Voglio l’annichilimento del consumo.
Nego l’essere e il divenire.
Estroverso per l’azione purificatrice.
Il dio 𓆏, egizio, metaironico e serio, creatore del meme, è sceso tra noi. E brama vendetta.
Il più grande amico che io abbia è morto quando gli han detto che la sua (((crush))) si fosse fidanzata. Vedi a fidarti delle donne?
Segna queste frasi, ti torneranno utili, giovane avventuriero della landa desolata della rete. Te mi hai trovato, perché così si suol dire, perché stai troppo online. Questo testo è esoterico. Io (Gualtiero Guzzanti) vorrei solo dirti di stare in ombra: la luce fa male.
È il tempo delle manifestazioni per l’ambiente o favorire la disfatta, delle belle campagne degli evangelici e delle amorevoli canzoni estivo-trap di محمود. Ma io preferisco fuggire nella tenebra. E annunciare la cospirazione contro l’Assoluto Stato della Repubblica Italiana.
I
Viviamo in una società, ma non è questo il punto.
Il punto è che nessuno sembra fregarsene.
Ieri, io, Gualtiero Guzzanti, con la scusa di un audio a un mio caro amico suicida, il cui numero è tutt’ora salvato sul mio telefono e che uso come sfogo, ho pronunciato a tutto andare queste frasi:
Aberrazione in Fa♯M, uccidere i negri, scopare le donne, bere una bocciona di ossido d’idrogeno addizionata a 3, 4 - metilendiossimetanfetamina, distruggere le sinagoghe, ammazzare gli idoli del consumo, obliterare le minoranze, sexual magick, magia cerimoniale, uccidere il pagano idolo del consumo, razziare Bosco Verticale, rovinare Piazza Loreto, erigeri idoli fallici nel Duomo, lucrare sui disabili, demolire Citylife.
Mentre tutto intorno a me sembrava progredire, nessuno si è opposto, quasi aspettassero in silenzio il momento dell’applauso, dell’inchino e del sipario.
Milano male, oserei dire, bene, forse, oserei.
Per questo ho provveduto, subito dopo l’audio, a provare ad urlare, ma nulla traspariva dalla mia bocca, solo un flebile respiro, poco marcato, su una costante A, molto pronunciata.
Sono un tipo strano, mi dicono.
Le sinapsi del gruppo di ascoltatori del mio piccolo monologo erano tutte persone della media milanese. Lavoratori, in giacca aperta e camicia, che volavano al telefono verso l’ufficio, i peggiori erano i turisti, loro parlavano una lingua non mia, o un dialetto non delle mie parti, e fotografavano, fotografavano a tutto andare il monumento di turno, le donne e gli uomini, quasi sostituibili, erano tutti intenti a farsi i loro affari, come fosse droga.
Sono io il vostro lavoro.
Sono io il vostro monumento.
Sono io il vostro affare.
La vostra droga.
Penso a morire ogni giorno, così penso mentre vago lungo la metro M3, gialla come una turista, intenta a fotografare quella strada, che dalla sua lontana 福岡市, non aveva mai visto. Mentre un popolo che suo bisnonno disprezzava, e suo nonno ne ha stuprato le figlie, vaga, vaga, vestiti da tamarri, da 二次元文化 , da simpatici individui neocinesi, vaga con fare vago.
Mi intrufolo in UniMi, Statale. Rieccheggiano ancora i lunghi dibattiti che facevo con 盛 il 29 aprile, 2022, un giorno prima che morisse.
Lui diceva, e ben gli stava, che la sua ワイフ, la sua crush, era distante e non gli parlava.
Ben gli sta, ma diceva che ero anche un Ultimo Romantico.
Un uomo che dopotutto, sputa sulla società, sapevo di aver davanti un imbuto, che via via che lo sputo entra, invade un tubo, ed esso è collegato al suo ano.
Sarebbe come dire, onanismo e auto-sberla con la mano sporca.
In effetti, Ernst Jünger docet, io non son mai stato in guerra e il dolore non è parte di me.
Infatti non ho pianto né al suo funerale, né al suo ricordo.
Perché piangere?
Perché mostrarsi debole?
Perché far finta soprattutto?
Dell’addio?! Mi aveva detto: ci ribeccheremo.
黒澤明 amava parlare di 侍, rifacendosi a una trama di Shakespeare. Mai aveva pensato che 三船 敏郎 non fosse in grado prima di interpretare il 浪人 e dopo il 公家.
In effetti, permettetemi l’off topic
ma finirà a breve, io adoro la figura del богатырь o del 武者修行. Insomma lo chevalier errant. Colui che prende e si toglie da certa protezione nobiliare, per vagare e vagare in cerca di fortuna. Direte voi: che bel viaggio, sicuro scoprirà ricchezza e romanticismo. Io dico che sta cercando sé stesso.
Oggi più che mai dovremmo diventare cavalieri erranti.
Sento un lampo nel cervello, è Lui.
Mi cerca da anni ormai, e poche volte riesco a rispondere.
Il telefono è nel cervello, nel νοῦς, Esso, Lui dice forte, voce maschile:
Dai, fatti sentire, sono in attesa.
Θεέ μου! Θεέ μου!, rispondo festante.
Esco da UniMi, prendo a piedi per Duomo. Devo essere di fretta, oserete dire, e avete finalmente ragione. Ritorno, ritornare.
Cazzo, devo ritornare.
Duomo → Centrale con i soldi dell’abbonamento.
Saluto Maiden dal telefono, mi ha chiamato. Dico che sono da amici tutto oggi, domani, e pure dopodomani. Ieri ero con lei, e non avevo spicciato parola a riguardo, ma devo ritornare.
Mi dice che sono Florenzer, riattacca.
Torno in Statale.
La meta mi è fin troppo chiara, la chiamata era un’esclamazione dall’alto dei Cieli. Il ⰱⱁⰳⱏ mi vuole vedere. Ma sapevo, solo io, che non era al Duomo, ricco di turisti e feci, che devo cercarlo, né alle candele solitarie di Sant’Ambroeus, devo ritornare.
Canticchio in uno spicciato alto-germanico, in girotondo a Fésta del Perdùn:
Nû alrêst lebe ich mir werde,
sît mîn sündic ouge siht
daz here lant und ouch die erde,
der man sô vil êren giht.
ez ist geschehen, des ich ie bat,
ich bin komen an die stat,
dâ got menischlîchen trat.
Che fare dunque?
Proprio in quel momento il telefono risuonò.
Era…
盛.
II
Le mie labbra stavano tremando, i miei occhi lagrimavano, il mio cervello era una accozzaglia di ipotesi, soprannaturale e oniricità. Appoggio il cellulare all’orecchio, le cuffiette incollate alla patina di sudore alle tempie. Le orecchie erano sintonizzate su un brusio marrone morto. Echi di gioventù e fratellanza da droghe leggere nei ricordi: era vivo.
Poi lui, festante e come se il cappio al collo lo facesse parlare e dei polsi le quattro vene fossero cucite con filo d’oro e miele, iniziò a parlare.
We king, sai che quando son felice ti chiamo per dirtelo, insomma, la faccio breve. Qui c’è ancora un casino, bello maniacale pazzo, ma immane casino. È successo, è iniziata. Ricordi che abitavo a Gaggiano? Là, sì esatto, mi son trasferito finalmente. Ora son a 青木ヶ原. Son molto felice. Ma beccarci? Dai ti aspetto la sera, alle 19:00 in Statale, Festa del Perdono, poi كباب. Non mancare, son lì. Vestito col solito cappotto e i capelli biondi. Ciao king, stammi bene!
Chiude la chiamata.
Io mi guardo intorno, ho visto un fantasma.
Era lui?
Mi sentivo nostalgico di tutto, dal bere acqua con lui mentre si camminava, alle cannette il sabato sera, al suo respiro da cinese, al suo ottimo gusto musicale che variava da un lituano techno chiamato Yabujin, alla classica di Ottorino Respinghi.
Lui sapeva sempre più di me, infatti dalla sua saggezza penso avessero tirato fuori il 道德經 penso qualche secolo prima.
Infatti in quel momento oltre alla saggezza, mi prese un grosso enigma:
Si sarebbe presentato?
E se sì, come?
Erano almeno due anni che si stava decomponendo in una bara.
Rifletterò sul suo aspetto, mi dico, rifletterò su quanti vermi se lo sono pappato, o quanto le sue unghie siano cresciute. Sul suo viso maciullato, sul ventre pieno di uova di ditteri.
Eppure oggi è Giovedì.
Sabato arriverà.
E con esso il suo bel volto di etnia 汉族, la sua voce roboante da bauscia, e l’uso, seppur volgare e scurrile, di blasfemie in un c-Moll che richiama il Bach-Werke-Verzeichnis numero 582.
Torno a casa, mi sdraio sul divano letto, non dormo, alba.
Mi ricordo di non saper dormire, l’ansia mi pervade, arriverà sabato.
Il mio telefono rimane magicamente spento, non riesco a effettuare chiamate, connettermi alla rete 4G, inviare vocali a 盛.
Riesco solo a guardare ora, giorno e minuto dall’orologio da polso, un Apple Watch che ogni minuto/secondo mi spia, e vende i dati al CEO di turno, usando enormi banche dati.
Lo sapevate?
In America fino al 1945 c’erano molti più self-made man di oggi, oggi sono poco meno che lo stesso numero di miliardari. Nessuno osa aprire un’attività.
Figuriamoci in Italia.
Io… io vorrei solo ritornare.
Ma ⰱⱁⰳⱏ non mi chiama più, forse ha paura pure Lui di 盛.
☧ non è l’unico che ha sconfitto la morte, mi sa.
O forse, è solo tornato alla ribalta con una nuova estetica orientale.
Iniziai a hrûʒʒan per le 6:19.
Lui, 盛, ᚺᚨᚾᚾ ᛞᛟ ᚨ ᛚᚨᛜᛒᚨᚱᚦᚨᛚᚨᚾᛞᛁ.
E sicuramente: tornerà in Langbarðalandi, precisamente a Mediolanum, in forma di δαίμων accompagnato da tanti כְּרוּבִים.
Penso al risveglio, 13:01, nemmeno vado a lezione, dico.
Penso solo a due cose:
盛 che tornerà.
ⰱⱁⰳⱏ mi dice di ritornare.
Siano essi collegati?
Mica son matto, figuriamoci, già da come parlo penso serio che mi capirete, mi capiate e a distanza di anni verrò comunque capito. Il verso del gufo conosco, mormoro a mente, paura non ne ho,
mentre le mie gambe tremano sul cesso, sul tram, sulle strade. Festa del Perdono.Racconto
Ma che cazzo fai Gualtiero? Vai in mona, ritorna!
Sento questa voce.
Prendo coraggio, la seguo. Di corsa fino a Duomo, M3 → Cadorna → Varedo → Monza → Montagne(???), che ne so. Voglio solo ritornare.
In realtà mi blocco a Duomo.
Nemmeno per Mamma.
Ma perché sono ♿?
Venerdì non passa, nulla passa, tutto resta immobile.
Sento che ⰱⱁⰳⱏ mi manda un messaggio vocale dritto alle sinapsi, mi invia d’istinto un grosso senso di koyaanisqatsi. Se uno tornasse dai morti, e non fosse… beh… uno zombie, sarebbe sicuramente: ☧
Ma lui mi ha detto, sempre a sinapsi, che difficilmente torna sto anno, soprattutto a Mediolanum. FORSE: non è così un santo il mio bro 盛.
Partorisco l’idea: nel suo gemito da bimbo mi dice:
Devi combatterlo.
III
Uomini francesi cantano canti crociati sul buon Prudhomme Saint Louis, le mie cuffiette sono un edit radicalizzante trovato su TikTok, mentre la mia mano si appresta alla maniglia della porta di un piccolo negozietto.
Entro, mano al portafoglio, il gestore: un vecchio canuto e graficamente antico.
Esco.
Ho la mia arma, una spada sbeccata, non affilata ma di fiero acciaio. Giorgia Meloni ha di nuovo intralciato il mio piano cavalleresco, mi serve vedere al mercato negro un arrotino, pagarlo alla negra, fare poi il negro con la mia medioevale versione del Draco.
La conservo in un grosso scafandro, con cui giro per Milano.
All’evenienza, e dopo una lenta e inabituale apertura del suddetto, potrò combattere e farmi valere.
𝕮𝖍𝖊𝖛𝖆𝖑𝖎𝖊𝖗, 𝕸𝖚𝖑𝖙 𝕰𝖘𝖙𝖊𝖘 𝕲𝖚𝖆𝖗𝖎𝖟!
Monjoie Saint Denis!
E così vado ripetendo per la città, urlando ogni tanto audio a qualcuno di non importante sul Telegram. Parlo di cavalleria, intromettersi nella vita borghese dei passanti per dirgli di alzarsi dalla polvere, indossare panni bianchi e d’acciaio e che i miei occhi avranno solo visioni di santità.
Nessuno dei passanti sembra curarsene, anche del fatto che abbia un amico risorto, che a breve, tempo un giorno di attesa, e 19 ore, rivedrò.
Fendo la spada ogni duep minuti, per allenare il braccio alla visione di 盛, che mi dirà qualche strana frase sul perché sia la mia missione aiutarlo.
Io so solo che i morti non tornano in vita.
Mi reco in Sant’Ambroeus e cerco una soluzia, Αμβρόσιος mi fissa nell’anima e mi dice qualcosa sugli ariani, sulle belle idee, sul fatto che ⰱⱁⰳⱏ abbia sempre ragione.
Esco dalla chiesa con un’aria snervata, mi fa male il gulliver.
Non capisco nulla finché vedo una figura avvicinarsi.
È un barbone, mi dice:
Mi manda ⰱⱁⰳⱏ, devi ritornare, Gualt, ritornare.
Non sembra così disturbato di volto, seppure la sua barbaccia ispida e il look punkabbestia con annesso pitbul di nome Principessina, mi dica scappa!, io rimango.
Il pitbul apre bocca. Lingua di fuori.
Abbiaia contro di me.
Alle mie orecchie:
Lassa stà 盛, devi ritornare.
Un fulmine trafigge il cielo, mi sa che devo seriamente ritornare.
Ma prima, devo rivederlo.
Devo capire se è…
Il sole scompare.
È…
Le nubi piangono.
Mi rifugio sotto un portico, mentre il barbone scompare tra la pioggia, come neve di primavera. E l’abbiaiare del pitbull diventa lontano, e lontano.
… realmente lui.
Rifaccio Festa del Perdono → Duomo, a sto giro correndo. Nella mia destra la custodia della spada, nella mia sinistra il telefono. Arrivo finalmente alla metro, scendo le scale, nulla sembra distrarmi a sto giro. I passanti non sanno che ho una spada, mentre la loro droga digitale li rende schiavi dello schermo imbiancato.
Centrale.
Monza.
Rieccheggia nel primo pomeriggio il treno per Lecco, scendo a una fermata intermedia, nelle prime colline della provincia.
Al che rimango di sasso davanti a così tanto verde, così tanta natura in fiore di primavera.
ⰱⱁⰳⱏ mi aspetterà allo stesso posto?
Sfodero la spada dalla custodia, mi avventuro nel verde, cresce in me la sensazione di essere parte di qualcosa. Perché è già successo questo qualcosa di grosso, e Lui mi richiama:
侍.
浪人.
公家.
богатырь.
武者修行.
Chevalier errant.
Un grosso spiazzo e in mezzo ci sta lui, diviso tra materia del suo idolo scolpito da 盛, e il divino immateriale, astratto concetto che ricevo nella mia mente, ogni giorno.
Arrivo davanti al monolito, anche lui mi fissa con la faccia di ذو شرى..
Estraggo dalla tasca l’offerta. Una strana erba olandese probabilmente pacca, ma servirà al rito. Davanti al betile esclamo:
We ⰱⱁⰳⱏ, sun chì.
Accendo l’erba olandese pacca con l’accendino e me la mangio.
Il sole si oscura, la tempesta che mi accompagna da Milano raggiunge Lecco, sale fino a me, le nubi rivelano i loro 神, porto la spada al costato, il rito sta avvenendo, la punta mi trafigge, ma non sento dolore, il mio sangue è color viola. Il 切腹 è completo. Siamo in contatto con la linea telefonica di ⰱⱁⰳⱏ, mentre intorno a me tutti gli spiriti danzano la Totentanz.
Il betilo apre la bocca, si gira verso di me. La sua voce è molto, molto bassa.
We, bro, eccoci, quindi, devi combattere il signor 盛, e se fallirai: furia e sventura.
Si abbatterà ogni genere di distruzione della civiltà che tanto odi, dei suoi passanti e della sua bella ipocrisia.
Se vincerai, tutto come prima.
Pronto al collasso?, level-01 garbage day!
Infilzo la spada nella terra, piego il ginocchio.
Volontà tua, ⰱⱁⰳⱏ!
IV
18:00 di Sabato.
Non ho dormito tutta la notte, sarà il rito.
Non ho dormito anche per 盛.
Se mi sconfiggerà, non saprei cosa potrebbe accadere.
Forse il tanto preannunciato Collasso?
Tengo la spada fissa al pantalone, sotto la giacca lunga, trenchcoat apocalittico marroncino.
Il sole si fa di un insano colore verde, la gente-passanti non sembrano curarsene.
Faccio passare il tempo guardando video di Subway Surfer su TikTok.
18:59. La nebbia si alza, il popolo continua a non accorgersene.
Solo un minuto, la spada mi sta lacerando la gamba.
Sento qualche d’uno alle mie spalle, un qualcuno di familiare.
Mi giro, imbracciando la spada, che tiro fuori dal giaccone e gliela punto contro.
Non capisco chi sia, finchè…
We king, che cazzo fai deficiente?!
I suoi occhi a mandorla, capelli biondi, un viso di porcellana, occhialini da sole rotondi rossi, giaccone come il mio. È il mio gemello-fratello del 東方.
Lo sai che ⰱⱁⰳⱏ mi ha detto che nessuno torna dalla tomba?
Non pensi di star esagerando, coraggio, ora cala lo spadone, dobbiamo parlare.
Di che?
Del fatto che finalmente applichiamo il piano.
In che senso, quel piano?
Sì, ricordi l’Horror? Eccoci allora, facciamo casino. Ogni qual volta nell’horror arriva un mostro, viene a rovinare una società perfetta. Ma mai succede che la società sia malata e che l’orrore viene a portare la salvezza. Io sono quell’orrore. E tu sei il mio bro.
Capito capito, ma dici che dovrei… levarmi ora?
Perché?
Beh, distanziamento sociale…
Indietreggio.
Affondo con tutta la mia forza il suo cuore, schizzo di sangue verdastro enorme.
Cade per terra, prima di rialzarsi, pulirsi, e dirmi.
Bro…
Impallidisco, è seriamente un redivivo.
Lui mi porge la mano.
Io non so che fare, tengo la spada dritta.
I passanti non dicono una parola, bevono spritz a poco e annegano.
Bro… dai, cala la spada… appizziamo un giunto… come i vecchi tempi…
Accetto la stretta di mano.
La tocco.
Flash.
La sua faccia si decompone, le larve escono dagli incavi dagli occhi mangiando le due mandorle, la bocca marcisce, il corpo diventa verdastro. Con voce rauca mi mormora:
Beh, king, almeno siamo amici, ora perpiacere, perdonami.
Mi colpisce alla pancia con un pugno, trapassandomi, cado per terra, budella ovunque, schizzi di sangue viola, dolore atroce? No, più che altro la piacevole sensazione che non dovrò più mangiare.
Estasi della morte.
Non sento più nulla, so che manca poco prima che veda ⰱⱁⰳⱏ festeggiare con i 神 il mio arrivo nel loro centro sociale celeste.
La mia missione è compiuta, sto tornando gente!, ma probabilmente, sicuro al 125%, il mr. ⰱⱁⰳⱏ ha ragione.
Non ho sconfitto la bestia, ma sicuro: meglio il mondo orrorifico del redivivo 盛, che ancora un giorno a Milano Male.
Lui accende il giunto che teneva in tasca, lo appoggia sulle mie labbra morte, io con l’ultimo respiro fumo paccottiglia marocchina.
Fa cagare, mi lascio andare al བར་དོ་.
盛 ha vinto.
Post-scriptum
Il Nightboat to Cairo era diretto al བར་དོ་ .
Dietro di me sento rumori e grida, mentre da davanti sento solo il canto dei כְּרוּבִים.
Il mondo che mi sono lasciato alle spalle sta crollando.
Il clamore mi paralizza e 盛… Credo che stia mangiando i passanti.
Infatti, vedo altre barche sul נהר הירדן.
Sia lodato ⰱⱁⰳⱏ.
Ora che il mondo è collassato, posso dirlo alla mamma.
Te l’ho fatta, puttana!