V. Majakovskij
Laggiù!
Vedete la rovina?
È vostra
E delle vuote pupille
Rigonfie come le stelle
Che sputano sui fuochi
Lacrime d'oro
Ah!
Dita assiepate di ferro
colgono
I vostri crani in fiore
Ancora un po'
Un po'
E brilleranno
Di terribile bagliore.
Vedete la vostra rovina!
Soldato
Taci! Il crepuscolo ti ha assordato quando precipitò tra le doglie? Ecco osserva, tutta la terra
viene scossa dalle vene di ferro, la bocca della grande fornace è stata aperta e dalle sue fauci fluiscono i
fanti di bronzo. Avanzate! Accorrete da tutta la Russia! Avanti! Il segnale! Grande sarà lo stupore quando il primo sole flagellerà le membra mutilate e si scoprirà ferito.
Annunciate su ogni edizione del mattino! E’ guerra! Che lo sappia l’intero creato! E’ guerra!
V. Majakovskij
Ecco!
Vedo il mio braccio staccarsi
E accorrere lucido come una vena!
Mamma!
M-a-a-mma! Cosa mi flagellate?Più forte! Più forte!
La volta tutta lagrima di tuoni,L'insopportabile luna umida si sfracella
Sulle cupole di mille chiese,
Dite a Pietroburgo di asciugare la guancia del mare
Che tutto teso sono a veder il pigro orizzonte scivolar dal sogno!
Dite a Mosca d’accender roghi,
Che le anime d’argento esalino nel risucchio della terra.
Io ho conservato imperterrito il respiro,
Gli occhi-lance ho imbracciato,
Lungo le mie dita si infrange la notte. Ecco!
Attraverso le strade colte in grano avanza
L’onda-cavalleria su fazzoletti d’aria,
Al sussurro di suole scivoli purpurei.Ah madre!
L’iride morta del sole sbianca,
Di fronte all’ordinato maciellume
Del tenente.
In linea!
Linee
Dove la morte
È geometria
E la geometria
Calcolo d’abisso.
Razziatori del cemento accorrete!
Come vessilli innalzo
Brandelli zuppi di sangue del cuore
E li sventolo in faccia
Ai dementi d’Europa.
Accorrono i villaggi ucraini a mirare
L’uomo nato dal bivacco della Notte!
Là sul fondo giace il globo umido dell’occhio
Che essi hanno perduto,
quando vinsero il mondo.
Soldati
Avanziamo!
Già bocche tuonano cori a
ovest sulle fronti distese delle città, scuotendo il grembo
dimagrato della terra.
Delirio è il canto del risveglio quando l’alba si aggrappa alle stelle, trascinando i lamenti dei lunghi
broccati d’argento delle donne.
Tamburo il nostro incedere che dilania le carni appese agli usci. Correte! Correte!
Che le nostre viscere non ci prendano mai!
Corriamo alla rovina, come le comete travolte dalla coda del drago squarciano il tiepido cielo.
Marciano scintillanti di selva le schiere ambrate… guarda Europa lo specchio del tuo cruccio, i figli della
lunga terra stanno tornando nel grembo natio. Russia! Россия!
Esultiamo di furore al tuo abbraccio che calca le suole chiodate… la tua bocca ci lambisce le ginocchia
crollate bagnandoci d’umido le file puntate delle sopracciglia. Avanziamo!
Il nostro affanno è carico di sollievo, il peso delle armate è leggero mentre ci scagliamo alla fine della
notte. Non ci allontanare! Non ci respingere!Scuotete la barba argentata, che si ricordi Dio quando rimesterà il creato! Che si ricordi ciò che noi abbiamo scordato al capo estremo dello stipite… avanziamo!
V. Majakovskij
Voi coricate la morte sul fondo rammollito del cuore!
La senile superstizione, la quieta morte doverosa non smuove le lacrime di un cane!
Guardate me… morire?
Sfiderò Dio fino al capo estremo della linea di luce sogghignando ferocemente!
Che riportino il mio corpo avvolto in broccati rossi
E si strappino le pupille cieche disperando: è morto il poeta!
Il tempio crollerà con il mio ultimo sospiro…
Che giungano allora a frotte le folle angeliche sul mio capo,
Io procederò teso come un filo di bronzo
Sui cadaveri di chi pasteggia
Sotto le cupole d’oro grasse di risate.
Soldati
Poeta tu come noi sei un pericolo per colui che è disarmato, ed ha altra divisa. Non indossi la stessa nostra pelle? Non sei defluito anche te dal grande scolo, laggiù nel rimestare torbido della terra? E marci con noi nel fango ansimante, annaspante nel delirio e raschiante la merda.
V. Majakovskij
Io sono il supplizio delle marce!
Delle marcette
E dei direttori d’orchestra.
Non basteranno diecimila bacchette
A lusingare il poeta,
Ma una parola basterà
A battezzare di follia
L’unto violino
Che ordina requiem.
Fumate!
Fumate grevi fornaci!
I miei occhi sono stereoscopi
Le mie orecchie lamentano cime di fumo
I talloni
Pezzi d’acciaio incastrati,
correranno verso tuoni lontani.
Ah-ah!
Piomberà la lancia-ginocchio su Bilec’kyj
Decapitando le fronde di duemila spalle.
Già vedo la grigia Mariupol che snebbia nell’alito del mare
E poi Kiev bianca e oro,
Su di essa quieterò schernendo la marea delle potenze,
Innalzandomi d’imperio ventoso
Sulla vetta della croce più alta: Onnipossente rannicchiati in paradiso
Perché squarcerò la blusa delle stelle!
Piegherò il braccio di San Michele con un ghigno
Io che un tempo ero angelo,
Io le cui vesti ho giocato a insanguinare
Col sangue del cranio del Battista!
Inghiottitevi potenze terrene,
Perché nessuno più alto di voi è riuscito a lapidarmi.
Vivo ancora e rido
Sull’orlo del cornicione scagliando pietre
Sui colli dei santi d’Occidente!
Vedete ancora la vostra rovina?
Soldati
La vediamo!
Incede da ovest in lunghe file allineate si srotola fino al di là dei mari! Porta con te
le canzoni laggiù al sovrano dell’Oceano, a meno che non sparino fiamme! E dicci, dicci cosa dice…
basterà un bacio per delirare.
Se non passi con noi sotto l’arco di trionfo dei villaggi, se non amerai di amore gonfio le dame d’acciaio, e
se dunque non ti avvinghi alla veste pregna del colore del fuoco e del cielo di cui siamo creati, allora sul
tuo collo porterai le catene di centomila baci, nell’orbita del tuo cranio-Golgota
sarà crocifisso il ricordo e tu poeta vagabonderai nelle terre dei sovrani cadaveri d’Occidente, dilaniando la tua gola a loro comando.
V. Majakovskij
Già tutte le labbra tremanti del cielo mi hanno basciato
Lasciandomi riarso,
Vivo come corpo morto e scaglio
Pietre-profezie che fuggono alla mano,
Su impenitenti tempie.
Sarò per voi martire
Al confine dell'abisso più alto
La vostra lacrima colerò alla tempesta
Perché sappiate che il cielo è un ladro della notte!
Ma ora vado,
Corro al crepitante Oriente
Per trascinare nel mare di fuoco
Le macerie battezzate,
Prima che il sole delirante
Esponga a pubblico ludibrio
La vena aperta del mondo.