Si, la madre.
Algoritm perfetto, con capacità di previsione dei nostri comportamenti ineguagliabile. Le app di incontri, per quanto possano essere perfezionate valutano il nostro profilo in base a un form che compiliamo probabilmente mentendo e all'analisi degli interessi che in realtà non ci interessano quando bazzichiamo sui social annoiati nel tragitto tra casa e lavoro.
Insomma su un noi parziale.
Sanno chi siamo grazie a uno spettro di informazioni limitatissimo, perché è quello che forniamo noi, volontariamente o meno. E la maggior parte delle volte nessuno di noi sa cosa vuole. E ancora più spesso quello che vegliamo alla fine ci ripugna. Quindi esaudire i nostri desideri è la ricetta della nostra infelicità. L’algoritmo-madre invece, ha accesso a un’altra dimensione del nostro io, una dimensione totale, profonda, viscerale, essendoci tra madre e figlio il rapporto che sussiste tra Creatore e Creatura.
Lei vede oltre il nostro desiderio transitorio.
Ben al di là della passione fugace, dell’invaghimento momentaneo, di quel taglio di capelli che credevamo eterno e di quei capi d’abbigliamento che quasi subito abbiamo dismesso ma che per un attimo abbiamo creduto essere il nostro stile.
Lei discerne ciò che in noi è stabile da ciò che in noi muta, conosce le leggi che ci muovono esattamente come Dio conosce il cuore dell’uomo. Sa ciò che per noi è giusto e quando ci lascia sbagliare è per avere ragione a tempo debito, quando sarà il giorno del suo giudizio universale.
La vita di un figlio è un lento e inesorabile rassegnarsi a questa verità che di anno in anno si rivela, e contro cui inutilmente abbiamo combattuto in età adolescenziale.
Perciò non appaltiamo a questi nuovi strumenti quella che è una funzione sociale di primaria importanza e da millenni delegata alle madri.
Quella di indicarci la donna della nostra vita.
Alla madre basterà uno sguardo, una semplice e banalissima chiacchierata con lei. Il suo non sarà giudizio etico né estetico, ma valutazione tecnico-astrologica a noi inintelligibile
, in cui vengono combinati dati economici, sociali, geografici ed etnico-religiosi sussunti in un millisecondo da movenze, inflessione della voce, indumenti, acconciatura, dettagli minimi a noi ignoti, con parametri puramente sensitivo–emotivo–umorali, la cosiddetta valutazione a pelle.
Presentiamole dunque le donne papabili e assistiamo all’avvento di questo piccolo miracolo, in attesa del verdetto finale. La sua scelta probabilmente ci stupirà.
Forse all’inizio non saremo convinti, e chissà che la donna che sposeremo non ci sembrerà un’estranea.
Ci sentiremo come Abramo che non capisce perché il Signore gli ha chiesto un sacrificio così grande. E poi un giorno qualsiasi, basterà una parola, un gesto qualunque, il più insospettabile dei gesti e tutto tornerà al suo posto.
Era lei.
Per anni era sempre stata lei e non ce ne eravamo accorti, ne dubitavamo persino. Come avremmo potuto fare altrimenti, noi che siamo vincolati all’essere soltanto noi? Nostra madre, invece, erano secoli che lo sapeva.
CONTRO LE DONNE DALLA BOCCA PICCOLA (G.S.)
Valutavo stamani che una donna dalla bocca piccola è un po’ come una bottiglia dal collo troppo stretto. È come se l’abbondanza che essa contiene, e di cui essa si sostanzia, sia in qualche modo, in lei, costretta nel corpo dalla sua piccola bocca e da questa non ne fuoriesca che con difficoltà, come a piccole gocce insoddisfacenti
e di converso poco altro ne riesca ad entrare e a sua volta con difficoltà.
Dunque anche per questa ragione, spesso la forma che assume la sostanza di tali femmine (munite di bocca minuta) si manifesta se non in maniera sproporzionata, bensì in connotati accentuati
, il che è bene sin quando la troppa abbondanza dell’essere di tali creature non emerga evidentemente compressa dal collo di bottiglia troppo stretto di cui si è detto poco prima.
E per tale ragione, ritengo che l'essenza delle donne dal largo sorriso, sia in qualche modo sottoposta ad una pressione
interna al corpo minore.
Per questo donne dal largo sorriso risultano nelle forme spesso, certo, meno esuberanti, bensì più raffinate e di bellezza più rilassata, naturale ed armonica.
UN’ODE ALL’ANDATA DI CORPO (G.S.)
cascano gli occhiali
nella curva iperbolica
di sforzo propulsivo,
s’aggrotta lo sguardo
in tratto di follia,
È sguardo di guerriero
Circondato da piastrelle
in candida maiolica
nella curva iperbolica
di sforzo propulsivo.
Dove l’uomo si trasforma
in un alleggerirsi
che è una metamorfosi
da cittadino a combattente,
perché dietro
ad un sorriso di bontà
C’è lo sguardo di un guerriero
nella sua curva iperbolica
di sforzo propulsivo
circondato da piastrelle
in candida maiolica
ove la bianca porcellana
porge l’altra guancia