Ode al Caos

Ode al Caos
È mattino. Apri la finestra, fai entrare la luce perché, qui, di luce si parla. Lascia che i raggi conquistino la tua stanza e ti accarezzino il capo. Gioisci, una nuova giornata sta per iniziare.

Prendi in mano l’inferno-tascabile che ormai funge da

  1. sveglia
  2. telefono
  3. televisore
  4. da quaderno e da penna
  5. …………….

IMMERGITI
IMMERGITI
IMMERGITI
IMMERGITI
IMMERGITI

Hai un universo nelle tue mani, anzi no, hai a tua disposizione migliaia di universi in cambio di solo qualche piccola carezza sul vetro familiare che ti permette anche di specchiarti. Gioisciuna nuova giornata sta per iniziare. 80 notifiche, forse di meno, forse di più, poco importa se non hai investito la tua autostima nella Wall Street della gratificazione immediata. Leggi rapidamente gli ultimi articoli del tuo quotidiano di fiducia, o della tua rivista preferita BLAST, ne hai molti arretrati che non sei riuscito a leggere il giorno prima.

Hai così tanti interessi, così tanti che prima non riuscivi neanche ad immaginarteli. Guardati adesso, invece, fautore del tuo destino, impugni fieramente le redini della tua vita digitale, sei il re del tuo insignificante orticello binario, tra ❤️❤️❤️❤️, commenti e sogni, incasellati nel tuo marginale museo fotografico, ovvero un simulacro di giorni accartocciati, che esiste solo nei mastodontici magazzini d’oltreoceano. È la tua vita quella sullo schermo, il lato migliore di te, quello che hai scelto di mostrare agli altri, la tua identità,

IL TUO ESSERE
Caos

Eppure qualcosa non va. Non riesci a capire perché sembra quasi che non sia possibile stare al passo. Non hai più energie vitali, qualcosa di infinitamente più grande di te ti sta consumando. Quanta fame di cultura e di conoscenza, individuo ardimentoso. Cedi al paradosso della scelta. Quante vite che vorresti sperimentare tra le pagine di un libro o tra i pixel di uno schermo, quanti luoghi vorresti visitare, quanti sogni ad occhi aperti. Potresti essere tutto in potenza poiché speri che così facendo troverai

Una qualche sorta di risposta che Ti renda meno inerme alle intemperie del contemporaneo

MA NON HAI ABBASTANZA TEMPO
MA NON HAI ABBASTANZA TEMPO
MA NON HAI ABBASTANZA TEMPO
MA NON HAI ABBASTANZA TEMPO
MA NON HAI ABBASTANZA TEMPO
MA NON HAI ABBASTANZA TEMPO
MA NON HAI ABBASTANZA TEMPO
MA NON HAI ABBASTANZA TEMPO
MA NON HAI ABBASTANZA TEMPO
MA NON HAI ABBASTANZA TEMPO
MA NON HAI ABBASTANZA TEMPO
MA NON HAI ABBASTANZA TEMPO

Non riesci a capire. Senti l’ansia avanzare, una fame d’aria insaziabile, ti senti vittima e carnefice di un sistema che non comprendi, di un sistema che per selezione naturale ha mercificato ogni aspetto della tua esistenza. Non riesci a capire. Senti che manca qualcosa perché è il vuoto che adorna le tue giornate. Il vuoto, un demonio astratto, che manovra i fili della tua esistenza, uno scaltro burattinaio che si nutre della tua energia vitale, della tua anima. Ti sei fatto sedurre dalla spasmodica ricerca della verità, ti sei infatuato della ragione, hai accettato la profezia del gallo silvestre:

TI SEI SVEGLIATO MA A QUALE PREZZO?

Soffri del paradosso e a tratti ti penti della tua scelta perché ora sei incatenato al vero, al relativo, al nulla e all’insensatezza. Condannato a vagare, senza una direzione, senza un senso, hai perso il senno, hai perso Dio e il suo candido tocco. Ti sei liberato dalle catene della religione e dell’ideologia per discendere negli abissi del sofismo e della dissolutezza. Cammini da solo in una stanza buia,

SOLO E DISILLUSO

Ma non devi disperare, individuo libero. La tua sofferenza sta per essere placata. Il tuo salto nel vuoto sta per essere ricompensato. La mano invisibile, l’entità divina tanto citata dai nuovi sacerdoti dei numeri e del contare, si è trastullata portando vita e morte un po’ ovunque: è la tanto decantata fiumana del progresso. È proprio in questo fiume che rischi di affogare. Ma tu sei nato e cresciuto nel ventre del postmoderno, sei stato battezzato con il suo fecondo liquido ed è proprio di questo nettare che ti sei ubriacato.

Tornare sobri è imperativo per comprendere che la realtà è stata plasmata (da un’atmosfera pervasiva che funge come una sorta di barriera invisibile, che impedisce il pensiero e l’azione)Mark Fisher. Il fiume è la nuova realtà, definitiva e incontrovertibile, che non può essere fuggita, nonostante sia un cliché narrativo noto che alla fine di ogni fiume vi attende una cascata, un portale ignoto verso cui stiamo sfrecciando senza remore o ripensamenti. Ed è proprio quella la tua direzione. Distogli lo sguardo dai relitti che provano a riposare sulle sponde, cercando di salvarsi dalla piena. Potresti esserci tu al loro posto: gioisci perché ti è consentito di proseguire. Non a caso il privilegio garantisce un certo portamento che non può essere ignorato, in quanto nella sua insensatezza la trama della tua delirante commedia umana è già determinata, almeno in parte e non per via di una qualsivoglia divina provvidenza.

E allora, spirito che girovaghi inerme alla ricerca della luce,

ABBANDONA LA SPERANZA ABBANDONA LA VITA ABBANDONA LA SPERANZA ABBANDONA LA VITA ABBANDONA LA SPERANZA ABBANDONA LA VITA ABBANDONA LA SPERANZA ABBANDONA LA VITA ABBANDONA LA SPERANZA ABBANDONA LA VITA ABBANDONA LA SPERANZA ABBANDONA LA VITA ABBANDONA LA SPERANZA ABBANDONA LA VITA ABBANDONA LA SPERANZA ABBANDONA LA VITA ABBANDONA LA SPERANZA ABBANDONA LA VITA ABBANDONA LA SPERANZA ABBANDONA LA VITA ABBANDONA LA SPERANZA ABBANDONA LA VITA ABBANDONA LA SPERANZA ABBANDONA LA VITA ABBANDONA LA SPERANZA ABBANDONA LA VITA ABBANDONA LA SPERANZA ABBANDONA LA VITA ABBANDONA LA SPERANZA ABBANDONA LA VITA ABBANDONA LA SPERANZA ABBANDONA LA VITA ABBANDONA LA SPERANZA ABBANDONA LA VITA ABBANDONA LA SPERANZA ABBANDONA LA VITA ABBANDONA LA SPERANZA ABBANDONA LA VITA

Tu non sei mai nato e non puoi soffrire, non puoi. Immerso nel buio respiri la linfa vitale della terra e i tuoi sensi ridestati collaborano a renderti alla radiosità dell’infinito. Ma tu non sei vivo. Non hai bisogno di vivere. Hai bisogno di bruciare. Hai bisogno di diventare luce, di scomporti e di diventare microscopico e per questo infinito. Hai bisogno di delirare, di accelerare, di consumarti! Immolati all’assurdo e alla religione della roccia danzante e il buio non sarà altro che il tuo maestoso impero.

È infatti necessario avviare la dissacrante crociata contro le armate dei maestri del senso della vita, che agiscono come schiavi dell’attesa e tentano di preservare i falsi dei, i quali ancora sopravvivono come cadaveri in putrefazione, appigliandosi alle menzogne dell’assolutismo:

QUALSIASI SIA IL SUO NOME, DIO NON È MORTO, EGLI SOPRAVVIVE ORMAI IN STATO DI CONSERVAZIONE E PERTANTO È TUO DOVERE ABBATTERLO!

Lucido mercante del CAOS, arruolati come sicario della Legione Suprema e sparagli fino a quando ogni effige umana non sarà caduta dal cielo, fino a quando una pioggia di ossa mortali non avrà sgomberato ogni promessa metafisica oltre l’esosfera! Sparagli fino a quando il sordo tonfo della caduta di questi titani di carne non avrà risvegliato dal tepore ogni marionetta dei polverosi tomi arcaici. Sparagli infine, fino a quando le ossa non si saranno trasformate in polvere e fino a quando la dolce brezza purificatrice non avrà disperso ogni granello rimanente. Quando anche l’ultima illusione sarà caduta definitivamente, nella sua totalità, il mito si ricongiungerà alla terra. Questo hanno preventivato i caporali della filosofia della ribellione.

Il conte delle ginestre teorizzò una lucida distinzione tra gli antichi e i moderni. Gli antichi, inestricabilmente legati ad una natura che non si era ancora svelata, incarnavano la fanciullezza in quanto facevano errare la loro immaginazione tra l’infinito e l’indeterminato. L’uomo moderno, invece, è conscio della finitezza, patisce l’ineluttabile strangolamento sensoriale della morte, vive attanagliato da una spessa nebbia di tedio che collabora a togliergli l’aria. Egli fugge dalla natura, spaurito si rifugia tra interminabili catacombe di cemento, che come un ammasso di speroni acuminati si elevano verso il cielo, e tuttavia si arroga persino la presunzione di volerla proteggere.

Egli comprende la necessità dei vizi capitali e l’inevitabilità della dissolutezza, ha visto oltre il velo di Maya: sa che è condannato a dissolversi. L’aridità culturale della società contemporanea in cui vive non può che fungere da rinforzo a questo senso di finitezza: i padrini del giafattismo predicano che tutto è già stato fatto e che nulla di nuovo può essere creato. In un modo o nell’altro, tutto è già stato pensato e pertanto siamo condannati

ALLA PERENNE RIELABORAZIONE…
ALLA PERENNE RIELABORAZIONE…
ALLA PERENNE RIELABORAZIONE…
ALLA PERENNE RIELABORAZIONE…
ALLA PERENNE RIELABORAZIONE…
ALLA PERENNE RIELABORAZIONE…
ALLA PERENNE RIELABORAZIONE…
ALLA PERENNE RIELABORAZIONE…
ALLA PERENNE RIELABORAZIONE…
ALLA PERENNE RIELABORAZIONE…
ALLA PERENNE RIELABORAZIONE…

Servo dell’infinito, il tuo obiettivo non è consumaresemmai consumarti, non è regnare sui tuoi orticelli immaginari, il tuo obiettivo è la creazione: questo ti distingue da una macchina. La necessità di creare è insita nell’indole umana ed è l’impulso primordiale che ha guidato l’intera evoluzione della nostra specie. Eppure come puoi soddisfare questa sete in una società che è sommersa a tal punto da quel liquido appiccicoso, che spegne quella scintilla ancestrale? Come puoi sentirti padre di un qualcosa che qualcun altro ha probabilmente concepito prima di te? Come puoi continuare a partorire se ti arrendi ad essere una figura rilegata a riordinare i pezzi che qualcun altro ha gettato disordinatamente in un buco nero?

La soluzione a questo dilemma insormontabile è l’ignoranza.

L’ignoranza è sempre stata, ed è tuttora, una condizione estremamente demonizzata. Ciò è sacrosanto. Nella storia, le masse, in quanto svantaggiate dalla loro condizione sociale, sono sempre state flagellate da questo fardello. L’ignoranza è stata combattuta tanto a lungo, fino a quando questa costante guerra ha portato così allo sviluppo di una miriade di sistemi educativi, di scuole di pensiero pedagogico e chi più ne ha più ne metta. Questo ha permesso al progresso di galoppare, indomabile, verso le sterminate praterie della scienza e della cultura, portando a delle innovazioni che prima si sarebbero solo potute immaginare… Nel bene e nel male. Tuttavia, è giunto il momento di riabilitare questa condizione così nefasta. L’inafferrabile natura caotica della nostra realtà ci proibisce di poter conoscere il tutto.

Una condizione di sana ignoranza potrà finalmente aiutarti a smettere di adottare, facendoti sentire nuovamente padre dei tuoi concepimenti, e ridestando quel senso di meraviglia evoluta che ti permetta di riacquistare una nuova percezione dell’infinito, dove si disperdono le stelle.

Il Caos è un’entità vorace e divoratrice, che si nutre della tua potenza creatrice, una forza primordiale che necessita un costante sostentamento. Abbandonati, dunque, al Caos, l’unica vera essenza astratta, tangibile, astorica e onnipresente, la costante finale della sisifiana esperienza umana. Accetta:

L’INCOMUNICABILITÀ
L’INSENSATEZZA
L’INCERTEZZA
L’ANGOSCIA
L’AMORE
LA SOFFERENZA
LA GIOIA
L’ODIO
L’ESUBERANZA
LA FINITEZZA
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LA CAOTICA ED ECCEDENTE MERAVIGLIA EVOLUTA NELLA SUA INTEREZZA

L’INCOMUNICABILITÀ

L’ANGOSCIA

L’INSENSATEZZA

L’INCERTEZZA

L’AMORE

LA SOFFERENZA

LA GIOIA

L’ODIO

L’ESUBERANZA

LA FINITEZZA

LA CAOTICA ED ECCEDENTE MERAVIGLIA EVOLUTA NELLA SUA INTEREZZA

ACCETTA DI SERVIRE IL CAOS: solo allora diverrai davvero libero! Dove prima avevi un cratere, ora imperversa una stella nascente, essa danza, mentre dal cielo piovono ossa e massi.

OSSAEMASSI
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OSSAEMASSI
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OSSAEMASSI
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