SAṂSĀRA COLLETTIVO

Meglio vivere da Satellite o morire da Impero?

SAṂSĀRA COLLETTIVO
Lettura boomer
L'ascesa e la caduta delle civiltà di questo pianeta segue sempre lo stesso ritmo.

Il Principio di Corrispondenza delle antiche scuole ermetiche afferma che esiste una corrispondenza tra le leggi e i fenomeni dei vari piani dell’Essere e del ciclo della Vita. L’antico assioma dice così: “Come sopra, così sotto; come sotto, così sopra. La comprensione di questo Principio offre i mezzi per risolvere molti oscuri paradossi e segreti nascosti della Natura. Esistono livelli oltre la nostra conoscenza, ma quando applichiamo il Principio di Corrispondenza possiamo comprendere molto di ciò che altrimenti ci sarebbe inaccessibile.

Osservando i rami possiamo comprendere anche le radici.

Proprio come la conoscenza dei Principi della Geometria consente all’uomo di misurare stelle lontane e i loro movimenti stando seduto nel suo osservatorio, così la conoscenza del Principio di Corrispondenza permette all’Uomo di ragionare con l’intelletto dal Conosciuto, all’Inconosciuto. 

Cosa possiamo comprendere applicando il principio a ciò che sappiamo delle mutevoli vicende umane?

Allo stesso modo in cui le grandi azioni dei singoli sono figlie del Bisogno, anche gli imperi nascono sempre dalla Necessità, non dalla scelta. Una Nazione deve trovare un modo per spostare la “spada di Damocle” dal proprio collo a quello dei vicini. Nel perseguire questo obiettivo vitale, finisce inevitabilmente per trasformarsi, proprio come chi, inseguendo il successo, si rende conto, una volta raggiunto, di non essere più la persona che era all’inizio del suo percorso.

Quando Roma in fasce, quasi per autodifesa, tra il III e il II secolo a.c sottomette l’intera penisola e i relativi popoli italici, s’ illude ancora di poter godere dei vantaggi di una lega di subalterni o socii senza dover cambiare la propria essenza. Il costo di questa illusione sono 13 anni di guerra civile, combattuta tra Socii Italici che desideravano la cittadinanza e Roma che intendeva negargliela.

La prima volta come tragedia, la seconda come farsa, ma la quarta?

Terminato lo spaesamento, la Nazione trova una narrazione, un’Idea, uno scopo condiviso che dà una legittimità all’ordine che si è venuto a costituire.

Per l’Impero Spagnolo è Dios, Jesus y el Espirito Santo il collante che tiene insieme Castillanos, Gallegos e Catalanes e che fornisce il carburante morale necessario alla grande e terribile impresa che fu la colonizzazione delle Americhe.

Roma scelse qualcosa di più concreto rispetto a Nostro Signore, la Civilitas romana non solo unisce popolazioni estremamente diverse ma compie l’impossibile rendendole tutte Romane.

Quale dimostrazione di potere maggiore del trasformare l’Altro in Te?

L’ American Empire memore di questa lezione basa la propria egemonia globale su Freedom & Democracy e sul sogno di un mondo globalizzato regolato dalla mano invisibile del mercato, governato da organizzazioni sovranazionali e abitato da individui liberi di perseguire il proprio interesse.

Non è necessario che la Missione sia adottata sinceramente, così come il Vangelo non impedì agli Spagnoli di condurre un genocidio ai danni degli Indios. Allo stesso modo, la Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo non ha fermato gli Stati Uniti dal devastare Siria, Iraq e Libia, né dall’influenzare il destino di milioni di individui in altri paesi attraverso colpi di stato orchestrati dalla CIA.

Alcune idee suonano stupide fin dal principio.

Gli Imperi in fondo funzionano come una startup: vendono l’idea, non la realtà. E se funziona, tutti si convincono che quello che hai distrutto fosse sacrificabile.

Se la Nazione riesce a confezionare il Mito comune, si spalanca una nuova era in cui tutto sembra possibile, Il neonato Impero è compatto, fanatico e spregiudicato, si espande e le ricchezze inondano il suo Nucleo. Che si parli di schiavi, metalli preziosi, risorse o di nuovi spazi di mercato la sostanza non cambia. Il nucleo traboccante investe le nuove fortune nel proprio sviluppo materiale e culturale.

È l’Apice. Il progresso si diffonde e architettura, arte, scienza e filosofia fioriscono.

Quello che per la Spagna fu il Siglo de Oro di Filippo V, per gli Inglesi la Victorian Age, per la Francia il regno del Re Sole Luigi XIV e per gli USA il periodo tra il 1945 e il 2000, galvanizza le società e le convince della propria superiorità, unicità e immortalità, creando così le premesse della loro fine.

L’Impero inizia ad importare beni dalle sue province, la sua valuta diventa riserva e la relazione, dipendenza. Il prezzo di questo potere è uno squilibrio nella propria bilancia commerciale e la perdita graduale della propria capacità produttiva.

La qualità della vita dei cittadini cresce, e le sofferenze dei loro predecessori diventano roba da raccontare ai bambini per spaventarli, intollerabili e irripetibili. L’assenza di conflitto, garantita dalla superiorità militare, regala un comodo senso di invulnerabilità, proprio nel momento in cui le forze che lo hanno reso possibile vengono trascurate.

“It was always over.”

Quindi viene il Declino. L’espansione si ferma, il rubinetto delle ricchezze si chiude, le province arricchite dalle esportazioni si fanno arroganti e sfidano il Nucleo. Bancarotta, instabilità e tensioni interne preparano il terreno all’inevitabile balzo da oltre i confini, dove i Nemici, evolutisi per osmosi, ora sono superiori militarmente e danno il colpo di grazia all’Impero.

I barbari sfondano il Limes, gli Inglesi affondano i galeoni, i Mongoli assediano Pechino e più di qualcuno oggi scommette che Russia, Cina e Iran riusciranno a scardinare l’attuale sistema a guida USA. 

“Fake and Gay” – Reddit

L’atto successivo alla Caduta dipende dalle caratteristiche particolari dell’Impero e dall’intensità della violenza che ne causa la morte.

L’Impero Russo devastato dalla Prima Guerra Mondiale e sotto enormi sconvolgimenti interni si squarcia e trasmuta da sistema feudale a stato comunista perdendo parti di quello che è sempre stato considerato loro “territorio nazionale”,  l’Impero Giapponese sconfitto e segnato da due ordigni atomici ma ancora integro nel suo tessuto sociale, prende la via della democrazia e della crescita economica sotto egida statunitense. Il Regno Unito e la Spagna versano ancora adesso in fase di decadenza imperiale, faticando a tenere assieme scozzesi e irlandesi i primi e catalani e baschi i secondi, ormai non più cooptati tramite una narrazione comune.

La storia della specie umana è la storia dei suoi Imperi e la storia degli Imperi è segnata da violenza e sofferenza incalcolabile, durante l’ascesa e la sottomissione degli Altri, all’apogeo per sopprimere potenziali competitors e infine quando vengono uccisi o muoiono schiacciati dal peso delle loro contraddizioni.

Bhavacakra – La Ruota dell’Esistenza.

Condannate ad un’infinita sequenza alternata di consolidamento e frammentazione, le civiltà umane mimano l’espansione e la contrazione che contraddistingue il ciclo vitale di tutti gli esseri viventi e delle stelle. 

C’è una via d’uscita dal SAṂSĀRA?

Se esiste, dovremmo prenderla?

Infondo, se vogliamo essere onesti, dobbiamo constatare che i periodi di massimo sviluppo ( compreso l’attuale ) sono permessi dalla presenza di un egemone Hobbesiano che nega la violenza al proprio interno rendendola suo monopolio esclusivo, in modo non troppo dissimile da come gli stati operano in rapporto ai propri cittadini. 

Se proviamo a metterci nei panni (ben più comuni e autentici di quelli di un osservatore distaccato) di vari popoli, ci sorprenderà scoprire che la Jihad del IX secolo, che ha unito e moltiplicato il mondo arabo, è ancora oggi una colonna portante della loro memoria storica collettiva, di come i Cinesi si considerino eredi diretti di Imperi fondati 3000 anni fa e di come questa concezione permei tutta la loro società odierna e il loro rapporto col mondo.

“Qunado un solo uomo muore di fame è una tragedia. Se milioni muoiono, sono solo statistiche.”  Joseph Stalin ( 1878 – 1953 )

Pare quindi che col passare del tempo le sofferenze inflitte e ricevute diventino storie che rafforzano l’identità collettiva e sottolineano la distinzione dagli Altri. E così, nonostante l’orrore, anche le tragedie più grandi finiscono per essere digerite e consumate come semplice materiale culturale, pronto a essere riproposto alle generazioni successive.

Il dolore diventa infine solo un ingrediente in più nel calderone della memoria collettiva.

Qual’è quindi il senso o lo scopo di tutto questo? Esiste ancora una bussola morale che ci possa indicare ciò che è Bene e ciò che è Male se il nostro avanzamento come specie è intrinsecamente connesso a crudeltà ed oppressione?

Per quanto maestose sono le organizzazioni che ergiamo esse sono destinate dalla nascita a diventare rovine, prima deformate dal tempo e poi cancellate dalle incontrollabili maree delle cose umane, come semplici castelli di sabbia.

Forse per uscire da questo ciclo infinito occorre fermarci, fare silenzio e cercare la pace dei sensi dentro di noi, rinunciando alla violenza e agli obblighi crudeli della Storia. Spezzare questo Eterno Ritorno tramite un Bodhisattva di massa, accettando implicitamente le conseguenze estreme della nostra rinuncia al mondo e illuminazione se non abbracciate anche dagli Altri.

“Just put the karma in the bag bro 😭🙏”

Oppure dovremmo rassegnarci alla Legge universale che pare regolare tutto, riprendere fiato dopo la sconfitta subita e flettere di nuovo i muscoli, prepararci a tornare nell’arena, consapevoli che ogni incontro vinto ci avvicinerà all’inevitabile sconfitta e che dunque l’unico vero scopo in questo Samsara Collettivo è continuare ad esperire, e lottare.

Nel dubbio la risposta è 42.

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