A cosa?
A quei valori che molti professano: il dialogo, il multiculturalismo, l’ecumenismo. Spesso i grandi paladini si perdono nella loro retorica, smettono di difendere l’anima di verità del loro ideale e si uniformano a slogan senza senso. Alla fine, però colei che vince sempre è la vita e questo libro rende giustizia a tutto questo.
Un piatto tipico, buono, etnico e, a tratti religioso, il KEBAB. Così iconico per tutti gli zostili italiani. Per tutti coloro che anziché sfondarsi al Mac (o dopo averlo fatto per tutte le scuole medie), prendono consapevolezza e decidono di entrare nell’età della maturità. Questo è il KEBAB.
Nel libro lui è il vero protagonista. Sì, bella la storia del turco con la fidanzata quasi moglie che viene in Italia a fare il kebabbaro. Un sogno per molti. Anche per noi. Una dimensione di vita diversa, vicinissima, dove si vede poco ma molto bene tutto l’intorno.
Il kebab, ripetiamo ancora una volta il fatto che sia il vero protagonista, non è un cibo da periferia.
Da maranza che vengono menati da marzana che a loro volto sono sudditi di logiche urbane e suburbane. Qui Una vita al kebab è veramente un vita dedicata al kebab. A Como lago, un posto stupendo. Con gli umarell, con le psicoterapeute e le guardie. Questa è l’Italia signori miei.
Il nostro protagonista, Azim, è un ragazzo turco che ama i proverbi e tifa il Galatasaray (il calcio unisce Italia e Turchia), arrivato in Italia con il sogno del kebab, lo ha coronato.
Prima a Milano. Ma nei primi duemila era un esperimento troppo futuristico. Infatti è fallito. La sua promessa sposa, fidanzata, a cui piace la matematica (gli arabi hanno inventato i numeri) gli regala un diario, da scrivere per fare catarsi. È il libro che abbiamo fra le mani. Fortunatamente ci spostiamo in una location più idilliaca: il lago di Como.
Durante la lettura di questo romanzo (ricordiamo, romanzo di esordio) ci siamo segnati alcune sentenze. Spoiler che vi meritate, per entrare nel mood. Il Nord Italia visto dagli occhi di un kebabbaro, un nuovo “terrone”?
Forse anche peggio (o meglio)
“Ma i peggiori sono quelli che aprono i kebab gourmet. Una cosa senza senso che costa quattro volte tanto. Godo ogni volta che ne chiude uno”
Morte a Gianluca Vacchi. Che cazzo è il Kebhouze? Da prendere solo con lo sconto poveri che fanno le università convenzionate, altrimenti NIET! Un bianco che ti fa il kebab?! Roba da pazzi. Un kebab del cazzo, scusate il termine, dove non puoi chiedere “tutto” perché ti spennano e con un personale che non puzza di kebabbaro. Voglio l’autenticità, non questa finzione alto-borghese. Azim salvaci tu!
“Se i kebab migliori chiudono non c’è speranza”
Lapidario. Questa è una sentenza di verità. Noi lo sappiamo bene. Lo abbiamo già detto e messo in pratica mesi fa. DONER KEBLAST: SUPPORTA IL TUO KEBABBARO DI QUARTIERE. Che sia contro Mr. Dick (da prendere a sassate) o un McDonald, Kebab x sempre!
La storia inizia nel 2009 a Como, un anno che i più grandi ricordano. Ugo Borghetti stile.
“Grazie a Dio è andato tutto bene. E se Dio vuole, andrà ancora meglio domani”.
La fiducia di Azim è ripagata. Inshallah. Anche se non crediamo in Allah, un Dio che mette una buona parola c’è. Don Roberto, a cui è dedicato il libro, lo testimonia con la propria vita. Un uomo al servizio dei poveri, anche questo insegnamento del libro. Sociale e autentico.
“Gli italiani fanno ridere anche nelle tragedie”
Questa è una sentenza veritiera. L’analisi italo-turca ci piace molto.
“Il problema non è che di mamma ce n’è una sola: è che ha sempre ragione”
“Si fa presto a far felici le donne: basta una bella promessa. Il problema poi è mantenerle. Le promesse, intendo”
Basato
“Non c’è niente come un omicidio che ti faccia sentire parte in un posto. Sembra che muori un po’ anche tu, anche se non hai fatto nulla”
😳 istigazione 😳
Ma poi ci sono i momenti romantici. L’amore, si sa, è la forza più potente a questo mondo. Anche se ami il kebab vale, ma se ami una donna è ancora più bello.
“Una donna non sempre ama, ma desidera sempre essere amata”
“La fiducia tra due sposi è fragile come la neve. E per imparare ad amare bisogna saperci camminare sopra senza lasciare traccia”
Aaaawww
“La fedeltà è come una bella barca: la vogliono tutti ma poi è dura mantenerla”
Poi, spottiamo anche l’autore! Esatto Claudio F. Benedetti
. Sappiamo che sei tu che ti sei fatto economia e giurisprudenza sempre davanti al kebab, ma… Scrittura creativa! Santo cielo, che scemenza.
CHIUDIAMO LE SCUOLE DI SCRITTURA CREATIVA!
Vabbè che hai scritto sto libro, ma è merito del kebab, non della scuola.
La sfilza di citazioni potrebbe proseguire, e bisogna dire che forse è proprio questo il valore aggiunto del libro. Un diario che ti da la vita a pillole, a tranci, a pezzi di kebab con tutto. Gli slogan e gli aforismi ci piacciono, rappresentano adeguatamente quello spirito di ricerca dell’Assoluto a cui tutti aneliamo.
E oltre questo è Blast per il mix di Islam pop non mainstream, con un livello di street credibility altissimo. Più qualche aggiornamento sulla politica turca, con Erdogan e i curdi, che a noi di Blast non dispiace e non fa mai male.
Non avete capito? Leggetelo! Ci vuole poco e vale per avere frasi ad effetto da giocarsi con la prossima tipa che incontrerete nel lurido kebabbaro della vostra città.
Concludiamo con due citazioni, dunque, abbastanza Blast.
“Un anno senza kebab, è un anno sprecato”
“Mi dispiace descrivere il mio amico per quello che era, ma meglio fondamentalista che pazzo”