi, metafisica
Il meme si dice in molti modi
Aristotele forse
- Introduzione.
Il dibattito sui meme ormai va avanti da anni, ma nell’ultimo periodo sembra essersi chiuso un cerchio. Infatti, il primo a scrivere di meme in Italia fu Alessandro Lolli con il suo libro La guerra dei meme: fenomenologia di uno scherzo infinito
(Effequ) nel lontano (?) 2017, dedicando questo prezioso volume a Daniele Zinni.
E a distanza di 6 anni finalmente anche lo Zinni, smm e mematore, pubblica un suo libro Meme dal sottosuolo
in versione solo online per i tipi di Einaudi che però, purtroppo, non dedica a sua volta a Lolli.
Quindi si chiude un cerchio, anche se non perfettamente. E se non si chiude in maniera perfetta, vuol dire che è tempo di aprirne un altro.
Questi 6 anni di dibattito sono stati sufficienti per stabilizzare una certa narrazione del meme. Siamo passati da un momento per cui coloro che possiamo definire boomer
ritenevano i meme una roba strana di internet, e una nuova visione per cui i meme sono una cosa figa da capire in base al contesto, a seconda di come si usano o da chi li produce.
Questo è stato possibile non solo perché i millenials, coloro che si sono iscritti sui social al liceo nel 2008 o nella prima metà degli anni ‘10, sono cresciuti e sulle piattaforme si è iniziata a ingrossare la loro voce, ma anche perché è arrivato un processo di normalizzazione in Tv (che puntava a riprendere proprio questa fetta di utenti mematori), esempio palese può essere Una pezza di Lundini, ma anche Valentina Tanni che spiega cos’è un meme, sempre sulla RAI, è un ottimo esempio.
Mi ricordo ancora che mia madre lo vide e mi disse <ho visto in tv
una professoressa che spiegava cosa sono i meme, devi stare attento però perché possono essere cattivi
>, mi sa che era già troppo tardi.
Inoltre, da due anni a questa parte a consolidare quello che si può definire l’establishment dei meme
c’è Memissima Festival, l’ennesimo festival dell’italiosfera, stavolta a tema meme che punterebbe ad essere un festival di cultura meme e a premiare i migliori meme dell’anno liberamente candidati da tutti i mematori, scremati da una giuria e poi decisi in modo popolare (+ il voto popolare, chissà quale pesa di più…)
Oltre questo, pare d’obbligo nominare anche Celebrità di internet, studiosi di meme. Cosa sanno? Sanno cose?? Scopriamolo insieme!
uno show sulla cultura di internet offline organizzato da Viola Stefanello (il Post) e Iconografiexxi (Mattia Salvia), la cui prima edizione fu vinta proprio da Zinni.
Simpatico, per carità, ma assolutamente non richiesto. La versione unplugged cringe, e solo perché non ci sono stato.
Dunque, data questa come situazione generale, parlare di meme diventa interessante in due sensi. Il primo se si vogliono vagliare criticamente le basi di quella che è la narrazione dominante, il secondo se si vuole proporre un nuovo paradigma.
Viene ritenuto qui non interessante, invece, cercare di dare soluzioni a problemi all’interno di questo paradigma, poiché, a detta di chi scrive, diviene un gioco triviale. Quelli che propongo nelle seguenti sezioni dell’articolo sono esattamente i due punti interessanti esplicitati qui di sopra.
Dunque, senza ulteriori indugi, possiamo procedere all’analisi.
- Ricostruzione del dibattito
Potremmo ricostruire il dibattito a partire dall’ordine di pubblicazione dei libri, ma qui invece metteremo da parte la filologia per far spazio alla Sapienza. E si parte dalla mia esperienza personale. Quindi vediamo insieme questi testi in poche parole.
- La guerra dei meme, Alessandro Lolli, Effequ 2017
Bello! Bellissimo! Lo lessi in pandemia piratato, con la copertina col doge. Si vede come le elezioni di Trump siano state una svolta. Possiamo dirlo: il memetico e il politico. A partire da un’analisi semiotica di questo ente. Un’analisi ottima, che alla fine si traduce nel tentativo di risposta alla domanda: la sinistra sa memare? E sembra di sì, proviamo a fare il Sinistraverso…
Edizione 2020, di acqua sono i ponti ne è passata. Se Trump è stato il primo evento storico che ha messo in evidenza il meme, sicuramente il secondo è stato la pandemia
.
Effequ fa una copertina nera NPC. Il libro è pieno di schwa e diventa in alcuni punti comicamente contraddittorio. Sinistralibro ha fallito, la risposta alla domanda sembra essere ancora no.
Ne è valsa la pena? Sì, perché tanto l’ho acquistato con gli ultimi soldi del bonus di Renzi. Mi radicalizzo un po’ di più.
- Contro la vostra realtà, Nagle, 2018 – Kill All Normies è il titolo originale
Bella guida incazzosa di come si radicalizza l’estremismo online a partire da 4chan.
Un buon libro? Mah, se tu quelle cose le hai visto vedi la storia dalla prospettiva degli sconfitti. Per quanto mi riguarda carino, HARAMBE VIVE e iniziate a guardarvi Internet Historian che forse vi fa meglio (tengo a specificare che anche questo libro me l’ha regalato Renzi, perché all’inizio l’avevo piratato in inglese)
- Memestetica, Valentina Tanni, 2020
Questo mi sembrava il libro più figo e più citabile.
L’ho pagato tutto, perché ormai i 18 erano passati. Ho dato i miei soldi alla causa del meme, però la seconda versione non l’ho presa. Questo saggio è molto specifico, attraverso una definizione di meme leggermente diversa da quella di Lolli e forse migliore, inizia a spiegare come i meme di fatto siano e anticipino l’arte contemporanea.
Dopo la lettura ho imparato ad apprezzare l’arte contemporanea, soprattutto ho presto un trentello cum laude all’esame di estetica. Grazie. Unico problema, che mi è stato fatto notare, Lolli ci aveva visto troppo lungo. Infatti le faide della sinistra colpiscono anche i meme e la Tanni non cita il collega manco per sbaglio, male male.
Un meme a sua volta.
- Miti, meme, iperstizioni, Tommaso Guariento, 2022
Una merda. Mi sono pentito di averlo comprato (con bonus regalo di compleanno)
Maledetto il professore di tesi che me l’ha consigliato perché gli è capitato tra le pubblicità di facebook. Un centone di articoli che inizia in modo banale e finisce tragicamente. Non ha nulla a che fare con i meme ad un certo punto
, diventa la parodia di sé stesso. Veramente orribile, poi la parte sui complotti, sul femminismo intersezionale, pessimismo cosmico, crisi climatica, tutto in un mappazzone dove non si capisce un cazzo…
Evidentemente le cose interessanti da dire erano finite, è un piagnisteo heideggeriano incomprensibile.
- Perché la sinistra non impara a usare il meme?, Mike Watson, 2022
Dopo le prime tre pagine volevo mollarlo.
L’ho letto sperando di trovare conforto in questa traduzione di una pubblicazione estera. La scuola di Ritardoforte torna più ritardata e più forte. Adorno, videogiochi e Stranger Things recita il sottotitolo: cosa mai potrà andare storto?
Se leggi questo libro capisci perché la sinistra non impara a usare il meme (spoiler: è perché vi fate troppe seghe mentali).
- Meme dal Sottosuolo, Daniele Zinni, 2023
E invece no.
Zinni è un maestro (non il mio, il mio è Lolli), mi aveva fatto ben sperare già la recensione del volume sui meme di sinistra. Ma il suo libro è veramente un fiore all’occhiello. Breve e puntuale. Solo in ebook = mi ci sono voluti 3 minuti per piratarlo.
Non solo: cita i libri precedenti = fratture ricomposte e visione d’insieme. Inoltre, la tesi parte dall’analisi casuistica di alcuni meme per evidenziare strutture della memetica in generale e del mondo social.
Tutto chiaro, tutto perfetto, eppure…
Intanto le cose migliori: finalmente la svolta esistenzialistica.
I meme parlano dell’esistenza singola di colui che ne fruisce e di colui che li fa.
Se ne dipinge un mondo social un po’ solitario e depresso, in cui l’eroe mematore combatte da solo contro tutti. La prima cosa che dice mi ha colpito molto: i miei nemici hanno la spunta blu, e i miei idoli sono bannati. I miei idoli, non i miei amici, perché forse di amici non ne ho. Insomma, analisi e riflessione che porta a ripensare questi meme alle contraddizioni e come lasciano spiazzati.
Finalmente spunta la razionalità, che non si capisce se sia buona o cattiva, che soprattutto non è definita.
Male, ma bene così… anche se non si arriva al punto.
Però si è usciti da un’impasse, il dibattito sta arrivando dove noi eravamo vent'anni fa.
Bonus: Zinni cita Interregno. L’abbiamo già recensito, non è un libro sui meme.
Exit Reality della Tanni, quello nuovo che ho comprato con un bonus di un altro compleanno, è su internet tutto, dunque non sui meme e non troppo rilevante per il dibattito.
Possiamo trarre delle conclusioni:
- il meme può essere analizzato sotto vari punti di vista; per ora sono stati esplorati: semiotico, estetico, politico, esistenzialistico
- La sinistra può memare, perché il meme in sé è neutro, però è meno spregiudicata nell’usarlo rispetto alla destra.
- Il meme, come arte, dà sempre qualcosa a chi ne fruisce, e quindi esprime qualcosa a livello esistenziale (stavolta anche per chi lo crea, che a volte è un io collettivo)
- A livello esistenziale è lo specchio della condizione contemporanea dei social
Questo a grande linee lo stato attuale. Mica male, daje. Ma non esiste una definizione univoca dell’oggetto di studio, si dà per scontato cosa sia. E, a parere di chi scrive, questa definizione potrebbe essere il punto di svolta. Vediamo cosa proporre.
- Introduzione di una nuova cornice
Andiamo in modo chiaro: cos’è un meme? eBlast (ri)propone questa definizione, che non overgenera e non undergenera, di cosa sia un meme
Meme: immagine, video, testo presente su internet divertente per chi lo condivide o chi lo reinventa.
A reggere il meme sono due principi: la catarsi e il reinventarsi.
La catarsi è il modo migliore per esprimere questo divertimento
derivato dai meme. Infatti, un meme va dal becero Pastorizia al raffinatissimo non-sense passando per la Vaporwave e tutte le mode possibili. E sono catartici perché parlano proprio all’esistenza umana, perché catalizzano e scaricano qualcosa che spesso ci siamo sempre tenuti dentro senza mai esprimere concretamente.
Il reinventarsi lo mette già luce il Lolli, non si tratta qui di viralità oppure il meme è tale perché si diffonde uuh.
Non basta che qualcosa sia diffuso per essere un meme, ma deve essere reinventato ogni volta.
Questa è la pietra di paragone del meme, la possibilità di cambiare significato a seconda del contesto, di chi lo condivide e di chi ne fruisce.
Ora, si dirà che questo è esattamente il framework esplicito da cui sono partiti tutti, e infatti è così. Ma teniamo a precisare alcune cose. Dato tutto ciò il memetico e il politico si riduce a pseudoproblema: la risposta alla domanda la sinistra può o non può memare
non ha più nulla a che fare con il meme, ma con la definizione di destra/sinistra.
Argomento che qui non tratteremo, ma secondo la semantizzazione più di moda fra queste due categorie possiamo dire il meme non è nè di destra nè di sinistra
dunque è di estrema destra.
Altro vantaggio di questa cornice: il meme diventa irriducibile e lo si riesce a comprendere nella sua interezza e novità. Ri-ri–spieghiamo la trinità dei meme:
Il meme è internet nel senso che è un fenomeno peculiare di internet (dalla definizione), il meme è vita nel senso che è sempre nuovo e sempre diverso (dal principio del reinventarsi), il meme è arte nel senso che dalla sui fruizione e composizione se ne ricava sempre qualcosa (dal principio di catarsi)
La forza di questa teoria, oltre a rispondere allo pseudoproblema, è che fonda la possibilità di parlare del meme come si è fatto finora in modo chiaro, e apre a…
- Nuove linee di ricerca
Finalmente la parte interessante. Perché questa dovrebbe diventare la SMT (standard meme theory) in Italia e non solo? Perché così evitiamo sproloqui che costringono gli studiosi (io) a spendere soldi inutilmente per non imparare niente, perché così evitiamo giri mentali inutili su interpretazioni infinite di cos’è il meme, perché così torniamo alla metafisica classica (infatti con quanto detto si cattura quella che è l’essenza del meme) e perché si aprono infinite porte di un dibattito che ora sembra concluso.
Dico sembra
perché ovviamente ognuno dei tre ambiti trattati nel dibattito ad oggi (semiotico, artistico, esistenziale) può essere approfondito infinitamente (cfr. il nuovo libro di Valentina Tanni), ma se si vuole dire qualcosa di nuovo
e di interessante è necessario imbracciare questa teoria.
Qualche esempio.
- Perché il meme è così catartico? Risposta possibile: perché è a disposizione di tutti e il reinventarsi può essere anche minimo.
- Che cosa spinge un ragazzo che vive un dramma esistenziale a memare? Meme come rielaborazione di esperienze personali.
- Che cosa rende un meme relatabile? Il rapporto fra la forma del meme e il suo contenuto, il relatable è un insieme di catarsi collettiva e reinventarsi senza modificare, ovvero mi basta guardarlo per immedesimarmi.
Vogliamo metterla in maniera più romantica: che cosa dice il meme al cuore dell’uomo? Perché ci fa ridere, perché ridere è una caratteristica peculiare dell’essere umano. Il meme ti aiuta a sopravvivere all’ambiente ostile in cui siamo immersi, ossia, i migliori meme sono quelli su cui ti fermi a riflettere? Queste sono alcune questioni molto interessanti che la nostra STM può aiutare a dirimere.
In ultimo, mi pare corretto spiegare come la STM apre a quella che chiamiamo memetica trascendentale. Infatti se la categoria meme
viene privata della peculiarità di internet, si osserva come ogni cosa possa diventare un meme, a seconda del contesto e di coloro che fruiscono e fanno i meme.
Questo è bellissimo, perché mostra come non si possa prendere nulla troppo seriamente, solamente bisogna ingegnarsi per rendere tutto meme e stare sereni. D’altronde è un meme, che c’è da arrabbiarsi? E dunque, a questo livello di analisi, sarà possibile memare su tutto e vedere, come diceva Ray Bradbury nel sue Cronache Marziane, che Dio è il grande umorista perché ci dà questa possibilità.